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Autore: Julia of Elaja    15/10/2012    6 recensioni
IN REVISIONE (Aggiunta di alcune parti e modifica capitoli preesistenti)
Un finale alternativo alla saga di Harry Potter; Harry torna ad Hogwarts per il suo ultimo anno, ed è proprio lì che incontrerà una ragazza che, assieme a lui, Ron ed Hermione, lo aiuterà nella ricerca e nella distruzione degli Horcrux.
Ma questa ragazza non è come le altre e Harry, Ron ed Hermione dopo mille supposizioni scopriranno chi realmente è, grazie ad una profezia che era stata nascosta da Silente in persona, perché troppo pericolosa.
PS: E chi l'ha detto che R.A.B. non sia una donna in realtà? ...
Due parole: Leggete, Recensite!
“Allora, finora sono stati distrutti l’anello di Orvoloson Gaunt, la bacchetta di Serpeverde, l’amuleto magico di Merlino e il cuore di Tom Riddle Senior".
“Ci mancano ancora il medaglione di Serpeverde, un oggetto di Corvonero o di Grifondoro, e la coppa di Tassorosso!”.
“Harry, non dimenticarti che abbiamo distrutto anche il diario di Tom Riddle al secondo anno!”.
“Giusto! Quindi finora abbiamo distrutto… cinque Horcrux!".
“E ce ne mancano altri… tre??”.
I tre amici si guardarono, stupefatti.
“Ma allora gli Horcrux non sono solo sette… ma otto!” realizzò Harry, scandendo parola per parola la frase.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Il trio protagonista, Nuovo personaggio | Coppie: Luna/Neville, Ron/Hermione
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Da VII libro alternativo
Capitoli:
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All'arrivo dell'alba, Harry si ritrovò ad occhi spalancati, il respiro irregolare, steso sul letto a fissare il soffito con aria pensierosa.
La visione di quella notte, l'incursione nella mente di Voldemort, l'aveva profondamente scosso: non gli era più successo da mesi, ormai; la domanda che continuava a porsi era perché Voldemort avesse parlato di Piton e di un suo ritorno da lui in compagnia di qualcun altro. Di chi stava parlando?
Forse di Harry?
Probabilmente Piton era tornato a Hogwarts solo per portare Harry alla mercé di Voldemort: ma allora che fine avrebbe fatto la sua copia, creata dalla McGranitt, lì ad Hogwarts? E qualora Voldemort si fosse accorto del fatto che non fosse il vero Harry, avrebbe forse intuito dove avrebbe potuto trovarlo?
Sospirando si alzò dal letto e uscì dalla stanza con passo leggero: c'era un'altra cosa che non lo aveva fatto riposare tranquillamente. Grimmauld Place era troppo silenziosa; dov'era Kreacher, l'elfo di casa?
Piano dopo piano e stanza dopo stanza, Harry cercò una minima traccia del passaggio o della presenza di Kreacher, ma lo strato di polvere sul pavimento sembrava non essere stato intaccato da mesi. Uniforme, quasi un tappeto che correva per tutta la casa.
Mentre stava chiudendo dietro di sé la porta di un salottino al primo piano, Harry ebbe un'illuminazione: se Kreacher in quel momento fosse stato in casa, allora avrebbe potuto trovarlo in un solo posto...
Scese velocemente le rampe di scale dirigendosi al seminterrato: una volta entrato in cucina, Harry puntò la bacchetta verso il camino spento; "Incendio!" esclamò, e i ceppi di legno presero fuoco, così da riscaldare il gelido ambiente.
Lo sguardo di Harry si posò immediatamente sull'armadio dove era solito accucciarsi Kreacher; senza indugio, con un gesto secco, Harry aprì le due ante.
Vide una figura bassa e accartocciata su sé stessa muoversi velocemente e correre via: "Fermo lì!" gridò Harry e con un cupo borbottio la folle corsa dell'essere venne interrotta, proprio sullo stipite della porta.
Kreacher si voltò a guardare Harry in cagnesco: aveva il suo solito aspetto, bitorzoluto e scontroso, borbottava torcendosi nervosamente le mani.
"Sudicio piccolo Mezzosangue, la feccia in casa della mia padrona".
"Ciao, Kreacher" lo interruppe Harry.
L'elfo, sempre continuando a fissarlo, finse un eloquente inchino: "Il signorino Harry è venuto a far visita a Kreacher; Kreacher non sapeva, credeva che lui fosse a Hogwarts".
"A te non deve interessare perché io sia qui" intervenne Harry "E ti proibisco di riferire a qualcuno della mia presenza in questa casa e non a Hogwarts. Intesi?".
L'elfo digrignò i denti: "Come il padrone desidera".
"Bene. E adesso dovrai spiegarmi qualcosa, Kreacher" continuò Harry, avvicinandosi all'elfo "Voglio sapere da te tutto ciò che sai dei rapporti tra i Malfoy e Voldemort!”.
Kreacher sgranò gli occhi all'udire quel nome: tacque per qualche istante, guardandosi nervosamente attorno, quasi cercasse qualcosa che gli desse l'occasione di sfuggire a quello scomodo interrogatorio.
"Sarò più diretto" Harry insistette "Voglio sapere se Voldemort ha stretti contatti con la famiglia Malfoy, e se così fosse tu dovrai raccontarmi tutto ciò che sai”.
Questa volta Kreacher non potè trovare scappatoie: rassegnato, iniziò a parlare.
“Il Signore Oscuro vive a casa Malfoy” cominciò con voce bassa e roca “Il maniero è il suo quartier generale, tutti i Mangiamorte si riuniscono lì con lui; ma i Malfoy non sono più ben visti dall’Oscuro Signore. Lo hanno deluso in più di un’occasione e le padrone Cissy e Bella sono state punite severamente molte volte!”.
“Quindi Voldemort si è trasferito a casa Malfoy. Lo avevo immaginato... continua!”.
“Il signorino Draco era stato incaricato di uccidere Albus Silente” riprese l'elfo “Ma non ce l’ha fatta, così è stato Severus Piton a farlo. E ora è lui che gode del privilegio di sedere alla destra del Signore Oscuro, mentre i Malfoy siedono in fondo al tavolo". Kreacher fece una breve pausa, poi quando Harry gli puntò la bacchetta contro riprese a parlare con voce più ferma e forte di prima "Due Mangiamorte sono stati mandati ad Hogwarts come insegnanti, per riferire tutto al loro padrone; in particolare dovranno studiare i vostri spostamenti, padron Harry, e anche quelli dei vostri amici”.
Harry per poco non fece cadere la bacchetta a terra; ecco allora perché i Carrow erano arrivati a Hogwarts: avevano il compito di tenere sotto controllo lui e Ron e Hermione!
“Kreacher" Harry sentì rivoli di sudore freddo scorrergli lungo le tempie "Tu non dovrai mai dire a nessuno che io, Ron ed Hermione siamo fuori da Hogwarts, ti è chiaro?” disse Harry con tono autoritario "Voglio ribadirti questa cosa".
“Sarò muto, padrone” ripose l’elfo, digrignando i denti.
“Cos’altro sai?" Harry si asciugò le gocce di sudore che gli stavano colando e cercò di ignorare il bruciore alla cicatrice che era tornato a farsi sentire "Quali sono i piani di Voldemort?".
“Conquistare il mondo magico, naturalmente" l'elfo fece spallucce "L'Oscuro Signore è riuscito ad avere il controllo di tutto il Ministero della Magia; ha infiltrati ovunque, e si muove inosservato”.
Harry tacque e fissò l'elfo per un istante: cos'altro avrebbe potuto chiedergli? 
“Per ora è tutto” gli disse, respirando a fatica, mentre la cicatrice ardeva più che mai “Ma ho solo un'altra cosa da chiederti: potresti, per cortesia, dare una pulita a questo posto? Dovremo rimanere qui per un po' di tempo e sarà meglio renderlo abitabile”.

Kreacher lo guardò come sorpreso e Harry rispose a quello sguardo inclinando leggermente la testa.
“Come desidera”  rispose infine l'elfo e si avviò fuori dalla cucina.

Harry fissò come inebetito lo stipite della porta: se fosse rimasto ad Hogwarts, cosa gli sarebbe capitato? I Carrow avrebbero anche potuto aggredirlo... lo avrebbero poi portato da Voldemort? O forse lui stesso sarebbe andato a Hogwarts a prelevarlo di persona?
“Harry!”.

La voce di Hermione raggiunse le sue orecchie, risvegliandolo bruscamente dai suoi pensieri: era un tono allarmato, seguito dalla voce di Ron affannata e altrettanto spaventata.

“Harry dove sei!? Harry!!”.

Salendo di corsa le scale, rispose ai suoi amici “Sono qui! Ero in cucina!”.

Arrivato nell'ingresso, si ritrovò a fissare l'immagine di una chioma scompigliata che scendeva come una furia dalle scale dei piani superiori, seguita a ruota da una macchia rossa indistinta.

“Non azzardarti mai più a fare una cosa del genere!” Hermione sembrava fuori di sé “Pensavamo che qualcuno ti avesse portato via!”.

Harry boccheggiò per qualche istante: il dolore alla cicatrice era diventato così intenso che gli occhi iniiavano a lacrimargli; era vero, non aveva immaginato che Ron ed Hermione avrebbero potuto preoccuparsi svegliandosi e non trovandolo lì con loro.

“Io... non ci ho pensato. Scusate” Harry fece spallucce, dispiaciuto.

I capelli di Hermione, più cespugliosi che mai, riflettevano in pieno il suo stato d'animo; Ron, al suo fianco, cercava di riprendere fiato mentre sussurrava affannato: “Tranquillo, amico”.

“Ho bisogno di parlarvi” Harry si fece più avanti “Ho appena finito di conversare piacevolmente con Krecher. E ho qualche informazione in merito al perché i Carrow siano arrivati ad Hogwarts”.

Dopo le dovute spiegazioni, appartati in camera da letto, i tre amici discussero anche della ricerca degli Horcrux: dove sarebbero dovuti andare? Da dove iniziare?
“Io credo” intervenne Hermione “che i doni di Silente abbiano a che fare con la ricerca degli Horcrux”.

“Intendi dire che ci vogliano suggerire qualcosa?”.

“Sì, Ron” continuò “Nell libro di Antiche Rune che Silente mi ha lasciato in eredità, si nomina spesso una città: Little Hangleton. La conoscete?”.

Harry ebbe una sgradevole sensazione al sentir pronunciare quel nome: Little Hangleton... gli ricordava qualcosa di spiacevole.
“Se non ricordo male” cominciò “Silente me ne parlò, una volta”.

Hermione sbarrò gli occhi: “Dici sul serio, Harry?” sembrava quasi avere l'affanno “A che proposito?”.

“Non so, non ricordo bene... ma non era una cosa bella, di questo ne sono certo” continuò Harry, mentre il dolore alla cicatrice andava scemando e pian piano un'immagine si faceva sempre più nitida nella sua testa.

Hermione sospirò: “Cerca di ricordarlo, Harry. Perché io credo che quella città abbia a che fare con Tu Sai Chi”.

Voldemort? Sì, Little Hangleton aveva a che fare con Voldemort... con una visione, forse? Harry cercava di sforzarsi, di ricordare quella scena... un serpente che scivolava silenzioso per entrare in una stanza con un camino acceso, un anziano nascosto dietro ad una porta...

Ma, soprattutto, una tomba... una tomba con un nome sgradevolmente familiare.

“Ci sono!” esclamò trionfante “Quello è il luogo dove Voldemort ha ucciso suo padre, Tom Riddle, e i suoi nonni paterni!”.

“Miseriaccia” Ron boccheggiò “Quindi è la città nel cui cimitero ti sei ritrovato quando tu e Cedric siete stati...”.

“Sì, Ron” lo interruppe “Il cimitero di Little Hangleton. Ne sono certo!”.
“Quindi ci sarà sicuramente qualcosa che potrebbe essere un Horcrux lì”.
“Qui si parla del cimitero di Little Hangleton!!” intervenne Hermione, indicando ad Harry un appunto sul fianco di una pagina del libro, che qualcuno con una familiare grafia longilinea aveva scritto “Magari dovremmo dare un’occhiata lì”.
“Davanti alla tomba del padre. Proprio lì Voldemort è rinato. Dev’esserci per forza un collegamento, ne sono sicuro!” Harry continuò a fissare l'appunto di Silente.
“D’accordo, allora la nostra prossima tappa sarà quella” Ron attirò l'attenzione dell'amico schioccandogli le dita davanti agli occhi “Quando dovremmo andarci, secondo voi?”.
“Domani” rispose prontamente Harry.
“Così presto?” esclamò Hermione contrariata.
“Prima ci andremo, meglio sarà. Ricorda, Hermione, che oggi le nostre copie sono a Hogwarts, domani chissà... i Carrow potrebbero scoprire da un momento all'altro che non siamo realmente noi e...”
“E va bene, va bene!” lo interruppe Hermione, sospirando “Non perdiamo tempo prezioso. Per me va bene domani”
“E sia!” esclamò Ron fregandosi le mani “Domani sarà!”.
Quando uscirono dalla stanza, dopo aver discusso di come raggiungere la città, i tre amici si resero conto del fatto che il piano superiore della casa sembrava essere rinato: i mobili erano lustri, nell'aria si sentiva odore di pulito e il pavimento era lindo.
“Miseriaccia, mia madre è da queste parti!?”.

Hermione si morse nervosamente un labbro: “C'è qualcun altro, a quanto pare, qui in casa con noi”.

“Rilassati, Hermione” intervenne Harry, abbassandole il braccio che prontamente già impugnava la bacchetta “E' solo Krecher”.
Inspiegabilmente, l'elfo aveva eseguito sena fiatare la richiesta di Harry del pulire l'intera casa, e di buona lera si appropinquava ora a pulire il salotto del piano inferiore.
“Harry, lo hai costretto?” Hermione assunse uno strano cipiglio.
“Assolutamente no!”.
“Ma è davvero strano che stia pulendo tutta la casa!” ribattè Ron.
“Gliel'ho chiesto per cortesia, ecco” rifletté Harry “Forse nessuno gli aveva mai chiesto di fare una cosa con garbo e lui sentendosi chiedere una cosa per favore potrebbe essersi... ecco... sciolto”.
“Oh, Harry, ma certo!” Hermione gli rivolse un sorriso innocente “Lo capisci ora? Loro sono né più né meno di noi esseri umani, hanno bisogno di maniere gentili e non di ordini e disprezzo! Sono così orgogliosa di te!”.
“Viva il C.R.E.P.A. !” esclamò Ron facendo un occhiolino ad Harry, mentre entrambi ridacchiavano sotto lo sguardo infastidito di Hermione.
La mattina intera volò via mentre i tre amici si esercitavano negli incantesimi che sarebbero stati loro utili in caso di incontro di nemici.
A turno, Harry, Ron o Hermione lanciavano gli incantesimi e gli altri due rispondevano, difendendosi o contrattaccando.
Dopo aver pranzato con Roast Beef caldo e patate, cucinate in maniera impeccabile da Kreacher in una cucina ormai splendente, tornarono nuovamente ad allenarsi, preferendo la camera dove Fierobecco aveva albergato in precedenza al salottino che invece avevano usato quella mattina.
“Bene, Hermione, vedo che il Levicorpus ti riesce sempre bene!” commentò Harry quando vide il suo amico Ron galleggiare per aria a testa in giù mentre una sghignazzante Hermione gongolava.
“Merito tuo, Harry! Se non ci fosse stato l'E.S. , a tempo debito, oggi non saprei molte cose del combattimento!”.
Quando uscirono dalla stanza, Harry pensò di aver perso la cognizione del tempo: la casa era completamente buia, ma i lumi sulle pareti erano tutti accesi, regalando un'aria meno spettrale ma più viva alla casa.
“Miseriaccia! Già sera? Direi che è ora di mangiare!” fu il commento di Ron mentre si precipitava giù per le scale, seguito da Hermione che fissava a bocca aperta le pareti attorno a lei.
“Cosa c'è?” chiese Harry.
“Harry, io pensavo che...” cominciò, incerta; sembrò osservare con vivo interesse Ron che scendeva poco davanti a loro le scale, poi sospirò e, abbassando la voce, si rivolse a Harry: “Ho un po' paura per Little Hangleton, Harry”.
“Come mai?”.
Sospirò ancora, mentre anche loro due scendevano le scale, con passo più lento rispetto a quello saltellante di Ron “La cosa che mi spaventa è che non abbiamo idea delle eventuali trappole che Tu Sai Chi avrebbe potuto porre a protezione dell'Horcrux, sempre se ce ne sia uno lì. E poi cosa dovremmo cercare? Voglio dire, quale oggetto potrebbe essere un Horcrux, in un cimitero?”.
Harry fece spallucce: “Ossa?” propose, non molto convinto.
“Non mi sembra che un osso possa fare da Horcrux. Una cosa così semplice? No, non è da Tu Sai Chi. Eppure ci sarà qualcosa...”.
Dopo aver cenato con pasticcio di rognone, Harry lasciò soli Ron e Hermione, seduti davanti alle fiamme del camino in cucina, per dirigersi solitario nel salotto che anni prima aveva spolverato e pulito assieme ai suoi amici e alla signora Weasley.
L'ambiente era pulito, anche se l'aria era stantia, il che era dovuto alle antiche finestre serrate. Gettandosi su un divanetto imbottito, Harry si stropicciò gli occhi: la stanchezza della giornata si faceva alquanto sentire.
“Incendio” borbottò puntando la bacchetta contro il caminetto spento, davanti a lui; le fiamme presero improvvisamente a danzare, bruciando i ceppi di legno.
Harry fissò a lungo la fiamma ardente: gli occhi gli iniziavano a bruciare, le palpebre davano i primi segni di cedimento...
Sognò di trovarsi steso, a terra, tra foglie umide e marce, la nebbia tutto attorno e un freddo pungente che gli penetrava le ossa.
Guardando sopra di lui, vedeva il fitto fogliame di un bosco, e alcuni alberi invece completamente spogli: un silenzio inquietante gli premeva contro le orecchie.
Cercando di mettersi in piedi, Harry si rese conto di non avere il controllo del suo corpo: avrebbe voluto muovere una mano, ma quella rimaneva inerma lungo il suo fianco. Steso a terra, Harry era terrorizzato, si sentiva impotente, alla mercé di chiunque avesse voluto fargli del male... se Voldemort fosse stato lì in quel momento...
Ma un rumore di passi strascicati attirò la sua attenzione: roteando gli occhi, si ritrovò a fissare la figura di Amy.
“Amy!” esclamò, con l'affanno “Devi aiutarmi, non riesco ad alzarmi!”.
Ma lei non faceva altro che guardarlo, terrorizzata: “Mi dispiace Harry” sussurrava con sguardo quasi addolorato “Ma io non posso toccarti. Il mio compito è finito”.
E un uomo incappucciato occupava in quel momento la visuale di Harry; abbassato il cappuccio, lo riconobbe subito.
“Piton” ringhiò con rabbia Harry “Lurido...”.
Non fece in tempo a completare la frase, a gridare a Piton tutto il suo astio, perché di quel che era Severus Piton non era rimasto più nulla. Davanti agli occhi di Harry, ora, si stagliava Lord Voldemort.
Harry urlò con quanto fiato aveva in corpo, prima di risvegliarsi e trovarsi madido di sudore; si rese conto di trovarsi nel salotto in Grimmauld Place e tirò un sospiro di sollievo.
Muovendo le braccia forsennatamente, per rendersi conto di poter ancora controllare il suo corpo, ripensò allo sguardo di Amy nel sogno e al volto serpentino di Voldemort che lo fissava compiaciuto.
Represse un brivido, si alzò dal divanetto e camminò a passo svelto, diretto alla camera da letto; sotto le coperte, ancora da solo, Harry non faceva altro che girarsi e rigirarsi, ripensando a quello strano e inquietante incubo.
Ma chiusi gli occhi, un altro volto si materializzò e con suo grande sollievo Harry si vide ricambiare un sorriso da Albus Silente.
“Professore!” esclamò “Siete davvero voi?”.
“Mio caro ragazzo, ma certo che sono io! Sono forse così tanto diverso da come ero in vita?”.
No: Harry scosse la testa mentre lo osservava da capo a piedi: “No, Signore. Sempre uguale”.
“Sono contento di poterti parlare” riprese l'anziano preside.
“Ma, professore” lo interruppe Harry “Questo è un sogno? Giusto?”.
“Un sogno, dici?” Silente si guardò attorno e Harry lo imitò, scrutando a fondo la nebbia grigia che li attorniava “Io direi che è decisamente qualcosa di più di un semplice sogno questo, ma se ti va possiamo anche chiamarlo sogno, per me non cambia nulla!” sorrise gioviale Silente; “Ma non è questo il momento di scherzare: ascoltami bene, Harry” disse poi, facendosi più serio “Sta bene attento a Little Hangelton. Sono certo che riuscirai a trovare l’Horcrux, ma come sai, per distruggerlo, ti servirà un’arma!”.
“Un'arma?” sussurrò Harry “Ma io non ho alcuna arma”.
“Rifletti, Harry” Silente gli si fece più vicino, fissandolo intensamente “Un'arma che in passato ti è comparsa davanti anche se non l'avevi con te”.
“La spada di Grifondoro!” esclamò Harry, colto da un’improvvisa rivelazione.
“Esatto!” Silente gli sorrise “La spada, impregnata di veleno di basilisco, può distruggere l'Horcrux!
Quindi, a meno che tu non riesca a trovare una zanna di Basilisco in giro per il mondo, ti converrebbe recuperare la spada”.
“Ma come fare? Si trova nella teca nell’ufficio del preside, e ormai quello è il regno di Piton!” Harry sentì il panico invaderlo.
“Harry, Harry! Non agitarti, ragazzo mio!” Silente gli posò una mano sulla spalla “A questo ci ho pensato io; tu ora pensa a riposare, domani ti aspetta una giornata decisamente impegnativa!”.
“Lei dice di dormirci su, Signore?”.
Silente rise, allontanandosi dal campo visivo di Harry: “Nel dubbio, conviene sempre farsi una dormita! Arrivederci, ragazzo mio! A presto!”.
Harry aprì gli occhi, che spalancati nel buio della notte cercarono Ron e Hermione: li trovarono lì affianco, nel letto, che riposavano tranquilli.
“Domani sarà una giornata impegnativa” sussurrò Harry riecheggiando le parole del Preside “Quindi, dormiamoci su!”.


   
 
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