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Autore: Preussen Gloria    15/10/2012    6 recensioni
"Cresce. Assomiglia a te."
C'è ancora una storia che Odino non ha raccontato.
"A chi? Al principe delle illusioni o al re dei mostri?"
Riguarda il suo primogenito. Riguarda il figlio che ha adottato.
"Al giovane con gli occhi verdi e i capelli corvini che una volta conoscevo"
Riguarda i due principi che sono venuti prima di loro.
"Non è mai esistita quella persona, Odino."
Riguarda leggende che non sono mai state scritte.
"Non puoi dirmi questo! Non mentre mi guardi con gli stessi occhi di mio figlio"
E verità che sono sempre state taciute.
"Non è tuo figlio! Non lo è mai stato. È nato nell'inganno, vive nell'inganno, le bugie sono l'unica cosa che possiede..."
Thor e Loki hanno sempre saputo di essere nati sul finire di una guerra.
"... E un giorno, forse, ne diverrà il principe."
Ma nessuno ha mia raccontato loro l'inizio di quella storia.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Frigga, Laufey, Loki, Odino, Thor
Note: Movieverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Incest, Mpreg
Capitoli:
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2
Calore

[Asgard, secoli fa.]

 
“È un rituale sacro, non è un gioco.”
“Quando sarò re, sarò il signore di ogni rituale.”
“Ma tu non sei re,” protestò il fanciullo con i capelli scuri, “non ancora, Oden.”
“Odino,” lo corresse il ragazzino biondo, “pensavo fossimo entrambi d’accordo, comunque.”
“Lo siamo,” l’altro annuì, “ma se tuo padre ci scopre, ci ucciderà tutti e due.”
Odino scrollò le spalle, “è lui l’unico responsabile, non mi ha donato il fratello che meritavo.”
“Ne hai due di fratelli, Oden!”
“Ma Vìli e Vè non sono te, Loki!”
Il fanciullo con i capelli scuri sbuffò, “me ne pentirò, lo so.”
Odino estrasse dalla cintura il piccolo coltello che aveva rubato dalle cucine e si sedette sull’erba di fronte all’amico d’infanzia, “siamo destinati a grandi cose io e te. Le leggende ci ricorderanno come i gloriosi fratelli di Asgard.”
“Io non appartengo ad Asgard e tu lo sai bene,” protesto l’altro ragazzino tristemente, “vivo qui da appena…”
“Non sono dettagli importanti!”
“Per te nulla è importante, Oden!” Sbottò Loki incrociando l braccia contro il petto, “la tua cecità interiore ti costerà anche un occhio prima o poi, vedrai.”
“Odino! Non chiamarmi col soprannome di Frigga, non vogliamo incoraggiarla!”
“Tu non vuoi incoraggiarla!”
Odino sospirò annoiato fissando il coltello stretto tra le dita della mano e il palmo della sinistra: decise che sarebbe stato meglio farlo velocemente e strinse la lama con forza sotto gli occhi attoniti di Loki. Si morse le labbra, troppo orgoglioso per lasciar andare un gemito, poi prese un respiro profondo passando il coltello all’amico, “è il tuo turno.”
Loki impugnò la piccola arma ma la fissò esitante, “questo non è uno scambio equo.”
“Non so di cosa tu stia parlando.”
“Tu sei un principe, sei nato per essere re.”
“E come futuro re,” cominciò il ragazzino solennemente, “scelgo per me il fratello che ritengo più degno.”
 

“Papà! Perché quando sono nato mi avete chiamato Loki?”
“Perché sei venuto al mondo per essere amato, figlio mio.”

 

[Asgard, oggi]

Thor non aveva impiegato nemmeno un’ora a tornare ma, per Frigga, l’attesa era stata lunga dei secoli e, quando il maggiore dei suoi figli fece ritorno nella propria camere stringendo al petto quel che rimaneva del più giovane, si pentì di aver atteso quel momento con tanta ansia.
Loki non sapeva quel che stava accadendo intorno a lui, era rimasto prigioniero del regno oscuro dei suoi incubi troppo a lungo perché la realtà potesse farlo reagire automaticamente in qualche modo. Gli sembrava di aver udito la voce di Thor, gli sembrava di averlo sentito singhiozzare come in preda ad un crisi di pianto, ma non poteva essere altro che un tiro mancino dei suoi sensi torturati fino allo stremo. Non era possibile che il grande, potente, glorioso Thor piangesse ai piedi di un nemico, un criminale, un traditore in ginocchio sul lercio pavimento della sua altrettanto lercia cella.
Fu il contatto fisico a scatenare il panico.
Il suo corpo era così crudele con se stesso da simulare qualcosa… qualunque cosa che potesse far vibrare di nuovo le sue membra. Un tocco fuggevole, una carezza. Troppe volte, Loki si era risvegliato da un sogno in cui veniva toccato amorevolmente solo per ritrovarsi stretto nel gelido abbraccio dell’oscurità della sua prigionia.  A volte, erano le mani di quei mostri schifosi a graziarlo con le loro attenzioni nei suoi incubi. Era disgustoso, raccapricciante ma tutto questo era quanto gli rimaneva per ricordarsi di essere vivo . Quell’abbraccio non era gelido, però. Era tutto, purché gelido.
Calore. Calore. Calore.
Era ancora vivo, la sue pelle poteva ancora percepire qualcosa di tanto banale quanto prezioso. Era vivo! Era vivo! Ma no… Non poteva essere vero! La sua mente non poteva giocargli un simile scherzo, non ora che tutte le sue sofferenza si stavano affievolendo sull’argine di quella sensazione sconosciuta, desiderata per quanto spaventosa. La sensazione del vuoto, del nulla.
Loki non voleva sentire niente! Perché sentire, percepire, provare tutto avrebbe potuto portare al dolore, alla sofferenza fisica e non solo. Non poteva sopportarlo! Non poteva!
Tento di urlare e si ritrovò la bocca inondata di sangue per l’ennesima volta in non sapeva quanto tempo.
Il calore lo avvolse con cura e lo trascinò via. Fu il panico!
La confusione totale dei sensi, sommata al dolore e a tutto ciò che di disumano era successo fuori e dentro di lui lo ridussero ad un ammasso di gemiti e lerciume che tentava di liberarsi da non sapeva cosa. Nessun orgoglio, nessuna dignità. Qualunque traccia di umanità perduta.
Il buio scomparve ma la luce non era benevola, era accecante.
Voleva solo che tutto tacesse, che tutto finisse, che tutto scomparisse per sempre.
In un ultimo momento disperato, il suo corpo dovette avvertire quel desiderio con particolare chiarezza, perché ogni sensazione, ogni cosa scomparve.
 
C’era un buon odore intorno a lui. Odore di pulito, di fresco, di casa.
“Nessuno curatore sarà disposto ad aiutarci.”
“Li minaccerò se necessario!”
“Se si prenderanno cura di tuo fratello con timore oltre che con disprezzo, che cosa pensi che potrebbe accadere?”
Voci. Fu come avvertire le sue orecchie funzionare per la prima volta.
“Ha la febbre alta. Non dovrebbe nemmeno essere caldo!”
“Lo so, Thor! Lo so!”
Thor! Thor! Thor!
In un gesto meccanico cercò di pronunciare quel nome. Non avvertì alcun suono uscire dalla sua bocca, poi realizzò: era riuscito a muovere le labbra. Quella novità gli fece aprire gli occhi di colpo ma la luce, quell’adorata luce che tanto gli era mancata, lo aggredì senza pietà e si ritrovò a dimenarsi sonoramente in un letto in cui non ricordava di essere finito. “Loki! Loki!” Qualcuno gli afferrò le braccia. Fece quasi male e Loki si bloccò di colpo.
Non dolore, vi prego. Non ancora dolore!
Una mano calda si posò sulla sua guancia, “apri gli occhi lentamente.”
Se li sarebbe cavati piuttosto.
“Va tutto bene, non sei più abituato alla luce,” disse la voce gentilmente, mentre quella mano si spostava tra i suoi capelli, “prova a guardarmi. Ti prego, Loki, provaci, non importa se per poco.”
Non lo fece perché gli veniva chiesto, ma solo perché aveva passato troppo tempo al buio per non tentare di afferrare la luce ancora e ancora e ancora. Aprì gli occhi al mondo come se fosse la prima volta e due iridi blu lo accolsero con inspiegabile sollievo e commozione. Thor piegò le labbra in un sorriso tremante, non sapeva se sarebbe riuscito a parlare, “ciao…” riuscì a mormorare con tono appena udibile ma i sensi di Loki si aggrappavano a qualsiasi percezione a disposizione. Qualsiasi cosa che gridasse: vivo! Vivo! Vivo!
Thor non aggiunse altro, liberò la mano dall’intreccio dei sui capelli corvini passando due dita sulle sue labbra con estrema gentilezza, “non fa più male, vero?”
Era troppo! Troppo! Tutto quello che poteva fare era arrendersi e collassare.
L’espressione di Loki si contorse dolorosamente mentre dalla sua bocca uscivano i prima singhiozzi e gli occhi liberavano le prime lacrime. Quell’orgoglio duro a morire lo costrinse a girarsi su un fianco in un vano tentativo di nascondere a Thor quella sua insopportabile e indistruttibile debolezza. Suo fratello appoggiò la fronte contro la sua spalla sospirando pesantemente e stancamente, una mano rassicurante stretta intorno al suo avambraccio.
Solo allora Loki si accorse della seconda persona presente nella stanza, della donna in piedi accanto al letto a meno di un metro da lui. Frigga piangeva in silenzio, entrambe le mani premute contro il petto, come se avesse paura che il cuore avesse potuto sfuggirle da quanto le batteva forte. “Amore mio…” Singhiozzò abbozzando un sorriso che era poco più di una smorfia, a Loki sembrò l’immagina più radiosa dell’intero universo. Sì, la luce era accecante, ma Loki decise che preferiva ritrovarsi cieco piuttosto che venirne privato di nuovo.
 
“Hai la febbre.”
Uno sguardo silenzioso da parte di quegli occhi spenti fu l’unica risposta che Thor ricevette. Sorrise, “nostra madre ed io siamo autorizzati a prenderci cura di te quanto a lungo è necessario,” aggiunse ma Loki non si mosse dalla posizione raggomitolata che aveva assunto da quando Frigga era uscita dalla stanza. Thor leggeva confusione nella sua espressione, mute domande che suo fratello non accennava a voler fare ad alta voce. Era passata quasi un’ora da quando aveva ripreso conoscenza e Loki non aveva detto neanche una parola. “Fratello,” mormorò dolcemente e l’espressione dell’altro s’indurì immediatamente, gli occhi si spostarono dal suo viso alla finestra di fronte al letto. Thor scosse appena la testa, “fratello, parlami.”
Loki strinse involontariamente la federa del cuscino tra le dita fingendo di non aver sentito.
“Non m’importa cosa dirai,” cercò di rassicurarlo Thor, “dimmi tutto quello che vuoi ma parlami, ti prego.”
Loki si sfiorò le labbra con i polpastrelli della mano destra, tremava come se non potesse credere a quello che toccava, poi nascose il viso contro il cuscino raggomitolandosi ancor di più, come un bambino spaventato da un incubo. Thor si mosse impacciato verso il letto, “Loki, va bene,” disse con urgenza, “non voglio che tu ti senta obbligato, volevo solo…”
Il fratello emerse dal cuscino ancora una volta per lanciargli un’occhiata raggelante che valeva più di mille parole e Thor tacque alzando ed abbassando il viso, indeciso su cosa fare e su come comportarsi.
“Sai per quanto tempo sei rimasto là sotto?”
Loki scosse la testa.
“Lo vuoi sapere?”
Seguì un distratto cenno d’assenso.
“Poco più di un anno.”
E Thor si accorse di come Loki trattenne il respiro per appena un istante mordendosi il labbro inferiore e, per un orribile momento, pensò che sarebbe scoppiato a piangere di nuovo. Loki non poteva stressare se stesso più di quanto tutto quello che era successo negli ultimi due anni avesse già fatto. Non c’era nulla di logico che potesse spiegare come Loki era potuto sopravvivere a tutto quello, come ne fosse uscito abbastanza lucido da essere cosciente di se stesso e ciò che aveva attorno.
Loki era forte, poteva rispondersi Thor.
No, Loki era troppo distrutto dentro e fuori per rompersi ulteriormente. Questa era la crudele verità e il dio del tuono ne era perfettamente consapevole. Thor si ritrovò a prendere una di quelle mani pallide tra le sue, l’attenzione di Loki tornò su di lui immediatamente.
Suo fratello aveva sempre avuto delle mani particolari, femminili avrebbe osato dire. Ignare di cosa volesse dire brandire un’arma o uno strumento da lavoro. Le mani di Loki erano sempre state belle, delicate, da fare invidia a molte dame decisamente meno aggraziate del secondo principe di Asgard, Sif compresa.
Quella che ora Thor stringeva con cautela tra le sue, sembrava la mano di un cadavere. Tanto pallida da avere sfumature grigie, corrosa dai maltrattamenti e dalla malnutrizione.
Il futuro re di Asgard aveva quasi paura di vederla tramutarsi in polvere davanti ai suoi occhi e proprio per questo la stringeva come il più prezioso dei tesori. La sollevò quanto bastava per posarne un bacio sul dorso, un gesto spontaneo.
Loki non lo accettò, liberò la mano dalla presa di Thor senza incontrare troppa resistenza e, quando quegli occhi blu si alzarono a fissarlo nuovamente, li vide offuscati dal dolore e dal fallimento. La cosa lo compiacque.
“Sei caldo,” commentò e Loki inarcò un sopracciglio, Thor sorrise, “volevo solo assicurarmi che fossi vero, che non fossi un altro dei miei incubi. Ogni volta che ti prendevo la mano, nei miei sogni intendo, eri così freddo e debole e non aveva importanza quanto provassi, non riuscivo a riscaldarti, non riuscivo a…” Una pausa, “non riuscivo a salvarti, Loki.”
Il principe perduto chiuse gli occhi tornando a celare il viso contro il cuscino.
Nessuno può salvarmi. Non puoi tu ora, Thor e non poteva Odino il giorno in cui ha raccolto quel neonato senza futuro.
 
[Asgard, secoli fa]
Qualcuno potrebbe faticare a crederlo, potrebbe pensare a questo come pura assurdità ma c’era stato un tempo in cui Asgard e Jotunheim esistevano senza pianificare di distruggersi e conquistarsi a vicenda.
Odino figlio di Borr era stato il primo principe ereditario a venire alla luce nella città dorata degli dei, finalmente completa dopo secoli di continua costruzione. Era stata proprio una figlia di Jotunheim a darlo alla luce: Bestla, una mezzo sangue che era stata donata a Borr dal suo stesso popolo. Troppo fragile e minuta per vivere tra la sua gente, Bestla era divenuta regina di un regno agli albori dei suoi giorni più gloriosi, senza che le origini che la contraddistinguevano  le fossero di alcun danno.
Al contrario, il popolo e la corte le furono riconoscenti quando diede alla luce un primogenito maschio, sano e forte. Degno dell’eredità che gli sarebbe spettata quando fosse giunto il suo momento.
Seguirono in breve tempo altri due figli, due maschi, Vìli e Vè e, assicurando un futuro alla famiglia reale della città dorata, Bestla si spense improvvisamente prima che il suo terzogenito avesse imparato a camminare. Il principe Odino era solo un bambino e i suoi fratellini a stento si resero conto di quanto era accaduto alla loro mamma.
Il re Borr non si riprese mai del tutto da quel lutto, invero. Non si risposò mai e concentrò tutte le sue energie nell’educazione dei tre principi, con particolare attenzione per l’erede al trono.
Non che Odino rischiasse di deludere le aspettative.
Crescendo dimostrò di possedere più talenti di quanti un re necessitasse per essere tale.
Nel suo aspetto non vi era nulla che tradisse la sua diretta discendenza dai Giganti di Ghiaccio, sebbene avesse ereditato da sua madre una particolare armonia dei lineamenti che si sposava perfettamente con i capelli biondi e gli occhi blu di suo padre. Era bello, il principe del regno dorato e le sue naturali doti di guerriero fuse ad un’inattesa disposizione per le arti magiche, lo facevano apparire praticamente perfetto.
“Peccato che siano in pochi a sapere che di perfetto non hai assolutamente niente!” Frigga sbuffò lasciandosi cadere sulla sedia alle sue spalle, “quando imparerai?”
Il ragazzo con gli occhi blu le sorrise dal lato opposto del tavolo, “a fare che?”
“Ad evitare di uscire da questo palazzo, trascinandoti dietro Loki tra l’altro, con l’intenzione di far scoppiare una guerra universale!”
Fu il turno di Odino di sbuffare, “quanto sei catastrofica, Frig! Non sono vere battaglie, sono duelli per mettere alla prova i giovani guerrieri e spronarli a migliorare.”
La fanciulla gli lanciò un’occhiata sbieca, “e l’arena reale a tua completa disposizione non è sufficiente?” Chiese sarcastica, “no! Il grande Odino deve andare a giocare alle risse con i Giganti di Ghiaccio di Jotunheim!”
“Non c’è nessuno qui ad Asgard in grado di combattere realmente con me.”
“Su Jotunheim sì, invece?” Chiese Frigga certa di conoscere già la risposta. Odino chiuse il libro sul tavolo con un movimento secco sorridendo con fare arrogante, “ovviamente no. Non ancora.”
“Ti farai male ostentando tutta questa tua sicurezza, Oden.”
“Odino,” la corresse il principe, “e non vedo perché dovrei ricoprirmi di falsa modestia.”
“Perché l’arroganza può mettere in cattiva luce la figura del re non solo agli occhi degli altri popoli ma anche dei suoi stessi sudditi,” Odino sorrise voltandosi verso l’entrata della biblioteca, “e l’eccessiva sicurezza in se stessi rende ciechi anche di fronte alle minacce più evidenti.”
“Ho capito perché lo hai scelto come fratello,” commentò Frigga sorridendo all’indirizzo del ragazzo dai capelli scuri che si avvicinava a loro, “avevi bisogno di un cervello! Uno vero, che funzionasse!”
“È sempre un piacere Lady Frigga,” disse Loki di Utgard con un sorriso appena accennato.
Odino si mosse sulla sedia con fare agitato, “non chiamarla Lady! Non essere così formale, come se voi due non passaste le vostre giornate a complottare contro di me.”
“L’universo non gira tutto intorno a te, Oden.”
“È Odino! E comunque un giorno lo farà!”
“Non credo che passare il tuo tempo a provocare risse tra i mondi e studiando arti tradizionalmente femminili, ti possano portare molto lontano, fratello,” commentò Loki sedendosi sul bordo del tavolo e lanciando un’occhiata derisoria al libro di magia chiuso sul tavolo. Odino afferrò il volume con la mano destra sventolandolo di fronte al fratello-di-sangue, “quest’arte femminile, come la chiami tu, è ciò che mi permette di darti l’aspetto che hai.”
“Ma siamo onesti e diciamo che è ciò che ti permette di simulare una specie di dialogo con tutte quelle smorfiosette che usi per scaldarti il letto,” commentò Frigga con naturalezza facendo ridere Loki e avvampare il principe che incassò il colpo con un sorrisetto sarcastico, “è gelosia quella che sento, Frig?”
“Ah!” Esclamò lei con una smorfia alzandosi dal suo posto, “dovrebbe verificarsi un evento devastate per convincermi a giacere con un moccioso come te!”
 

[Asgard, oggi]


Loki se ne stava raggomitolato sull’enorme sedia dorata osservando, quasi con timore, la propria madre mentre testava l’acqua della vasca per l’ennesima volta, “penso che possa andare,” commentò asciugandosi la mano con un asciugamano, “Loki vuoi che ti aiuti io o…” Gli occhi della regina incontrarono quelli di Thor che se n’era rimasto in un angolo per tutto il tempo, “o preferisci che lo faccia tuo fratello.”
Loki avrebbe voluto annegarsi da solo, se avesse potuto scegliere.
Sua madre dovette indovinare il suo pensiero perché sorrise dolcemente, “non devi vergognarti, tesoro.”
Loki non replicò, abbassò solo lo sguardo indeciso su cosa gli provocasse meno noia, se l’idea che sua madre dovessi prendersi cura di lui come se fosse un disabile o un lattante, o se lasciare che un simile onore passasse a magnifico, e decisamente poco adatto a questo genere di mansioni, Thor.
Il dio del tuono s’irrigidì un attimo quando gli occhi verdi di Loki si voltarono nella sua direzione e sua madre annuì senza commentare la sua scelta in alcun modo. “Thor, sii gentile,” la regina ammonì il maggiore dei suoi figli che annuì velocemente, mentre la madre gli spiegava brevemente cosa sarebbe stato meglio usare per pulire nel modo più indolore possibile le ferite di Loki. Li lasciò soli solo dopo aver posato un’ulteriore carezza tra i capelli corvini del più giovane e, quando la porta si richiuse, Thor rimase a temporeggiare passando il peso del corpo da un piede all’altro. Loki non dovette esaminarlo troppo per intuire il suo disagio e, non con poca fatica, tentò di alzarsi dalla sedia. Thor gli fu subito accanto, “no, no e no!” Esclamò con un po’ troppo impeto e quando posò una mano sulla spalla del fratello minore per tenerlo fermo, Loki spalancò gli occhi, accucciandosi contro la spalliera dell’enorme sedia, come se volesse passarci attraverso. Il terrore nel suo sguardo ferì Thor più di mille pugnalate nello stomaco, “non voglio farti del male,” disse con espressione esterrefatta, come se quelle parole non esprimessero altro che un’ovvietà.
Per Loki non doveva essere altrettanto scontato perché seguì con paranoica attenzione ogni movimento della mano di Thor finché non si limito a posarsi sull' avambraccio stringendo appena le dita, “ti aiuto io, appoggiati a me,” il più giovane non poté opporre alcuna resistenza mentre l’altro lo sollevava in piedi con inaspettata gentilezza invitandolo ad aggrapparsi alle proprie spalle, “devo toglierti i vestiti.”
Loki alzò gli occhi verdi per incontrare quelli blu del fratello, Thor non seppe dire se quel che vi lesse fosse timore, vergogna o semplice disgusto, “voltati,” propose, “sì, così non sarai costretto a guardarmi.”
Loki annuì ubbidendo quanto più velocemente poteva.
Thor non capiva, aveva dato per scontato che suo fratello avrebbe scelto la madre per farsi accudire. Non sembrava nutrire alcun rancore nei suoi confronti e Frigga possedeva la pazienza e l’amorevolezza necessaria a far sentire Loki al sicuro in quel momento tanto delicato. Una madre che si prendeva cura del figlio creduto perso per sempre, sembrava una cosa naturale. Un sospiro stanco sfuggì dalle labbra di Loki quando si ritrovò con la schiena appoggiato contro il petto del suo peggiore nemico, le mani calde e forti di Thor strette sui suoi fianchi per non farlo cadere. Loki si adoperò a slacciare i pochi bottoni che erano rimasti sui suoi vestiti, Thor lo aiutò a liberare le spalle e le braccia ben attento a non lasciarlo mai andare. Fu più semplice con i pantaloni, caddero a terra non appena Loki ebbe finito di disfarsi della cintura logora.
“Oh, Loki…” Qualunque pensiero Thor volesse esprimere morì ancor prima di essere tramutato in parole. Loki chiuse gli occhi e si morse il labbro inferiore come se questo bastasse a nascondere se stesso e il corpo che portava ancora i segni di tutte le agonie che aveva dovuto subire. Non poteva vedere l’espressione di Thor, ma se avesse avuto il coraggio di voltarsi avrebbe visto in quegli occhi blu tutto il dolore che può provocare un cuore che s’infrange.
“Non volevi che nostra madre vedesse tutto questo,” mormorò Thor osservando tutti i punti in cui la pelle era stata dilaniata, squarciata, persino strappata. Le ferite dovevano essere vecchie di almeno due anni ma era come se fossero state inferte solo il giorno prima tanto era fresco il sangue che macchiava la pelle candida. Thor si sentì gelare: quante volte si erano riaperte nel corso del tempo? Il corpo di Loki era ridotto in quello stato mentre lui e i suoi compagni lo combattevano per salvare Midgard?
Sospirò pesantemente cercando d’ignorare il nodo alla gola che gli impediva di respirare. Posò un bacio tra i capelli corvini di Loki e poi vi poggiò la fronte, “che cosa ti hanno fatto?” Quasi singhiozzò, “che cosa ti hanno fatto?”
Loki avvolse le braccia intorno al proprio corpo in un inutile tentativo di coprire lo scempio che portava addosso, solo dopo tentò di recuperare le sue vesti. “No, no, no…” Mormorò gentilmente Thor tenendolo fermo, “non coprirti, non vergognartene. Non devi! Specialmente, non di fronte a me!”
Senza volerlo, si ritrovarono nuovamente faccia a faccia. Loki era nudo, indifeso e privo di barriere di fronte all’ultima persona che avrebbe dovuto vederlo così! Cercò di divincolarsi ma Thor lo strinse a sé in un implacabile senso di protezione, “non nasconderti da me,” era quasi una preghiera, “ti aiuterò a nasconderti da chiunque vorrai. Manterrò tutti i tuoi segreti, ma non nasconderti da me!”
Loki non parlò, non emise un suono, smise semplicemente di divincolarsi e Thor decise che se lo sarebbe fatto bastare, per ora.
 

[Asgard, secoli fa]

Odino fissava il cielo azzurro sopra di lui inebriandosi della semplice pace che lo circondava in quel piccolo angolo di paradiso, lontano dalle mura dorate del suo palazzo e della sua città. “Vederti così pensieroso dopo aver giaciuto con me è quasi un’offesa, Odino,” il principe sorrise voltando lo sguardo verso la fanciulla stesa accanto a lui, “non sono pensieroso, Jӧrd. Piuttosto, mi definirei piacevolmente soddisfatto.”
“Così va meglio,” rispose la giovane dai lunghi capelli biondi, “deduco che i miei servigi non sono più richiesti,” non c’era nessuna particolare emozione nella sua voce. Era questa sua freddezza che l’aveva resa l’amante prediletta del principe: nessun falso sentimentalismo, nessuna stupida fantasia romantica, tutto era facile tra loro. Jӧrd era troppo selvaggia e ribelle per pensare di unirsi stabilmente a qualsiasi uomo e Odino era troppo giovane anche solo per pensare alla definizione della parola unione.
“Aspetta,” disse lui afferrandole gentilmente un braccio ed invitandola a stendersi accanto a lui sul mantello rosso che era diventato il loro giaciglio in quell’ennesima, fugace ma non altrettanto segreta avventura erotica, “non ho detto che abbiamo finito.”
Jӧrd rise, “piccolo moccioso viziato, egoista e sfacciato.”
Odino continuò a sorridere senza curarsi delle sue parole, “sono il principe, posso ottenere tutto quello che voglio.”
La fanciulla scosse la testa ma non oppose resistenza mentre il suo giovane amante la bloccava a terra dolcemente col peso del suo corpo, “arriverà il giorno in cui qualcuno ti farà combattere per ciò che desideri, mio principe. E quel giorno, penso che l’intera corte si divertirà un sacco.”
“Ma quel giorno non è oggi, mia adorata,” replicò Odino impedendole di rispondere con un bacio tanto passionale da spezzarle il fiato.
 
“Una volta i guerrieri giacevano con le loro fanciulle dopo una vittoria,” commentò Frigga sarcastica, mentre Odino andava avanti e indietro per la stanza mettendo insieme ciò che gli serviva per il viaggio su Jotunheim, “non il contrario.”
Il principe le sorrise, “tutta questa gelosia mal celata è adorabile Frigga, sul serio.”
“Sei sempre stato un povero illuso, Oden e sempre lo sarai.”
“Non è che lei abbia tutti i torti,” commentò Loki con un mezzo sorriso controllando che il principe ereditario non stesse dimenticando nulla d’indispensabile, “tuo padre si è lamentato della totale indiscrezione.”
“Non ci ha visto nessuno!”
“No, siete solo spariti insieme,” Loki sospirò, “il re teme che il suo primogenito possa sfornare più figli illegittimi ora di quanti eredi concepirà una volta divenuto re.”
“Sciocchezze!” Odino esclamò divertito, “so quello che faccio quando lo faccio e Jӧrd è abbastanza sveglia e talentuosa da non far capitare incidenti.”
“Già!” Esclamò Frigga scuotendo la testa, “proprio sveglia e talentuosa non ci sono dubbi!”
Odino le lanciò un’occhiata genuinamente confusa e Loki rise sommessamente, “va bene, cospiratori! Posso sapere che diabolico pensiero vi è passato per la testa in contemporanea?” Domandò il principe vagamente annoiato guardando il fratello, perché Frigga non si sarebbe mai degnata di rispondergli. “Frig pensa che un bel giorno Jӧrd darà alla luce il tuo primogenito sostenendo che non si è trattato d’altro che di un incidente di percorso,” spiegò Loki.
Frigga fece una smorfia, “e indovinate chi sarà l’unico a crederci?”
Odino fece un gesto esasperato camminando verso la porta, “siete diabolici, ecco cosa siete!”
“E tu il principe degli ingenui!” Replicò Frigga andandosene stizzita, mentre Loki seguiva il fratello con le labbra piegate in un mezzo sorriso.
 

[Jotunheim, nello stesso momento.]

“Che… Che ne pensi?” Per la prima volta da quando lo conosceva sentiva una nota d’incertezza nella sua voce. E l’avevano conosciuto per tutta la sua vita.
“Penso che sei perfetto,” rispose, “come sempre, del resto.”
“Non prenderti gioco di me,” adorava quella falsa modestia.
“Non oserei mai e tu lo sai bene.”
“Ma non sono abbastanza perfetto da ingannarli.”
“Non essere così severe con te stesso. Il principe porta sempre con sé uno dei nostri scarti, si nasconde dietro una perfetta maschera creata da Odino in persona ma non può ingannare il suo stesso popolo.”
“Assomiglio ad uno scarto? È questo che stai cercando di dirmi.”
“Non lasciare che la tua insicurezza oscuri la tua capacità di comprensione.”
“Io non sono insicuro!”
“Non mentire,” lo supplicò, “menti a chi vuoi. A tuo padre, all’intero regno, menti ad ogni singolo Aesir che incontrerai sulla tua strada, compreso il loro principe. Ma, ti prego, non mentire mai a me. Io ho bisogno di fidarmi di te e tu hai bisogno di qualcuno di cui fidarti, abbiamo bisogno l’uno dell’altro.”
Un sorriso, troppo caldo perché appartenesse a quel mondo di ghiaccio, “abbiamo bisogno l’uno dell’altro. Ci apparteniamo a vicenda, dopotutto. Ci siamo scelti, ci siamo voluti.”
“Non hai idee di quanto ti voglio ancora, ancora e ancora.”
Una risata, “anche così?”
“Sempre e per sempre. È un legame che non può essere spezzato nemmeno dagli dei.”
“Nemmeno dagli dei.”
 
“E chi sarebbe questo Fàrbauti?” Chiese Odino ben attento che il suo cavallo non scivolasse a causa della neve e del ghiaccio che ricopriva la pianura. Loki sospirò, “è uno dei guerrieri più forti di questo mondo, Oden. E quando intendo forte, mi riferisco al fatto che un giorno sarà re di Jotunheim quando tu sarai re di Asgard,” ripeté per l’ennesima volta spostando il proprio cavallo accanto a quello del fratello. Odino inarcò un sopracciglio, “mi mandano il principe in persona da sconfiggere?”
“Non è detto che tu possa sconfiggerlo, Oden, non essere così sicuro di te!” Esclamò Loki, “è pericoloso contro un nemico come lui.”
“È il principe o non è il principe?” Domandò Odino ignorando completamente l’avvertimento dell’altro.
Loki sbuffò, “no, non lo è,” rispose, “ma ne è il compagno. È il futuro consorte reale, è poco più grande di me che io sappia.”
“Mi mandano per avversario un moccioso!”
“Più alto di te di un metro!” Replicò Loki vagamente annoiato, “e se non ti ricordassi quanti anni hai, siete più o meno coetanei.”
“Ma non avrà mai combattuto una guerra in vita sua!”
“Perché? Tu sì?”
 

[Asgard, qualche ora dopo.]

Nessuno ebbe il che minimo sentore di quando stava per accadere quel giorno.
E chi avrebbe dovuto preoccuparsi di niente? Il principe ereditario era stato sfidato in un duello amichevole da uno dei giovani e più promettenti guerrieri di Jotunheim. Nulla di tutto ciò faceva notizia, persino Frigga si era rifiutata di seguire Odino e Loki ben consapevole che, alla fine, si sarebbe ritrovata ad assistere all’ennesima rissa da cui il principe sarebbe uscito ammaccato e vincitore. Seduta nella sua camera con un libro tra le mani, la fanciulla scosse la testa al pensiero di Odino che s’inventava un lungo e insopportabile vaneggiamento riguardo la sua ultima, gloriosa.
Il povero Loki si sarebbe sorbito l’intero processo in completa solitudine e questo la faceva sentire un po’ in un colpa. Ma solo un po’!
Roteò gli occhi quando la porta della sua camera si aprì senza preavviso, sbattendo contro il muro e rimbalzandovi contro. Chiuse gli occhi aspettando che Odino cominciasse la sua solita, noiosa solfa prima ancora di rendersi conto che Frigga non ne era lontanamente interessata. Ma ciò non accadde.
Chiunque fosse entrato nella sua camera, non aveva portato con sé altro che un pesante silenzio.
Confusa, sbirciò oltre il libro con cui si era coperta il viso: Loki era di fronte a lei, il fiato corto e i capelli sulla fronte madidi di sudore, “Fr-Frig…”
“Loki!” Esclamò lei alzandosi immediatamente in piedi e avvicinandosi all’amico, “che succede? Che è successo? Dov’è Oden?”
Loki cercò di rispondere ma dovette prendere tre respiri profondi prima di riuscire a parlare nuovamente, “Fàrbauti…” Mormorò debolmente, “lui e Odino…”
“Cosa?” Chiese Frigga con urgenza, “lui e Odino cosa?”
“L’ha scaraventato fuori dall’arena!” Esclamò Loki alla fine, “stavano combattendo e poi… Odino è letteralmente volato via, lontano, tra i ghiacci. L’ho cercato per ore, Frigga! Devi credermi, non ce n’è più traccia in giro!”
Lo sguardo di Frigga si oscurò di colpo, “e il re?”
“Non sapeva nulla nemmeno della nostra partenza, non mi ascolterebbe mai. Se siamo fortunati penserà che sono stati io stesso a provocare la sua sparizione!”
“Va bene,” Frigga annuì velocemente, “gli parlerò io.”
“Cosa?” Loki sgranò gli occhi, “conosci il re! Potrebbe punire entrambi e…”
“Oh, ma lui non saprà mai che tu eri lì!” Replicò lei. “No! No! No, Frig! Mi rifiuto!” Replicò Loki quasi con astio, “io ho assecondato Odino, tu…”
“Sappiamo entrambi che il re avrebbe un occhio di riguardo nei miei confronti,” lo interruppe Frigga accennando un sorriso, “nessuna sa che me ne sono stata qui per le ultime ore, nessuno saprà mai niente.”
“Il re non ti crederà mai.”
“Sarà costretto a farlo!”
“Come?”
“Non lo so! Ma dubito che sprecherà tempo a cercare indizi su chi era o chi non era su Jotunheim, quando il suo erede prediletto è disperso tra i ghiacci eterni non ti pare?”
 

[Jotunheim, nello stesso momento.]


Per un momento, Odino credette seriamente di essere morto.
Poi, si rese conto che, se lo fosse stato, la testa, la schiena e tutto il resto del corpo non gli avrebbero fatto così dannatamente male. “Maledizione…” Imprecò tra i denti cercando di capire ad occhi chiuse se tutti gli arti erano al loro posto e se poteva sollevarsi dalla dura e gelide superficie su cui era caduto. Cos’era successo? Era stato sconfitto? Oh! Adesso sarebbe tornato indietro e avrebbe dimostrato a tutti i presenti che non bastava così poco per sconfiggere il principe degli dei! Doveva solo… Solo…
Tirarsi a sedere non fu una grande impresa, ma, quando tentò di rimettersi in piedi, un dolore insopportabile alla gamba destra lo fece cadere in avanti. Non poteva essere rotta, non doveva essere rotta… Non…Non… “Maledizione!” Urlò e la sua voce riecheggiò tra le pareti di ghiaccio che lo circondavano. Come fosse riuscito ad atterrare intero e vivo era qualcosa che proprio non si riusciva a spiegare.
Altrettanto assurdo fu ritrovare la spada ancora stretta nel suo pugno destro. Sospirò girandosi sulla schiena: non poteva dirsi disarmato perlomeno. Magra consolazione. Davvero, magra consolazione.
Chiuse gli occhi stancamente obbligandosi a placare l’immonda confusione che infuriava nella sua testa.
Il freddo e il dolore sembravano quasi invitarlo a perdere nuovamente i sensi, ma dubitava che sarebbe stato abbastanza fortunato da risvegliarsi una seconda volta. I fiocchi di neve continuavano a fiorargli il viso, un gelida e sarcastica carezza per il principe del mondo dorato. Il corpo comincio a rilassarsi e i sensi a concentrarsi su ciò che potevano percepire nei paraggi.
Una voce che chiamava il suo nome, la voce di Loki magari. Un movimento, qualunque cosa!
Una presenza…
A stento fu in grado di registrare il movimento improvviso del suo corpo ed il dolore che questo provocò. Non fu in grado di controllarlo, come un cacciatore naturale non può controllare il proprio istinto predatorio. Una percezione sospetta, un impulso e la natura da guerriero di Odino aveva avuto la meglio sul resto. Un terzo della lama aveva trafitto la parete di ghiaccio, l’elsa ancora stretta nel suo pugno.
Il principe aveva il fiato corto, come se avesse smesso di correre appena un istante prima.
Il battito accelerato del cuore tornò regolare gradualmente.
La luce della ragione tornò ad illuminare gli occhi blu, mentre l’espressione feroce lentamente diveniva una maschera di confusione e stupore. Dal filo della spada cadde una singola goccia di sangue che sulla neve  sembrò quasi brillare tanto era il contrasto tra la superficie candida e il rosso vivo. Odino si ritrovò a fissarla quasi incantato, poi risalì il solco che la spada aveva provocato trapassando la parete di ghiaccio, incontrò la lama con lo sguardo e la seguì fino al punto in cui era stata macchiata di cremisi.
Quella fu la prima volta che li vide, quegli occhi verdi e, come era accaduto per la goccia di sangue, sembrarono risplendere di luce propria in tutto quel candore che li circondava. In un primo momento, Odino vide solo quelle iridi dal colore impossibile e fu più che sufficiente per perdere temporaneamente il contatto con la realtà.
Solo in un secondo momento vide il viso dalla pelle tanto pallida e liscia da sembrare fatto di porcellana ed i corti capelli corvini che lo incorniciavo. Ad Odino ricordarono vagamente i lunghi capelli neri di sua madre, un colore tanto perfetto che nessuno poteva vantarne uno simile in tutta Asgard. Nessuno.
Il pensiero lo fece sorridere involontariamente e la creatura abbassò lo sguardo smeraldino timidamente.
“Non volevo farti del male,” mormorò immediatamente il principe, “non volevo nemmeno spaventarti, ti chiedo perdono.”
Gli occhi verdi si alzarono timidamente per incontrare di nuovo i suoi e solo allora Odino notò il graffio sulla guancia destra che insozzava quel viso tanto surreale ai suoi occhi. “Oh, perdonami!” Disse sinceramente costernato estraendo la spada alla parete di ghiaccio e gettandola a terra, “mi hai preso di sorpresa, capisci? Pensavo fosse… Non importa, ci penso io.”
Odino fece per toccare la guancia offesa ma la creatura si ritrasse contro la parete di ghiaccio, come se l’avesse minacciato con l’arma di cui si era appena disfatto. “Posso aiutarti,” spiegò il principe accennando un sorriso, “posso guarire quella ferita, se me lo permetti. Non è mia intenzione farti del male, te lo giuro.”
La creatura sembrò comprendere e, al secondo tentativo di Odino, non fece nulla per  allontanarsi. Una scintilla dorata fuoriuscì dalle dita del principe e in un batter d’occhio il graffio era sparito e la pelle era di nuovo intatta e perfetta. “Visto? Non ti ho fatto male,” disse Odino, mentre la creatura si toccava la guancia sperimentalmente.
Quando tornò a fissare il principe c’era una sfumatura d’ingenua sorpresa nella sua espressione e Odino non poté fare a meno di pensare che fosse adorabile in modo irresistibile. Poi, lo sguardo gli cadde sull’intera figura di quello strano fanciullo e il sorriso sparì dal viso del principe in meno di un secondo.
L’altro se ne accorse e guardò il proprio corpo. Un secondo più tardi si raggomitolò su se stesso quando poteva e si spinse contro la parete di ghiaccio facendo l’impossibile per non incontrare gli occhi blu dell’altro, come se si fosse accorto della sua nudità solo in quel momento. Se Odino fosse stato nelle sue piena facoltà motorie si sarebbe voltato e allontanato con discrezione, ma, visto lo stato in cui versava la sua gamba, non poté fare altro che allontanare lo sguardo.
“Tieni,” disse dopo poco porgendo alla creatura il proprio mantello, “non ho altro con me, ma dovrebbe essere sufficiente per coprirti.”
Il fanciullo dagli occhi verdi esitò, poi accettò l’offerta stringendo la stoffa scarlatta con le piccole dita.
“È caldo…”
Odino impiegò un minuto buono per capire chi aveva parlato ma non osò alzare lo sguardo prima che l’altro si fosse coperto, “hai detto qualcosa?” Chiese incerto. La creatura sorrise, “il tuo mantello è caldo,” ripeté più chiaramente e Odino quasi sobbalzò, “oh, sì…”
Il fanciullo rise appena, “non eri così timido un attimo fa.”
“Avevo pensato che non capissi una parola di quello che stavo dicendo,” ammise il principe con naturalezza. “Questo popolo comprende la tua lingua, no?” Gli fece notare l’altro.
“Sì, ma tu non hai proprio l’aspetto di qualcuno che appartiene a questo mondo.”
La creatura abbassò gli occhi con un sorriso enigmatico, “forse non sono uno qualunque.”
“Questo è poco ma sicuro!” Esclamò Odino con un sorriso compiaciuto, poi si rese conto di quanto aveva detto e arrossì terribilmente simulando un paio di colpi di tosse. Il fanciullo rise.
“Qual è il tuo nome?” Domandò il principe.
La creatura si rabbuiò appena, “mi ha appena aggredito con una spada e non so nemmeno chi sei. Non credo sia saggio dirti il mio nome, no?”
Odino sorrise, “posso essere chiunque tu vuoi che io sia, per degli occhi come i tuoi.”
Il fanciullo non replicò, piacevolmente sorpreso da una simile risposta, “e qual è il prezzo per un simile previlegio?”
“Solo un nome. Il tuo nome.”
L’ultima esitazione del ragazzo dagli occhi verdi s’infranse contro un sorriso spontaneo, “Nàl…” Mormorò, “il mio nome è Nàl.”

***

Varie ed eventuali note:
Gente, vi ringrazio infinitamente per le recensioni. Questo capitolo è decisamente più lungo e spero che rispetti le aspettative di tutti voi. Qui di seguito lascio qualche nota per eventuali confusioni che potrebbero crearsi nell’identificare i personaggi.
Loki di Utgard. Dunque, qui la faccenda è parecchio complessa. Cercherò di essere il più chiara possibile. Qualcuno forse sa che Loki nella mitologia fa un patto di sangue con Odino che crea tra loro una sorta di legame fraterno. “Loki di Utgard” in realtà è un secondo Loki (un personaggio completamente diverso) che è presente sia nel comic che nella mitologia (ma non ho molti dettagli del suo ruolo in nessuna delle due versioni). In quanto mi piace abusare della mitologia altrui, qui il ruolo di “Loki-Mitologia” e “Loki-Utgard” si è fuso dando vita ad un singolo personaggio da NON confondere con “Loki-Dio-Del-Caos” che continua ad essere basato solo e unicamente sul Movieverse e appare solo nelle scene del presente (in quanto in quelle passate non è ancora nato).  Spero di non aver creato più confusione di quanta ce ne fosse prima, in caso chiedete pure chiarimenti e vi saranno dati.
Borr & Bestla, sono i reali genitori di Odino e degni fratelli secondo la versione mitologica originale.
Jord, è la dea della terra non civilizzata, personaggio sia della mitologia che del comic (ed in entrambi è la madre naturale di Thor, ma su questo punto continuerò a basarmi sul film).
Fàrbauti, in questo capitolo è appena accennato, ma ve lo presento per il futuro. Nella mitologia è ufficiale che si tratti del PADRE di Loki, nel comic viene citato come uno dei suoi genitori naturali ma personalmente non possiedo ulteriori informazioni sul suo ruolo.
Oden, in realtà è solo un altro modo per traslitterare Odin, qui ha la funzione di soprannome alla stregua di Nàl per Laufey.
Per ulteriori informazioni più chiare e specifiche delle mie googlate i nomi in grassetto, ve lo consiglio.
 
  
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