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Autore: Lustfulness    15/10/2012    0 recensioni
Lui.
Lei.
L'università.
Una cotta epocale, che si sviluppa giorno dopo giorno... Come un diario.
Una storia vera, una storia su quello che davvero succede quando si sentono le farfalle nello stomaco e si vorrebbe ucciderle con l'acido.
E invece ci si ritrova a scrivere qualcosa di romantico, anche se romantici non lo si è mai stati.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
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Secondo giorno di università ed è già stressata: alzatacce quando è ancora buio, treni in ritardo, vestiti scelti in fretta e furia ad occhi chiusi... 
Non è roba per lei, per una a cui piace prendersela sempre comoda, fare lunghi tragitti in macchina per cantare a squarciagola mentre la testa ondeggia a tempo.
Non è roba per lei stare stretta come una sardina su un treno sporco e scalcinato, dove la gente urla e ride.
Chi diavolo ha la forza di ridere al freddo delle sette di mattina?

La partecipazione alle prime due giornate di presentazione dei corsi è obbligatoria, come se tutti quegli studenti non sapessero cosa stanno per fare.
E' talmente difficile entrare in quella facoltà che uno ci pensa davvero, davvero bene prima di fare un passo simile: quando arrivano qui i ragazzi sanno già quasi tutto della loro vita e di cosa vogliono fare, conoscono corsi e piattaforme meglio dei professori stessi.
Sanno come compilare piani di studio e richieste per l'esonero dalle tasse, sanno come giostrare l'orario e quali sono le librerie universitarie convenzionate.

E' presto, forse quell'alzataccia non serviva e poteva prendere il treno dopo, ma non voleva davvero rischiare di perdersi qualcosa di importante: non è forse matematico che in quei due minuti si perda l'unica cosa davvero importante della giornata?

Arriva e si appoggia a un muro, svogliata, chiedendosi lei stessa come mai le manchi già la voglia di iniziare a studiare o di stare a sentire qualcuno che spiega.

Uno sguardo fugace alla sigaretta, già quasi finita... Eppure l'ha iniziata un secondo prima, com'è che le sigarette degli altri durano sempre di più?

 

Ehi, Diego!”

Ancora di salvezza, eccolo là: lo aveva conosciuto il giorno prima, insieme a Martina, capitati vicino per qualche strano scherzo del destino.

Ehi, buongiorno. Entriamo insieme?”

Certo. Hai visto Martina?”

No, ma di sicuro la becchiamo dentro.”

La sigarette finisce schiacciata sotto il piede, martoriata in mezzo a tutte le altre povere vittime di quell'attesa mattutina.

Salgono insieme, affiancati, parlando di corsi affini e opzionali; due dialetti tanto diversi, uniti da quella nuova avventura che sta appena iniziando e li coinvolgerà per tre anni.

I posti sono al primo piano in aula magna, già strapiena e capitanata da due professori non troppo ansiosi di iniziare come quei ragazzi che stanno loro di fronte.

Almeno stando là in alto lei e Diego possono illudersi di soverchiarli.

La noia non ci mette molto a sopraffarli, costringendoli e divertirsi con stupidaggini come il furto (subito restituito) di una giacca che lei credeva essere sua... Mentre era semplicemente scivolata alla malcapitata di fronte, ignara di tutto.

Un corso di storia, che lei non farà e Diego sì...

Uno di lingua dei segni che fa luccicare gli occhi di lei, mentre Diego giocherella annoiato col cellulare.

Un corso di letteratura che non interessa a nessuno e che sicuramente rende il confronto dei due dialetti che i due ragazza stanno compiendo molto più interessante.

Guarda che per fare l'interprete devi togliertelo quell'accento palermitano, signorino!”
“Parla lei. Non te ne accorgi perché sei poco lontana da casa, ma hai un modo buffo di parlare.”

Il confronto continua, si costruiscono orari e si parla di casa in affitto.

Lei non la prenderà, abita abbastanza vicino da potersi permettere di venire in treno ogni giorno... Poi presto avrà la macchina, quindi qualche volta ci scapperà un bel concertino privato mentre percorrerà quei 35 km in macchina.

Oddio, grazie al cielo è finita!”

Diego si alza, mentre lei si crede più divertente se scavalca la sedia... In effetti lo è, anche se rischia di rompersi una gamba. O due.

Scendono di sotto insieme, lei ormai convinta che non farà letteratura e lui che disprezza la sua scelta del Russo.

E' assurdo, non ci starai mai dietro se vuoi fare anche giapponese.”

Senti, parla per te: tu e il tuo tedeschino da niente, non ti piacciono le sfide!”

Ridono, lei ride con ancora più gusto... Senza sapere.

Senza sapere che solo una rampa di scale la separa dal momento.

 

Arrivano giù, lei crede che accendersi un'altra sigaretta sia il meritato premio per aver sopportato due ore di tale scocciatura; nel pomeriggio le cose avrebbero dovuto farsi più interessanti, se non altro.

Eccola, è Martina! Martina!”

Diego le tocca la spalla leggermente e li raggiunge.

Ragazzi, ciao! Non vi ho visti prima, dove vi eravate cacciati?”

Un tiro ed è lei a rispondere: “Eravamo su, siamo arrivati tardi. Che si fa, si pranza?”

Martina annuisce, entusiasta: è davvero carina, con quelle lentiggini e i capelli tanto scuri che si abbinano agli occhi, quasi fossero della stessa tonalità.

Sì, datemi un secondo che aspetto un ragazzo che ho conosciuto prima...”

Lei annuisce, felice di fare nuove conoscenze: sa che le serviranno, eccome.

Ma come si chiama ques...”

Oh, eccolo, andiamo! E' lui.”

 

Bam.

Un singolo, unico colpo al cuore.

Eccolo lì, bello, alto, con le spalle tanto grandi da poter abbracciare il mondo se solo lo volesse.

Ciao, scusate... Ero dentro a cercare la professoressa di cinese. Voglio fare cinese! Andiamo in segreteria a vedere se c'è?”

Lei, travolta da quelle parole, lascia cadere la sigaretta e la schiaccia a colpo sicuro, senza togliere gli occhi da lui; Martina e Diego si guardano, come per cercare conferma (negli occhi di lei non possono sperare in quel momento, proprio no).

Rispondono insieme, in una cacofonia di: “Andiamo, sì, certo, poi ci mangiamo qualcosa...”

Si ricorda anche lei che deve parlare, sì.

Parlare senza vivisezionarlo con lo sguardo, scorrendo sul suo addome ben scolpito che intravede lì, dove lo zaino con le sue cinghie tira la t-shirt e la fa aderire al corpo.

Sì, ci sta. Ci facciamo un giro in segreteria e poi si mangia!”

Anche troppo entusiasta, si avvia, con gli altri al seguito.

Sente la presenza di lui, che in qualche modo avvolge e sovrasta quella di Diego e Martina.

Lui la affianca, le chiede di dov'è.

Io? Ah, ehm... Qui vicino, 10 minuti di treno. Faccio su e giù.”

Anche io sono di qua vicino! Però ho preso casa qui, mi evito scocciature... Dall'accento mi pareva non fossi troppo lontana.”

Anche il tuo mi suonava familiare, buono a sapersi!”

Sai che il tuo paese lo conosco? Ci vengo sempre in bici...”

In bici fino là?!”

Faccio ciclismo eh.”

Ah, ok, si spiega tutto. Nel tuo paese invece ci abita una ragazza di cui ero amica, si è trasferita... E' tipo una mezz'oretta da me, no?”

Credo di sì, non tanto.”
Si sorridono e lei ancora non sa, non sa, non sa.

 

Salgono le scale di quella pittoresca facoltà, chiacchierando tutti del più e del meno, l'argomento dei dialetti pare fare molto scalpore e li tiene più uniti che mai.

La segreteria però e chiusa, pausa pranzo per tutti.

Lui sbuffa e lei lo guarda dispiaciuta, cercando di dargli una mano:

Magari apre dopo, quella di cinese ci sarà...”

No, macché, dice che è chiuso tutt'oggi! Diobò!”

Ridono, complici in quel dialetto che li unisce, dato che le loro case distano solo mezz'oretta di macchina.

Ragazzi, venite a vedere le graduatorie! Guardate quanti eravamo!”

Martina è incredula, a nessuno di loro sembra vero di avercela fatta; scorrono le graduatorie con le dita cercando i loro nomi e le loro posizioni... Ed è lì che viene loro in mente che non si sono presentati col nuovo arrivato. Che maleducati.

E' lei a prendere la parola, porgendogli la mano.

Che idiota, anche con Diego e Martina ho fatto così... Prima ci siamo messi a parlare, poi ci siamo presentati. Sono Cecilia.”

Federico.”

  
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