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Autore: kiara_star    15/10/2012    3 recensioni
"Ogni volta, ogni singola volta si sentiva sporco.
Dentro e fuori.
Madido di sudore, con la polvere fra i capelli, con i segni dei lividi sulle cosce. [...] E poi si rivestiva alla svelta lasciandolo da solo. Sentendo i suoi occhi che lo seguivano come quelli di un felino non ancora sazio, ed andava via.
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Genere: Angst, Erotico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Roronoa Zoro, Sanji | Coppie: Sanji/Zoro
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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ogni singola volta
Ogni singola volta  


Ogni volta, ogni singola volta si sentiva sporco.
Dentro e fuori.
Madido di sudore, con la polvere fra i capelli, con i segni dei lividi sulle cosce. Doveva immergersi in acqua bollente per almeno dieci minuti, prima di iniziare a sentire il suo odore andare via. Ma lavare via il ricordo non era altrettanto semplice.
Riempiva la vasca d’acqua e versava dentro mezza bottiglia di bagnoschiuma, il più speziato che riuscisse a trovare ad ogni isola che visitavano. Gli aromi più intensi, affinché riuscissero a coprire il suo dannato odore. Il respiro sulla sua pelle che lo marchiava ad ogni singolo gemito, e lo faceva andare in estasi. Allo stesso tempo, Sanji si malediceva per quella sua incredibile debolezza.
Le mani ruvide di Zoro sapevano come toccarlo, sapevano scivolare sulla sua pelle e graffiarla ed accarezzarla con eguale passione, con la stessa animalesca rabbia. Perché lo spadaccino sapeva di sporcarlo ogni perversa volta. E pareva trovarci gusto nel farlo.
Quando lo stringeva fra le braccia, quando gli strattonava i capelli biondi, quando gli mordeva il collo pallido lasciandogli evidenti segni che solo la camicia ben abbottonata poteva nascondere. E Sanji, non se lo perdonava mai.
Si sentiva macchiare prima l’anima e poi la pelle, con i baci dello spadaccino. Gli pareva di raggiungere sia l’inferno che il paradiso ad ogni spinta. Gemeva senza vergogna ansimando di volerne ancora. Di più. Più di quanto quel sudicio marimo non gli stesse già dando. Più di quanto il suo corpo non fosse capace di sopportare.
E poi si rivestiva alla svelta lasciandolo da solo. Sentendo i suoi occhi che lo seguivano come quelli di un felino non ancora sazio, ed andava via. Si spogliava nuovamente gettando i panni nella cesta. Doveva pulirli, doveva liberarsi dal suo sudore, e si immergeva nella vasca bollente, provando quasi piacere quando la sua carne pareva ustionarsi con la cocente acqua.
Affondava con la testa sotto il pelo della schiuma e vi restava finché i polmoni non erano sul punto di collassare. Esigevano aria, ma lui gliela negava. E poi quello spirito di sopravvivenza così intrinseco nella sua natura, lo obbligava a riemergere. Con un sonoro respiro, quasi fosse un urlo smorzato. Facendogli sentire la gola ardere, facendogli desiderare di affondare ancora.
Nella stanza da bagno udiva i rumori esterni dei suoi nakama, ed ogni volta che la sua voce roca gli giungeva alle orecchie, si mordeva il labbro maledicendolo. Maledicendosi. Ed era nuovamente sotto l’acqua.

Ogni volta, ogni singola volta si sentiva sporco.
Così si ricopriva di abiti nuovi. Si profumava di spezie e dopobarba. Fumava più assiduamente, affinché ogni singolo odore estraneo fosse annebbiato e sparisse dalle sue narici.
L’odore della sua pelle salata sarebbe stato lontano. Il ricordo dei suoi baci, non lo avrebbe lasciato mai.
Almeno, fino alla volta successiva.






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