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Autore: MeiyoMakoto    15/10/2012    1 recensioni
IMPORTANTE
la storia inizia dopo la scelta dei Campioni, in Harry Potter e il Calice di Fuoco; è la prima volta in cui Harry e Cedric si trovano faccia a faccia. I due Campioni di Hogwarts, insieme, da soli... Se dovesse succedere qualcosa che cabiasse drasticamente la trama, succederebbe adesso (e non sto parlando di un pairing Harry/Cedric)
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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 L’ultima cosa che sentì fu la risata beffarda di Peter Minus echeggiare per le fognature. Poi la stanchezza e lo stordimento, che non lo abbandonavano da quando l’effetto dell’Algabranchia era svanito, ebbero la meglio; sentì un dolore insopportabile alla fronte e tutto divenne buio.
 
 
Venne svegliato da una violenta scrollata.
‘Avanti, sveglia, ragazzino!’, borbottò Peter Minus, continuando a sbatacchiargli la spalla.
‘Non mi hai detto cosa ne è stato dell’elfo, Codaliscia.’, sibilò una voce fredda e acuta a pochi passi da loro.
Harry sentì Minus tremare lievemente mentre lo scuoteva.
‘L’ho mandato ad avvertire i vostri Mangiamorte, mio Signore.’
‘Bugiardo...’, mormorò Harry, ma un violento schiaffo lo mise a tacere.
‘E’ inutile percuotere il ragazzo.’, continuò la voce acuta. ‘So che menti, Codaliscia; non puoi nascondere nulla a Lord Voldemort.’
L’uomo emise un piccolo strillo e d’istinto si fece scudo con le mani, aspettandosi dolore.
Crucio.’, sussurrò infatti Voldemort. Codaliscia si contorse con urla così raccapriccianti che a Harry venne voglia di vomitare.
‘Basta così.’, decise il Signore Oscuro. ‘Ho cose più importanti di cui preoccuparmi di un elfo domestico; prepara la pozione.’
Minus collassò a terra e, scosso da tremiti, si avvicinò ad un fagotto adagiato in un angolo buio e lo prese in braccio con una smorfia fra il disgustato e lo spaventato a morte. Un feto con una bacchetta potente, si rese conto Harry. L’uomo si avvicinò a un calderone che ribolliva in modo sinistro e vi gettò dentro il fagotto con estrema cura; poi trasse dalla propria tasca un vecchio osso ammuffito e lo gettò nel calderone, mormorando una strana formula:
‘Osso del padre, donato senza consenso.’
Esitò, poi trasse dalla stessa tasca un pugnale e se l’avvicinò alla mano sinistra, che teneva innalzata sopra la sommità del paiolo.
‘Carne del servo, donata in sacrificio.’
E con un altro urlo straziante si tagliò di netto la mano, che finì nella pozione insieme a un  fiotto di sangue.
Orami in lacrime, si medicò il moncone con un incantesimo, poi impugnò il coltello ancora insanguinato e si avvicinò a Harry.
‘Non mi toccare!’, disse il ragazzo con voce roca, ma l’uomo gli conficcò la punta della lama nella carne, impassibile alle sue grida di sofferenza.
‘Sangue del nemico, prelevato con la forza.’, sussurrò gettando il pugnale nella pozione. ‘Il Signore Oscuro sorgerà ancora.’
Harry sentì la cicatrice bruciargli e la vista gli si fece annebbiata dal dolore. Vide confusamente una figura pallida che emergeva dal calderone.
‘La mia veste, Codaliscia.’, ordinò la voce ovattata di Voldemort. Si avvolse addosso la veste nera che il suo servo gli porgeva, poi si voltò verso Harry. ‘Potter... Quanto tempo… Troppo. E’ ora di finirla, qui e adesso; è un vero peccato che il nostro piccolo elfo sia andato perduto, altrimenti tutti i miei Mangiamorte sarebbero qui con noi in questo momento così importante… Lo sapevi che gli elfi domestici hanno la capacità di Smaterializzarsi dentro Hogwarts, e persino di compiervi Materializzazioni congiunte? Ma non posso certo aspettare i comodi di quella creatura, Potter. Ho atteso abbastanza, è tempo di agire; dopotutto la vista della mia persona e del tuo cadavere saranno abbastanza per far tremare anche i traditori più infami nelle mie schiere. Guardati intorno, ragazzo: riconosci questo luogo?’
La testa di Harry pulsava ancora, ma piano piano la vista di stava tornando; scorse nella luce verdastra un groviglio di serpenti di pietra che sembravano stritolare le colonne marmoree come serpi in carne ed ossa. Voldemort era davanti al paiolo, una figura pallida e glabra, con gli occhi rossi e i lineamenti che assomigliavano in modo straordinario a quelli del serpente accoccolato ai suoi piedi. Sullo sfondo troneggiavano i resti di una serpe ancora più enorme di Nagini; il ragazzo trasalì alla vista del Basilisco. Le labbra del Signore Oscuro s’incresparono in un sorriso gelido.
‘Certo che lo riconosci, vero? Ricordi la Camera dei Segreti? Questo è il mio regno, Potter, il regno dell’Erede di Serpeverde: è qui che ho avuto il primo assaggio del mio vero potere… Ed è qui che tu hai incontrato Thomas Marvolo Riddle, un ragazzo che mi somigliava molto. Ti ricordi di lui, Potter? Certo che ti ricordi, l’hai quasi ucciso… Quasi.
‘Ma adesso la Camera dei Segreti sarà teatro di un evento ancora più cruciale. Ho scelto con cura il luogo dove la tua storia (che dico, la tua leggenda!) si concluderà, Harry Potter: è appropriato, no? La Camera di Serpeverde, il cimitero del ragazzo di Grifondoro. E’ più di quanto spetterebbe ad un avversario inetto come te, a dire il vero, ma tu ed io abbiamo un conto in sospeso in questo posto. Sei pronto? Oh, certo che no… Hai avuto una buona dose di fortuna negli anni passati, non lo nego, ma scoprirai che il favore della sorte conta molto poco nello scontro faccia a faccia con Lord Voldemort finalmente all’apice della sua potenza.
‘Pare che tu sia senza bacchetta; male, molto male, un mago che si rispetti non può affrontare un duello senza la propria bacchetta… Pazienza, dovrai accontentarti di quella di Codaliscia. Fatti onore lo stesso, mi raccomando: questo sarà il tuo ultimo duello.’
Harry applicò tutte le sue energie nel tentare di riordinare le idee, ma un solo pensiero sovrastava tutti gli altri: la consapevolezza che non sarebbe uscito vivo dalla Camera dei Segreti. Era troppo stanco, troppo lontano da qualsiasi aiuto, pressoché disarmato e per giunta di fronte ad un avversario quasi immortale; anche se fosse sopravvissuto al duello, poi, le probabilità di tornare sano e salvo a scuola erano molto scarse, con Voldemort nel pieno possesso delle sue forze. Pensò a quello che si nascondeva nella Stanza delle Necessità e si augurò solo che Ron e Hermione avessero la presenza di spirito di prendere la spada di Grifondoro e spezzare gli Horcrux in mille pezzi: in questo modo l’anima di Voldemort sarebbe stata racchiusa unicamente nel serpente che sibilava guardingo a pochi passi da lui. Almeno la sua morte non sarebbe stata completamente vana, se avesse reso il Signore Oscuro così debole. Con questa amara speranza agguantò la bacchetta che Codaliscia gli aveva gettato ai piedi e si preparò a morire.
Un raggio di luce verde.
Freddo.
Poi più nulla.
 
 
 
 
La prima cosa che sentì fu un abbraccio morbido e caldo. Mamma, capì immediatamente, senza sapere come. Aprì gli occhi e per un attimo non vide niente se non un biancore infinito; poi sua madre voltò la testa e una criniera di capelli rossi gli accarezzò il viso. La donna si separò delicatamente da lui e gli rivolse un sorriso luminoso, che si estendeva da una fossetta sul mento al bagliore di quegli occhi verdi così simili ai suoi.
‘Abbracciami ancora.’, implorò Harry, e Lily lo strinse di nuovo a sé. 
‘Oh, Harry, sono così fiera di te…’, gli sussurrò baciandogli i capelli arruffati.
Il suono della sua voce era così meraviglioso che gli occhi del ragazzo si riempirono di lacrime.
‘Com’è possibile, mamma? Sono morto? Dov’è papà?’
‘Non sei morto, amore mio: sei a casa.’
La donna sciolse di nuovo l’abbraccio e gli tese una mano per aiutarlo ad alzarsi; solo allora il ragazzo si rese conto di essere disteso a terra. Si guardò meglio intorno e vide che sua madre aveva ragione: attorno a lui, sempre di un bianco abbagliante, c’era il salotto che appariva nei suoi ricordi inconsci del bimbo che era stato a Godric’s Hollow. La scalinata che portava al piano di sopra non poteva che condurre alle camere da letto sua e dei suoi genitori, e da una finestra semiaperta si intravedeva un giardino ben curato, adorno di fiori di ogni tipo e di un’altalena di ferro. Il tutto era perfettamente fedele alla realtà… Ma bianco: perfino il cielo dava l’impressione di essere cosparso di latte fresco. Oltre la recinzione che costeggiava il giardinetto, Harry scorse una moto vecchio stile, completa di sidecar; il motore era acceso, anche se il conducente, una figura anonima con il viso coperto da una sciarpa e spessi occhiali di protezione, non dava segno di voler partire.
‘Sta aspettando qualcuno?’, chiese Harry a sua madre, indicandolo.
‘Sì.’
‘E quel qualcuno sono io?’
Lily annuì.
‘Ma puoi scegliere di non raggiungerlo, se preferisci.’, aggiunse.
‘Dove mi porterebbe? E dove siamo adesso, davvero?’
‘Siamo a metà strada fra questo mondo e il prossimo; il motociclista ti porterebbe oltre.’
‘Come sono arrivato qui, mamma?’
‘E’ una storia lunga, piccolo mio, è meglio se ti metti comodo.’
Lo per mano e lo fece accomodare su un soffice divano, sedendosi accanto a lui.
‘Ti è già stato spiegato che Voldemort, invece di ucciderti, avrebbe neutralizzato inconsapevolmente la frazione della sua anima che viveva in te. Questo ha contribuito alla tua sopravvivenza, ma non poteva garantirla; c’è un altro motivo per cui ora sei qui. Tredici anni fa io ho fatto una scelta, Harry, una scelta così enorme che niente al mondo avrebbe mai potuto eguagliarla, neanche l’Anatema Che Uccide. Nulla mi avrebbe reso più felice che vederti crescere e poter condividere il tempo che mi restava con te, ma capii che questo non poteva succedere: allora desiderai con tutto il cuore di essere io al tuo posto, di sacrificare la mia vita per la tua. Quando Voldemort mi uccise non lo sapevo, ma le mie preghiere erano state esaudite: quella notte ti protessi, e ho continuato a proteggerti per tutti questi anni, attraverso il sacrificio che scorre nelle tue stesse vene; per questo non ti ho mai abbandonato e non ti abbandonerò mai, piccolo mio, sono dentro di te in una difesa che niente e nessuno potrà mai sottrarti.’
Gli accarezzò affettuosamente la mano e lo guardò negli occhi, cercando di capire che cosa avessero suscitato le sue parole in lui.
‘Cosa devo fare, mamma?’, chiese il ragazzo. ‘Posso restare qui?’
‘No, amore, mi dispiace. Sono grata per questi pochi attimi con te, ma il mio posto è la meta di quel motociclista, e il tuo… Beh, questo spetta a te deciderlo: puoi andare  con me, oppure puoi tornare indietro. In entrambi i casi sappi che non ti lascerò mai.’
Harry rimase in silenzio a riflettere. Pensò all’abbraccio e ai baci di sua madre, le uniche cose che avesse mai desiderato, finalmente così vicine… Pensò a suo padre, a come sarebbe stato incontrare anche lui, in quel posto misterioso dove il motociclista poteva accompagnarlo…
E Pensò a Sirius, fratello di James in tutto fuorché nel sangue, l’amico che non aveva mai saputo di avere e che ora amava come un padre… Pensò alla Tana e ai suoi abitanti, che lo avevano praticamente adottato… Pensò alla risata di Ron e al sorriso incoraggiante di Hermione…
‘Ci sono cose che non posso lasciarmi indietro.’, rispose infine.
Lily gli sorrise orgogliosa e annuì.
‘E’ questa la scelta che ho fatto per te tredici anni fa; ora tu hai preso la stessa decisione. Ti voglio bene, amore.’
Per l’ultima volta lo strinse in un abbraccio che Harry non avrebbe mai dimenticato; poi andò all’ingresso della casa, aprì la porta d’entrata e se la chiuse alle spalle, lasciando Harry solo.

  
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