Salve a tutti!
Sono semi-tornata con una nuova fanfiction
nonostante ne abbia già una in corso…diciamo che è un
momentaneo blocco, dovuto alla mancanza di quel famoso secondo capitolo (sono
una quasi maniaca…).
Inizio con lo scusarmi con tutti i lettori che avevano iniziato
a scorrere le righe di quella che dovrebbe essere una storia già conclusa, dato
che la storia è già tracciata….In pratica, Orchidea.
Riguardo questa fanfiction posso solo dire che è dovuta ad un mio sfogo perenne nei confronti dei
miei genitori (ebbene si anche io ho dei problemucci
riguardo l’indipendenza e le libertà negate XD)
Inoltre ho cambiato l’abitudine di scrivere maiusc-minusc
(ke adoRo
XD) ma potrebbe esserci qualche rara occasione nella quale la ‘R’ la farò
grande (l’ho fatto anke nel coMpito
di MateMatica con la paroLa
quadRato ._.” ...aRgH ricoMiNcio XD)
Ultima cosa: man mano che andremo
avanti posterò ad inizio capitolo alcuni avvertimenti per farvi capire meglio
l’ambiente della fiction (età dei personaggi, etc.)
Primo avvertimento:
Detto questo vi lascio alla stoRia
[dIscLaIMeR: è tutto di jKRowLa
*-* sIa faTTa saNta! Ke fResqo
dRaco…Mi sa cHe questo NoN assoMigLia MoLto ad uN dIscLaIMeR
°-°]
***
Nuove
Libertà.
Capitolo Primo
Per una lettera…
“Toglitelo
dalla testa ragazza! Tu non andrai in questo posto! Soprattutto da sola! Hai
solo 15 anni! Le tue sorelle
hanno fatto la loro prima gita con gli amici a 18 anni compiuti…Da MAGGIORENNI!”
Una donna dai capelli ricci
a metà tra il castano e il nero con meches chiare
gridava contro un’apparentemente indifferente ragazza di corporatura media con
qualche chiletto in più, dai capelli castano biondi
ed espressione intollerante.
“E’
sempre la stessa storia, mamma! Non mi fai nemmeno uscire il sabato sera, quasi
non vado alle feste, mi proibisci ogni cosa, ora che mi si è presentata quest’occasione me la vuoi negare!!
Non so nemmeno se quella di cui si parla sono io! Io non sono una strega!
Potrebbe essere anche uno scherzo e tu già fai di
matto!!” rispose la ragazza.
“Non
usare quel tono con me! Non sono la tua amica! Esigo il
rispetto, chiaro?” Le sbraitò la madre ancora in collera con la giovane.
Il
campanello squillante della porta le riscosse da
quella lite e la ragazza poté sfuggire per qualche secondo dallo sguardo di
fuoco della madre.
Dalla
porta blindata con gli esterni in legno entrò una
ragazza liscia e mora alla quale le si potevano attribuire 20 anni o poco più.
La
ragazzina chiuse con un tonfo ed un sospiro, seguendo la nuova arrivata col
capo chino, afflitta, per poi rialzarlo alla soglia della cucina, dove vi era
ancora la madre seduta a fissare con aria feroce la lettera dai caratteri
verdi.
“Ancora
con quella lettera? Danié sei la solita scema
credulona. Pensi di essere una strega? Forse per il carattere, ma tu sei più
vipera che strega!”
“Smettila
Stefania!!” urlò la ragazza castana.
“Daniela
non urlare!!” intervenne la madre.
“Ma mamma…”
“Silenzio!
Adesso cestineremo questa lettera e dì ai tuoi amici che la smettessero! Adesso puoi scordarti di
uscire!”
“La volevo
cestinare io, quella lettera già da stamattina. Poi i miei amici non farebbero
cretinate del genere ed inoltre io già non esco!!! Se
vuoi proibirmi di andare fuori al balcone…”
“Fai poco
la spiritosa, signorina!”
“Scusa
mamma.” Mesta
risposta di una ragazza svogliata che girò le spalle e si rintanò nella sua
stanza gettandosi sul letto ed infilando le cuffie del proprio iPod.
I wanna
go left but they tell me go right
Don't wanna be the little
girl they kissin' goodnight
The moral of the story is I got no choice
Ancora
una volta avevano deciso per lei.
Non
che lei credesse a quella lettera, ma era per puro orgoglio, sino ad ora non
aveva potuto fare quello che tutte le ragazze e tutti
i ragazzi della sua classe già facevano da un po’.
Uscire la sera, soprattutto il sabato sera; non poteva
accettare il passaggio del proprio amico sul motorino; non poteva andare con
loro al parco giochi della città vicina per una giornata di festa, non poteva andare
alla festa del paese della città vicina con le sue amiche del cuore, oltretutto
supervisionate dai genitori.
Lei
oramai non aveva una vita propria.
Aveva
rinunciato ai propri sogni.
E
mentre scorreva le canzoni del lettore per scegliere quella che più si adattava
al proprio stato d’animo ma allo stesso tempo le
tirasse sul il morale, ripensava al mittente di quella lettera.
Albus Silente, Scuola di Hogwarts.
I
suoi amici di sicuro non erano stati.
Troppo poco fantasiosi e anche un po’ svogliati per creare quei
nomi così strani.
Di
solito era lei che trovava nicknames a tutti.
Remember what I said, your own
future's in your hands
You can paint it on the memories that make you sick of
life
Con le lacrime desiderose di cadere dalle palpebre
pesanti, si concesse un sonno pomeridiano per donarsi un pò
di pace.
***
In attesa di
recensioni.
.taRtRuGa.