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Autore: DeiDeiDei    16/10/2012    4 recensioni
[...] Il suo cuore saltò un battito.
-Boyd?- Domandò esitante, fermo e teso come una corda di violino –Isaac?- Non erano mai entrati in camera sua prima, ma chi lo sa, magari il loro Alpha li aveva spediti a tenerlo sotto controllo –Erica?- Anche l’ultimo richiamo cadde nel vuoto. Nel silenzio più assoluto. Nella stanza dove regnavano soltanto il suono del suo respiro e di quello del visitatore. Sembrava persino più vicino. Il cuore di Stiles iniziò a battere più forte, quando un fruscio tutt’altro che rassicurante si mosse verso di lui. Perché quello dietro di se non gli rispondeva? Non era un bello scherzo. Assolutamente no. Avrebbe dovuto parlare col branco riguardo ai loro scherzi. Se l’obbiettivo era spaventarlo, ci stavano riuscendo benissimo. Non sapeva se essere più irritato o terrorizzato, perché una piccola parte di lui, pressante ed accanita contro la sua calotta cranica, gli stava ripetutamente suggerendo che la persona entrata dalla finestra non era Scott, non era Derek, ne Isaac, Boyd o tantomeno Erica. Stiles sentì distintamente lo sbuffo di un ghigno aprirsi da qualche parte nella stanza scura[...]
POV alternato. Focus Stiles.
Genere: Azione, Generale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 IMPORTANTE: Per chi sta seguendo questa storia, leggere sul fondo. (nessuna brutta notizia)

 


Stiles aveva passato gli ultimi due giorni a lamentarsi. A crogiolarsi nelle lamentele più totali. Si era presentato a pranzo, il giorno prima. Era arrivato a casa Hale. Aveva riaccompagnato a casa in macchina gli altri Beta, visto che Derek era dovuto rimanere a discutere con Peter. E aveva fatto tanti di quei problemi da far venire il mal di testa. Prima li aveva sgridati per le loro abitudini alimentari e i loro alquanto scarni rapporti sociali durante le ore dei pasti: chi aveva fame se ne andava semplicemente in cucina e prendeva qualcosa di surgelato o precotto dal frigo, il più delle volte. Una ramanzina che aveva terribilmente ricordato a Derek di sua madre e di quando, da piccolo, lo riprendeva per qualche suo comportamento sgarbato. Non nello stesso modo triste col quale di solito ricordava la propria famiglia, ma con una strana tranquillità perché, in un qualche modo, gli era risultato rilassante ascoltare i ragazzi del Branco  che pregavano Stiles di non strippare ed Erica che gli faceva la corte per farsi cucinare qualcosa di decente. Alla fine, ovviamente, aveva ceduto alle suppliche e lo aveva fatto. Derek era persino stato sgridato per non essersi presentato subito in cucina.

Il Capobranco ci ripensò e non poté fare a meno che tendere le labbra in un sorriso silenzioso tra se e se. Per quanto quella specie di calma prima della tempesta fosse inquietante, lo rincuorava la normalità del comportamento del resto del suo malandato clan di BH. Era così tanto di buon umore che decise persino di ignorare il bisticcio in corso fra gli adolescenti, concentrandosi solo sul rombo soffuso del motore della sua adorata auto in corsa. Stiles si lamentò ancora una volta (l’ennesima di tante. Ma davvero tante) degli allenamenti di Lacrosse appena terminati. Apparentemente Boyd, Isaac, Jackson e Scott avevano utilizzato anche quell’occasione per metterlo alla prova e, a quanto aveva potuto capire dai loro blandi vaneggiamenti, avevano calamitato l’attenzione di tutti i componenti della squadra su di lui bersagliandolo ripetutamente di palle (Nel caso di Scott, probabilmente, era stata più una vendetta che altro) e, successivamente, persino di racchette. Derek scosse la testa, ghignando nel vedere l’espressione depressa di Isaac nello specchietto retrovisore. Sembrava un cucciolo. Un povero piccolo cucciolo indifeso appena bastonato dal proprio padrone. Non che non avesse mai assunto prima quella particolare espressione, ma gli risultò comunque divertente vederlo sottomesso a quel modo al castano, il quale gli stava seduto accanto, nel seggiolino davanti. All’assurda giustificazione che presentarono come scusa i Beta, dovette aver riso seriamente, perché tutti si voltarono verso di lui. Erica ghignò e Boyd parve quasi offeso. Tornò subito serio e pigiò all’istante il piede sull’acceleratore, continuando a ridere, anche se soltanto dentro di se.  Gli altri tornarono presto a discutere, questa volta del fatto che il Professor Harris avesse messo Stiles in punizione fino a sera. Teoricamente lo aveva fatto.  Ma appena l’Alpha era venuto a sapere che il ragazzo era finito in castigo con un professore proprio per la sera nella quale ci sarebbe stata Luna Piena, era andato personalmente a sistemare le cose. Aveva fatto salire in macchina gli altri tre Licantropi non appena era giunto nel cortile della loro scuola. Era andato direttamente nella classe incriminata, quella di Chimica, ed aveva detto qualcosa di simile ad un “di questo idiota sta notte ho bisogno io”. O qualche altra frase col medesimo significato, comunque. L’insegnante doveva aver riconosciuto Derek come uno dei sopravvissuti della famigli che lui stesso aveva involontariamente aiutato ad uccidere, perché gli aveva subito lascito lo studente.

Derek parcheggiò la sua adorata Camaro nera con estrema cura davanti alla propria casa. Non dovette nemmeno chiedere ai ragazzi di smetterla di bisticciare e scendere dal mezzo. Lo avevano già fatto. Straordinariamente diligenti. Forse qualcosina la stavano imparando dopo praticamente un anno di convivenza col loro Alpha. Ovviamente, prima che capissero che quella era casa SUA, ci avrebbero messo due o tre vite supplementari. Perlomeno. O, comunque, quella fu l’impressione che gli diedero quando, entrando, si catapultarono confusamente in tutte le direzioni, ignorando il suo ringhio irritato. Erica si diresse al piano di sopra, Isaac si lasciò cadere con noncuranza sul divano al centro del salone. Stiles e Boyd, dal canto loro, si diressero come il giorno precedente in cucina, abbandonando gli zaini sotto l’attaccapanni. Derek prese il suo tempo. Lasciò la giacca di pelle attaccata, accanto a quella di suo zio. Dopodiché li seguì nella stanza accanto. Peter era seduto al tavolo della cucina, un enorme libro in grembo. Altri libri ovunque. Ma davvero ovunque: persino sui fornelli. Derek ringhiò sommessamente e spostò un tomo verde muschio pieno di macchie dalla dubbia provenienza dal bancone di legno. Lo passò a Boyd e questi si sedette accanto al più anziano degli Hale, impilando il libraccio sulla colonna di suoi simili più vicina. Stiles stava già discorrendo con l’ex Alpha di BH. Tutti e due puntavano alternativamente le dita su le vecchie illustrazioni sbiadite o su una qualche riga del testo. Lo avevano fatto anche il pomeriggio precedente. Ovviamente solo dopo che Peter aveva smesso di rimproverare lui per averlo lasciato mordere (e, prevedibilmente, per non averlo morso prima) e di manovrare Stiles come una marionetta per “capirlo”. La seconda cosa lo aveva infastidito alquanto. Grazie al cielo l’altro Hale si era calmato ed aveva obbligato il ragazzo morso e il suo Beta più sveglio a lavorare con lui sugli archivi ed i bestiari raccolti da lui nell’ultimo anno.

-Questo lavoro non avrà mai fine!- Stiles aprì di colpo un libro enorme, facendo ricadere con un tonfo sordo i due lati della copertina sul tavolo.

-Abbiamo controllato solo la metà dei libri, Stiles. Vedi di resistere ancora un po’.- Ribadì suo zio sorridendo al giovane, divertito dalla sua espressione esasperata. Derek avrebbe voluto ringhiare. Un adolescente. Era uno stramaledetto adolescente. Possibile che suo zio non sapesse quando era in momento di tenere giù le mani?

-Libri o non libri, avrà comunque fine sta sera.- Derek si rese conto di averlo detto soltanto quando Boyd annuì in sua direzione. Era la pura verità, dopotutto. Ed era nettamente meglio interrompere subito il flirting di Peter con il ragazzino con una constatazione, piuttosto che ringhiargli contro. –Questa sera è la Luna Piena. Qualsiasi cosa tu sia, lo scopriremo oggi.- Continuò iniziando a togliere altri libri dal fornello e dal lavabo, caricandoseli sotto braccio –E forse avremo anche l’onore di incontrare il tuo Alpha.- Decretò alla fine, sganciando tutti i tomi impolverati sull’unica sedia libera di tutta la cucina. Si voltò dall’altra parte, scrutando con sguardo torvo fuori dalla finestra senza tende. Il discorso del Capobranco sconosciuto gli ronzava in testa da quando era riuscito ad essere sicuro che Stiles sarebbe sopravvissuto. Avevano cercato il lupo ovunque. Nei boschi. Nelle vie del paese. Nulla. Non avevano trovato nessuna traccia di quel bastardo. Soltanto qualche goccia di sangue davanti a casa dello sceriffo, ma Stiles aveva già detto loro di averlo pugnalato con qualcosa preso durante l’aggressione. Sembrava che l’Alpha, dopo aver morso praticamente a morte e trasformato l’umano di un altro branco, se ne fosse semplicemente andato dalla città. Ma non aveva senso. Quale pazzo, dopo essersi appena procurato un nuovo, intelligente, Beta, lo lascerebbe a se stesso e se la sarebbe data a gambe?

-Bhè- Prese parola suo zio, chiudendo l’ennesimo libro e, questa volta, distendendosi sulla sedia di legno fino a farla dondolare in bilico sulle due gambe lignee posteriori –Sarà una nottata divertente. Forse persino più divertente della Tua prima Luna piena, Derek. E ti assicuro che vederti i…- Si bloccò con il sorriso sulle labbra al ringhio del nipote. Che osasse anche solo parlare della sua prima Luna Piena. Lui avrebbe parlato del suo venticinquesimo compleanno. Sarebbe stata una vendetta più che equa.

Stiles e Boyd chiusero a loro volta i libri, una volta controllati fino all’ultima pagina. Ne presero dei nuovi. Lo presero per le braccia e lo obbligarono ad aiutarli. Ma lo sapevano che sarebbe stato inutile, perché non avevano nulla da cercare. Stiles non aveva dimostrato nessuna caratteristica particolare, oltre a quella del mimetizzare la propria scia. E Peter aveva detto che, per quanto insolita, era una caratteristica da Lupo. Questo li aveva aiutati tutti ad arrivare più tranquilli alla serata del Plenilunio.

Quella, in compenso, arrivò terribilmente presto. Quelle che in realtà furono ore, a lui non parvero altro che miseri secondi. Gli sembrò a mala pena di fare in tempo a dare le direttive necessarie. Mandò Scott ed Isaac a fare la ronda per continuare la ricerca dell’Alpha. Sarebbe stato meglio se lo avessero trovato loro per primi,  piuttosto che attendere fosse lui a fare loro visita. Jackson e Lydia, come loro solito, decisero di passare la nottata da soli, nel piccolo appartamento che lui si era appena fatto comprare dai suoi. Era quasi una tradizione che la ragazza se ne rimanesse l’intera  notte a controllare il suo sempre più obbediente fidanzato Lupo. Peter, dal canto suo, si prese il compito di controllare il bosco attorno a casa. Così, Derek, Erica e Boyd rimasero nella villa degli Hale ad assistere Stiles nella sua prima Luna Piena. In quanto al ragazzo, era teso come una corda di violino e non ne voleva sapere di starsene zitto neppure per un secondo. Quando Derek tirò fuori dalla sua solita vecchia cassa di legno tarlato le catene, si mise persino a balbettare, col fiato corto, indietreggiando nel disperato tentativo di allontanarsi. Di mettersi alla maggior distanza possibile da lui.  L’Alpha lo soppesò un attimo con lo sguardo. Non si sarebbe mai aspettato di vederlo spaventato da un paio di catene. Non dopo quello che aveva già passato. Si avvicinò di un passo. Stiles indietreggiò ancora, lo sguardo sospettoso puntato sulle manette metalliche destinate, ovviamente, alle sue mani. Derek assecondò ancora una volta il movimento dell’altro, lentamente, spingendolo inesorabilmente al muro. Ci fu un attimo nel quale poté intuire dalla scintilla negli occhi dell’adolescente il suo desiderio di fuggire. Ma fu solo un attimo. Un battito di ciglia. Dopodiché Stiles sospirò sconsolato ed allungò arrendevolmente tutte e due le braccia avanti a se. Il Capobranco decise di non dire nulla. Poteva capire come doveva sentirsi un ragazzino all’idea di passare un’intera notte incatenato in una casa non sua, magari trasformandosi in qualcosa di mistico e mortale e perdendo il raziocinio.  Ma si rallegrò del fatto che, perlomeno, sembrava essere riuscito a capire quanto importante si sarebbe potuta dimostrare quella costrizione. Tanto per lui, quanto per gli altri.

Lo fece sedere sul divano della sala. Gli prese i polsi e glieli assicurò assieme, davanti l corpo, con le spesse manette che aveva usato precedentemente coi Beta. Quindi passò alle gambe, obbligando il giovane ad incrociarle e incatenando insieme le sue caviglie. Poi toccò alla testa. Furono tutti istantaneamente d’accordo sul fatto che non potessero per nulla al mondo usare la stessa “tiara” delle prime Lune Piene di Erica. Dopotutto non erano propriamente sicuri che Stiles avesse poteri di rigenerazione simili ai loro e, di certo, non sarebbe stato molto piacevole scoprire ne fosse privo in un modo così brutale. Non ci tenevano a fracassargli la testa con chiodi giganti e poi dover trovare una scusa per l’accaduto con lo sceriffo. Si limitarono quindi a mettergli un grosso collare metallico attorno al collo. Derek decise di ignorare i quesiti di Stiles riguardo la provenienza di tutti quegli oggetti “eticamente discutibili” (testuali parole del ragazzino).

Quando guardarono poi per quella che forse fu la trentesima volta fuori dalla finestra, il cielo buio della notte non presentava alcuna stella. Ma, dietro una nuvola particolarmente grossa, la luminescenza della luna risultò loco comunque ben visibile. La osservarono fare capolino con lentezza estenuante. Stiles deglutì, chiuse gli occhi e costrinse le labbra tremanti a stringersi in una linea sottile. Derek, invece, non poté fare nulla per la propria mandibola: la sentì contrarsi involontariamente, in modo quasi doloroso. Non rimase loro altro da fare se non aspettare. E lo fecero. Aspettarono. Ma aspettarono invano, poiché Stiles non fece altro che continuare a torturarsi il labbro inferiore con i denti. Teso oltre ogni misura, ma innegabilmente umano. Non un pelo di troppo. Nemmeno una piccola modifica dell’arco sopraccigliare, degli zigomi, della mandibola.  A Derek caddero le braccia. Passò più e più volte lo sguardo sull’intero corpo dell’adolescente, ma non vide altro se non Stiles. Solo Stiles. Spostò gli occhi e controllò la luna fuori dalla finestra. Piena. Tonda. Chiara nel bel mezzo del cielo. La sua luce pallida ricadeva totalmente immutata nella stanza nella quale si trovavano. Eppure il figlio dello sceriffo non accennava nemmeno lontanamente a mutare. L’agitazione iniziò a crescergli sempre più prepotentemente nel petto, come una specie di brivido viscido. Cosa diamine stava succedendo? Si avvicinò al ragazzo, senza nemmeno starci a pensare più di qualche secondo, e gli prese il viso tra le mani. Forse un po’ troppo bruscamente, effettivamente.

-Ma che?- Ignorò la protesta del giovane e il suo inutile tentativo di liberarsi dalla sua presa. Sollevò, invece, col dorso dell’indice destro il labbro superiore dell’altro, snudando i denti bianchi e piatti. Niente a che vedere con  quelli che, anche in quel momento, occupavano la sua bocca. Appuntiti e letali. Vere e proprie zanne. Perché Stiles non le aveva? Tolse il dito dalla sua bocca, preoccupato –Hei! Cosa stai facendo?- Prese la spessa catena delle manette tra le dita e la sollevò fino a poter vedere bene le mani del ragazzo. Niente unghie. Se non quelle leggermente smangiucchiate per via dell’ansia che il ragazzo aveva sempre avuto. Inarcò le sopracciglia alla palese completa assenza di artigli. –Derek? Che cosa sta succedendo? Potresti, per favore, smetterla di fare quella faccia preoccupata? Ti prego. Derek, mi stai facendo paura. Non paura paura, però, nel senso, preoccupante, ecco. Smettila! No, davvero, smettila di ringhiare tra te e te e dimmi qualcosa. E smettila anche di toccarmi. Giù le mani, maledizione! Ahi! Lascia stare i miei occhi. Nessuno ti ha mai insegnato cosa voglia dire essere delicato? Eh? Mi hai praticamente cavato un occhio. Hei! Cosa? HEI! E va bene, va bene. Certo, ficcami pure la faccia nel collo. Tanto sembra non facciate altro che violare i miei spazi personali ed annusarmi. Perché ovviamente è molto normale per voi, no? Bhè, per me non lo è per nulla e…- Derek ringhiò, stringendo di più la presa delle mani sui bicipiti dell’altro. Per una volta, però, non lo fece per farlo stare zitto. Lo fece perché, dietro di lui, altri due Lupi stavano facendo lo stesso. E, lo seppe ancora prima di girarsi, quei versi ostili erano rivolti a lui.

A lui e a Stiles, si corresse, quando si voltò e gli fu chiaro l’indirizzo lampeggiante dello sguardo animale di Erica e Boyd. Una parte di se si fece prendere dal panico: quei due  avevano imparato a controllarsi da mesi durante il periodo della Luna Piena. Non avrebbero dovuto avere nessun motivo di rivoltarsi contro il ragazzo. A Derek era sembrato avesse un odore particolare, certo, ma arrivare a minacciarlo? Non capiva. Ma pur non capendo, non poteva per alcun motivo lasciare che gli facessero del male. Si mise subito in posizione di difesa, davanti al ragazzo, in modo che per i suoi due Beta fosse impossibile attaccarlo. I muscoli gli si tesero istintivamente, mentre si preparava a sostenere l’ennesimo scontro con i suoi stramaledetti sottoposti indisciplinati (non avrebbe mai smesso di pentirsene: adolescenti).

Fu in quel momento che, dietro di se, sorse un ringhio. Prolungato, scuro e rabbioso. Un avvertimento. Erica e Boyd si immobilizzarono all’istante ad occhi spalancati, indietreggiando. Un avvertimento potente, si ritrovò a pensare. Lui stesso sentì la schiena drizzarsi e un brivido percorrergli da capo a piedi le membra.

Fu in quel momento che Stiles ringhiò.

 







Angolo dell'Autrice: 
Inanzitutto... Salve a tutti! (le abitudini non si perdono così facilmente)
Prima cosa importante che devo fare e SCUSARMI. Sì, perchè ci ho messo ben una settimana a tornare in campo con questo capitolo e questo non era nei patti. ne sono cosciente e prometto che cercherò di non fare mai più una cosa simile.
La seconda cosa consiste nel mettere in rilievo una caratteristica positiva di questa attesa: i capitoli sono più lunghi dei precedenti praticamente di una buona paginetta Word!
Terza cosa...

Bhè, cari miei, ci siamo. Come ho continuato a dire, dopo questo e il prossimo capitolo, probabilmente resterete delusi e mi cercherete per impiccarmi. Sono pronta a recensioni negative, quindi non trattenetevi.
Saluti, Eva.
   
 
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