Buongiorno!
Lo
so, sono in ritardo, ma ho una buona motivazione.
Perciò
vi prego, rimette a posto katane e spade e datemi il tempo di
spiegare.
Allora,
la storia ha subito una modifica rispetto a come l'avevo pensato
prima di pubblicarla e perciò sto modificando capitolo per
capitolo.
Purtroppo,
questo richiedeva modifiche molto sostanziali e piuttosto estese
perciò ci è voluto un po' per decidere come e
dove intervenire.
Vi
lascio alla lettura, sperando di non aver fatto danni.
A metà strada tra il cielo e la terra-Capitolo 5
Capitolo VI
Si fan cose folli quando si ama
La
mattina dopo Lila si svegliò presto, troppo per i suoi
gusti. Quando
vide l'ora sulla sveglia decise che poteva permettersi di tornare a
dormire.
Si
rigirò nel letto per svariati minuti prima di desistere e di
alzarsi. Era tornata a dormire nella stanza che era stata sua prima
che si trasferisse a dormire in quella di Steve.
Non
era più abituata a riposare sola e sentire il freddo
dell'altro lato
del materasso né ad avvertire sotto le dita la consistenza
delle
lenzuola invece che quella di un corpo caldo.
Preferì
allontanarsi dal giaciglio piuttosto che tentare di procurarsi un
calore che intanto non avrebbe trovato lì, sola.
Indugiò
più a lungo del solito sotto la doccia e si
dedicò con cura a
scegliere i vestiti e pettinarsi. La routine quotidiana aveva sempre
avuto un potente effetto calmante su di lei e quel giorno aveva
decisamente bisogno di rilassarsi.
In
particolare, spazzolarsi i capelli e districarne i nodi con le dita
era un efficace deterrente per la tensione.
Forse,
a livello inconscio, tutti quei procedimenti erano solo un modo per
ritardare l'inevitabile. Lo stomaco le si annodò e le
passò
qualunque appetito, così decise di andare direttamente in
laboratorio.
Di
solito la scienza le trasmetteva pace e sicurezza, con tutte le sue
solide basi e i suoi principi. Quello era un ambito che non le
avrebbe mai presentato sorprese indesiderate, considerò con
un
sospiro di sollievo.
Era
presto e sicuramente stavano ancora tutti dormendo, così
iniziò a
trafficare con le attrezzature.
Durante
la sua notte tormentata aveva avuto una mezza idea. O meglio,
più
che un'idea era un'intuizione.
Loki
aveva detto che forse c'era Thanos dietro tutta la vicenda, ma oramai
era chiaro che chiunque fosse il loro nemico, non era certo chi si
aspettavano. Nelle lunghe ore insonni di quella notte, Lila aveva
compreso che era importante mettere fine a quel gioco
-perché per
lui, chiunque fosse, era sicuramente quello-
presto, prima che
l'attesa e l'ignoranza logorasse i loro nervi.
Era
ragionevole pensare che volesse il Tesseract: dopotutto, quale super
cattivo non avrebbe desiderato possedere una fonte di energia
inesauribile e potentissima, oltre che un portale per mondi
sconosciuti?
E
allora perché non darglielo?, si chiese.
L'idea
le era balenata nella mente per caso e quasi le era venuto da ridere.
All'inizio aveva pensato di essere impazzita, ma poi si era
soffermata a considerare meglio l'opzione e l'aveva trovata folle,
assurda e quasi suicida.
Perciò
era sicura che potesse funzionare.
Creare
un oggetto simile al Tesseract, una fonte di energia che attirasse il
loro nemico proprio nella trappola.
Avrebbe
dovuto creare il cubo e trovare il modo di alimentarlo, in qualche
modo, con raggi gamma o qualcosa di simile.
Non
sarebbe stato facile, ma su quel elivelivolo c'erano tre geni: se
c'era qualcuno che poteva farlo, erano proprio loro.
Iniziò
ad armeggiare alla ricerca delle resine necessarie per creare il
contenitore, ma un rumore alle sue spalle la fece sobbalzare e la
costrinse a voltarsi di scatto impugnando un bastoncino elettrico
come arma.
“Stai
cercando di minacciarmi?” le domandò Loki alzando
un sopracciglio,
scettico.
“Sei
impazzito? Oh, scusa, domanda infelice: tu sei già
pazzo”
ringhiò la ragazza.
“Oh,
questo era un colpo basso”
“Mi
hai spaventata” si giustificò lei e Loki le
rivolse un sorriso
poco rassicurante.
Si
chiese cosa di un essere così beffardo, folle e,
perché no, crudele
potesse piacerle tanto da mettere in crisi il suo rapporto con Steve,
ma poi si disse che era una domanda stupida.
Loki
le piaceva perché non era solo tutte quelle cose. O almeno,
lei ne
vedeva molte altre che non avrebbe potuto descrivere a parole.
Sapeva
solo che quegli occhi verdi le accendevano qualcosa dentro che la
turbava per la sua intensità.
Un
quid che mancava di un nome e che pure era tanto
intenso e
caldo da farle desiderare di abbandonarsi ad esso.
“Principessa?”
la chiamò e Lila si riscosse.
“Ho
parlato con Steve” iniziò lei “ora sa
del bacio” specificò
poi.
“Sei
stata veloce” Loki non poté trattenere un sorriso
e a Lila pianse
il cuore nel vederlo così speranzoso, così umano.
Le
pianse il cuore perché per un attimo non desiderò
altro che farsi
stringere da quelle braccia.
“E'
complicato” continuò imperterrita, fingendo di non
aver sentito le
sue parole, prima di alzare di nuovo lo sguardo su di lui
“Non so
cosa fare”
“Provi
qualcosa per me, Lila?”
“Mi
pareva di avertelo già detto. Dov'è finito tutto
il tuo acume, dio
degli Inganni?” lo prese in giro lei per alleggerire la
tensione.
“Ma
non hai intenzione di lasciare Steve” constatò
Loki, ma Lila lo
stupì.
“E'
già successo, ma non mi prenderò il merito di
questa decisione: è
stato lui”
“E
questo cosa significherà per noi?” le
chiese, cominciando a
scaldarsi. Cos'era lui, una sorta di ripiego?
La
spalla a cui appoggiarsi ora che Steve l'aveva piantata in asso? Se
era quella la condizione per starle accanto non era sicuro di poterlo
fare.
Forse
Lila comprese cosa gli passava per la testa perché fece un
passo
avanti e gli prese una mano, intrecciando le dita con le sue.
“Non
sei un rimpiazzo, Loki. Ma devo fare una scelta e Steve ha voluto
darmi lo spazio di cui ho bisogno”
“Mi stai chiedendo del
tempo da sola per pensare?” le chiese. Non riusciva a
scherzare
come aveva fatto prima con lei così vicina e le sue dita
calde a
contatto con le proprie.
“Ti
sto chiedendo spazio per pensare, per prendere la decisione giusta e
definitiva, ma non voglio che stiate lontani. La solitudine non mi
piace, Loki, e non sono abbastanza altruista da tenervi lontani da
me”
Loki
annuì. Ecco, ora avrebbe voluto baciarla, ma era certo che
Lila lo
avrebbe allontanato così, per evitare la sofferenza di un
rifiuto,
districò le dita da quelle di lei e si allontanò.
Pensava
che lei lo avrebbe lasciato andare, ma si sentì trattenere
dalla
mano di Lila e in un attimo lo stava stringendo a sé,
abbracciata a
lui e con la testa appoggiata alla sua schiena.
“Non
ti chiedo di cambiare per me, ma voglio l'uomo migliore perché
so che ce n'è uno dentro di te”
sussurrò.
Non
seppe dire cosa glielo fece cogliere, ma avvertì dietro
quelle
parole, proferite con semplicità, un dolore gigantesco.
In
un attimo Loki comprese quanto grande fosse la scelta che le
chiedevano di fare e, di conseguenza, quanto smisurato fosse il suo
amore per loro.
Aveva
sempre visto in Lila una donna impiegabile, astuta e non si era mai
avveduto del fatto che si era piegata tanto tempo addietro alla forza
dei propri sentimenti.
Forse
Lila era anche astuta e calcolatrice, ma era prima
di tutto
una donna appassionata, capace di passioni così forti da
piegare
persino lei.
Come
aveva fatto a non capirlo prima?
Alla
luce di questa considerazione Loki preferì tacere la
risposta
beffarda che gli era salita alle labbra e si lasciò
stringere,
comprendendo quanto lo avesse sempre desiderato.
“Mi
stai concedendo una possibilità?”
chiarì Loki.
“Te
ne concedo un'altra” sottolineò lei che, di
possibilità, a Loki
ne aveva concesse più di quanto non avessero fatto gli altri.
Abbandonò
la presa e si separò da Loki mentre questi si girava con
un'espressione scontenta.
Forse
il dio si aspettava che dicesse ancora qualcosa, magari di
tendenzialmente romantico e smielato, ma Lila lo sorprese mulinando i
capelli e rivolgendogli un sorrisetto.
“Ora
io devo lavorare, perciò hai due opzioni: o sgombri il campo
o resti
qui e mi dai una mano”
“E
come pensi che possa aiutarti, principessa?”
“Puoi
passarmi quello di cui ho bisogno” ribatté
candidamente lei.
“Dimmi
un po', mi hai scambiato per un maggiordomo?”
“Certo
che no!” si indignò lei “un maggiordomo
non lavora certo in un
laboratorio” rispose come se fosse un'ovvietà.
Loki
sospirò e scosse la testa, ma non poté trattenere
un sorriso
divertito. Decise di lasciar perdere i libri nella sua stanza, visto
che gli si offriva l'opportunità di passare del tempo con
Lila e si
accomodò su uno sgabello, dall'altra parte del piano dove
Lila
lavorava.
La
vide armeggiare in un armadio alla ricerca di chissà cosa e
sbuffare
contrariata qualcosa come “non c'è mai
quello che serve”
“Cosa
cerchi?” le domandò.
“Resine”
“Che?”
“Lascia
perdere. Devo creare una copia del Tesseract”
“E a cosa ti
servirà? Lo vuoi tenere da soprammobile, per caso?”
“Spiritoso.
No, voglio vedere se la mia idea funziona. E se lo farà
avrete un
motivo in più per chiamarmi genio, dopo aver battuto il
nostro
nemico”
“Non
dovremmo tentare di capire prima chi sia, questa persona?” le
ricordò con una certa nota ironica che fece sì
che Lila ignorasse
completamente la domanda.
Allora
Loki la guardò con fare interrogativo, chiedendosi cosa
volesse
fare. Conoscendo Lila, era certo che fosse qualcosa di assolutamente
folle e spregiudicato. Ma, sempre sapendo con chi aveva a che fare,
era quasi certo che avrebbe potuto funzionare.
Non
indagò oltre, concentrato ad osservare come Lila si muovesse
tra
tutti quegli aggeggi a lui sconosciuti.
Loki
si appoggiò al piano e iniziò a guardarla con
attenzione. Non si
era mai accorto dei piccoli gesti che Lila compiva inconsapevolmente.
Quando
era concentrata aggrottava le sopracciglia, si mordicchiava il labbro
inferiore e si scostava continuamente i capelli dal volto.
“Se
continuerai a fissarla così la consumerai” fece
notare la voce
beffarda di Tony.
Fece
il suo ingresso in laboratorio insieme a Bruce, ma Lila non si dette
la pena di rispondere né di alzare lo sguardo dal lavoro di
taglio
che stava facendo.
“Che
fai, Lils?” si intromise Bruce, impedendo a Loki di ribattere
in
qualunque modo.
“Sto
creando una copia del Tesseract” li informò lei,
ma prevenne le
altre domande continuando a spiegare “La useremo come esca
per il
nostro caro avversario”
“E tu lo sai perché sei la nostra
sibilla cumana, giusto?” la sbeffeggiò Tony che,
come al solito,
non sapeva tenere per sé la sua ironia. “Mettiamola così” lo
prese in giro Lila “non credo che sia qui perché
adora il modo in
cui facciamo il caffè, ecco”
“La
bimba fa del sarcasmo” berciò Tony guardando Bruce
con
un'espressione quasi orgogliosa “Ha avuto un grande
maestro”
"Da
che ricordi io” si intromise proprio Banner “non ha
mai avuto
bisogno di un maestro”
“Guastafeste”
si imbronciò Tony, ma Lila li richiamò subito
all'ordine.
“Avete
intenzione di stare lì a cincischiare o pensare di darmi una
mano?”
Li
mise al lavoro entrambi, riprendendoli quando si distraevano -ossia
quando Tony lo faceva- e ridacchiando di quando in quando con loro.
Persino
Loki si lasciò carpire da quell'atmosfera di allegra
confidenza,
tanto che si ritrovò a sorridere con loro.
Poi
comparvero Thor e Steve e Lila tacque improvvisamente, incupendosi.
Tutti si resero conto che qualcosa era cambiato nell'aria
perché i
loro sguardi corsero tra Steve e Lila, entrambi taciturni e
chiaramente scontenti.
In
particolare Capitan America sembrava triste e abbattuto, mentre Lila
aveva la classica espressione del bimbo che viene beccato con le mani
nella marmellata.
“Problemi
in paradiso?” domandò Tony, ma nessuno dei due si
prese la briga
di rispondergli. Lila alzò lo sguardo e incontrò
gli occhi di
Steve.
Così
azzurri, così intensi da farle mancare il fiato e
provò una
dolorosa stretta allo stomaco nel pensare di averlo ferito.
Avrebbe
voluto correre tra le sue braccia e urlargli che lo amava, ma sapeva
di non poterlo fare perché non avrebbe potuto dargli la
garanzia che
Loki non era niente più di un amico per lei.
Così
si limitò a rivolgergli un mesto sorriso, prima di
riprendere a
lavorare. Doveva comportarsi come avrebbe fatto sempre, dopotutto non
era cambiato nulla.
Cuori
a pezzi e drammi amorosi a parte, ovviamente.
“Cosa
fai?” le chiese Steve avvicinandosi.
Prima
che Lila potesse rispondere intervenne Tony “Stiamo
costruendo una
copia del Tesseract da usare come esca per il simpaticone che ha
deciso di attaccare la Terra, cosa che succederà sicuramente
seconda
la nostra Pizia”
“Punto uno” scattò Lila “la
pizia era
invasata da un dio, quindi no, non mi rispecchio molto in lei. Punto
due, se è un'idea così stupida nessuno vi obbliga
a darmi una mano.
Me la cavo da sola, grazie!” e detto ciò strappo
dalle mani di
Tony la resina che aveva preso e iniziò a scaldarla per
renderla più
duttile.
“La
bimba si è arrabbiata” notò Clint,
giunto con Natasha in tempo
per sentire la sua sfuriata.
Lila
dovette far ricorso a tutta la sua pazienza per non urlargli contro,
ma decise che non era il momento adatto. Prima o poi avrebbero fatto
allenamento in palestra e allora sì che avrebbe potuto
rendergli pan
per focaccia.
Però,
a ben vedere, qualcosa poteva già dirlo adesso.
Aprì
la bocca, pronta a uscirsene con una qualche cattiveria, ma venne
interrotta dall'entrata di un Fury piuttosto cupo.
“Mi
faccia indovinare: un altro attacco alieno?” gli chiese Clint
con
l'aria di chi la sa lunga.
L'uomo
annuì e l'alone nero che gli gravitava intorno, chiaro segno
del suo
pessimo umore, sembrò aumentare.
“Dove
dobbiamo andare?” domandò Natasha.
“Seattle”
Bastò
quello per farli scattare verso la porta e dirigersi verso la sala
delle armi.
“Non
ci sono possibilità che tu resti di nuovo qui,
vero?” domandò
Steve guardando Lila.
La
ragazza scoppiò a ridere e mulinò la chioma
castana.
“Neanche
mezza” confermò.
“Lo
sospettavo”
*
Quel
giorno Lila si stava proprio divertendo.
Era
folle, assurdo e privo di senno, ma mentre menava le mani contro un
battaglione di uomini super dotati, riuscì finalmente a
sfogare un
po' della frustrazione e della rabbia che aveva represso.
A
dire il vero non sapeva neanche di averne così tanta in
corpo, ma
questo non era importante. L'unica cosa che contava era fare fuori
quanti più avversari poteva e sfogarsi.
Utile
e dilettevole, come si suol dire.
Si
accorse con rammarico di essersi liberata di tutto il gruppetto che
l'aveva accerchiata – e di averlo fatto senza l'aiuto di
nessuno,
cosa che la riempì di soddisfazione-, così volse
lo sguardo per
vedere se qualcuno avesse bisogno d'aiuto.
A
poca distanza da lei c'era Steve e sembrava cavarsela bene anche da
solo, tuttavia lei decise di intervenire perché si sa: due
è meglio
di uno.
E
poi voleva stargli accanto, in qualche modo. Anche se non poteva
stringerlo a sé come avrebbe voluto, non in quel momento
almeno,
combattere al suo fianco forse glielo avrebbe fatto sentire
più
vicino e avrebbe colmato un po' la distanza -abissale, come se tra
loro si fosse aperto un oceano- che sembrava dividerli.
Nessuno
poteva sapere quanto ne avesse bisogno.
“Bisogno
di una mano?” gongolò, conscia che no, non ne
aveva affatto
bisogno, ma che avrebbe comunque accettato il suo aiuto, troppo
gentiluomo per cacciarla.
Come
aveva previsto le rivolse un mezzo sorriso “Perché
no”
Schiena
contro schiena, Lila non si era mai sentita così al sicuro,
anche in
mezzo a una battaglia.
Era
così che doveva essere, si disse.
Loro
due che combattevano, insieme, per qualche nobile
causa,
coprendosi le spalle a vicenda. Mentre assestava un calcio ad un
mostro che stava per attaccare Steve si sentì al posto
giusto.
Non
nel mezzo nella mischia, ma accanto a lui.
Ma
allora se si sentiva così perché non riusciva a
scegliere lui?
Perché la sola idea di abbandonare Loki la faceva stare male?
Decise
che no, non era quello il momento adatto per pensare a certe cose,
così si concentrò su quello che stava facendo.
Era
una bella coppia, anche sul campo di battaglia, tanto che nel giro di
dieci minuti avevano sbaragliato tutto il gruppo.
Il
merito era per lo più di Steve, ma per una volta non le
importò. Si
fermarono a prendere fiato e si sorrisero.
“Non
ci avevo fatto caso, ma sei molto migliorata” le disse.
“Non
hai mai voluto vederlo, Steve: eri sempre troppo preoccupato di
ciò
che poteva accadermi per renderti conto che sono brava, davvero
brava”
Steve
fece un passo avanti e poi un altro ancora, fino a quando non fu a
pochi centimetri da lei. Si chinò sul suo viso e Lila si
ritrovò a
specchiarsi nelle sue iridi azzurre.
“Tu
sei brava in tutto quello che fai” soffiò sulle
sue labbra prima
di colmare la distanza che li separa con un bacio.
In
realtà, fu più che altro uno sfioramento di
labbra, ma Lila
rabbrividì per l'eccitazione.
Quando
Steve si allontanò -restando pur sempre troppo vicino per i
suoi
gusti- Lila dovette ripetersi tutti i motivi per cui no, non poteva
proprio saltargli addosso.
“Lo
stai facendo apposta?” gli domandò.
“Devo
convincerti a scegliere me, giusto? Bene. Userò tutte le
armi a mia
disposizione, anche se a sedurre sei sempre stata più
brava”
“Questo
lo dici tu” borbottò, stando tuttavia ben attenta
a non farsi
sentire. Obbiettivo in cui fallì miseramente
perché non solo Steve
la sentì, ma le rivolse un sorriso compiaciuto.
Forse
avrebbe anche detto qualcosa -davvero, doveva smettere di frequentare
Tony o avrebbe cominciato a ribattere allo stesso modo- ma un rumore
alla loro destra li costrinse a voltarsi.
“Loki!”
chiamò Thor e Lila vide il dio correre in direzione del
fratello,
pronto ad aiutarlo. Solo allora Lila si accorse di cosa stava
accadendo intorno a loro.
Non
si era resa conto della comparsa di un nuovo personaggio, ma era
evidenti che in quei pochi minuti erano accadute molte cose.
Quando
vide chi era, Lila impallidì.
Avrebbe
riconosciuto quei ghigno crudele dovunque e istintivamente si mosse
in avanti.
“Non
avvicinarti!” le intimò Steve, ma quando vide il
viso della
ragazza capì che non gli avrebbe dato ascolto: poteva essere
spaventata e terrorizzata quanto voleva, ma ad essere in pericolo era
Loki e quello vinceva ogni timore.
Se
ne rese conto con dolore e rabbia, ma si disse che la reazione di
Lila sarebbe stata la stessa anche se ci fosse stato lui al posto del
dio.
Perché
lei li amava entrambi, forse non ugualmente, ma entrambi.
La
vide scattare avanti e corse nella sua stessa direzione. L'avrebbe
seguita se non fosse stata improvvisamente circondato da altri nemici
che gli sbarrarono il passo.
Loki
e il suo avversario -ancora a volta coperto, ma a Lila non serviva
vederlo per sapere chi si celava lì sotto- combattevano, ma
le cose
non sembravano andare nel migliore dei modi per il dio degli Inganni
e Lila se ne rese conto con sgomento.
Scattò
in avanti per intromettersi, ma le braccia di Thor la fermarono.
“Non
puoi farlo. Stai indietro, ci penso io” le disse e si
lanciò in
aiuto del fratello. Ebbe il tempo di sbattere le palpebre e quando le
riaprì, Thor era già lontano, intento a rialzarsi
dopo un volo di
qualche metro.
L'altro
afferrò Loki per il collo, strattonandolo mentre apriva un
varco
verso chissà quale mondo con uno strano scettro.
“Tu
dovresti andare bene: vedremo se saprai darmi le informazioni che
cerco”
La
sua voce era forse peggio del suo aspetto: gutturale, ferina,
più
simile al ringhio di una bestia che a una voce umana.
Ma
stranamente Lila non provò paura. Per la prima volta da
molto tempo
si riconobbe nel fiotto di adrenalina che le si riversò
nelle vene e
nella rabbia che le divampò dentro.
Finalmente
era di nuovo lei, la Lila coraggiosa e forte, determinata fino alla
sconsideratezza. Ne fu felice.
“Andiamo,
abbiamo alcune cose di cui discutere” sogghignò
l'uomo -sempre che
lo fosse- da sotto il cappuccio.
“Lascialo!”
Lila si lanciò in avanti, dimentica di tutto il resto. Non
avrebbe
permesso a quel essere di portare via Loki, non fino a quando avrebbe
potuto opporsi in qualche modo.
“A
quanto pare qualcuno qui ci tiene a te” rise e Lila si
sentì
ribollire di furia. Certo che c'era qualcuno che ci teneva a lui,
come poteva credere il contrario?
Lila
ringhiò qualcosa tra i denti e si sporse ancora con cautela.
L'altro
sogghignò: quella ragazzina aveva coraggio da vendere, ma
questo lo
aveva già capito.
Li
aveva osservati tutti, per carpire ogni informazione possibile su di
loro e aveva compreso come Lila fosse l'anello debole della catena.
Certo,
poteva anche essere più coraggiosa di una persona normale,
ma in lei
non c'era nient'altro di speciale.
“Vuoi
fermarmi?” le domandò con un sorriso crudele.
“Credi
che non ce la farei?”
“Sei
solo una ragazzina piena di incertezza. Come pensi di vincere me, che
sono la paura personificata, quando non sai vincere ciò che
ti
spaventa neanche nel tuo animo?” la prese in giro, ma Lila
era ben
lungi dal lasciarsi abbattere.
“Oh,
ti prego! Speravo che almeno i super cattivi non amassero cadere nei
cliché peggiori della storia, ma mi sbagliavo” lo
sbeffeggiò. Se
pensava che bastasse dirle una tale ovvietà per
distruggerle
l'equilibrio su cui si muoveva, si sbagliava di grosso.
Aveva
passato momenti ben peggiori e poi gli doveva ancora un favore per il
bel sogno che le aveva provocato due notti prima.
“Mi
piacerebbe restare qui a parlare, ma io e il tuo caro dio abbiamo
alcune cose di cui discutere” la congedò e detto
ciò entrò nel
portale.
Ma
non aveva fatto i conti con la creatura testarda e priva di spirito
di autoconservazione che era Lila.
Non
pensò, si lasciò guidare dall'istinto e si
lanciò in avanti.
“Lila!”
la richiamò Steve che aveva capito cosa avesse intenzione di
fare,
ma era troppo lontano per impedirglielo.
Vide
Thor frapporsi tra la ragazza e il varco e per un attimo
sospirò di
sollievo: lui l'avrebbe sicuramente fermata.
Ma
Lila era agile e scavalcò senza fatica apparente la figura
massiccia
del dio del tuono. Con la coda dell'occhio lanciò un'ultima
occhiata
a Steve e sorrise mestamente.
Forse
era una follia e forse sarebbe morta quella volta, ma qualunque cosa
sarebbe successa voleva tenere con sé il ricordo di Steve.
L'avrebbe
sollevata nei giorni a venire, qualunque cosa sarebbe successa.
Varcato il portale lo sentì chiudersi alle sue spalle e si
ritrovò
a cadere nel vuoto.
A
quel punto le palpebre si fecero incredibilmente pesanti, impossibili
da tenere aperte e alla fine, nonostante tutto, fu costretta a cedere
e a lasciare che si chiudessero.
Continua