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Autore: CowgirlSara    18/06/2004    2 recensioni
Orlando conosce una ragazza che vive la vita come se non ci fosse domani; inizia tra loro una relazione che sembra non avere lunga durata, ma le cose non sono mai come sembrano.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dominic Monaghan, Orlando Bloom, Viggo Mortensen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Capitolo 6 -

- Capitolo 6 -

And if you'll only hold me tight

We'll be holding on forever

And we'll only be making it right

Cause we'll never be wrong together

(Total eclipse of the heart - Bonnie Tyler)

 

 

Le telefonate tra Orlando e Cassy continuarono in maniera sporadica, a causa degli impegni di entrambi, ma erano sempre molto piacevoli; i due ragazzi scherzavano, parlavano e, ogni tanto, piombavano in silenzi che ognuno di loro avrebbe voluto riempire con le parole dettate dal cuore. Finiva puntualmente che trovavano un argomento alternativo, chiedendosi per quanto ancora sarebbero riusciti a tenersi tutto dentro.

La routine alla fine riprendeva il sopravvento; così, mentre Orlando era impegnato sul set, tra finti crolli in miniera, scene d'amore appassionate e croci fatte in terra col nastro adesivo, Cassy spostava un po' più in su l'asticella del salto in alto, migliorava i suoi tempi sui duecento metri piani e riusciva a non fare nulli lanciando il giavellotto.

E la vita di tutti i giorni scorreva a ritmi intensi per tutti e due, e l'estate lentamente finiva, lasciando il posto ad un dorato autunno; ogni giorno che passava, avvicinava Orlando alla fine delle riprese, cosa che lo stava entusiasmando più del dovuto, ma questo migliorava la sua prestazione e gli dava una grande energia. Cassy, da parte sua, alternava giorni di accettabile serenità, a giorni d’inspiegabile tristezza, e allora si metteva il maglione del ragazzo e si rannicchiava sul letto, sognando di averlo vicino.

 

Era una mattina di ottobre, l'ultima settimana di riprese; l'autunno già colorava in modo splendido i boschi canadesi che ospitavano il set: macchie di giallo oro, o di rosso brillante, apparivano tra il verde scuro delle conifere, mentre il cielo manteneva da giorni un turchese quasi irreale. La sera e la mattina cominciava a fare davvero freschino.

Ma Orlando non pensava a niente di tutto questo; era da quella mattina che era inquieto, aveva visto qualcosa che lo aveva messo in agitazione. Ora osservava il regista, durante una pausa della lavorazione, in modo fintamente distratto; gli doveva parlare in tutti i modi. Quando vide la sua assistente allontanarsi, colse l'occasione al volo. Si precipitò sulla sedia libera al suo fianco; l'uomo lo guardò con espressione interrogativa.

"C'è qualcosa che ti devo ancora chiarire, Orlando?" Gli domandò poi.

"No." Negò l'attore.

"E allora? Non vedi che sto bevendo il mio cappuccino?" Fece l'altro, alzando il bicchiere di carta colorata che aveva in mano.

"Non volevo disturbarla, ma ho visto i ruolini... domani sarebbe il mio ultimo giorno di riprese." Affermò Orlando.

"Hmhm." Annuì il regista. "Dunque?"

"Mi chiedevo se avete bisogno di me anche per il resto della settimana." Buttò lì il ragazzo. "Altrimenti potrei tornare in Inghilterra..."

"Perché?" Domandò l'uomo, fissandolo con le sopracciglia aggrottate.

"Ecco..." Ora doveva trovare una scusa plausibile. "...il 10 ho la prima di un altro film e..."

"Il 10 è sabato prossimo." Disse l'altro.

"Lo so." Rispose Orlando, allargando le mani. "Ma ho alcune cose da fare a casa, prima di partire per Los Angeles." Il regista assunse un'aria riflessiva, storcendo la bocca.

"Mah, hai fatto un buon lavoro finora..." Dichiarò infine; l'attore cominciò a sperare. "...però prima devo dare un'occhiata al girato degli ultimi giorni, poi ti faccio sapere."

"Mi farebbe un favore grandissimo!" Esclamò il ragazzo.

"Ti so dire domattina." Affermò l'uomo, tornando a guardare davanti a se, e riprendendo a bere il suo cappuccino. "Ora vai, tra poco tocca a te."

"Grazie, grazie..." Proclamò Orlando, allontanandosi con le mani giunte e continuati inchini. "...grazie..."

"E smettila di leccare il culo, che non ce n'è bisogno!" Sbottò il regista, lanciandogli dietro il bicchiere vuoto; Orlando rise, tornando verso la poltroncina col suo nome.

 

L'asticella era posata all'altezza del suo record personale, ma la ragazza si rendeva conto che erano passati tre anni di quasi totale inattività, da quel limite.

Altre persone si allenavano nella pista intorno a lei: c'erano bambini che apprendevano i primi rudimenti dell'atletica, due robusti ragazzi impegnati nel getto del peso, un gruppo di ragazze che correvano intorno all'ovale. Bene, erano appena passate, aveva un po' di tempo prima che compiessero un altro giro.

Cassy si concentrò, respirando intensamente, poi socchiuse gli occhi e, mentre tutte le voci del mondo sparivano dalla sua mente, disegnò col pensiero il tragitto dei suoi passi, la spinta, lo stacco, il valicamento perfetto dell'asticella... Riaprì gli occhi di scatto, con espressione decisa, assumendo la posizione di partenza, poi scattò verso l'ostacolo.

La ragazza contò i passi, perfetti, si staccò da terra con una spinta potente, andava bene; la testa, le spalle e la schiena superarono senza intralci l'asticella, ma, prima di sollevare le gambe, ebbe la precisa sensazione di averla sfiorata col sedere. Chiuse gli occhi, mentre cadeva sul materasso; lì riaprì solo quando fu ferma, guardando su, e... l'asta vibrava ancora leggermente, ma era rimasta al suo posto!

"Cass!" La voce di sua madre la richiamava dalle tribune; lei si girò, ancora stupita, e la vide incitarla con un braccio alzato e la mano stretta a pugno.

Cassy guardò di nuovo l'asticella, che ora era ferma, e fu presa da un moto d'emozione che le fece bagnare gli occhi; il salto in alto era il suo ultimo limite, ora era pronta per la gara. Sperava solo che Orlando mantenesse la sua promessa...

 

Era una mattina pallida, il sole appena sorto faceva capolino timidamente dietro ad un velo di fine nebbia grigia; i cipressi che circondavano la pista erano ancora bagnati dalla rugiada notturna ed emanavano quel loro tipico profumo, mentre sulla pista c'era ancora qualche piccola pozza d'acqua dovuta alla pioggia della sera prima.

Cassy correva, solitaria, in quell'alba d'autunno, solo il rumore soffuso dei suoi passi riempiva il silenzio; le piaceva correre a quell'ora, non le serviva solo come allenamento, ma anche come momento di riflessione quotidiana, e nessuno le rompeva l'anima.

La ragazza si fermò al bordo della pista, con un leggero fiatone, poi s'impegnò in alcuni esercizi di respirazione, dopodiché prese la sua borraccia e bevve un lungo sorso d'acqua; aveva in programma di correre un altro po', per passare poi ad alcuni movimenti di stretching defatigante e, infine, nella tarda mattinata, qualche getto col peso.

Improvvisamente, però, si sentì osservata; posò la bottiglia sulla panchina al suo fianco e guardò in su.

C'era qualcuno seduto sulle gradinate, in alto; jeans scuri, una maglietta della Harley Davidson con un paio di Ray-ban infilati nel colletto, e, soprattutto, un sorriso e due occhi che stendevano: Orlando!

Cassy spalancò la bocca, completamente sorpresa, e paralizzata dall'emozione; lui rise, in quel suo modo irresistibile, che avrebbe fatto splendere il sole perfino nella giornata più buia, e il cuore della ragazza prese il diretto per la sua gola. Orlando la guardava, sempre sorridendo, con i gomiti posati sulle ginocchia.

"Che c'è?" Le fece, con un cenno del capo. "Non mi dici nemmeno bentornato topo?" Chiese con tono scherzoso; a quel punto, anche Cass sorrise.

"Bentornato... bel topone." Gli disse infine; il ragazzo si alzò e la raggiunse.

Orlando si fermò davanti a lei e la guardò negl'occhi; era talmente emozionato di rivederla, che non era sicuro di riuscire a dire qualcosa di sensato. Avrebbe voluto abbracciarla, così come stava, sudata e col fiatone, coi capelli appiccicati alla fronte; quest'ultimi le erano un po' ricresciuti, anche se restavano piuttosto corti.

La guardò meglio, indossava un paio di calzoncini grigi aderenti, ed una canottiera elasticizzata dello stesso colore, niente reggiseno; non che ne avesse bisogno, visto che i suoi capezzoli puntavano dritti verso il cielo. Il problema fu che Orlando si ricordò perfettamente com'era sentirli con la lingua...

"Che bello rivederti." Disse Cassy, riportandolo per un attimo sulla terra; le sorrise.

"Sì, anche per me, mi sei mancata molto." Dichiarò invece lui, con dolcezza.

Cassy sospirò, guardando altrove; gli stava a meno di un passo, avvertiva chiaramente il calore del suo corpo, il suo profumo... oh, quanto le era mancato il suo profumo! E la sua pelle, le sue mani, le labbra... Il cuore le batteva fortissimo, ma non sapeva se dipendesse dagli effetti della corsa o da quelli della presenza del ragazzo.

"Io... io dovrei riprendere..." Balbettò lei, alzando gli occhi in quelli di lui. "...sennò mi raffreddo..."

"Oh, non lo permetterei mai!" Esclamò Orlando, allargando le braccia. "E' meglio se rimani calda..." Non era tanto la frase, era come l'aveva detta; Cass deglutì, ora sì che non sapeva come comportarsi.

"Lo sai usare un cronometro?" Gli chiese allora, sollevando una mano; il ragazzo guardò lo strano oggetto, che somigliava ad un orologio. Nel fare la domanda, Cassy si era ulteriormente avvicinata.

"Credo di sì..." Rispose Orlando, ma i suoi occhi seguivano una goccia di sudore che stava scendendo dal collo della ragazza, fino a calare dentro lo scollo della sua canottiera.

"Tu premi questo pulsante quando parto..." Lui guardò il cronometro, mentre lei osservava il suo collo, con la prepotente voglia di morderlo e baciarlo. "...e lo fermi, così, quando, dopo due giri, passo di nuovo su quella riga bianca..." Gl'indicò la linea dello start.

I respiri di entrambi erano accelerati, i cuori pulsavano come batterie rock, la tensione erotica cresceva... altri venti secondi a guardarsi in quel modo e si sarebbero saltati addosso reciprocamente, ma Cassy si scostò.

"Hai capito?" Gli domandò; lui, a bocca aperta, sospirò, poi annuì.

"Sì, sì." Rispose. "Sì, certo!" Rincarò, passandosi una mano sulla nuca.

"Allora, io vado." Fece Cass, allontanandosi; Orlando annuì di nuovo, spostandosi vicino alla panchina, pronto a fare il suo dovere.

Rimasero sulla pista ancora per più di un'ora; Cassy correva, Orlando cronometrava, anche se non era sicuro di farlo bene, ma doveva farsene una colpa, se trovava più interessanti le gambe della ragazza ed i movimenti del tatuaggio sul suo addome modellato?

Terminato l'allenamento, Cassy chiese ad Orlando di aspettarla nella caffetteria del centro sportivo, mentre si faceva la doccia; gli chiese anche di ordinarle la colazione.

 

Orlando si era seduto ad un tavolo vicino alla vetrata; nel frattempo si era alzato il sole e la nebbia era scomparsa. Il centro sportivo aveva cominciato ad animarsi, ma non fu difficile per Cass ritrovarlo nella sala relativamente piccola. Il ragazzo si era infilato un cappellino tipo pescatore di jeans e gli occhiali, accorgimenti minimi per stare in mezzo alla gente senza troppi fastidi. Lei sorrise, raggiungendolo.

Cassy si sedette di fronte a lui, gettando il suo borsone a fianco del tavolo, ma in modo che non desse fastidio a chi passava; si sorrisero, poi Orlando le indicò le cose sul tavolo.

"Frullato di mela e toast leggero, come ordinato dalla signorina." Le disse.

"Grazie, Milord." Scherzò lei, con una riverenza.

Lui, invece, aveva preso torta al cioccolato e the alla vaniglia; cominciarono a mangiare in silenzio, ma non resistettero a lungo.

"Allora, come..." Esordirono in coro; si guardarono e scoppiarono a ridere.

"Oh, siamo vittime di un rarissimo caso di fusione mentale senza contatto." Affermò divertita Cass, dimostrando di non aver minimamente perso la vena pungente.

"E' che ci siamo detti così poco." Replicò Orlando con dolcezza. "E non so perché."

"Beh, rimediamo allora." Fece lei. "Innanzi tutto, cosa ci fai qui, non dovevi tornare la settimana nuova?" Il ragazzo si grattò il cappello, con un sorrisino scemo.

"In effetti sì, ma ho finito prima, ottenendo il permesso di tornare." Spiegò. "Sono arrivato ieri sera."

"Sei un cretino." Affermò la ragazza, seria. "Non dovevi alzarti così presto, sarai sballato dal fuso orario, ci sono cinque ore." Aggiunse, pulendosi la mano.

"Ma non ti preoccupare, ho dormito sull'aereo!" Proclamò lui. "Comunque, non garantisco per episodi di narcolessia improvvisa!" Continuò ridendo; Cassy scosse il capo con divertita disapprovazione. "Allora, dimmi un po' di te." Fece poi Orlando, con un cenno della mano.

"Ehhh..." Sospirò lei, incrociando le braccia. "E' stata dura, levatacce, ricominciare la dieta..." Raccontava seria, ma era chiara la soddisfazione nei suoi occhi, e lui ne era felice. "...lavorare il doppio degl'altri per essere al pari, mi sto facendo un culo spaventoso..." Alzò gli occhi su di lui. "Sono dimagrita otto chili."

"Otto chili?!" Ribatté stupito il ragazzo. "Ma se eri magrissima!"

"Non abbastanza per l'atletica, poi dovevo rifarmi la muscolatura giusta, il fiato, sai..."

"Però mi sembra che tu sia piuttosto soddisfatta." L'interruppe Orlando; Cass abbassò lo sguardo, ma, poco dopo, sulle sue labbra comparve un sorriso. Rialzò il viso.

"Sì." Ammise finalmente. "Non avevo capito quanto tutto questo mi mancava, finché non ho ricominciato, ora sono stanca, ma contenta."

"Ne sono felice." Le disse lui, prendendole la mano che lei aveva appena posato sul tavolo. "Sono davvero molto felice per te, Cass."

Finirono la loro colazione chiacchierando del più e del meno; Orlando le comunicò che Dom e Lory si erano lasciati, pare che l'amico avesse addotto, come motivo, incompatibilità ambientale, lui ora si doveva liberare delle scorie. Risero, durante quel racconto, entrambi meravigliati di stare ancora così bene insieme, anche solo dicendo sciocchezze.

Si salutarono nel parcheggio, davanti alla macchina della ragazza, senza sapere poi tanto bene che cosa dire, baciandosi sulla guancia come due vecchi amici.

Cassy lo guardava dirigersi verso il suo prestigioso fuoristrada appoggiata allo sportello dell'auto, con un crescente senso di insoddisfazione; non sapeva cosa si era aspettata di preciso, ma di certo questo distacco imbarazzato non ne faceva parte.

Orlando si avvicinava alla macchina rigirandosi nervosamente il portachiavi tra le dita; non stava esattamente pensando, più che altro agiva in modo meccanico, mentre la testa vagava altrove. Arrivò davanti all'auto e schiacciò il pulsante per l'apertura, risuonò il bip.

Nello stesso momento, sentendo quel suono, la ragazza si girò e aprì, manualmente, la sua vecchia Ford, ma, all'improvviso, le arrivò alle orecchie un altro doppio bip; si girò e vide Orlando marciare deciso verso di lei, dopo aver richiuso la macchina.

Non rallentò, non si fermò, la spinse contro la fiancata della macchina e la baciò, spingendosi contro di lei con tutto il corpo e infilando un ginocchio tra le sue gambe; quando Cass si accorse di come fosse già messo lui, cedette subito, passandogli le braccia intorno al collo, cosa che gli fece cadere il cappello, e avvinghiò una gamba alla sua. Ecco cosa si era aspettata, inutile negare che ci aveva sperato fin dall'inizio.

 

Guidare fino a casa di Cassy non fu un'impresa facile, per nessuno dei due, ma in special modo per Orlando, che si ritrovava con un imbarazzante, quanto non controllabile, ingombro; come lo avrebbe spiegato, nel malaugurato caso lo avesse fermato la polizia? Guidò piano e con attenzione, per evitare qualsiasi pericolo, ma questo lo fece arrivare molto dopo di lei, che aveva guidato come fosse in competizione alla Parigi-Dakar, dribblando vecchiette, autobus e cagnolini.

"Ma dove cazzo eri finito?!" Gli gridò, quando se lo trovò davanti aprendo la porta; lui teneva le mani sugli stipiti della porta, col busto leggermente piegato in avanti, ed un'espressione sofferente sul viso. Entrò.

"Non mi chiedere nulla." Rispose con voce lamentosa. "Chiudi quella porta." Le ordinò poi.

Solo quando la ragazza lo fece, lui si voltò verso di lei, accorgendosi che si era già tolta la tuta da ginnastica e gli stava davanti solo con una magliettina e gli slip; prese un lungo sospiro, raddrizzandosi, poi fece un passo, uno lo fece lei, e ricominciarono a baciarsi. 

Cassy lo trascinò, travolgendo il mobiletto del telefono, fin nella camera da letto, che era in penombra, e lì la faccenda divenne meno violenta e più sensuale.

Gli occhiali di Orlando volarono sulla poltrona, seguiti poco dopo dalla sua maglietta; le labbra passarono dalla bocca al collo, le mani si facevano sempre più impazienti. Il ragazzo si chinò, infilando le mani sotto la maglietta di lei, la sollevò piano, cominciando a baciarle l'addome e l'ombelico, mentre le mani salivano verso il seno; lei sospirava, sempre più eccitata, con l'affanno che saliva insieme alla bocca di Orlando sulla sua pelle. Quando le sfilò l'indumento e cominciò a baciare il seno, Cassy lo spinse verso il letto, facendocelo cadere sopra; poi si mise seduta accanto a lui e gli slacciò i pantaloni lentamente. Vederlo che s'inumidiva le labbra, mentre lei lo spogliava, le provocò un moto di eccitazione violenta, che però riuscì a controllare. Quando lui fu nudo, la ragazza lo osservò, poi alzò gli occhi e gli rivolse un sorriso malizioso e soddisfatto.

"Che c'è?" Fece Orlando impaziente.

"E' bello vedere che i vecchi amici stanno bene..." Rispose Cass con un'alzata di sopracciglia; e lui capì bene a cosa si riferiva.

Dopo una risatina, lei si stese sul letto e si sfilò le mutandine, poi si mise sopra di lui; si guardarono negl'occhi, il ragazzo le posò le mani sui seni, facendole poi scendere lentamente fino ai fianchi, con una carezza. Lo sentì stringerla di più, lei era pronta, ma Orlando parlò.

"Oggi facciamo come voglio io." Mormorò dolcemente, e la ribaltò sul materasso andandole sopra; Cass emise un piccolo gemito, quando sentì quanto era pronto lui, prima che la bocca le fosse chiusa dall'ennesimo bacio. Gli serrò le gambe sui fianchi.

 

Si separarono sudati e soddisfatti, continuando a tenersi per mano; Orlando fece un respiro profondo, mentre Cassy si mise a ridacchiare. Lui si girò, incuriosito e divertito.

"Questa è stata la rivalutazione piena del vecchio, e mai troppo compianto, missionario!" Affermò la ragazza guardandolo; rise anche il ragazzo.

"Certo così, sembra che abbiamo chissà che arretrati." Scherzò poi.

"Ma no, è solo che... mi sei mancato tanto..." Gli disse dolcemente lei, carezzandogli la fronte; poi si fece più maliziosa. "...ma anche il tuo fratellino..." Aggiunse, lanciando un'esplicita occhiata in basso.

"Ahhh, è così..." Fece Orlando stiracchiandosi, cosa che gli scoprì quasi l'inguine. "Allora sei sempre la vecchia Cassy!" Aggiunse.

"Solo sotto le lenzuola..." Ribatté la ragazza, col suo tipico sopracciglio, e infilando la mano sotto la coperta; lui sussultò, poi sorrise.

"Hai capito, fa tanto la brava ragazza... ah..." Lei continuava a muovere la mano, e lui sorrideva, cercando di parlare. "...disciplinata... oh sì..." Annuì.

"Io, sono una brava ragazza..." Dichiarò Cassy, mentre le sue azioni ne smentivano le parole. "..semmai, sei tu che mi porti sulla cattiva strada..."

"Ah, no!" Si ribellò il ragazzo, afferrandola e spingendola contro i cuscini. "Adesso ti sistemo io, belle tettine!" E cominciò a farle il solletico.

"Smettila!" Protestava la ragazza ridendo. "Basta! Ah! Ahahahah!!"

Orlando si fermò abbastanza all'improvviso, sollevandosi sui gomiti, poi si mise a guardarla, nella penombra della stanza; Cassy sorrideva ancora, con gli occhi un po' lucidi a causa delle risate, lui le carezzò il viso con tenerezza.

"Quanto sei bello." Gli disse lei, sollevando un braccio e prendendolo per la nuca, poi lo tirò a se. "Sei proprio bello." Gli sussurrò nell'orecchio, poi cominciò a baciargli la guancia; il ragazzo sorrise, poi si spostò su di lei e ricominciarono a fare l'amore.

 

Ore dopo erano ancora avvinghiati, nell'incasinatissimo letto, scambiandosi tenerezze; si erano goduti pienamente quel pomeriggio, ed ora si attardavano, cercando un modo per salutarsi adeguatamente.

"Mi spiace che posso restare così poco." Affermò Orlando, baciandole piano la linea del mento. "Domani devo già partire."

"Così presto?" Si lamentò Cassy.

"Hm, sì." Rispose lui. "Sabato ho la prima del mio film in uscita a Los Angeles, poi parte la promozione, sarò impegnato per tutto il mese." La ragazza si sollevò un po'.

"Ma il 17 e il 18 io ho la gara." Gli ricordò. "Avevi promesso che ci saresti stato." Mormorò delusa, facendo il broncio.

"No, tranquilla!" La rassicurò il ragazzo. "Mi sono lasciato libero il 18, non manco alla finale nemmeno morto!" Allora Cass sorrise soddisfatta, abbracciandolo.

"Tu sei un tesoro!" Dichiarò stringendolo, mentre lui rideva. "Il mio topolone tenero e bellissimo!" Esclamò poi.

"Ascolta, topetta." Le fece lui, sollevandosi. "Devo proprio andare, stasera ho un'intervista." Le spiegò, lei annuì. "Mi posso fare una doccia, prima?"

"Certo." Acconsentì la ragazza. "Ma non consumare tutta l'acqua calda."

"Non ci penso nemmeno!" Promise Orlando, poi le schioccò un bacio sulle labbra ed uscì dal letto; Cassy lo osservò compiaciuta, ma le venne da dire una cosa, prima che il ragazzo entrasse in bagno.

"Sai Orlando..." Lui si girò, guardandola interrogativo. "...preferisco la tua parte anteriore..." La guardò male, aggrottando la fronte. "La natura non può mica dare davanti e dietro..." Affermò sarcastica; lui sorrise acido, poi le lanciò la sua maglietta.

 

Cassy fu svegliata da Orlando che le baciava un piede; la ragazza aprì gli occhi e guardò in fondo al letto, dove lui era seduto e continuava con le sue azioni.

"Ma che fai?" Gli domandò lei, passandosi una mano sulla faccia.

"Una volta hai detto che mi volevi mangiare... mi sa che lo faccio prima io." Rispose con un sorriso malizioso; Cassy sorrise, poi si mise in ginocchio e si avvicinò al ragazzo.

"Te ne vai?" Gli chiese guardandolo negl'occhi, con tono da bambina.

"Eh sì, sennò faccio tardi, stasera ho un'intervista." Spiegò Orlando abbracciandola; si scambiarono un bacio che definire profondo era un eufemismo.

"Ma se fai così, come ti lascio andare?" Disse la ragazza, quando si lasciarono; le mani di Orlando non avevano ancora smesso di carezzarle minuziosamente il sedere e la linea della schiena. "Mi fai venire voglia di nuovo..." Sussurrò poi Cassy nel suo orecchio, prima di cominciare a mordicchiargli il collo.

"Vabbene!" Esclamò all'improvviso lui, scattando in piedi e aggiustandosi la maglietta. "E' meglio che vada." Aggiunse semiserio; lei rise piano.

"Ti accompagno alla porta." Affermò Cassy, allungandosi sul letto per prendere qualcosa; afferrò un maglione e le sue mutandine, se l'infilò seduta sul bordo del letto, poi si alzò, seguendo Orlando verso la porta.

Le loro dita si cercarono, durante il tragitto, e arrivarono all'uscita tenendosi per mano; il ragazzo aprì la porta, fermandosi sulla soglia.

"Beh, allora ci sentiamo." Cassy annuì, poi aggrottò la fronte fissandolo.

"Un ultimo bacio?" Chiese poi; Orlando ci pensò per un attimo.

"Ma sì!" Rispose infine.

E si baciarono di nuovo, lentamente, con dolcezza, con piccole carezze, tocchi delicati, come se non volessero proprio smettere; Cassy perse l'equilibrio e finirono appoggiati allo stipite della porta, Orlando lasciò la maniglia della porta e passò la mano sotto il maglione.

"Ah." Fece una stupita voce femminile; si staccarono subito e guardarono nella direzione da cui veniva.

"Mamma..." Mormorò sorpresa Cassy. "...che... che ci fai qui?" Le domandò poi.

"Beh..." Esordì la donna, salendo gli ultimi due scalini. "...il tuo cellulare è staccato, ed il telefono di casa da occupato da almeno tre ore, mi ero un po' preoccupata..." Continuò. "Ma vedo che non ce n'era motivo..." Aggiunse, lanciando un'allusiva occhiata al ragazzo.

"Signora Simmons..." Salutò imbarazzato lui, passandosi una mano sulla nuca.

"Bentornato Orlando." Replicò la donna.

"Grazie." Rispose. "E' un piacere rivederla..." Lo sguardo di Cassy era divertito, anche se un po' scocciato; la ragazza non sapeva proprio cosa dire.

"Mi fa piacere vedere che stai bene..." Riprese Wendy, arrivando accanto ai due ragazzi. "...mai quanto a mia figlia, vero." Sottolineò sarcastica; Cassy fece una smorfia acida, Orlando ridacchiò timidamente.

La signora Simmons, con un ultimo sorriso compiaciuto, entrò nell'appartamento, lasciando che i due si salutassero per bene. Orlando guardò l'orologio, poi storse la bocca.

"Il tempo è davvero scaduto, temo." Affermò, tornando a guardare la ragazza.

"Non importa, dai." Ribatté tranquilla lei. "Ci vediamo." L'attore sorrise, poi si avvicinò e le diede un bacio al confine tra il mento e il collo, proprio sotto l'orecchio; le piaceva da morire, essere baciata lì, e si chiese come lo avesse capito.

"Grazie per queste belle ore." Le sussurrò sulla pelle; Cassy sorrise e gli carezzò il viso.

"Di nulla." Gli rispose.

"Ti chiamo io." Continuò Orlando. "Ma accendi il cellulare." Si raccomandò scostandosi; si sorrisero, poi lui s'incamminò verso le scale.

Cassy si affacciò alla balaustra, mentre lui scendeva e, come se lo sapesse, Orlando alzò il capo; si scambiarono un ultimo sguardo complice e allegro, e il ragazzo le strizzò l'occhio, gli rispose un grande sorriso. Alla signora Simmos non sfuggì il fatto che sua figlia, quando rientrò in casa, camminava a mezzo metro da terra.

 

CONTINUA...

   
 
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