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Autore: Chocolatewaffel    17/10/2012    2 recensioni
Per chi ha letto "Katharin Kimmel, una ragazza come tante" questa sarà semplicemente una riscrittura, più completa. In ogni caso spero che darete lo stesso un'occhiata veloce.
Tratto dal quinto capitolo: "TOM: tu pensi che io sia un egoista, insensibile, puttaniere senza cuore, vero? Beh sai una cosa. E' vero sono un egoista di merda però tu lo sei più di me, e sai perché? Perché quella che si ostina a farci soffrire entrambi sei TU! Quella che deve crescere sei TU! TU non io! Sei tu quella che deve superare quello schifo di passato per poter essere felice.. con me. CAZZO KIMMEL IO TI VOGLIO E TU VUOI ME! Perché devi creare altri problemi?
La voce della ragazza era resa insicura da un groppo alla gola, non voleva piangere lì, davanti a lui"
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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kat 8
                         

               - Ti dimenticherò.. forse -

Il pomeriggio del 26 Marzo Tom Kaulitz, il chitarrista dei Tokio Hotel, il "Sexgott" rubacuori e bastardo del gruppo si era trascinato in casa con gli occhi leggermente arrossati e l'aria stanca. Si era rinchiuso in camera e vani erano i tentativi dei genitori e del fratello di farlo scendere a mangiare.
Stava male, stava dannatamente male e la colpa di tutto quel dolore era solamente ed unicamente sua.
Perché si capisce l'importanza di una persona solo dopo averla persa?
In quel momento gli tornò in mente una scena avvenuta tempo addietro, quando ancora non si era reso conto di quello che stava accadendo dentro di lui.

Un ragazzino moro era appostato da circa dieci minuti dietro alla porta della camera del fratello, cercando in tutti i modi che conoscesse di attirare la sua attenzione.
BILL: TomTomTomTomTomTomTomTomTomTomTomTomTomTomTomTOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOM.. Tommino, Tomminnuccio, Tommibello, Tommicaro, To...
TOM: CHE C'è? Dimmi che c'è?!?!?!?!?!
BILL: Katy se ne è andata veramente. Prima sono andato a casa di sua zia ma c'erano solo i camion per i traslochi.
Gli occhi del moretto si riempirono di lacrime al pensiero di aver perso una delle sue poche vere amiche. Si era affezionato a quella ragazza un po' strana, dalla chioma rossa, le guance perennemente arrossate e con una cotta pazzesca per il fratello.
TOM: dai Bill. Te lo aveva detto che probabilmente sarebbe dovuta ripartire
BILL: ..è stata colpa tua, vero Tomi?
TOM: co-come?
BILL: l'hai usata proprio come tutte le altre, vero? Ma sai una cosa va bene e sai perché? Perché, anche se sei mio fratello nonchè la persona a cui voglio più bene al mondo, ti considero un babbeo e i babbei capiscono di aver bisogno di una cosa solo quando la perdono e tu, razza di babbeo senza cervello, l'hai appena persa. Divertiti con le tue numerose "amiche"
  
Solo ora riusciva a capire fino in fondo cosa significasse la frase del fratello. Perché quel moretto petulante, aveva già capito tutto tempo prima. Forse ancora prima che lui e Kat andassero a letto insieme per la prima volta. E allora, perché non lo aveva avvertito di quanto fosse pericolosa? Perché l'aveva lasciata entrare nella loro vita facilitandole il compito di ferirlo?

BILL: TOM?
TOM: non ora Bill, non ora
Perché non lo lasciavano in pace?
Ok. lo capiva che volevano il suo bene e stronzate simili però, cazzo! Quel giorno non era giornata! L'indomani sicuramente li avrebbe fronteggiati tutti con il suo solito sorriso strafottente e con la sua solita allegria ma quel giorno no. Quel giorno voleva semplicemente restare in camera sua ad autocommiserarsi.
BILL: Tom.. io.. mi spiace
Ma che carino si dispiaceva per il suo "fratellone" quando buona parte del problema lo aveva causato lui.
Perché doveva avere un fratello tanto stupido che nel ventunesimo secolo credeva ancora nel "vero amore" e  "nell'anima gemella"? Quelle sono tutte Stronzate.
La prossima volta che gli avrebbe esposto le sue stupidissime teorie sull'amore gli avrebbe rotto quegli adorabili dentini rifatti che si ritrovava.

La mattina del 28 Marzo si era alzato presto, tanto non sarebbe riuscito a riaddormentarsi comunque, si era vestito in modo informale e facendo meno rumore possibile era uscito di casa e aveva preso il suo unico VERO amore: Suzanne.
Dopo mezz'oretta era arrivato a destinazione.
Come un'automa aveva percorso il sentiero che portava al loro posto segreto.
Una volta arrivato si era sdraiato sull'erbetta e dopo un po', sopraffatto dalla stanchezza arretrata e dai ricordi, si era addormentato.

TOM: cazzo piccola Kat, questa ricerca di biologia è stata proprio interessante. Dovremmo rifarla qualche volta
Il ragazzino stravaccato sul suo letto ammiccò sensualmente verso la ragazzina al suo fianco.
Ora che la poteva guardare con più tranquillità poteva tranquillamente ammettere che era proprio bella. I capelli rossicci sparsi sul cuscino come a voler far risaltare ulteriormente il suo viso pallido. Le sue manine che stringevano convulsivamente il lenzuolo mentre cercava di restare il più coperta possibile, quelle stesse manine che poco prima toccavano inesperte il suo corpo. Le labbra rosse che continuava a torturare e poi c'erano quegli occhi azzurri che quando ti fissavano ti mettevano a disagio, quegli stessi occhi che ora si erano inumiditi.
Con uno scatto la ragazzina si era alzata dal letto e mormorando delle scuse sconnesse era corsa in bagno trascinandosi dietro tutto il lenzuolo.

Sentiva una voce conosciuta chiamarlo, quello era una persecuzione! Neanche mentre dormiva poteva stare in pace. Voltandosi dalla parte opposta del seccatore lo aveva intimato "gentilmente" a lasciarlo in pace.
Ma potrebbe mai essere che qualcuno lo asseconda? Certo che no.
Dopo aver constatato che il ragazzo si era seduto di fianco a lui, ignorando i suoi grugniti, e che non sembrava intenzionato ad andarsene si era messo a sedere anche lui.
TOM: allora, che vuoi?
ANDREAS: come stai?
Per tutta risposta il chitarrista si era limitato a guardarlo male.
ANDREAS: domanda stupida. Mi dispiace che fra te e Kat non abbia funzionato
TOM: non prendermi per il culo Andreas. Lo so che piaceva anche a te
Il biondino sorrise sarcastico, oramai era stato scoperto, perché avrebbe dovuto continuare a mentire e a trattenersi?
ANDREAS: già, dimenticavo che tu sei bravo a capire gli altri almeno quanto fai schifo a capire te stesso
TOM: perché non ci hai mai provato con lei?
ANDREAS: che senso avrebbe avuto? Non aveva altri occhi che per te. Quello che però non riesco a capire è quando tu abbia smesso di considerarla come un... gioco
TOM: credo che tutto sia cominciato circa tre anni dopo la sua partenza. Per essere precisi, il terzo anniversario dalla morte di sua zia. Quel giorno eravamo a casa per una breve pausa e così, come l'anno precedente, ho comprato un girasole e sono andato al cimitero. Quella donna sì che era veramente in gamba, aveva creduto nei Devilish, aveva creduto in me, glielo dovevo. Sta di fatto che quella volta mentre mi stavo allontanando l'ho vista davanti alla tomba con in mano il mio girasole, lei era.. più bella che mai.
Indossava un vestitino bianco, sembrava un angelo. Andreas te lo giuro era.. era..
Durante il discorso sul suo volto si era fatto spazio un sorriso dolce e malinconico.
Dopo un momento di pausa e un pesante sospiro aveva continuato.
TOM: sì, credo che sia stato proprio quello il momento in cui ho realizzato quanto mi mancasse
ANDREAS: e non sei andato da lei..
TOM: no. Credo che stesse piangendo. Io.. ogni volta che le ero vicino lei diventava triste e poi nella lettera, mi aveva chiesto esplicitamente di lasciarla andare, di dimenticarla e, se ci fossimo rivisti, di ignorarla. Volevo farla contenta.. queste però sono solo delle stupide scuse. La verità è che quella volta ho avuto una paura fottuta.
ANDREAS: e così l'anno scorso hai chiesto a Bill di cercarla.
TOM: non proprio, non è che gliel'ho chiesto, non ce n'era bisogno, tanto sapevo che rompipalle com'è se l'avesse vista l'avrebbe costretta a venire a trovarci comunque.
ANDREAS: però le cose non sono andate come volevi e ora sta con..
TOM: Lukas, sì. Che imbecille.
ANDREAS: se ti può consolare io l'ho sempre detto che tu non capisci un cazzo.
TOM: grazie Andreas, tu sì che sei un vero amico. Piuttosto, dov'è quell'essere nato il mio stesso giorno?
ANDREAS: ci sta aspettando in macchina. Tom, sono tutti preoccupati per te, reagisci e poi.. parla con Bill. Continua a dire che è colpa sua..
Il chitarrista si limitò ad annuire stanco.
Avrebbe dovuto pensarci, Bill aveva capito anche questo ed ora ci stava male. Ci mancava solo di ferire un'altra persona a cui voleva bene.
Andreas, capendo che era meglio lasciare l'amico da solo con i suoi pensieri, se ne andò il più silenziosamente possibile. Infondo, un po' lo capiva. Anche lui aveva dovuto rinunciare a Kat per un altro. Che poi "quell'altro" fosse un emerito idiota era tutta un'altra storia.
Tom, riacquistata la sua tanto agognata solitudine si risdraiò sull'erba fresca e si riaddormentò.

La voleva.
Era da quasi due settimane che non assaporava il sapore della sua pelle, che non sentiva il suo calore addosso, semplicemente gli mancava sentirla sua. Era diventata la sua prediletta, quasi una necessità.
Impaziente si appoggiò contro la parete dietro di lui. Finalmente dopo poco tempo la porta del ripostiglio si era aperta lasciando intravedere dietro di se una chioma rossiccia. Quando la riconobbe non riuscì a trattenere un sorriso soddisfatto.
TOM: ehi piccoletta, come mai questo ritardo?
KAT: ehm.. il professore stava spiegando una cosa interessante così ho aspettato che finisse per chiedere di uscire..
Il ragazzino con i rasta senza neanche ascoltare la risposta della rossa aveva iniziato a lasciarle una scia di umidi baci sul collo fino ad arrivare al lobo dell'orecchio che morsicchiò con bramosia. Con un braccio le avvolse la piccola vita facendola staccare dalla porta e con l'altro fece scattare la serratura. La ragazza con quel minimo di ragione che le era rimasta aveva provato a protestare ma il ragazzino la interruppe impossessandosi delle sue labbra appena dischiuse.
Quando la "piccoletta" scese  a baciargli il mento, per poi passare al collo e soffermarsi sul pomo d'Adamo, su cui disegnò dei piccoli cerchi con la lingua, non riuscì più a trattenersi. Voleva farla sua in quel preciso istante.
Con fare sicuro la prese per i fianchi e la sollevò, facendola sedere sullo scaffale dietro di lei. Le sue gambe avevano avvolto la sua vita, quasi avesse paura che da un momento all'altro se ne andasse, nel mentre le loro lingue erano impegnate a "danzare" passionalmente. Le alzò delicatamente la maglietta e iniziò a lasciare umidi baci anche sul ventre piatto per poi risalire fino al seno che torturò con la lingua per un po' di tempo.
Si sfilò velocemente i pantaloni per poi sfilarle, con più calma, i jeans e le mutandine, accarezzando, con le dita appena callose, le gambe magre di lei che man mano venivano liberate da quei pantaloni infine, con movimenti rapidi, si mise il preservativo che aveva aperto nell'attesa
.
Con un sussurro roco le chiese se era pronta e, sentendo le sue gambe stringersi ulteriormente intorno alla sua vita, interpretò la risposta come ad un sì. Il piccolo Tom la prese in braccio di nuovo e, tenendola per il sedere, la sollevò. La cosa gli richiedeva un grande sforzo ma non se ne curò così per un po' la tenne sollevata, baciandola lascivamente prima di decidersi a passare alla parte, che lui, considerava la migliore.
Lei accarezzò dolcemente i rasta del ragazzo che la fece posare sul suo membro eccitato. Appena si fu abituata alla nuova presenza assecondò il ragazzo nelle spinte per tacilitargli il lavoro fino a quando non riuscì a trattenere un gemito più forte dei precedenti che stimolò il ragazzo, al punto di farlo venire.
Si rivestirono in fretta senza parlare, senza gesti affettuosi, c'erano solo le sue lacrime che le inumidivano gli occhi, come ogni volta, a fargli capire che per lei non era un gioco come per lui. Fortunatamente non aveva mai pianto davanti a lui, scappava sempre prima. Proprio come quella volta che, dopo aver controllato che il corridoio fosse libero, se ne era andata velocemente com'era venuta.

Si era svegliato di soprassalto quando delle goccioline iniziarono a bagnarlo, infastidito si coprì con il cappuccio della felpa e, con passo svelto, raggiunse la macchina per poi tornare a casa. Appena tornato si aspettava di vedere il fratello o la madre venirgli incontro preoccupati ma, stranamente, aveva trovato l'abitazione deserta così ne approfittò per farsi una doccia rilassante.

Mentre si stava asciugando distrattamente i capelli controllando l'e-mail sentì la porta della stanza aprirsi e una presenza dietro di se. Anche senza voltarsi sapeva già di chi si trattasse.
TOM: sto bene.. scusa. Non è stata colpa tua
Non lo poteva vedere ma era sicuro che ora stesse sorridendo sollevato.
Non servivano altre parole per capire quello che entrambi stavano provando infatti, poco dopo, sentì le rassicuranti braccia del fratello abbracciarlo da dietro e infondergli la forza che lui stava perdendo.
Quella volta non riuscì a trattenere che l'ennesima lacrima gli scorresse lungo le guancia per poi cadere nel vuoto.
Mentalmente si ripromise che quella sarebbe stata l'ultima lacrima che avrebbe versato per lei. Da ora in poi lui sarebbe stato felice o comunque, ci avrebbe provato con tutte le sue forze.
Con una sicurezza che aveva perso negli ultimi giorni prese la chitarra e si mise a strimpellare qualche nota. Sì, lei e Suzanne sarebbero state le uniche due donne della sua vita.
  
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