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Autore: fers94    18/10/2012    1 recensioni
"Come si può coltivare un sentimento figlio di due mondi differenti che il destino condanna in qualsiasi circostanza? Come si può?" [Cornelia&Caleb]
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caleb, Cornelia Hale
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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9. Conti in sospeso

Comincia a piovere mentre corro verso casa di Peter e Taranee. Non dista molto dal lago. L'odore pungente dell'asfalto bagnato si sente forte e chiaro, un po' meno forte e chiaro sento nella mia testa le idee su come spiegare tutto a Peter. Ma non importa, devo mettere un punto sulla nostra storia perché non ha un senso e mai ce l'ha avuto, nonostante Peter sia una persona meravigliosa.


Suono il citofono e risponde Taranee.
"Chi è?"
"Taranee, sono io, Cornelia."
"Sali."
Riattacca così la cornetta e mi apre il portone.
"Ciao." esordisco io mentre Taranee mi fa accomodare.
Non vedo Peter.
"Immagino tu voglia parlare con Peter." mi dice lei.
"Non solo. Penso che anche tu e le altre ragazze meritiate spiegazioni. Vi ho detto che avrei lasciato perdere Caleb per i motivi che sono noti a tutte voi ed ora... Scappo da Peter per raggiungerlo. Insomma..." rispondo io ma Taranee mi interrompe.
"Se sei venuta per scaricare mio fratello, sono più che contenta. Non si merita una ragazza che non lo ama."
"Peter non lo meritava, hai ragione. Ma voglio che sappia che questo fallimento è solo ed unicamente colpa mia. Lui è fantastico e troverà sicuramente una ragazza che saprà amarlo fino in fondo. Come purtroppo non ho fatto io. Non posso farmi una colpa se amo Caleb." continuo alzando timidamente le spalle.
"Peter è in camera sua. Va' pure a parlargli. Ma ti avverto... Lui non immagina che appena dopo la sua proposta di una vita insieme, tu sia corsa tra le braccia di un altro. Sii completamente sincera con lui, almeno questa volta."
"Lo farò, ma voglio che anche tu sappia, Taranee."
"So già tutto, anche se non lo condivido."
"No, non sai tutto. L'altra sera sarei dovuta uscire con Peter, ma in realtà sono andata da Caleb, mettendo la scusa di una cena con i miei. E... E siamo stati insieme... Voglio dire, abbiamo..." comincio a dire ma anche stavolta Taranee mi interrompe.
"Non una parola di più. Saranno anche affari tuoi e di Peter, ma io non avrei disonorato una promessa fatta ad un'amica solo qualche ora prima. Hai tradito Peter... Ma anche una promessa che avevi fatto a me. Spero solo che da oggi tu abbia tutto più chiaro. Ora, per favore, parla con Peter e vattene via. Lui avrà bisogno di stare tranquillo ed io avrò bisogno di metabolizzare questa situazione. Percui... È meglio che tu faccia in fretta." conclude molto fredda lei.
Capisco che non ci sia più nulla da aggiungere, d'altra parte Taranee non ha affatto torto, così raggiungo la camera di Peter e mi fermo davanti alla porta. Conosco bene quella casa, ancor meglio quella camera, dove io e Peter siamo stati insieme per la prima volta. Mi dispiace del dolore che dovrò dargli, ma so bene che è mio dovere farlo. Sospiro e busso.
"Avanti." mormora lui da dentro, senza aspettarsi che sia proprio io.
Apro la porta e lui mi viene incontro sorpreso.
"Cornelia, finalmente! Ma... Ma dov'eri finita?" mi dice afferrandomi le mani.
"Scusa Peter, scusami per come mi sono comportata oggi..." rispondo.
"Vieni, sediamoci qui." continua lui, facendomi accomodare sul suo letto ed affiancandomi.
"Mi rendo conto che probabilmente l'idea della convivenza è stata un azzardo, che magari è ancora presto e sto correndo un po' troppo... Capisco che tu abbia reagito così, comunque non preoccuparti, non sono arrabbiato con te... Quello che ha sbagliato sono io..." mormora lui, giocherellando nervosamente con una molla tra le mani.
"No, Peter. Tu non hai sbagliato proprio niente, anzi. Sei sempre stato troppo buono con me. Sei tutto quello che una ragazza desidererebbe. Ed io non me lo merito uno come te." rispondo io, accarezzandolo.
"Ma che dici, amore mio! Magari fossi perfetto!" risponde dunque, abbozzando un sorriso imbarazzato.
"Peter, ascoltami... Io... Io credo che tra noi sia finita." dico poi seria.
"Come?" sussurra lui incredulo.
"Mi dispiace ma... Avrei dovuto capirlo subito che io e te non siamo fatti l'uno per l'altra. Scusami."
"Se è per la proposta di convivenza, te l'ho già detto, è stato un azzardo che mi  sarei potuto risparmiare, ma non credi sia eccessivo arrivare a troncare il nostro rapporto per questa sciocchezza?"
"Non è per questo..."
"E allora per cosa? Ultimamente andava tutto a gonfie vele... L'anello al tuo compleanno, la nottata in tenda, il tuo appoggio durante il mio campionato... Cosa c'è che non va allora, eh?"
"C'è un altro, Peter. Mi dispiace."
"Un altro?"
"Sì, è così."
A queste parole, Peter si alza dal letto e si avvicina alla finestra della sua stanza. Mi da le spalle e osserva la pioggia che cade all'esterno. Io resto seduta sul letto in silenzio.
"Chi è?" mormora senza voltarsi.
"È una persona che conoscevo ancor prima di conoscere te. Avevamo avuto una relazione molto difficile a quel tempo, dunque avevamo finito per lasciarci, in maniera molto dolorosa. Dopo di lui, ho conosciuto te ed è stato solo grazie a te se sono riuscita a riprendermi da quel dolore. Soltanto che... Da qualche giorno è tornato nella mia vita e..."
"Da quanto? Da quanto va avanti? Da quanto mi tradisci?" risponde lui alzando la voce e guardandomi in faccia.
"L'ho rivisto solo qualche giorno fa." rispondo io, sperando gli bastino solo quelle parole, ma non è così.
"Cornelia, ci sei stata? Te lo sei portato a letto?" mi urla a un palmo dalla faccia.
"Perdonami, se puoi. Ieri non ero a cena coi miei. Ero con lui. Ed abbiamo fatto l'amore." mormoro appena, a testa bassa, impaurita dalla sua possibile reazione.
Peter si volta bruscamente e butta a terra un portapenne.
"Che idiota che sono stato a pensare che una come te potesse davvero amare uno come me... Che idiota..."
Mi alzo e mi avvicino a lui.
"Peter, voglio che tu sappia che non hai mai sbagliato nulla nei miei confronti. So quanto mi hai voluto bene, lo so. Non è colpa tua se sto mettendo fine a questa storia..." gli dico.
"Perché dicevi di amarmi se non era così?" risponde lui con la rabbia negli occhi.
"Pensavo veramente di amarti. Ma da quando è tornato lui, io... Insomma, non ho capito più nulla. Rivederlo mi ha reso chiaro solo il fatto che amo lui. E se amo lui, Peter, è evidente che per te non sento nulla. Davvero, mi dispiace da morire... Ma restare con te vorrebbe dire ingannarti ed io non voglio perché a te ci tengo..."
"Vattene, non voglio più vederti. Va' da lui, sparisci." mormora lui a testa bassa.
"Peter, io..."
"Sparisci, ho detto!" alza dunque la voce, così scelgo di obbedirgli e lasciarlo in pace com'è giusto che sia.

Esco da quella casa in lacrime perché mi dispiace di aver dato dolore e delusione a Peter, che di certo non se lo meritava, ed anche a Taranee. Nei loro occhi attualmente leggo qualcosa che somiglia al disprezzo, e ciò non mi piace affatto. Voglio bene ad entrambi e non sono certo felice di ritrovarmeli 'ostili' perché ho semplicemente scelto di dare ascolto al mio cuore. Per tutti è facile amare una persona e tenersela al proprio fianco, per quale motivo per me tutto questo dev'essere così tanto difficile? Ma certo, perché il ragazzo che amo non appartiene alla mia dimensione e tutti e due sappiamo di non avere futuro insieme. Nonostante ciò, però, io sento di doverci provare, di dover provare ad andare contro a tutte queste pesanti circostanze che ci 'danno per spacciati'. Forse perché questo amore non può spezzarlo niente e nessuno. Io ci voglio credere, con Caleb.

A Caleb avevo detto che ci saremmo rivisti domani, ma appena uscita da casa Cook ed avendo avuto quei difficili confronti, ho soltanto voglia di correre da lui. Così faccio, tanto ormai non piove più. Arrivo al lago e Caleb è fuori dalla caverna a guardare le stelle. Mi getto tra le sue braccia e lui senza dire nulla mi stringe forte come solo lui sa fare. Tra le sue braccia sento tutto l'amore del mondo -anzi, dei mondi-, e non c'è cosa più bella.
"Non è stato facile, Caleb..." gli dico in un sussurro.
"Lo so. Tranquilla, ora è tutto a posto. Va tutto bene!" mi rassicura lui, accarezzandomi.
"Scusa se sono tornata di nuovo qui a piangere, sono una lagna, lo so..."
"Stai scherzando? Ti scusi perché sei venuta da me? Cornelia, io sono tornato qui proprio per stare con te e dovrei lamentarmi di vederti arrivare? Piantala, dai..." mi dice sorridendo e baciandomi la fronte.
"Sì, ma piango sempre... Non faccio altro che farmi vedere piangere!"
"È normale che piangi, sapevo che tutto questo avrebbe creato parecchio dolore. Non devi farti problemi. Ma passerà, vedrai che ci prenderemo la nostra felicità, d'accordo?"
Caleb mi asciuga le lacrime ed io incastro le mie labbra alle sue. Sa sempre cosa dire per strapparmi un sorriso. D'un tratto sento un rumore brusco e mi volto d'impulso. Non posso credere ai miei occhi: Peter sbuca da un angolo buio della radura.
"Sei tu il bastardo che mi ha soffiato la ragazza, eh?" dice con tutta la rabbia che ha in corpo, rivolgendosi a Caleb.
"Peter, ti prego. Lascialo stare, lui non ha colpe... Prenditela con me, sono io che ti ho lasciato!" dico io, provando a salvare la situazione.
"Già, Cornelia. Per te nessuno ha mai colpa di niente. Peccato che io non sia d'accordo con la tua filosofia!" ruggisce lui.
"Lascia stare... Meglio che tu te ne vada Cornelia..." mi mormora Caleb, ma io non ci sto.
Lo tengo per mano davanti a Peter come per sottolineare che stiamo insieme e che lui non può farci nulla.
"Sei un vigliacco! Mi hai seguita!" gli urlo contro, infischiandomene di cosa posso provocare.
"Certo che ti ho seguita... Avevo voglia di vedere che faccia avesse questo bastardo!" ribatte Peter.
Caleb mi scosta con un braccio per allontanarmi.
"Ed ora che l'hai scoperto sei soddisfatto?" chiede allora a Peter.
"Da morire. Solo un idiota sarebbe capace di dipingersi la faccia di verde! Ma chi diavolo sei?" risponde Peter sghignazzando.
"Perché dovrei presentarmi ad un ragazzino che non riesce ad accettare di essere stato mollato? Non mi abbasso a questi livelli." continua Caleb.
"Io ti spacco la faccia, razza di idiota!" urla Peter furioso, avanzando con prepotenza verso Caleb.
Io mi metto in mezzo, ma a Peter basta una piccola spinta per togliermi di torno, dunque sferra con decisione un pugno a Caleb, che cade a terra. Io non riesco a far nulla, sono come paralizzata ad un angolo della radura, in ginocchio, terrorizzata. Peter si ripiega su Caleb e gliene da ancora, di santa ragione. Riesco soltanto ad implorarlo di smettere, ma lui sembra non sentirmi e continua a picchiare Caleb. Pugni in faccia, allo stomaco. Caleb non reagisce minimamente. Quando si ripiega su un fianco dal dolore, Peter decide di smetterla. Si avvicina con aria quasi soddisfatta a me.
"E tu mi hai lasciato per quest'idiota? Lui sarebbe quello che ami? Secondo me non hai fatto un grande affare, amore mio!" mi sussurra a pochi centimetri dalla faccia.
"Sei tu l'idiota, Peter. Mi hai profondamente deluso. Credevo fossi un bravo ragazzo, e invece mi hai fatto vedere cosa sei realmente... Uno stupido. Se pensi che facendogli del male tu mi abbia dimostrato di essere uomo, ti sbagli di grosso. Ora che l'hai picchiato va meglio? Pensi che questo episodio ti restituirà me? La risposta è no. Tu con me oggi avevi chiuso come fidanzato, mentre ora con me hai chiuso in ogni senso. La violenza non ti porterà niente nella vita. Vattene, Peter. Vattene via." gli rispondo con le lacrime agli angoli degli occhi.
Peter cambia espressione e se ne va a passo svelto. Io mi rialzo e raggiungo Caleb, preoccupata. Ha un labbro spaccato e si tiene le braccia sull'addome, dolorante.
"Caleb, santo cielo... Come ti senti?" mormoro accarezzandolo.
"Sta' tranquilla, è tutto a posto..." dice lui prima di battere un colpo di tosse.
"Tutto a posto un bel niente! Adesso ti porto all'ospedale..."
"All'ospedale? Certo, e cosa gli diciamo quando mi chiederanno i documenti? Cornelia, sono stato peggio di così moltissime volte, sono abituato. Pensi davvero che non sia riuscito a rispondere alla sua violenza? Io che sono stato il capo di una ribellione che coinvolgeva un intero popolo? Io che non ho fatto altro che combattere per anni? Semplicemente, non ho voluto difendermi. Ho pensato fosse meglio lasciarlo fare, senza fargli nemmeno un graffietto. Vedrai che adesso ci lascia in pace!" dice lui, abbozzando un sorriso mentre dal labbro gli scende una goccia di sangue.
Io sospiro e lo tiro su, appoggiando il suo busto al mio petto.
"Scusami se non sono riuscita a fermarlo, scusami se me ne sono stata in un angoletto senza fare niente mentre lui ti prendeva a pugni... Sono una stupida, perdonami..." gli sussurro.
"Sei impazzita? Non te lo avrei permesso, ci mancava solo che ti mettessi in mezzo tu, tesoro... E comunque lui non ti avrebbe fatto del male, ne sono certo. Lui ce l'aveva solo con me. È anche per questo che l'ho lasciato fare. Ascolta, aiutami ad arrivare in caverna e stendimi sull'amaca. Ho bisogno solo di sano riposo e vedrai che domattina starò benone. Dopodiché va' a dormire che la tua famiglia ti aspetta a casa."
"Caleb, sei sicuro di star bene?" insisto io.
"Ho visto la morte in faccia talmente tante volte che so riconoscere che questo dolore sia cosa futile. E poi sono tra le braccia di colei che amo, non potrei stare meglio!" mi sorride lui.
Passo un dito sulle sue labbra per asciugargli quel poco di sangue che vi esce, ed immediatamente lo bacio. So che mi sta dicendo la verità, quindi mi attorciglio il suo braccio sulla spalla ed a piccoli passi lo conduco nella caverna e dunque sull'amaca.
"Grazie, sei un angelo!" mormora appena disteso.
"Sciocchezze, tu sei un angelo... Il mio angelo!" rispondo io.
Mi chino su di lui e gli bacio dapprima la fronte, poi scendo e mi soffermo sulle sue labbra talmente precise da sembrare disegnate.
"Ora va' che è tardi..." mi sussurra poi lui, quasi come un papà premuroso.
"D'accordo. Domani sarò di nuovo da te!"
"Ti aspetto. Buonanotte, amore mio."
"Buonanotte a te..."
Ci scambiamo un ultimo bacio e vado via. Quello che Peter ha fatto a Caleb non ha alcun senso, è un gesto che mi ha dimostrato quanto sia immaturo. È chiaro che si senta ferito e tradito, ma questo non giustifica il suo aver voluto ricorrere alla violenza. Il gesto di Caleb, invece, è stato da signore. La scelta di non aver ricorso alle mani per controbattere all' 'attacco' di Peter è stato nobile, poiché se l'avesse fatto, Peter ne sarebbe uscito con le ossa rotte, visto le esperienze di Caleb. Ha preferito lasciarlo sfogare una volta per tutte, non picchiandolo a sua volta in modo da non alterare la sua rabbia verso di lui. Sono sempre più convinta di essere al fianco del ragazzo che amo, al di là di ogni confine.
   
 
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