Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: BrokenAngel    18/10/2012    2 recensioni
Allison e Daniel si incontrano per la prima volta in collegio, quando lei ha 12 anni e lui 15. Si confidano fra loro, e diventano molto amici. Si capiscono, e si aiutano a superare le loro paure.
Lei si sentiva molto sola senza di lui, dato che è stata abbandonata dai suoi genitori e non ha amici. Lui è l'unico su cui adesso può contare.
Dopo due settimane di amicizia sono costretti a separarsi perché Allison viene adottata.
Si rincontreranno 8 anni dopo, quando entrambi saranno ormai molto grandi. Capiranno che molte cose nelle loro vite sono cambiate, ma che si sono sempre voluti bene e che anche dopo 8 anni, nonostante tutto ciò che succederà se ne vorranno sempre. E chissà magari potranno anche sperare in qualcosa di più.. Seguite i capitoli e lo saprete!
Spero vi piaccia.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Once again
-You're everything I've ever needed-



 

 


Molte volte, nella mia vita, mi sono ritrovata in momenti in cui non sapevo cosa fare, cosa dire, cosa pensare. Ti guardi intorno cercando di capire quale sia l’azione giusta. Cerchi di capire se qualcuno, in qualche modo, ti possa aiutare. Come quando sei in difficoltà in un test di matematica e cerchi lo sguardo del compagno per copiare dal suo compito.
Sono dieci giorni che fisso quella scatola blu, tanto che dopo un po’ mi fa male alla testa e la vista diventa sfocata.
Dieci giorni che non parlo con mio padre. Dieci giorni che non parlo, tranne qualche monosillabo. Mi sono categoricamente rifiutata di aprire quella scatola.
La verità è che mi ero completamente dimenticata, anche che fra una settimana è il Ringraziamento e  gli avevo promesso che sarei tornata a casa. Non so se lo farò, non so se parlerò con lui o avrò la forza di concedermi 5 minuti per rilassarmi e pensare. In questi dieci giorni ho cercato di impegnarmi a studiare, ho guardato film, ho letto libri. Ma non mi sono mai stesa sul divano o sul prato fuori dall’università, con le cuffie negli orecchi e ho iniziato a pensare.
Perché so che farebbe male. So che se mi concedo quei maledetti cinque minuti andrò in camera, aprirò per la seconda volta quella scatola e inizierò a piangere.
Ho voglia di leggere ciò che ha scritto, vedere le foto, ma quando in questi 18 anni sembravo non volere altro, adesso non è così. Adesso faccio di tutto per rimandare e trovare scuse.
Mi ritrovo ad avere paura del futuro, paura di fare una scelta sbagliata e di pagarne le conseguenze.
Squilla il telefono e mi fa sobbalzare. Sono dentro la vasca piena di acqua visto che non c’è la doccia nella camera. Un po’ di acqua schizza fuori dalla vasca dato che mi piace riempirla fino al bordo.
Sbuffo, dato che dopo dovrò asciugare.
“Pronto.” Rispondo al telefono.
“Fra 5 minuti. Pizza. E.. film.”
“Primo. Che film?”
“Non l’ho ancora preso. Scegli tu.”
“Ok, vediamo.. Dear John.”
“Perché ho l’impressione che sia un film deprimente?” scoppio a ridere.
“Perché lo è? Dai, per favore.”
“Mh.. va bene. Perché proprio questo?”
“Mi hanno detto che è bello. E poi c’è anche Channing Tatum.”
“Chi?” scoppio a ridere, ancora.
“Channing Tatum. Quel gran figo di Channing Tatum”
“Ora capisco la scelta del film..”
“Perché piace anche a te?”
“Ah ah ah. Simpatica, davvero.”
“Lo sapevo, grazie. In ogni caso, ritieniti fortunato che non ti abbia chiesto di vedere  Magic Mike.”
“Non ci credo, anche tu con quel film di spogliarellisti?” sbuffa.
“Che tu ci creda o no, sono una donna, e i muscoli, gli addominali e.. beh, mi piacciono.” Arrossisco.
“Oh, lo so.” Penso di essere incandescente. “Comunque.. ehm, quel era l’altra cosa?”
“Cosa? Oh, la seconda cosa è.. mi puoi dare 10 minuti?”
“Per fare cosa?”
“Sono ehm.. nella vasca. Mi vesto e mi rendo presentabile. Dieci minuti dai.”
“Ma sono già fuori dalla porta.”
“Aspetti. Faccio veloce, giuro.”
“Va bene.” Attacco il telefono e volo fuori dalla vasca il più veloce che posso. Mi asciugo, mi metto le prime cose che trovo nell’armadio. Non che ne abbia molte. Indosso una canotta nera, una felpa e i leggins.
Metto un filo di matita e sciolgo i capelli biondi che mi cadono ondulati sulle spalle. Metto un po’ di schiuma, che li rende un poco più ricci.
Non metto le scarpe ai piedi sapendo che di lì a poco me le sarei comunque tolte per appoggiare i piedi sul divano.
Mi guardo allo specchio e sospiro. “Okay, Al, ce la puoi fare.”
Corro alla porta e apro. È appoggiato al muro del corridoio proprio davanti a me. Alza gli occhi dal telefono e mi sorride.
“Ciao” dice lasciandomi un tenero bacio sulla guancia.
Va a sedersi sul divano e posa le pizze e il film di fronte a lui.
“Ciao. Entra pure.” Dico sarcastica.
“Sempre spiritosa, mh?” resta un attimo in silenzio a fissare la scatola blu vicino a lui. “Ancora non lei aperta eh?” scuoto la testa. “Perché?”
“Non mi va” ha un sorriso ironico sulle labbra. Un sorriso da schiaffi.
“Non ti va?”
“No, non mi va.”
“Sei andata fino a Chicago a prendere quella scatola.. che poi sono venuto anche io ma lasciamo perdere.”
“Nessuno te l’aveva chiesto.” Diventa serio.
“Lo so. Non è questo che intendevo, non ti agitare. Guardiamo questo film che è meglio.” Prende il dvd e lo mette nel registratore poi viene a sedersi vicino a me.
“Jenny è con Matt?” annuisco. “Bene, così sono anche chiuso fuori dalla camera.” Sbuffa e io scoppio a ridere rilassandomi un po’.
“Dopo telefono a Jenny e sento a che ora hanno intenzione di tornare, dai. Non preoccuparti e goditi Tatum.” Mi pizzica il fianco e scoppio a ridere. “adesso che mi viene in mente!”
“Cosa?”
“Potevi prendere Magic Mike..”
“Non anche tu..”
“Sono tutte fissate con quel film di spogliarellisti.” Sbuffa
“Te l’ho detto io che Channing Tatum è Channing Tatum”
Fa una smorfia disgustata.
Si mette comodo, appoggiando i piedi sul tavolino davanti, prendendo un pezzo di pizza e iniziando a mangiare. Scoppio a ridere per il suo atteggiamento.
“Ora zitto che inizia il film.”
 
“Sai, voglio provare anch’io un giorno a fare quella cosa con il dito..” sto ridendo come una pazza da un’ora per le sue battute sul film. Adesso, è andato vicino alla finestra per provare se il suo pollice è davvero grande quanto la luna.
“Smettila di fare il cretino e vieni qui.”
“Non sto facendo il cretino. È una sfida fra me e quel Tatum.” Scoppio a ridere ancora.
“Dai, vieni qui. Tanto la perderesti.”
“Ah ah ah. So a cosa ti riferisci ma il mio fascino non lo batte nessuno.” Beh..
“La cosa è discutibile.”
Ritorna seduto vicino a me e mi guarda con aria di sfida.
“Lui avrà anche più addominali di me, ma è la sostanza che conta.” Si avvicina a me lentamente e il mio cuore inizia a battere forte.
“C-cioè?” deglutisco.
“Ho molte più qualità di lui, cara Allison.” Adesso è veramente vicino, tanto che mette una mano sulla mia spalla.
“Tipo?” si avvicina al mio orecchio per sussurrarmi qualcosa.
La situazione è estremamente tesa.
“Vuoi davvero scoprirle?” il suo è un sussurro. È così vicino che riesco a respirare bene il suo profumo.
Annuisco leggermente.
“Per esempio..” appoggia la sua fronte sulla mia. “so distrarti molto bene.” Dice staccandosi e assumendo un sorriso furbo.
“Cosa?” non faccio in tempo a dirlo che inizia a farmi il solletico sulla pancia ed io inizio a contorcermi sotto di lui.
Lo prego di smetterla ma lui continua a farmi il solletico fino a quando non mi squilla il telefono. Mi schiarisco la gola e rispondo, lanciandogli un’occhiataccia.
“Jen.”
“Ehi Allison. Tutto bene?”
“Si si. Te?”
“Si, beh ecco.. sei con Daniel?”
“Si, stavamo guardando un film.” Sembra strana e preoccupata per qualcosa.
“Ecco, dovresti farmi un favore.”
“Spara.”
“Allora.. sono in bagno, perché Matt mi ha chiesto di dormire a casa sua stanotte e mi è preso il panico.” Mi scappa una risatina.
“Cosa? Tu e.. oddio, Jenny. È stupendo. Hai detto di si? Hai paura?”
“Si, ecco. Ma c’è un problema”
“Cosa? Non ti sei fatta..” stavo per dire ‘ceretta’, ma mi sono fermata in tempo, ricordandomi della presenza di Daniel vicino a me.
“No, no. Non quel problema – ride – Daniel.”
“Oh.”
“Già oh. Ti prego.”
“Ti prego, cosa?”
“Potrebbe.. restare lì stanotte?”
“Jenny mi stai chiedendo di farlo dormire con me?”
“Non con te.. con te. Sul divano. – sospiro che tanto acconsentirò – ti prego.”
“Va bene. Ma poi mi dovrai raccontare tutto. Naturalmente non i dettagli sconci.” Rido.
“Allison! Non so nemmeno come andrà e poi sono sicura che Daniel è lì vicino a te.” Arrossisco.
“Ops. Scusa. Mi devi un grande favore, comunque. A domani, tesoro.”
“A domani.”
“Ah, in bocca al lupo”
“Crepi. Ciao.” Chiudo la telefonata e torno a sedermi vicino a Daniel.
Sospiro pensando a come dirgli che dovrà dormire qui. Non che la sua presenza m’infastidisca,  anzi. Solo che non mi sento molto a mio agio con lui qui.
“Allora..”
“Che ti ha detto?” dice biascicando una caramella al latte. “Me le può portare le chiavi?” mi mordo il labbro inferiore.
“Ecco.. non proprio.”
“Cioè?”
“C’è un cambio di programma. Stanotte rimarrai a dormire qui.” Gli sorrido, sperando che non faccia domande, lui invece scoppia a ridere. “Perché stai ridendo?”
“Eh bravo Matt.” Sbuffo.
“Pensi sempre a quello.”
“Parla lei. Vuoi per caso un’altra dose di solletico?” lo guardo sfidandolo
“Tanto non riusciresti a prendermi.” Gli dico, correndo subito dall’altra parte della stanza. Mi metto da una parte del tavolo e lui dall’altra, pronto a scattare per ogni mio movimento.
“Ti prenderò.”
“Non credo.” Faccio finta di andare da una parte e vado dall’altra, lui lo capisce e sta per prendermi ma io lo scanso agilmente.
Mi viene dietro e mi intrappola davanti alla porta senza via d’uscita.
“Ti ho preso.” È fin troppo, vicino ancora.
Potrei avere il premio oscar per cacciarmi in situazioni spiacevoli, ogni volta.
Non so bene cosa mi spaventi, se il fatto che facendo anche solo un piccolo passo sarebbe così vicino, che le sue labbra sarebbero sulle mie o il fatto che vorrei tanto che accadesse. Non riesco a crederci di aver pensato una cosa così. Io vorrei che lui mi baciasse e la cosa mi fa paura. È sbagliata, come il fatto che stiamo giocando col fuoco. Non so fino a che punto gli possa piacere, non so se solo come amica, ma la paura di fare un passo e rovinare tutto è tanta. Sarebbe come tornare al punto di partenza. Come tornare due sconosciuti, perché siamo così orgogliosi che non ammetteremmo mai i nostri sbagli.
Il fatto che vorrei che lui si avvicinasse a me e m’intrappolasse fra il suo corpo e la porta, dietro di me, è sbagliata. È come succede nei film, il cuore ti dice che lo devi fare e la mente dice di no. E ti ritrovi tra due fuochi, non sapendo bene quel è la cosa giusta, e cosa vuoi veramente che succeda.
“Ok.. – cerco di scostarmi, data l’aria tesa che si è creata – io.. direi di andare a dormire, domattina c’è lezione e.. ti dispiace dormire sul divano?” deglutisco voltandomi a guardarlo e notando che è sempre vicino alla porta e non mi sta ascoltando “Ehi? Daniel? Ti senti bene?”
“Si si.. tutto bene.. stavo solo, riflettendo su una cosa. Ehm.. dicevi?”
“Ti va bene dormire sul divano?”
“Si si, benissimo, non preoccuparti.”
“Ok, allora, se non ti dispiace vado prima io in bagno, a prepararmi e poi te lo lascio.” Annuisce distrattamente e si mette seduto sul divano.
Noto che non sono nemmeno le 10 e mezza ma trovo comunque che la cosa migliore sia dormirci sopra.
Poso le mani sul lavandino e ispiro profondamente, guardandomi allo specchio. Ho le guance rosse per il gran caldo a causa della corsa e i capelli tutti spettinati, che riesco a malapena a pettinare.
Mi lavo i denti e mi metto il pigiama. Mi siedo qualche minuto sul bordo della vasca per riprendere lucidità e far finta che non sia successo niente.
Quando torno di là, Daniel ha le mani tra i capelli ed è ancora seduto sul divano. Sussulta quando gli tocco la spalla.
“Tutto bene?” annuisce. Si alza e va verso il bagno per poi fermarsi e guardarmi intensamente.
“Allison.. – sospira – io, devo.. dirti una cosa.” Deglutisco annuendo. 
Si passa una mano tra i capelli, nervosamente.
“Io.. tu, mi piaci. Davvero. E io ho una sensazione strana.. dentro di me.”
“Tranquillo.. dico, anche tu mi piaci. Ti voglio bene, sei.. sei importante per me.” Dico cercando di rimanere il più tranquilla possibile.
“Lo so, ma io.. io intendevo che.. – fa qualche passo verso di me, e per la terza volta questa sera il suo corpo è quasi a contatto col mio. Mi accarezza la guancia con la mano destra  e continua – prima, quando eravamo vicini esattamente così avevo una grande voglia di.. di baciarti.” Spalanco gli occhi per la sorpresa e lui si allontana da me, voltandosi. “Io. Lo so è sbagliato, e non voglio che questo possa rovinare la nostra amicizia. Io ti voglio bene, lo sai, ma in questi giorni ho provato una forte.. attrazione verso di te.”
“Tu mi volevi baciare?” dico incredula, capendo che in quel momento lui provava le stesse sensazioni che provavo io.
“Già..” ride, quasi isterico.
“E perché non l’hai fatto?”
“Allison.. avrei rovinato tutto. Già adesso potrei averlo fatto. Mi dispiace.”
“Anche a me.” Alza le sopracciglia.
“Per cosa?”
“Anche.. anche io. Ecco, anche io per un momento avrei voluto.. avrei voluto baciarti.” Dico in tutta onestà, abbassando lo sguardo subito dopo e diventando incandescente.
Non so bene quale sia stata la sua reazione, ma sento che si va a sedere sul divano, nella posizione di prima.
“Cosa stiamo facendo Allison?”
“Non lo so.” Sento il magone farsi sempre più intenso.
Sospira pesantemente.
“Ok, senti facciamo così, ci dormiamo sopra e ne parliamo domani ok?” annuisco.
“Abbraccio?” allarga le braccia e io mi ci butto a capofitto, senza esitare. Stiamo qualche minuto così.
“Comunque, qualunque cosa succeda io ci sarò sempre eh”
“Sta tranquilla, non succederà niente. Andrà tutto bene.”
Ci stacchiamo per guardarci negli occhi.
“Allora, io vado a letto.” Annuisce e se sporge verso di me, lasciandomi un bacio del tutto inaspettato a fior di labbra, durante il quale io chiudo gli occhi e non mi accorgo nemmeno di ciò che ha fatto.
Solo quando li riapro mi rendo conto del suo gesto, ma lui è già scomparso. Resto qualche minuto, imbambolata, passandomi una mano sulle labbra, incredula che l’abbia fatto davvero.
Dopo mi rendo conto che è inutile restare lì e che fra poco lui tornerà e la situazione sarà così imbarazzante da non saper spiccicare parola. In preda all’ansia e alla preoccupazione vado a letto e mi rannicchio sotto le coperte.
Ripensando a stasera mi rendo conto di quanto lui sia stato effettivamente strano. Era così preoccupato di star sbagliando che non ha fatto nessuna delle sue battute spiritose. Non ha preso in giro nemmeno le mie pantofole, ma sarebbe stato meglio se l’avesse fatto.
Adesso cosa accadrà? Adesso cambierà tutto.
Ho paura, ho paura di allontanarmi da lui, ho paura del futuro. Ho paura del fatto che questo bacio, per qualcuno forse insignificante, mi è piaciuto. Ed è stata l’emozione più bella che abbia mai provato.
E dopo un po’ cado in un sonno agitato mentre riassaporo il gusto delle sue labbra sulle mie.
 
Una settimana dopo..
 
“Jenny, io vado. Sei pronta?” sento i suoi passi veloci che vengono verso di me. Sono davanti alla porta che aspetto di salutarla.
“Eccomi, eccomi. Non te ne andare ancora.” Sorrido mentre la vedo investirmi, dopo la corsa dal bagno a qui.
“Ci vediamo domani sera, dai.”
“Lo so lo so. Stai bene ok? E non ci pensare troppo.” Faccio una smorfia.
“Sai che lo farò comunque. Io, vado. Tu divertiti a casa tua, salutami Matt e beh.. digli che.. niente, salutamelo solamente.”
“Ti chiamerà. Non preoccuparti.”
“So che lo farà. Solo voglio sapere cosa sta aspettando. Ma non ti voglio annoiare, ancora. Me ne vado, a domani.” Apro la porta.
“Allison, a Natale vieni da me, che ti faccio conoscere mio cugino. Quello figo, e single.” Mi fa l’occhiolino mentre io scoppio a ridere e mi chiudo la porta alle spalle.
Esco del campus ed entro nel parcheggio dove trovo John ad aspettarmi in macchina. Scende e mi saluta cordialmente.
Sto per montare in macchina ma qualcuno mi chiama. Matt
“Ehi Matt.”
“Ehi Allison. Ascolta, avrei bisogno di dirti una cosa.” 
“Chissà perché so già di chi si tratta.” Mi fa un sorriso triste e continua.
“Non mi ha mandato lui. Ti volevo parlare perché, Jen mi ha detto che stai molto male, e mi ha chiesto di parlargli.”
“Sentiamo..” sussurro.
“Lui non sa come.. come gestire la situazione. E ha paura.”
“E cosa, Matt? Crede che io non ne abbia? Crede che io sappia gestire bene la situazione e sappia cosa dire, cosa fare, cosa pensare? Beh, se lo pensa si sbaglia. Ma riferiscigli che scappare non è il modo migliore per risolvere le cose. Perché, forse a lui no, ma a me questi 6 anni mi sono bastati.”
Mi volto e lo lascio lì, incapace di controbattere perché sa perfettamente che ho ragione. So che non è colpa sua, so che non è lui ad aver detto quelle cose ma non posso fare a meno di arrabbiarmi anche con lui. Perché non ha fatto in modo che io lo vedessi e che gli parlassi? Perché non ha fatto in modo che io potessi piangere davanti a lui e gli facessi vedere quanto male mi sta facendo?
Salgo velocemente in macchina e mi lascio invadere dal profumo di pulito, di cui odora costantemente quest’auto. È da molto tempo che non ci salivo.
“Problemi di cuore signorina?” sospiro.
“Già..”
“Non si lasci andare, continui a lottare. È adesso il suo momento.” Ed ha ragione, lo è. È adesso il mio momento.
 
Quando arriviamo a casa, sono quasi le 8 di sera. Prendo dal portabagagli lo zainetto che mi sono portata dietro, con il cambio della notte e le cose essenziali. Prendo anche la scatola che ho deciso di portarmi dietro.
Domani pomeriggio ho deciso che la aprirò, perché è inutile aspettare il momento giusto, non arriverà mai. Non so bene perché ho scelto proprio quella che dovrebbe essere casa mia, forse voglio essere lasciata in pace nei minuti in cui l’aprirò e non voglio che niente mi distragga. Che nessuno, mi distragga.
Dopo quel bacio appena accennato, non abbiamo più parlato veramente. Quando cercavo di farlo lui trovava ogni volta scuse per evitare il discorso, fino a quando non abbiamo litigato. E lui non mi parla da 4 giorni.
Dopo aver suonato il campanello, Mary viene ad aprirmi la porta e appena mi vede mi stringe in un abbraccio tanto forte da stritolarmi.
“Come sei cresciuta, e ti sono allungati anche i capelli. Oh, che bella che sei. Si sentiva la tua mancanza in questa casa. Vieni, entra, ci sono George e Elizabeth che ti aspettano nell’altra stanza.” Le sorrido e la ringrazio. Poso lo zaino e la scatola nell’ingresso e mi dirigo in salotto.
Elizabeth sta leggendo una rivista di moda, seduta sulla sua poltrona massaggiante, mentre George indossa gli occhiali e sta leggendo attentamente dei fogli seduto al tavolo. Penso sia qui per aspettare me, di solito questi lavori li fa nel suo studio.
Appena mi vedono si alzano contemporaneamente e vedo stranamente, anche Elizabeth felice di vedermi. Mentre io non sono molto felice di vedere loro. Ho deciso di venire solo perché gliel’avevo promesso ma non ho intenzione di perdonare tanto facilmente George per ciò che mi ha fatto. A Elizabeth non do colpe, perché penso che a lei non interessi minimamente, ne il mio perdono, ne che il fatto che io incontrassi mia madre. Penso ne sia totalmente indifferente, perciò non le do colpe. Almeno non di questo tipo.
Mi vengono incontro e mi abbracciano prima l’uno, poi l’altra.
“Oh ma che bella ragazza che sei diventata. La nostra Allison è cresciuta!” mi lascia un bacio tra i capelli.
“Già.. se non vi dispiace vado direttamente a letto, domani possiamo parlare. Sono molto stanca.”
“Non ceni?”
“Ho mangiato un panino prima di partire. Con permesso. Buonanotte a tutti.” Esco dalla stanza e raccolgo le mie cose di terra.
Sento dei passi seguirmi, dei passi inconfondibili. Elizabeth.
“Allison.”
“Elizabeth.”
“Posso dirti due parole?” annuisco. “Mi fa piacere che tu sia qui, sai George ci teneva molto e anche se tu pensi che a me non importi della sua felicità, beh non è così, m’importa molto. – sorrido amara e lei si porta un ciuffo di capelli dietro l’orecchio – e che tu ci creda o no, sei mancata in questa casa. Noi due non abbiamo ami avuto un vero rapporto e per quanto ci possiamo sforzare non lo avremo mai. Siamo.. incompatibili?  Ma questa casa è più vuota senza di te e mi sono resa conto che allora fine, che tu ci creda o no, ci tengo, a te. In qualche modo.” Rimango spiazzata dal suo discorso, ma non avendo voglia di avere altri problemi di cui preoccuparmi e pensieri per la testa, annuisco.
“Si, beh, a volte anche io sento la mancanza di questo posto.  Forse mi farà bene stare un po’ qui.. questo non è un bel momento per me, ecco.” Spero non mi chieda il perché.
“Tranquilla, non ti chiederò nulla, non sono la persona adatta a darti consigli e questo tu lo sai meglio di me, in ogni caso mi dispiace.”
“Non preoccuparti” faccio una smorfia “Beh, vado a letto, buona cena e buona notte.”
“Anche a te.” Salgo le scale, come sempre, estremamente lucide, tanto che ci si potrebbe specchiare e vado nella mia camera.
Chiudo la porta e sospiro, scoprendo quanto effettivamente mi sia mancata questa stanza. È bello avere una compagna di stanza, ma a volte, io che sono abituata ad averne una tutta mia, ho bisogno di staccare e fermarmi a pensare in solitudine.
Mi stendo sul letto e sospiro.
Dopo alcuni minuti in cui rimango immobile in questa posizione, mi alzo e prendo la scatola blu.
Deglutisco, prima di aprire.
Chiudo gli occhi e sollevo velocemente il  coperchio prima di cambiare idea.
Qua dentro è tutto mescolato e decido di togliere una cosa alla volta per capire bene cosa c’è.
La prima cosa che prendo sono varie foto sparse sul fondo della scatola, la maggior parte dei miei genitori. Ci sono fototessera, disegni, foto di vario tipo.
Dopo tiro fuori un quaderno, che decido di aprire solo dopo aver visto tutto ciò che contiene la scatola.
Ci sono perfino dei peluche, braccialetti e oggetti di vario tipo. Anche orecchini, e infine c’è una cosa che mi colpisce molto. Un sacchetto rosso, non molto grande. Decido di aprirlo subito.
Al suo interno ci sono dei vestitini rosa, de calzini piccolissimi, un bavaglio e una maglietta con scritto il mio nome. Erano i miei vestitini, quelli che non mi sono potuta mettere. Non servono molte spiegazioni su un foglio di carta per capire.
Le lacrime mi scivolano veloci sulle guance mentre stringo al petto quei pezzi di stoffa che mi appartengono da non so quanto tempo, ma che non credevo potessero esistere.
Dopo aver dato un’ultima occhiata alle foto, e agli altri oggetti, noto un medaglione, a forma di farfalla. È molto colorato e c’è un diamante esattamente al centro. Trovo il modo di aprirlo e vedo che dentro c’è una foto piccolissima, con loro due e i loro nomi incisi sul bordo. ‘Emily’ e ‘Brandon’.
Stringo il medaglione al petto e dopo lo indosso.
Dopodiché chiudo tutto e prendo il quaderno per leggerlo.
Nella prima pagina c’è attaccata una mia foto da neonata che molto probabilmente devono avermi scattato all’ospedale.
Giro pagina e da lì vedo che inizia lo scritto, sono tutte lettere, verso di me, di qualche anno fa. Sono moltissime, così decido di iniziare a leggere la prima, che so già mi procurerà tante lacrime..
 
Cara Allison,
se stai leggendo questa lettera allora vuol dire che qualcuno ti ha dato la mia scatola dei ricordi. Se stai leggendo vuol dire che almeno un po’ t’importa di chi sono io. Prima d’iniziare a scusarmi con te però mi volevo presentare, dato che non ho avrò l‘opportunità di conoscerti. Il mio nome è Emily Fanning, adesso ho 33 anni e sono tua madre.
Oggi è il 29 gennaio 2010, oggi tu compi 16 anni. Sono qui a scriverti questa lettera perché voglio scusarmi di tutto il male che ti ho causato. Potrei dirti tante cose, come che non è colpa mia che volevo incontrarti, ma questo te l’abbiano già detto. La verità è che tu sei mia figlia e io avrei dovuto saperlo, avrei dovuto sentirlo, perché non importa il fatto che io stia male, ma che sia stata male tua a causa mia.
Io da madre, avevo il dovere di stare con te, di insegnarti a stare al mondo, nonostante fossi molto più giovane di ogni altra madre.
Potrei raccontarti tante cose su di me, ma non so se ti possano interessare, non so se sei terribilmente arrabbiata con me, e se avresti voglia di vedermi solo per urlarmi contro cose orribili, ma se senti questo, posso capirti, perché anche io mi sentirei così. La cosa che mi fa più male non è che tu non sappia nemmeno chi io sia, ma che tu abbia dovuto soffrire così tanto per questo. Non posso mettermi nei tuoi panni, ma io ho sempre pensato che tu non esistessi e quando invece ho scoperto la verità una parte di me era felice, un’altra era dispiaciuta e arrabbiata.
Ti chiederai quindi perché ti ho scritto questa lettera. Beh, sai che tra poco morirò perciò non avrò mai l’opportunità d’incontrarti. Spero che leggerai le prossime lettere che ti scriverò, e che tu mi perdoni.
Ti voglio bene più di ogni altra cosa al mondo. Sei la mia piccolina, che adesso è diventata una bellissima donna e che anche senza di me è riuscita ad andare avanti.
Ricordati di non lasciarti mai abbattere dalle difficoltà. E se hai bisogno di me pensami. Perdonami per tutto il male che ti ho fatto.
Un abbraccio forte forte.
Mamma.


*************************

Buonasera! Che coraggio ad arrivare fin qui. Non ho scuse per il ritardo, ma mi dispiace tantissimo. Questo capitolo fa schifo, secondo me, ma boh.. se l'avete apprezzato anche solo un po' vi ringrazio tanto. 
Lo so, magari ve lo immaginavate un po' diverso, ma che ne so.. mi è venuta fuori questa roba qui. Prometto che nel prossimo cercherò di fare meglio e di postare prima.
L'unnica cosa che posso dirvi è che per un po' mi sono messa a scrivere il 10° capitolo della mia altra FF sui Robsten ( http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1010077&i=1 se volete passate ) e poi mi sono persa a leggere 'Cime Tempestose'. Poi fra compiti e altro è venuto fuori tutto ciò.
Spero che recensiate, perché non sapete quanto mi fa piacere che lo facciate e beh, a presto. 
Un bacio. 
Vì. 




 
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: BrokenAngel