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Autore: elrohir    01/05/2007    9 recensioni
La musica, la scuola, i sogni. La vita. L'amore. Ma come è difficile quando hai diciott'anni e hai perso la testa per il tuo migliore amico. Come è difficile se tutto sembra assurdo, come una lastra di vetro nero che, improvvisamente spezzandosi, rivela tanti, minuscoli frammenti bianchi...
Genere: Generale, Commedia, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ci sono giorni che a Blue pare di vivere senza pelle

Blue – Giorni senza pelle

 

Ci sono giorni che mi pare di vivere senza pelle. Ogni sensazione è doppiamente feroce- ogni dolore doppiamente abrasivo. E una tenerezza strana si annida in mezzo alla gola.

Mi capita più spesso quando sono stanco. Quando sento la vita premere addosso senza darmi respiro - quando respirare fa male ed è faticoso. Quando il cielo fuori dalla finestra ha un colore che è insieme troppo chiaro e troppo scuro, quando le parole sulla lingua scivolano, e nelle orecchie si rincorrono ipnotizzate.

Mi capita più spesso quando sono nervoso. Quando l'aria intorno è elettrica - ci sono tuoni che aspettano di scoppiare - e sento i muscoli gonfiati dall'eccitazione. Certe volte inganno il mondo a letto - scopando e facendomi scopare da qualcuno. Altre volte no.

Oggi decido di uscire per strada e camminare. Pensare. Alla mia vita che da arruffata e scostante è diventata tesa come la corda di una chitarra - avvoltolata intorno ad un fuso impossibile da trovare. Calcio un sasso in mezzo alla strada. Sorrido appena.

Maledetti occhi verdi che non sanno vedere. Maledetto moccioso che si ostina a scappare.

Sono giorni che non vedo Nico.

Giorni che lo incrocio appena la sera - il tempo di un sorriso, quattro chiacchiere scambiate in fretta, tra i denti. Del resto, da quando Ale è tornato a casa, dodici ore le passa incollato al suo letto - e le restanti suona, o cazzeggia con Lily in giro per lo Shadow. Qualche volta dorme. Se trova il tempo.

Io Ale non sono ancora andato a trovarlo. Ci rifletto adesso che seguo il marciapiede verso chissà quale strada. Adesso che sbuco in piazza e ci trovo tanta gente. Che guardo il cielo, il sole. E penso che un salto potrei anche farlo, in fondo. Giusto per salutare.

Solo che oggi è un giorno senza pelle.

E Alessandro seduto in mezzo alle lenzuola - dentro una stanza che trasuda l'assenza di Nico - ha l'effetto di un colpo al cuore micidiale.

Ale con gli occhi gettati fuori dalla finestra, l'mp3 acceso, le labbra distese. Pare fragile, e pallido. Io sorrido un po’ incerto, quando volta la testa.

"Blue!" Si strappa gli auricolari dalle orecchie e li lascia cadere in grembo. "Brutto stronzo, sono secoli che non ti fai vedere! È una vita che sto qua inchiodato, non lo sapevi?"

Faccio un passo avanti, siedo al suo fianco sul bordo del letto. Gli spettino i capelli - il ciuffo ricade sugli occhi comunque, imperterrito. "Ehi campione. Come ti va?"

Una smorfia. "Mi rompo da morire."

Rido. "Dai, che ti trovo bene."

Faccia scettica. "Bene?"

"Beh, sì, dai. Forse un po’ sciupatino. Ma ancora dannatamente fuckable, tranquillo."

"Deficiente. Dimmi tu, piuttosto. Come ti va la vita?"

"Bene." Mi sporgo e raccolgo un auricolare. Ascolto. Sorrido. "Scelta di Niki, eh?"

"Dubitavi? Proposito. Devo ringraziarti, sai?"

Resto zitto. Poso la cuffietta sul lenzuolo e aspetto. Ale continua malizioso. "Me l'ha detto Lily, che te lo sei portato a casa come un bravo paparino… mi sa che ce l'hai proprio la vocazione genitoriale."

Stringo un attimo i pugni. Li rilascio, respiro. "Mi ha fatto paura quel giorno. Sai?"

Ale diventa serio di colpo. "Sì. Per questo ti ringrazio. E dico davvero, Blue. So che non è facile prenderlo quando…"

"Non parlava. Non diceva niente. Quando ha saputo che stavi… che stavi bene… non ha reagito. Un cazzo, Ale. Neanche battuto ciglio. Ho pensato che…" Mi interrompo. Dopo un attimo, Ale cambia argomento. "Mi ha detto che stasera andate a una festa."

Nei dieci minuti scarsi che mi concede - in quelle mezze parole strette tra i denti - Nico è riuscito a invitarmi. Buttandola lì come idea, prendere o lasciare, che tanto lui ci va lo stesso perché la casa è di Lily e quindi…

Io ho preso. Figurarsi se riesco a dire no a quegli occhi.

Ho anche avuto tempo di ripensarci. E ora come ora tanto sicuro di andare non lo sono più.

Vedere Nico in mezzo a tutta quella gente non è il massimo. In una giornata senza pelle, poi. Equivale a un suicidio.

Scrollo le spalle. "Sì, più o meno."

Ale solleva un sopracciglio. "Più o meno? Nico me l'ha dato per certo. Mica gli tiri pacco, eh?"

Resto zitto. Mentire ad Ale è difficile. Meglio tacere.

"Blue. Vai. Così mi tieni d'occhio il bimbo."

"Il bimbo si tiene d'occhio da solo, Ale," rido io.

"Cazzata. E lo sai."

Lo sbircio. "L'avresti mai detto che un giorno mi avresti affidato la virtù di tuo fratello? A me?"

Ale sogghigna. "Diciamo che ti sei mostrato degno."

Io penso che non è del tutto vero. E che tale onore è una misera ricompensa, rispetto a quel che il bimbo in questione mi sta facendo penare.

 

Seduto in macchina davanti alla casa di Lily - che poi è la casa di Landolfi il regista, casa di suo figlio Marco che andava a scuola con me, casa grande e immensa e imponente - guardo la strada e rifletto se entrare. Giocherello con un pupazzetto appiccicato al vetro - lo spingo via, aspetto che torni indietro, lo rispingo di nuovo - valutando i pro e i contro.

Sospiro. E cerco di non pensare alla battutina del cazzo che Ale mi ha lanciato mentre me ne stavo andando. Cerco di non pensare alle implicazioni teoriche. (E neanche a quelle pratiche, che proprio non è il caso.)

Fanculo Ale. Guarda Blue, facciamo così. Ascolta me che è meglio.

Fanculo a quel sorrisetto malizioso.

Stasera, vedi di badare all'incolumità di mio fratello.

Fanculo quegli occhi divertiti.

Con la virtù, facci un po’ quel che ti va di fare.

Apro la portiera dell'auto e raggiungo in tre passi il cancello. Suono il campanello. Aspetto.

Una cascata di secondi in cui reprimo la tentazione di tornare indietro, correre a casa e infilarmi sotto le coperte, aspettando il sonno che come sempre tarderà ad arrivare.

Una giornata senza pelle. E io vado a cercarmi Nico nel mezzo della festa di O'Connor. Che idiota.

"Sì?" La voce di Lily perde, dentro i cavi metallici di un citofono.

"Sono Blue…"

Il sorriso si distingue lo stesso. "Vieni."

Mi aspetta sulla porta, Lily. Mi allaccia le braccia al collo. "Ciao Bluette." Mi bacia la guancia, quietamente. "Pensavamo che non arrivassi più," mormora. "Se cerchi Nico, credo che sia da quella parte."

Annuisco, avanzando automaticamente. Nico sta seduto su un tavolo insieme a qualcuno del complesso, e parla agitando le mani. Quando mi vede, salta in piedi subito. "Ehi. Ce l'hai fatta alla fine."

Decido che sarebbe stato meglio ascoltare l'istinto. È quasi impossibile resistere all'urgenza di spingere Nico contro il muro per baciarlo.

Per distrarmi, mi muovo verso la finestra. Fuori la notte è serena, fresca. Nico si appoggia al davanzale, inclina la testa su un lato.

Ci sono giorni che le parole tra noi scorrono veloci e spontanee, come acqua. Altre volte ogni gesto pare impacciato, legato da simboli indecifrabili. Non so bene da cosa dipenda. Quel che è certo, quando capita sto da cani.

"Sono stato da tuo fratello, oggi," dico, tanto per rompere il ghiaccio. Nico annuisce. "Era ora. Ale cominciava ad incazzarsi."

Picchietto le unghie sul vetro. Tengo gli occhi fissi nel buio. "Beh, c'eri sempre tu con lui e…"

"E non potevi venire quando c'ero io?"

Il tono è cattivo. Sobbalzo, e arrischio un'occhiata. "Nico…"

"Hai ragione, non litighiamo stasera, va bene. Vuoi qualcosa da bere?"

Non mi guarda. Noto la tensione della mascella, delle spalle. Penso che ci sono giorni che qualunque cosa succeda, finiamo per fraintenderci. Scuoto la testa. "No, grazie."

Nico si stacca dal davanzale. "D'accordo. Ci vediamo, eh?"

Lo guardo camminare via. Mi mordo il labbro, ma non lo seguo.

È un giorno senza pelle, questo. Più lontano gli sto, meno possibilità avrò di far cazzate.

Resto fermo alla finestra. Chiacchiero con chi viene a cercarmi. Saluto le persone che conosco - e sono tante, gli anni passati allo Shadow si fanno sentire. Sorrido a un po’ di facce che non vedevo da secoli. Lascio che la gente mi spinga in mezzo alle discussioni, regalo un po’ delle mie battute caustiche, flirto moderatamente con un paio di ragazzi. Nico è sparito intanto. Non è più tornato indietro.

Mi concentro sul biondino che mi sta parlando. Giovane. Carino.

Sento le sue dita sopra il collo - dietro la nuca. Carezza impalpabile, quasi fantasma. Un brivido da niente lungo la spina dorsale.

E Nico intanto starà ridendo con qualcuno nell'altra stanza. Nico si starà appoggiando allo schienale del divano, cantando chissà che canzoni con gli occhi. Nico si starà lasciando toccare.

Come mi sto lasciando toccare io. La bocca del biondino -  che già non ha più nome - mi sfiora la pelle appena sotto l'orecchio.

La voglia di lasciarmi andare. Il bisogno di rispondere, di cacciare via quel vuoto.

Gli poso una mano sul petto. Lo allontano con gentilezza, mormorando una scusa.

Il biondino batte le ciglia. "Non ti va?"

Scuoto la testa. "No. Mi dispiace."

Gli passo di fianco e prendo le scale. Ci sono stato altre volte in questa casa - al liceo, quando le feste erano tutte diverse, e io guardavo i ragazzi da lontano, affondando dentro braccia femminili che non sapevano scaldarmi abbastanza. Erano le prime volte che vedevo Lily, quelle. Ragazzino - con gli occhi più grandi che adesso - e i capelli ancora ordinati. Avrà fatto le medie. Un bambino.

Me lo ricordo anche dopo. Fotografie veloci, scatti annebbiati. Oppure lucidi e netti. Lily - ancora Elia - nei corridoi della nostra scuola. Elia - già Lily - sul palco dello Shadow a cantare. Elia/Lily accanto a un ragazzo mezzorientale, Lily/Elia avvinghiato allo stesso ragazzo nel retro del locale. Elia con il chitarrista del suo gruppo. Lily e il mezzorientale seduti vicini, a guardarsi e parlare. 

L'ho seguito da lontano - passo a passo, con interesse cortese. Mai più avrei pensato di costruirci un'amicizia.

Mi fermo davanti a una porta socchiusa. Dà sulla terrazza. Io penso che fuori l'aria dev'essere fredda. Umida appena, com'è umida la notte. Penso che forse nell'aria fredda respirare sarà un po’ più facile.

Esco. Mi fermo subito, però, davanti a un profilo conosciuto.

"Scusa. Non pensavo che fossi qui."

Lily volta la testa a guardarmi. Sorride, un po’ triste. "Bluette. Scappi da qualcuno?"

"Non proprio. Vuoi stare da solo?"

Lily piega il capo sul petto, con una risatina. "Se resto solo, finisce che mi butto giù."

Lo raggiungo e mi accorgo che siede sopra un mucchio di cuscini. Prendo posto accanto a lui, passando le dita sulle stoffe. Seta forse, o qualche tessuto indiano. Molto colorati. Molto belli. Molto adatti a Lily.

"Problemi?" Appena parlato, mi rendo conto della stupidità di quel che ho detto.

"La vita è un problema, Bluette. O non l'avevi ancora capito?" Lily incrocia le braccia dietro la nuca e si lascia sprofondare un poco. "Tu invece?" chiede a sua volta.

Allungo una mano per giocare con le frange di uno dei cuscini. Lily piega un ginocchio, avvicinandolo al petto. "Nico?"

Deglutisco. "Non ne ho idea."

Lily sta zitto. Guarda il cielo con occhi attenti. È una compagnia piacevole, discreta. Quando parla, pare accarezzarti l'anima.

"Sei felice, Blue?"

Scuoto la testa, e Lily sorride. "Perché non hai quello che vuoi?"

Io mi chiede se con Nico tra le braccia starei meglio. Non so rispondere. Non ci sono certezze, al mondo. L'unica soluzione è giocare d'azzardo.

Lily continua, la voce un sussurro reverente che mi scivola sui nervi come fiato caldo, sciogliendo tutti i nodi. "A volte averlo è peggio, Bluette. Credi di essere arrivato in cima al mondo, e poi a guardare giù senti soltanto vertigine, e voglia di buttarti. Fa paura."

Io penso che anche questo è strano. Passare una serata con Lily, sdraiati su un terrazzo tra cuscini di seta. Ad ascoltare la sua voce vomitare amarezza dentro l'aria fresca.

Per un attimo, mi chiedo come sarebbe bacialo. Chinarmi su di lui e cercargli la bocca - cercargli dentro la gola quel nodo che pare strozzarlo. Me lo chiedo, ma resto fermo. Con la schiena poggiata al muro e gli occhi piantati nel cielo.

Lily si tira a sedere. Infila una mano nella tasca dei jeans - e a me viene spontaneo seguire il movimento, attardarmi per un attimo sul profilo delle natiche. Quando rialzo lo sguardo, Lily mi sta fissando.

Comincia a rollarsi una canna - con quelle dita chiare e lunghe e veloci. Finita, l'accende. Butta fuori il fumo, tranquillo. "Vuoi?", chiede, porgendomela. Accetto, aspiro una boccata. Concentrandomi sul sapore. Sull'odore. Sugli occhi di Lily che esplorano la mia faccia, pensando chissà che cosa.

Quando la porta si apre, non mi volto a guardare. Chiunque sia, se ne andrà. Spero.

"Sapevo che ti avrei trovato qui," dice Nico. Io guardo Lily annuire.

Ascolto i passi avvicinarsi, poi Nico sedersi a gambe incrociate davanti a noi. Lily si sporge, gli poggia la canna tra le labbra. Nico chiude gli occhi e Lily sorride.

Nico apre gli occhi. "Stai bene?" chiede, rendendogli lo spinello. Lily lo offre a me. Rifiuto con un cenno della mano. Lui scrolla le spalle. "Tranquillo, Nico," risponde poi.

Io continuo a guardarli. Il fumo esaspera la sensualità dei loro gesti. Ogni movimento è pregno di un erotismo ovattato, sommesso. Lo sento scorrere nelle vene come vino speziato.

Lily spegne la canna sul pavimento, poi si alza in piedi. "Vado a dare un'occhiata sotto", dice a bassa voce. "Ci vediamo dopo."

Nico resta sdraiato poco distante da me. Nel buio, non diresti che i suoi occhi sono verdi.

Rotola su un fianco. "Non dici niente?"

"Cosa dovrei dire?"

Sorride. "Non lo so. Qualcosa."

Silenzio.

"Mi dispiace per prima."

Anche Nico resta zitto per un poco. Quando infine parla, il tono è come assonnato. "Si sta bene qui" sussurra. Poi ride. "Anche se fa freddo."

Qualcosa trema dentro. Mi sforzo di tenere la voce ferma. "Sei ubriaco, Nico?"

Si muove appena. "No. È l'erba. Mi fa sempre quest'effetto."

"E fumi spesso?"

Nico resta zitto. Si tira a sedere lentamente, poi mi guarda. "Lo stai facendo per Ale?"

Io penso che è troppo lontano. Allungo una mano, gli tocco i capelli. Lui non si muove. "Blue?"

"Cosa?" chiedo. Intanto guardo il suo viso - la sua bocca. Con un dito scendo a carezzargli la guancia. Lui chiude gli occhi. "Il terzo grado. Neanche fossi mio padre."

Scuoto la testa lentamente, concentrato sul rilievo dei suoi zigomi sotto i miei polpastrelli.

È un giorno senza pelle questo. E lui è troppo vicino.

"Solo con Lily," risponde dopo un poco.

"Vieni qui, Niki," dico.

C'è qualcosa di strano anche in lui, oggi. Perché non protesta – niente veleno - e si lascia scivolare tra le mie gambe. Poggia la schiena contro il mio petto. Io premo le labbra sui suoi capelli, poi mi abbasso per parlargli all'orecchio. "Hai ancora freddo?"

Fa cenno di no con il capo. Lo sento rilassarsi tra le mie braccia, e d'istinto serro la presa.

"Perché non ti sei fatto più vedere?" mi chiede. La voce è un sussurro. Io chiudo gli occhi. "Credevo che volessi stare con Ale. Dopo tutto quel casino."

Lui volta un poco la testa. Guancia contro guancia, lo sento respirare.

"Cosa ti ha detto Lily?"

Le labbra si sfiorano ad ogni parola. Carezza estenuante e continua. Dolorosa.

E io sono come senza pelle, Nico. Come senza pelle.

"Cose tristi."

Potrei scostarmi. Basterebbe un millimetro, e non ci toccheremmo più.

Non mi muovo. Ho bisogno anche di questo dolore. Adesso.

"Non credevi che fosse triste, vero?"

"No."

Niki si volta un altro poco. "E tu sei triste, Blue?"

Il primo bacio è impalpabile. Quasi immobile, quasi involontario. Eppure io so che l'intenzione c'è stata. E lo sa anche Nico che resta immobile con me, prima di cominciare a voltarsi nel mio abbraccio.

Il secondo è più lento. Sempre leggero, sempre a labbra chiuse. E il terzo non cambia di molto. Non cambia di molto il quarto.

Solo con Niki mi capita di baciare in questo modo. Con una timidezza che niente deve all'inesperienza e tutto all'emozione.

Poso il palmo della mano sulla sua guancia. Lui volta di poco la testa, cambiando angolazione.

Socchiude le labbra. Sa di fumo e alcool - e altri sapori che non riesco a ritrovare.

Penso che anche quella notte aveva questi stessi sapori, e mi fa paura l'idea di non aver fatto in tempo a memorizzarli. Vorrei archiviare ogni istante - ogni brivido - ogni carezza della sua bocca e del suo corpo, delle sue mani. Vorrei riuscire a spingere dentro di lui un po’ del calore che mi brucia il cervello adesso, vorrei che lui mi soffiasse nelle orecchie un po’ della sua risata. Vorrei stringere la presa e premermelo contro, aderire al suo corpo e respirare il suo odore. Mi lascio scivolare indietro, sui cuscini. Nico mi segue, continuando a baciarmi in quel suo modo ipnotico e lento.

Gli carezzo la schiena attraverso la maglia. Lui si sposta sopra di me, scivolando un poco di lato. Sento la sua mano sul petto, sfiorarmi appena, scendere. Lo ascolto trattenere il fiato quando spingo un dito sotto l'orlo dei jeans, indovinando la spina dorsale trasformarsi in osso sacro. Indovinando le natiche separarsi, poco più sotto.

La sua mano si chiude sul mio sesso. Sento il suo premermi contro la gamba, e lascio andare un respiro tremante. Lui si sporge verso il mio orecchio. "Vai," sussurra. Slacciandomi la cintura intanto, il primo bottone. "Vai," ripete, mentre io allargo una gamba per fargli più spazio.

Spingo avanti le dita. Lui smette di toccarmi un attimo, per farsi più vicino.

Non sembra accorgersi della porta che si apre – risate luce che filtra e si spegne subito dopo e silenzio. Non sembra accorgersi del cielo sulla nostra testa. Della notte intorno. Del mio respiro sempre più veloce. Di me, che sento di morire ad ogni istante.

Non sembra accorgersi. E la realtà mi affonda nel petto come ferro caldo nella neve.

Chiudo gli occhi. Stringo le palpebre tanto forte da farmi male.

A tentoni, cerco la mano di Nico – quella mano che con ogni carezza mi uccide – e intreccio le dita alle sue. Gli piego il braccio, gli chiudo il pugno. Portandomelo alla bocca, baciando le nocche veloce. "Basta Niki," cingendogli la schiena per tenerlo fermo. "Basta."

Silenzio un attimo. Poi.

"Perché?"

Detto così piano che quasi non lo sento.

Tengo gli occhi ancora chiusi. Sento il suo fiato sulla mascella, caldo. Parlare è doloroso. Come è doloroso respirare.

"Perché lo fai sempre solo da ubriaco."

Domanda o risposta? Non lo so. Nico preme la bocca sulla mia, di nuovo. "Non sono ubriaco," mormora.

"Ubriaco, fumato, che differenza fa?"

Lui sta fermo contro il mio fianco. Dentro le mie braccia. "Se non vuoi dillo chiaro. Non inventarti storie."

Stringo la presa inconsciamente. "Non si tratta di volere o non volere, Nico."

Un sussurro più convinto. "Allora mi vuoi?"

Sorride contro la mia mandibola. Mentre la mano scivola verso il basso, di nuovo. Tra le mie gambe. Di nuovo.

"Mi vuoi, Blue?"

Non rispondo. Mi lascio toccare.

Ridacchia. "Ma te non eri quello che gli facevano schifo i ragazzi?"

"Mai detto questo," soffio, cercando di decidere cosa fare.

"Sì che l'hai detto. Ricordo benissimo."

"Nico, smettila," ringhio. Prima di spingerlo indietro, con la schiena sui cuscini. Lui allaccia le gambe intorno alla mia vita, sorridendo. "Anche io preferisco così."

Sbuffo. "E poi dici di non essere sbronzo."

"Non lo sono davvero."

Mi chino e lo bacio. Mi tiro indietro in fretta, con uno sforzo. "Se adesso andiamo avanti, domani che farai? Eh Nico?"

Lui è serio d'improvviso. Ne approfitto per continuare. "Finta di niente come l'ultima volta? Oppure affronterai la cosa come una persona matura? Non voglio che tra noi cambi tutto solo perché stasera non riusciamo a non saltarci addosso."

Nico è rigido sotto di me. Lo guardo un po’ incerto. "Ehi, Nico?"

"Spostati," sussurra. "Per favore."

Mi alzo. Lui si tira a sedere. "Hai ragione. Meglio fermarsi subito."

"Nico, io non intendevo…"

"Sono io che lo dico adesso, Blue. Io… io non sono pronto per certe cose. Non ce la faccio, non ci riesco. Non con te."

"D'accordo," dico, sforzandomi di restare calmo. Lui si riallaccia i pantaloni (che non ricordavo di aver sbottonato) e porta le ginocchia al petto. "Ho fatto una cazzata, vero?"

Mi avvicino e gli tocco la spalla. Non si allontana. Lo abbraccio lentamente. "No, Nico. Nessuna cazzata. Alla fine… è stato bello, no?"

"Fin troppo," ride. Con una risata che a me sembra strana. Stonata.

Ma strano e stonato mi sembra tutto, questa sera.

Il cielo, i cuscini di Lily, l'odore che respiro dentro l'aria. Il freddo che arrossa le guance, e noi due ancora qua fuori. Lui.

Dopo mesi passati a sognarlo. Lui. Con le gambe intorno ai miei fianchi, la bocca socchiusa. E gli occhi pieni di nebbia.

Io. In un giorno senza pelle. Con lui vicino, tra le braccia. A dire di no.

Tutto è strano e stonato questa sera. La calma improvvisa di Nico, il suo sedere quieto con la schiena poggiata alla parete. Il suo guardarmi in silenzio, già terribilmente lontano.

"Stai bene?", chiedo a mezza voce.

Lui scuote la testa, annuisce e poi esita. "Non lo so," dice alla fine. Sorridendo un poco. "Mi accompagni a casa?"

E sopra di noi ci sono nuvole scure. C'è un cielo che nasconde le stelle dentro il buio, e che fa male agli occhi tanto è bello. Un cielo che spaventa, e schianta un poco il cuore.

Gli porgo una mano per aiutarlo a rialzarsi. Lui l'accetta senza esitare.

E mentre le sue dita si stringono alle mie – mentre la sua pelle tocca di nuovo la mia – penso che per schiantarmi il cuore non c'è bisogno del cielo.

Bastano i suoi occhi. Scuri nella notte – chiari nei miei ricordi.

Bastano i suoi occhi. Basta lui.

E quella dannata canzone febbrile che ogni suo movimento pare cantare.

 

Sapete che gestire Blue è un incubo? Farlo parlare… per riuscire a smuoverlo un poco, avevo cominciato in terza persona. E solo nel mezzo del bacio – o forse poco prima, quando Nico gli sta coricato davanti, e poi gli si rannicchia vicino – mi è scivolato tutto in prima.

È passato un mese dall'ultimo aggiornamento, e non me ne sono accorta. Incredibile il mio rapporto con questa storia… la amo e la odio al tempo stesso. E il pensiero che sia in dirittura d'arrivo mi spacca il cuore.

Grazie mille per tutti i commenti… non sapete che gioia è, leggerli ogni volta. Vi adoro.

Cialy – Dici che sono stata troppo cattiva a far schiantare Ale e Fra contro un muro? In fondo, stanno bene (il demente non si è fatto niente, Ale è appena appena ammaccato…) (Dico demente per indicare Fra, sia chiaro. Niente di personale, ma in questi giorni mi viene da prenderlo in giro. Chissà perché, poi). Quanto a Jen… anche a me piace molto. E dato che è un personaggio femminile, la cosa mi sorprende. Speriamo che d'ora in poi mi riesca di creare delle ragazze decenti…

Animor – Blue ormai è il mio amore. Ho scoperto che mi identifico in Nico (non chiedermi come sia possibile dato che siamo diversi come il giorno e la notte) e quindi mi piace chi piace a lui (leggasi Bluette e Lily, anche se su due piani diversi) voglio taaaaanto bene ad Ale e considero Fra un adorabile deficiente (ecco forse spiegata la ragione del mio improvviso desiderio di stuzzicare quest'ultimo…). Ale è strano? Può darsi. Effettivamente nello scorso capitolo forse spiazzava un po’… non so perché se n'è uscito con quel discorso. In quel momento, gli andava di farlo. (Ovvero, andava di farlo a me. Sono molto democratica, quando sfrutto i personaggi…).

Aurora – Come sempre, mi sento lusingata. Il tuo apprezzamento è davvero… rincuorante. Quanto al mio sadismo… non potrei mai uccidere Ale. Al massimo suicido Niki, ma Ale non si tocca. (Il mio sadismo, ti ricordo, è rivolto essenzialmente verso il mio personaggio preferito. E qui, Niki ha un posto privilegiato. Diverso addirittura da Blue – sarà che basta già Nico, a rendere la vita di questo un inferno). Ale e Fra sono dolci e teneri e tutto quel che vuoi però… a volte mi stimolano poco. Non so perché. Dovrei farli litigare. Già già. Allora sì, che tornerebbero perfetti. (Sto scherzando. Abbassa il coltello. Scherzavo soltanto. Lo giuro).

Siz – Ciao!!!! Anche io ho sentito la tua mancanza… Per quel che riguarda Blue e Niki non preoccuparti: tra un incomprensione e l'altra, qualcosa riusciranno a combinare. Incasinandosi come loro solito, ma ci riusciranno. Te lo assicuro. Poi quando dici che è la prima volta che ti prende così tanto un original…. Il mio ego sale alle stelle! Grazie a te, di cuore… un bacione! (Fra è molto lusingato del tuo commento. Nico è invece convinto che ti manchi qualche rotella, ma non farci caso. In questi giorni è più velenoso del solito. E con questo, ho detto tutto).

Ale_80 – Grazie mille! Sono contenta che ti piaccia…

Sakura – Pienamente d'accordo con te, riguardo a Blue. Sono contenta che la trama riesca a coinvolgerti… a volte temo di tirarla un po’ troppo per le lunghe, invece! Quanto ai personaggi, ormai hanno vita loro… Inutile continuare a dire che il più delle volte mi fanno disperare, e che proprio per questo – essendo masochista – li amo. Mi spiace di aver impiegato tanto tempo ad aggiornare, ma come dicevo all'inizio, Blue è davvero impossibile (te lo sbolognerei volentieri, ma credo che Nico avrebbe qualcosa da ridire…).

Melisanna – Ma sai che Blue credo che un poco bi lo sia? Almeno, l'ultima volta che siamo entrati in argomento, mi ha detto qualcosa del genere. Però è perdutamente innamorato di Nico, quindi non credo ci sia molto da fare lo stesso. Quando parli della personalità sfaccettata, credo di essere d'accordo. Perché nelle mie intenzioni – beata ignoranza – doveva essere sfacciato e superficiale, interessato a giocare un po’ e basta. Poi lo prendo in mano, e mi tira fuori una profondità assurda. Me ne sono sorpresa io stessa. Per quel che dici riguardo al 'mondo che pullula di gay', sono d'accordissimo. A mio parere, è la pecca più grande della storia, quella che rivela in pieno l'immaturità con cui è nata. Il giorno che riuscirò a buttar giù qualcosa di un pelo più reale, farò festa. E quando parli dei gemelli troppo attraenti… nomini esattamente il difetto che i miei critici (parenti, per lo più) hanno sempre indicato in ogni mio scritto. Anche su questo, ci sto lavorando. Però temo che sarà dura…

Grazie mille del commento… mi ha fatto davvero un piacere immenso!

E poi, un ringraziamento speciale a Fata… ti adoro! Vorrei risponderti pezzo per pezzo a tutti i commenti, ma non mi basterebbe la sera, quindi mi limito a ringraziarti. E a dirti – credo per la centesima volta – che leggere quel che provi tu quando leggi me, mi commuove sempre.

Un bacio a tutti… alla prossima! (Ormai non prometto più niente circa il tempo… sto anche finendo la scuola in questi giorni, quindi sarò impegnatissima con sto cavolo di esame e tutto… comunque, farò il possibile).

Grazie ancora a tutti^^

 

 

 

 

   
 
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