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Autore: Elena85    19/10/2012    1 recensioni
Una giornata come tante altre, giungeva al termine. Una sera d’estate.
Quando giungeva la notte, il dolore si attenuava un po’, ma la mia anima non smetteva di gravare con un peso intollerabile su di me. Dopo una passeggiata notturna senza meta, avevo deciso di tornare verso casa con passo stanco. Una frazione di secondo dopo, accadde. A pochi metri da casa mia, imboccai la via sbagliata, e finii in un vicolo cieco; mentre mi chiedevo come fosse possibile, lo sentii. Voleva uccidermi. Ed era proprio quello che speravo; trovare la fine dei miei tormenti. Mi voltai, prima che mi raggiungesse.

La storia inizia all'incirca a metà della prima serie e ne segue più o meno la trama. Con l'aggiunta però di Rowena, un personaggio particolare, che ha cercato in tutti i modi di fuggire dal mondo sovrannaturale per molto tempo. E ci riesce, fino a che non si imbatte in Damon Salvatore che la affascinerà e la costringerà a ricordare il suo passato, compreso il suo amore perduto che aveva tentato di dimenticare.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Klaus, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quella giornata cominciata in modo così assurdo doveva per forza proseguire in un modo altrettanto inusuale, anche se questa volta non c’era nulla di cui sorridere.
-Cosa significa che Elena è sparita? Entra, dimmi tutto...-
-No, non c’è tempo da perdere, dobbiamo trovarla subito e tu sei l’unica persona che può aiutarci alla svelta...-
Stefan era davvero turbato, com’era ovvio che fosse... ah, l’amore. Un sentimento sepolto nel mio cuore spento da lungo tempo. Con una stretta al cuore, ripensai per un attimo a lui, anche se quando se n’era andato, mi ero ripromessa di non farlo più, di spegnere tutto. Perciò, tornai a dedicarmi al vampiro innamorato e terrorizzato dall’idea di perdere la ragazza che amava che si trovava ora in casa mia.
-Ok, ok. Stai calmo, farò il possibile per rintracciarla. Ma devi darmi il tempo. Ronnie, ora devi aiutarmi-.
Feci accomodare Stefan in salotto, facendolo sedere sul divano in pelle nera che si stagliava al centro della stanza. Tutto nella mia casa aveva tinte scure, purpuree, bluastre e nere, proprio come piaceva a me.
Ronnie ci seguì e mi guardò preoccupato.
-Ehi, come faccio ad aiutarti? Insomma... non sono un granché con i poteri-.
Gli presi una mano, cercando di non mostrare il mio stesso stupore per quel gesto, e per quello che i rimasugli del mio cuore mi dettavano di dire: -Non preoccuparti, fidati di me. E’ il momento giusto per tirare fuori la tua natura di demone-.
Ronnie allora ritrasse di scatto la mano, con espressione inorridita.
-No, non voglio. Non posso. Io non...-
Non poté completare la frase perché Stefan si avventò con violenza su di lui, stringendogli il collo tra le mani e ruggendogli in faccia.
-Non mi sembra il momento adatto per le crisi esistenziali. Dobbiamo ritrovare Elena!-
Ronnie non poteva rispondere, stava soffocando nella morsa fatale del vampiro. Allora decisi di intervenire nel ruolo di mediatrice, per me decisamente insolito; presi Stefan per le spalle con delicatezza e lo allontanai da mio fratello. “Ci penso io”, sussurrai nella sua mente, contando sul fatto che era il più ragionevole di tutti, in quella stanza.
Stefan si voltò a guardarmi; lessi nel suo sguardo che sarebbe stato al mio gioco, a patto che riuscissi nell’intento e che scoprissi in fretta dove si trovava Elena.
Annuii.
-Ronnie, ascoltami. So cosa ti spaventa; fidati di me. Ora mi aiuterai; mi serve il tuo potere per essere sicura di localizzare Elena, ma tu non dovrai fare nulla. Sarà la mia energia a guidarti, ok? E tu non dovrai preoccuparti, non perderai il controllo e sarai quello di sempre. Non permetterò alla tua natura di torturarti, se non lo vorrai-.
Ronnie non rispose, i grandi occhi neri spalancati, per metà supplichevoli e per metà impauriti.
Chinò il capo, cedendo alle suppliche.
-D’accordo, dimmi cosa devo fare-.
Lo presi per mano e lo guidai al centro del salotto, di fronte al divano. Mi inginocchiai per terra, sul tappeto persiano dalle tinte blu e viola, e invitai Ronnie a fare altrettanto. Lui, obbediente, eseguì il silenzioso comando e si inginocchiò di fronte a me, gli occhi fissi nei miei.
-Ora stringi le mie mani. Chiudi gli occhi e libera la tua mente. Il resto lascialo fare a me.-
Presi le sue mani e sentii una scossa debole, come di un piccolo fiume guizzante di elettricità. C’era potere in lui, un potere che non era mai stato affrontato e usato. Strinsi più forte ed entrai nella sua mente, più delicatamente possibile per non spaventarlo e perché non mi privasse del suo aiuto.
Lo aiutai a liberare la sua forza, fino a che sentii che i due flussi del nostro potere erano un tutt’uno, un’unica scarica di energia che si librava nell’aria attorno a noi.
Strinsi ancor di più le palpebre, nello sforzo di permettere alla mia silenziosa ed invisibile potenza di vagare per la città, alla ricerca di Elena. Potevo sentirla, vaga e indistinta; forse era debole, o addormentata. Eccola; era in un luogo poco illuminato; sembrava stesse riprendendo conoscenza. Mi sforzai di allargare il campo visivo: si trattava di un piccolo bagno, e con lei c’era qualcuno... Bonnie. Strinsi più forte le mani di Ronnie, che rispose al mio gesto, aiutandomi a sospingere l’energia più forte. Il campo visivo si ampliò di molto; potei vedere l’appartamento, scarsamente illuminato e con un arredamento minimale e potei vedere il vampiro che faceva la guardia alle due ragazze.
-E’ viva, sta bene.- dissi, cercando di non perdere la concentrazione.
-Dov’è?- incalzò Stefan.
Scossi il capo, sperando che capisse che volevo semplicemente dire che ancora non lo sapevo, ma ci stavo lavorando.
Tutto partiva dal petto; lì era il centro dell’energia. Non si può descrivere a parole, ma era come se ci fossero dei muscoli speciali, fatti apposta per muovere il potere. Con quei “muscoli”, feci uscire l’energia dall’appartamento, per trovare dei riferimenti utili a Stefan per raggiungere il luogo. Era un albergo, non troppo moderno e nemmeno troppo confortevole alla vista, e si trovava chiaramente poco fuori città. Con un’ultima spinta riuscii a trovare un’indicazione stradale e il numero civico.
Dall’altra parte della stanza dove ci trovavamo noi, una penna si mosse su un foglio di carta, facendo sobbalzare il vampiro e il demone mio fratello, mentre segnava un indirizzo preciso e tutte le altre cose che avevo visto.
Solo allora aprii gli occhi e lasciai andare le mani di mio fratello, mentre crollavo su me stessa. Questa ricerca mi era costata un po’ di energia, soprattutto per il fatto di dovermi coordinare nel cercare e poi scrivere le informazioni allo stesso tempo. Sembrava una cosa stupida, ma per noi demoni è essenziale assorbire energia umana, e questa effettivamente era una cosa che non facevo da più di qualche giorno.
Stefan rimase immobile, senza capire cosa dovesse fare. Ronnie invece, che era stato connesso a me, aveva capito perfettamente. Mentre si affrettava a controllare le mie condizioni, pur non avendo la minima idea di cosa potesse fare per me, indicò al vampiro il foglio su cui la penna aveva scritto le preziose informazioni. Stefan corse presso il mobiletto dove la penna ora giaceva inerte sopra il foglio prima immacolato, ora segnato dalla mia calligrafia dagli svolazzi vagamente gotici.
-Grazie- mi disse, -tornerò a controllare come stai. Grazie infinite-.
-Stefan... hai bisogno di aiuto...- dissi, anche se la mia voce suonava debole.
-No, hai fatto abbastanza. E grazie anche a te, Ronnie. Prenditi cura di lei!-
Poi corse fuori, sbattendosi la porta alle spalle.
Io mi lasciai andare contro il petto di Ronnie, più stanca di quanto avrei mai creduto. Ero preoccupata.
-Ho bisogno di energia umana, devi portarmi fuori di qui-.
-Sì, ora ti aiuto-.
Delicatamente mi aiutò a rimettermi in piedi e a uscire di casa, fino a che non raggiungemmo il centro della città, pullulante di vita e di energia.
 
Per alcuni giorni rimasi tranquilla a casa e ricevetti alcuni sms dei miei nuovi amici; Stefan preoccupato per le mie condizioni, Elena e Bonnie che ringraziavano, Damon che chiedeva se volessi partecipare ad un certo suo piano. L’ultimo sms fu semplicemente ignorato.
Pochi giorni dopo Stefan ed Elena vennero a casa mia per ringraziarmi nuovamente e mi raccontarono quant’era accaduto; un tale, un certo Ben aveva catturato lei e Bonnie per scopi oscuri. A quanto pare però, aveva più bisogno della magia di Bonnie che di Elena. Questo confermava le mie sensazioni di qualche tempo prima; vampiri nuovi e pericolosi erano giunti in città. Stabilimmo che era il caso di rimanere in allerta tutti quanti, pronti a cogliere il minimo segnale di pericolo; ci incontravamo ogni giorno per raccontare ciò che vedevamo o sentivamo, o semplicemente per assicurarci che stessimo tutti bene.
Una sera però il fu Salvatore cattivo che si presentò alla porta di casa mia.
-C’è una festa stasera, ti va di venirci? Ci ubriachiamo come se fossimo due adolescenti, guardiamo le stelle, magari ci baciamo e magari ti convinco a...-
Alzai gli occhi al cielo e feci per chiudere di nuovo la porta. Nonostante il mio cuore avesse leggermente accelerato i battiti al solo vederlo, ero vagamente irritata per il fatto che lui si presentasse da me soltanto per chiedermi di aiutarlo ad aprire quella stupida cripta.
Ma mentre tiravo la maniglia verso di me, lui mi fermò, con una strana luce negli occhi.
-Ok, ok. Scherzavo. Fermiamoci a “magari ci baciamo”, ok?-
Magari, pensai tra me e me. Ma non avrebbe mai avuto quella soddisfazione.
-Magari guardiamo le stelle, a debita distanza l’uno dall’altro, che ne dici?-
Lui mi guardò a lungo, con quel sorriso obliquo e gli occhi azzurri dai quali traspariva una certa ironia.
-Sì, a debita distanza, come no. Dai, fatti bella che usciamo-.
-Entra pure- dissi, ormai rassegnata all’idea che volevo averlo nella mia vita. Nonostante tutto. Nonostante sapessi cosa volesse dire aver amato un vampiro, e forse non aver nemmeno mai smesso di amarlo. Ma quella era un’altra storia, che doveva rimanere ben sepolta e dimenticata.
-Ronnie, fai gli onori di casa!- urlai a mio fratello, mentre salivo in camera a cambiarmi.
Non impiegai molto tempo; non volevo che Damon pensasse che mi facessi bella per lui. Non volevo che capisse che non lo odiavo veramente. Anche se sapevo che aveva già capito tutto, ancora prima di me. Ma ciò che lo intrigava era la mia potenza, e il fatto di non potermi soggiogare. E il fatto che in fondo, molto spesso preferivo anch’io fare del male piuttosto che del bene.
Indossai dei jeans attillati e una canotta nera, un filo di trucco, una goccia di quella vecchia essenza profumata che mia madre mi aveva insegnato a distillare, e poi scesi.
Trovai Damon e Ronnie che chiacchieravano seduti sul divano di pelle nera, senza alcuna traccia di ostilità tra loro. Strano; il vampiro solitamente non sopportava la presenza di altri galli nel pollaio, soprattutto se erano del tutto immuni al suo controllo. Ma quello, mi resi conto, era il vero potere di Ronnie, che lui ne fosse cosciente o no; sapeva sciogliere tutti, nessuno poteva resistere di fronte alla sua semplicità e alla sua determinazione nel voler mettere le persone a proprio agio.
-Ho invitato anche tuo fratello se per te non è un pro... wow- si fermò Damon, guardandomi mentre mi pettinavo davanti allo specchio all’entrata, visibile dal salotto.
-Ehi, non essere così spudorato di fronte a me, mentre ti mangi mia sorella con gli occhi!-
Non potei fare a meno di scoppiare a ridere; non potevo credere che Ronnie, totalmente incapace di usare i suoi poteri, si prendesse la briga di sembrare pericoloso pur di cercare di proteggermi, nonostante potessi farlo benissimo da sola.
-Sei bella quando ridi-.
Damon all’improvviso era dietro le mie spalle, poco distante, a riflettersi nello specchio vicino alla mia stessa immagine, scrutando il mio volto senza malizia e con l’ombra di un sorriso quasi dolce a incurvargli le labbra.
Mi voltai a guardarlo, inebriata da quella strana sensazione.
-Non cercare di sedurmi ora. Non ti aiuterò, ficcatelo bene in testa-.
Lui allora avvicinò il suo viso al mio; i nostri respiri si lambivano l’un l’altro, come onde del mare sulla spiaggia. I suoi occhi, dallo sguardo indecifrabile, erano fissi nei miei.
-E se ti dicessi che ora non è il tuo aiuto a interessarmi?-
Continuai a guardarlo, senza rispondere. Per un demone è raro che esistano momenti che vorrebbe prolungare in eterno, ma stavo decisamente vivendo uno di quegli attimi.
Respirai a fondo, cercando di mantenere un contegno.
-Lo ammetto, eserciti un certo fascino su di me. Ma non montarti la testa, non bastano due occhioni azzurri a farmi capitolare!-
Lui sorrise e annuì con fare cavalleresco, come se accettasse un’implicita sfida. Mi porse il braccio e uscimmo insieme, mentre Ronnie si avviava dietro di noi, evidentemente imbarazzato da tutte quelle moine.
 
 
 
NdA: ed eccomi qui, con un altro capitolo. La storia scalpita, vorrei correre molto più avanti, ma devo rispettare almeno un po’ il progetto iniziale XD comunque, che dire? Mi sa che il capitolo parla da sé, anche se ovviamente le cose non saranno semplici per i nostri due, e arriveranno delle complicazioni... altrimenti, che gusto c’è? Naturalmente se vi va, recensite, mi fa piacere sentire qualsiasi tipo di opinione su quello che scrivo! Grazie, baci! Ele :)
  
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