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Autore: Akatsuki    19/10/2012    3 recensioni
Semplicemente, la famosa storia de "La bella e la bestia" con i personaggi di Naruto!
Dal II capitolo:
“Cosa vuoi allora, mostro?” chiese quindi il padre delle due, alzando lo sguardo pieno di rabbia verso quella figura che fino a poco prima aveva quasi tentato di ucciderlo.
Gaara alzò il braccio e puntò il dito verso Sakura.
“Lei.”

~
E se la Bella dai capelli rosa incontrasse la Bestia dai capelli rossi?
[GaaSaku][CrackPairing]
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Sabaku no Gaara, Sakura Haruno
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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how can you learn to love a monster?





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Capitolo I.



Era una mattina come tante, il sole spendeva alto nel cielo e gli uccellini cinguettavano allegri, dando il buongiorno ai primi abitanti del villaggio che abbandonavano le loro case per andare a lavorare.
Sakura si alzò serena dal letto, stiracchiandosi leggermente, mentre le ossa indolenzite rispondevano con una serie di tenui schiocchi. Si portò lentamente una mano alla bocca, sbadigliando sonoramente, per poi dirigersi verso il bagno per lavarsi.
Dopo un breve ma rilassante bagno si asciugò di buona lena i lunghi capelli rosa, che le arrivavano a metà schiena. Doveva fare in fretta, dato che quella mattina doveva partire insieme a sua sorella Ino e suo padre per andare in una paese non molto lontano, al di là del bosco, per fare rifornimento di tessuti da vendere. Non era ciò che Sakura ambiva di fare, ma accettava di buon grado ciò che il padre le chiedeva.
Si vestì velocemente e indossò le scarpe, spazzolando piano i morbidi capelli rosa pallido. Un colore particolare, che insieme ai suoi occhi di un verde foresta armonizzava il suo viso rendendola di una bellezza semplice ma senza eguali.
Scese correndo le scale ed entrò sorridendo in cucina, dove suo padre, la sua matrigna e la sorella stavano facendo colazione. La maggiore, Konan, era già corsa a casa del fidanzato per continuare i preparativi delle loro nozze.
“Buongiorno a tutti!”  salutò, mentre si avviava verso il suo posto a tavola, sedendosi compostamente sulla sedia in legno. I suoi genitori le sorrisero gentili, mentre entrambi spalmavano della marmellata su del pane tostato. Ino si limitò ad un grugnito nervoso. Lo sapevano tutti che la bionda era molto scontrosa di prima mattina.
“Allora, padre, a che ora dobbiamo partire?”  Chiese Sakura versando del latte freddo nella tazza posta davanti a lei. Afferrò un biscotto fatto in casa e lo immerse nel latte, lasciando che diventasse più morbido.
“Subito dopo colazione, cara. Il negoziante con cui faccio affari mi ha dato un appuntamento per un orario preciso. Meglio non fare tardi.”  Sakura sorrise, sollevata. Prima si sbrigavano e prima tornavano a casa.
Alzò gli occhi verso la madre, osservandola curiosa. A Sakura piaceva considerarla come sua madre, nonostante sapesse che non avrebbe mai potuto prendere il posto della sua vera genitrice. Comunque, era una bellissima donna, e non solo per l’aspetto. Trattava lei e Ino come sue vere figlie, senza distinzioni. Ormai si volevano bene proprio come una vera famiglia.
“Madre, tu cosa farai mentre saremo via?” Asako sorrise, riconoscente. Era contenta che almeno Sakura la trattasse come una di famiglia, al contrario di Ino che sembrava disprezzarla. In ogni modo, lei continuava a sperare che un giorno anche lei potesse considerarla come una seconda madre.
“Oh, oggi sarà una giornata piena di impegni per me.” Rispose socchiudendo gli occhi e addentando una fetta di pane tostato. “Devo aiutare ad organizzare il matrimonio di Konan, esattamente come lo vuole lei.”  chiuse gli occhi, rassegnata, mentre si ripuliva con un tovagliolo. La figlia aveva gusti difficili; non sarebbe di certo stata una passeggiata.
Sakura accennò un sorrisetto consapevole, poi si alzò e arrivò dietro la sorella maggiore. Picchiettò la mano sulla sua spalla, svegliandola dal torpore in cui era caduta. Si avvicinò al suo orecchio e le sussurrò una frase che fu capace di farla alzare e correre in camera.
Le aveva semplicemente detto che il suo Sasuke non l’avrebbe degnata di uno sguardo se si fosse fatta vedere in quello stata, con un broncio immenso e i capelli spettinati. Non voleva punzecchiarla, sperava solo di smuoverla in modo da farla correre a prepararsi come era appena successo.
“Padre, io sono pronta. Vado a preparare la carrozza?”  chiese la rosa guardando il padre che si alzava dalla sedia e aiutava la moglie a sparecchiare. Era sempre stato un uomo disponibile, che non si limitava a fare in capofamiglia. Spesso e volentieri aiutava dove poteva, alleggerendo il lavoro della moglie.
“A quella ci penso io, Sakura. Tu vai a preparare i cavalli, va bene?”  le si avvicinò e le scompigliò i capelli, arruffandoli. Peccato, li aveva da poco pettinati.
Uscì di casa dirigendosi alle stalle poste dietro l’abitazione, percorse il breve sentiero, costellato da piccoli sassolini, e raggiunse le stalle. Entrò nel box di un grande stallone nero e lo portò fuori. La stessa cosa fece con una robusta giumenta dello stesso colore, ma con la criniera e la coda bianchi.
Li portò entrambi davanti la casa, dove suo padre stava preparando a dovere la carrozza.
“Ecco i cavalli, padre.” 
“Grazie, Sakura. Legali alla carrozza così partiamo.” fece il padre in direzione di Sakura, che annuì accondiscende e provvide a legare saldamente i due animali. “Ti dispiace andare e chiamare tua sorella? Altrimenti facciamo tardi.” chiese speranzoso l’uomo, osservando la figlia in una muta richiesta. Lui non riusciva mai a convincere la figlia maggiore. Su niente. Sakura non rispose, ma corse in casa per staccare la sorella dallo specchio dove si stava sicuramente ammirando.
 
 
 
Erano partiti da un paio d’ore, tanto che erano già a metà bosco. L’oscurità era sovrana, e strani rumori riempivano il silenzio che di solito regnava il quella parte di boscaglia. Corvi neri come la pece si alzarono in volo, gracchiando aspramente e provocando un brivido a Sakura, alla quale non piacevano i posti bui.
“Allora, Ino, quanto manca per arrivare?” chiese il padre delle due ragazze senza staccare gli occhi dalla strada innanzi a lui. La bionda agguantò la piccola mappa e la sbirciò nervosamente. Se a Sakura non piacevano i posti bui, lei li odiava con tutto il cuore.
“Circa altre due ore, padre. Non è che potreste velocizzare i cavalli?”
L’uomo sospirò pensieroso, per poi annuire leggermente e sbattere con forza le redini, ordinando ai cavalli di andare più veloce. Ino ringraziò mentalmente la bontà del padre, altrimenti sarebbe diventata pazza.
Sakura non era tanto d’accordo. Sapeva che quei sentieri erano pericolosi, e poco più avanti il buio diventava più fitto di quanto già non fosse per via degli immensi alberi che con le loro fronde impedivano alla luce di filtrare. E inoltre si diceva che più in profondità nella foresta ci fosse un castello abbandonato, dove nessuno si spingeva mai, spaventati dalle leggende che si narravano al riguardo. Molti dicevano che in quel grande palazzo vivesse un demone senza anima, che con crudeltà rubava quelle dei poveri ignari che osavano entrare nella sua proprietà. Sakura ne era terrorizzata.
Successivamente, accadde quello che la rosa pregava non accadesse mai. La carrozza si imbatté in una roccia sporgente, e una delle ruote anteriori si staccò, facendo inclinare pericolosamente il mezzo e mandando in confusione i cavalli, che imbizzarriti iniziano a correre, per poi urtare un albero particolarmente grande e riuscire a staccarsi dalle redini. I tre videro i cavalli correre via, fuggendo spaventati dal trambusto che si era creato. Ino gridò terrorizzata, un lupo ululò nel buio.
“Dio santissimo… E ora cosa facciamo?” sussurrò il padre delle due, aiutandole entrambe a scendere dalla carrozza ormai inutilizzabile. Fortunatamente nessuno di loro si era ferito durante la corsa.
 “Stai tranquilla, Ino. Non farti prendere dal panico e ascoltami.” disse Sakura, consolando la sorella maggiore che aveva preso a singhiozzare. Era la più equilibrata fra di loro, non si lasciava mai travolgere dalle situazioni. “Qui vicino c’è un castello, lo sai. Probabilmente non ci abita nessuno, quindi potremmo tranquillamente restare per la notte, dato che sta facendo buio. Domani riprenderemo il cammino, a piedi.” scandì bene le ultime parole, cercando di farle entrare bene in testa alla sorella. Doveva capirlo, non avevano cavalli e il loro unico mezzo in quel momento erano le gambe. O usavano quelle, o rimanevano il quel bosco per l’eternità.
Il padre sorrise in direzione di Sakura, che ricambiò lo sguardo, speranzosa. Ora non restava che trovare questo fantomatico castello abbandonato e rimanerci per la notte. Peccato che non sapessero la sua posizione esatta.
“Bene, Sakura. Dov’è il castello?”  Ino smosse la lunga coda con una mano, osservando la rosa che diventava più pallida di quanto già non fosse. Poggiò una mano su di un fianco, muovendo la testa bionda a destra e a sinistra, facendo oscillare nuovamente i lunghi capelli biondi. Poteva essere perfetta, ma non infallibile, la sua dolce sorellina.
“Non mi guardare in questo modo! Abbiamo una cartina, usiamola, no?” rispose imbarazza, girandosi e piegandosi per raccogliere il pezzo di carta, anche se non era del tutto intero, dato che Ino, dalla paura, lo aveva stritolato e quasi distrutto. Si rialzò velocemente e lo aprì di tutta fretta, impaziente come la sorella di trovare il castello.
Scrutò attentamente  e minuziosamente la cartina, osservando tutti i luoghi più in evidenza. Il viso di Sakura si adombrò mentre notava, con orrore, che nessuna delle cartine più recenti segnava la posizione del castello, ormai in disuso da diverso tempo.
Sospirò pesantemente e chiuse il pezzo di carta diventato ormai inutile. “L’unica cosa che possiamo fare ora è iniziare a camminare.” concluse lei, mentre la sorella lanciava un urletto di esasperazione.
Sarebbe stata una lunga notte.
  
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