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Autore: Davide95    19/10/2012    2 recensioni
Lo so che potrebbe sembrare strano, ma non tutti i ragazzi odiano leggere o scrivere; sono Davide, e questa è la seconda storia che scrivo.
'Era questo che intendevi mamma? Era questo che intendevi quando dicevi che mi meritavo il meglio? Perchè non so se me lo merito, ho lasciato una scia di cuori spezzati dietro di me e non mi sono mai curata di sanarli. Ed ora, mentre guardo, o credo di vedere, Zayn piangere, mi accorgo che ho appena spezzato anche il suo. Ho distrutto tutto, capisci?'
Cassie è una diciassettenne, reduce da un'incidente da cui è riuscita a salvarsi solo lei, mentre la madre è morta tragicamente, che deve affrontare una nuova scuola e deve fare i conti con nuove amicizie. Ragazza molto riservata e vuota, riscoprirà cosa significa provare dei sentimenti.
Zayn, ragazzo affascinante e seducente, non riesce più a far battere il suo cuore.
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Zayn

 

 

Ero di nuovo in ritardo, questa volta il professore di chimica mi avrebbe mandato in presidenza, ne ero sicuro. Camminai velocemente per il corridoio trascinando la cartella dietro di me, sperando che il professore non fosse ancora arrivato in classe.

 

Zayn!”

Ethan sono in ritardissimo, non posso ora veramente.”continuai a camminare senza rivolgergli un solo sguardo.

Debby, ha ragione, sono in ritardo anche io, devo andare, veramente.”

Mi bloccai all'istante. Non avevo mai sentito una voce cristallina come quella e mi girai senza pensare e la guardai. Aveva dei pantaloni neri stretti con una felpa più grande di qualche taglia e le scarpe distrutte di qualche giorno prima ed era semplicemente bellissima; i suoi ricci erano raccolti in una coda disordinata ed i suoi occhi splendenti brillavano.

Lui è Zayn.”

Sorrisi, cercando di sembrare il più normale possibile e le porsi una mano. Si presentò e mi strinse la mano in una presa gelida, che mi fece venire i brividi; la sua pelle oltre ad essere fredda, era morbida e liscia, le sue dita affusolate. La sentivo lontana, ancora, come se stesse aspettando il momento più adatto per girarsi e scappare via. La sua mano si allontanò dalla mia e si andò a rifugiare nelle tasche di quella felpa che forse sarebbe andata bene a me. Forse era la maglia del suo ragazzo? Una morsa mi strinse lo stomaco. Non avevo mai pensato a questo; magari aveva un ragazzo molto geloso ed era per questo che era sempre così sfuggente.

Zayn non eri di fretta?” mi chiese Ethan guardandomi sorridente.

Merda.” dissi, ma non feci un passo. Debby ed Ethan mi guardarono sottecchi e si girarono verso le loro classi e si incamminarono.

Che lezione hai ora?” chiesi, e il suo viso si alzò verso il mio e pensai che non avevo mai visto nulla di così bello. La sua pelle perfetta e bianca facevano spiccare i suoi occhi celesti, leggermente cerchiati da una linea sottile di trucco nero. Mi guardò un attimo poi cercò qualcosa dentro la sua borsa e tirò fuori un pezzo di carta e me lo passò.

È tutta ieri che cerco di capire come leggerlo.” si scusò, mentre un velo di rossore si posava sulle sue guance. Il suo rossore faceva un baffo ai colori del tramonto in spiaggia. Lo presi, sfiorando le sue dita che subito si ritirarono e lo lessi. Martedì, prima ora, chimica.

Devo andare anche io a chimica.”

Le restituii il programma sorridendole e ci avviammo per il corridoio in silenzio. Avrei voluto dire qualsiasi cosa ma non riuscii ad aprire bocca; era un silenzio che non pesava. Le nostre mani non si sfiorarono più; teneva una certa distanza come se io con un solo tocco avrei potuto ferirla. Era strano camminare di fianco a lei, aveva un passo veloce ma non perché era in ritardo, avrei giurato che fosse il suo passo abituale; era come se avesse paura di non arrivare in tempo a qualcosa, qualcosa di più importante di una semplice lezione. Le aprii la porta, ma lei non mi ringraziò; mi dispiacque solo non poter sentire la sua voce.

Eccola Signor Hawcke, pensavo non arrivasse più.”

Un risolino si alzò dalla classe, mentre io sbuffai; quel professore mi avrebbe odiato per sempre solo perché non adoravo la sua materia.

Non la mando in presidenza solamente perché da gentiluomo ha accompagnato qui la signorina..?”

White.”

Bianco, bianca come la sua pelle, la neve, bianca perché era candida, chissà se innocente, bella. Era lei la mia salvatrice.

Presi appunti per tutta la lezione, ogni singola parola scritta bene, perché speravo che Cassie mi chiedesse gli appunti perché quel giorno non li aveva presi e mi chiesi perché non l'avesse fatto; ovviamente il professore, che si sapeva avesse un debole per le belle ragazze, non le disse nulla.

Perché non prendi appunti?” le bisbigliai. Mi rispose continuando a guardare il professore.

Sono una specie di secchiona, queste cose le ho studiate per conto mio.”

Rimasi basito, come si faceva a studiare quelle robe a tempo perso? E come faceva una ragazza bella come lei ad avere tempo di perdere tempo su cose come la chimica? La guardai, ma lei non si scompose, rimase immobile per tutta la lezione. Aveva un'espressione dura dipinta in faccia, come se fosse arrabbiata con qualcuno. Poi pensai che aveva tutto il diritto d'avercela con il mondo, che le aveva portato via tutto e tutti. Mi chiesi com'era trovarsi nella sua situazione, e pensai che infine la mia non era tanto diversa dalla sua; i miei genitori non erano mai a casa ed io facevo i conti con me stesso ogni giorno. Dovevo prepararmi i pranzi, le cene, anche se ammisi a me stesso che spesso mi appoggiavo a mia nonna; dovevo lavarmi i vestiti, stirarli, cosa che non facevo quasi mai e pulire casa. Inizialmente era stato divertente, poi però era diventato stancante, soprattutto nei periodi pieni di verifiche. A volte, non avevo nemmeno il tempo di mangiare. Ethan veniva spesso da me, a volte restava anche a dormire e qualche domenica veniva a darmi una mano con le lavatrici e il resto; dopo molti vestiti che non erano più colorati come quando li avevo comprati e dopo molti pasti bruciati, avevo imparato. La differenza era che se io avevo bisogno di appoggio da qualcuno, i miei genitori c'erano, anche se lontani, lei non aveva nessuno se non la nonna.

Sentii bussare alla porta e subito dopo vidi un bidello entrare: presi l'occasione al volo e mi girai verso la mia compagna di banco, ma non riuscii a spiaccicare una sola parola quando la vidi guardare fuori dalla finestre mentre si stava tirando su i capelli con un aggeggio strano; la maglia si era leggermente alzata e sul fianco intravidi una macchiolina più scura e non so perché lo feci, ma non riuscii a trattenermi dal sfiorare la sua pelle fredda con le dita. Lei si irrigidì all'istante e girandosi mi guardò con astio.

Oddio scusa, io ho visto la macchia sul fianco e non..”non riuscivo a trovare una scusa, perché non ce n'era una valida. Mi vergognai da morire fino a quando la vidi aprirsi in un sorriso per ritornare poi subito alla solita espressione insofferente.

Sei il primo che si scusa dopo avermi toccato.”disse piano, in un bisbiglio.

Era così enigmatica e strana; la conoscevo dalla mattina e l'avevo vista per la prima volta solo qualche giorno prima, eppure aveva un non so che cosa che mi intrigava. I suoi capelli ora erano raccolti, ma qualche debole riccio ricadeva ancora sulle sue spalle; i suoi capelli erano di un colore strano, sembravano tinti ma lei non era il tipo secondo me che perdeva tempo dalla parrucchiera, eppure non avevo mai visto capelli di quel colore in 19 anni. E non avevo nemmeno mai visto degli occhi così azzurri, tanto che sembravano ghiaccio; normalmente avrei pensato che un accostamento così strano, rosso e azzurro, fosse terribile, troppo contrastante, ma dopo aver visto lei pensai che non c'era cosa più bella. Un suo ginocchio venne a sbattere contro il mio, ad un certo punto, e la vidi irrigidirsi all'istante come se il contatto con me l'avesse pietrificata. Mormorò uno 'scusa' e poi la osservai mentre incrociava le gambe sulla sedia e cercava di non sfiorarmi. La sua schiena era dritta, totalmente appoggiata allo schienale della sedia: forse faceva danza, come Sheila, pensai. E glielo chiesi, mentre il professore si girava per spiegare qualcosa di incomprensibile alla lavagna.

Mi guardò scettica, quasi schifata dalla mia domanda.

Odio ballare.” disse solo, per poi tornare a scarabocchiare il suo quaderno. Ebbi l'impulso quasi di dovermi giustificare e le dissi che glielo avevo chiesto perché aveva una buona postura e che non intendevo offenderla.

Lo so.” disse dura.

Iniziai a pensare che avesse qualcosa contro di me, eppure avevo cercato di esserle amico e di conoscerla, non le ero stato addosso o altro. Me ne stetti zitto fino a quando percepii un lieve movimento accanto a me.

Ho fatto pallavolo, per un sacco di anni.”

L'aveva detto con un tono di voce più dolce, ma sembrava forzato, come se dovesse sforzarsi d'essere amichevole. Le sorrisi ma lei non ricambiò, tornò al suo quaderno. La campanella suonò ed ella prese velocemente le sue cose e se ne andò senza salutarmi, cosa che mi risultò assai strana; sembrava che Cassie odiasse il mondo. Aveva un 'vaffanculo' lampeggiante scritto in faccia.

  
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