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Autore: Soly_D    19/10/2012    7 recensioni
5^ classificata al contest "Una fan art per te" di Dafne&Nede
«E da quando Son Goten è diventato così arrogante?».
«Da quando Son Goten non è più Son Goten».

[Baby-Goten/Bra]
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Baby, Bra, Goten | Coppie: Bra/Goten
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Autore (su Efp e sul Forum): Soly Dea
Pairing: Goten/Bra
Rating: giallo
Pacchetto: Lino
Numero: 14
Avvertimenti:
missing moments
Genere: fluff, romantico, lieve angst
Contest: “Una fan art per te” di Dafne&Nede
Note: questa fanfiction è una specie di Baby-Goten/Bra, ma non manca nemmeno la Goten/Bra. Spero di non aver usato male il pacchetto, volevo solo fare qualcosa di originale :D inoltre ci tengo a precisare che ho elaborato una mia teoria sulla trasformazione in sudditi di Baby: o si viene trasformati dallo stesso Baby, oppure (e qui entra in scena la mia mente malata) si viene trasformati da un suo suddito attraverso la fecondazione :D ovviamente la “vittima” deve essere una donna, altrimenti non se ne fa niente.
Ci tengo a sapere la vostra opinione ^^



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Not just a simple mission


«Finalmente abbiamo finito, il grande Baby sarà fiero di noi».
«E’ ancora presto per cantar vittoria, rimane la figlia di Vegeta».
«La ragazzina, dici? Ci penso io, tu raggiungi gli altri».
«Va bene, ma fai in fretta. A Baby non piace aspettare».


Colui che fino a poche ore prima era conosciuto con il nome di Son Goten, attraversò i lunghi e intricati corridoi della Capsule Corporation con un sorriso sadico stampato sul volto. Sarebbe stato un gioco da ragazzi disfarsi della principessina dei saiyan: avrebbe fatto tutto subito e in fretta, senza che lei nemmeno se ne accorgesse.
Seguendo la debole aura dell’ultima saiyan rimasta, raggiunse una porta in legno chiaro che recava la scritta “Bussare prima di entrare”. Rise malignamente e buttò giù la porta con poco sforzo.
Avanzò lentamente nella stanza e fece vagare lo sguardo in ogni angolo alla ricerca del suo obiettivo. L’ampia finestra conferiva all’immensa camera un aspetto luminoso e tranquillo, ma il letto a baldacchino e il grande armadio aperto traboccante di vestiti d’ogni genere e colore erano sicuramente ciò che più attirava l’attenzione in quello spazio d’edificio arredato in modo fine e costoso.
«Bussare è diventato un optional, Goten?!».
Il moro inarcò le sopracciglia e spostò lo sguardo in un angolo della stanza recante un’altra porta, probabilmente il bagno personale della proprietaria.
Quest’ultima se ne stava poggiata al muro, le braccia incrociate al petto e l’aria vagamente infastidita. Chiunque avrebbe capito che quel cipiglio orgoglioso e quelle maniere un po’ altezzose appartenevano all’erede del principe dei saiyan.
«Io non prendo ordini da nessuno».
Una risata cristallina risuonò tra le pareti dell’immensa stanza.
«E da quando Son Goten è diventato così arrogante?».
Il ragazzo scrollò le spalle, rivolgendo gli occhi verso la finestra. Possibile che quella sciocca ragazzina non si fosse accorta di niente? Possibile che fosse ancora all’oscuro di ciò che stava succedendo fuori dalla sua stanza in quel preciso momento?
«Da quando Son Goten non è più Son Goten».
Bra inarcò le sopracciglia, incuriosita. Raggiunse il suo letto con passo lento e cadenzato, sedendosi a gambe incrociate, poi si sciolse i capelli, lasciando che ricadessero morbidi sulle esili spalle nivee e che alcune ciocche si intrecciassero nell’incavo del seno. Il top scollato di colore rosa non lasciava di certo spazio all’immaginazione: forme ancora acerbe, ma visibilmente morbide e sode. Le gambe lunghe e snelle, la pancia piatta e i fianchi ben proporzionati conferivano alla sua “vittima” un aspetto ancora più invitante.
Quando lo sguardo del ragazzo si posò su quel corpo così apparentemente fragile, ma ugualmente sensuale e provocante, un’improvvisa sensazione di calore si irradiò dal suo basso ventre.
E’ incredibile il modo in cui questo corpo reagisce alla vista di questa ragazzina, constatò il neo-suddito di Baby meravigliato. Eppure ricordava bene che il vecchio Son Goten aveva già una ragazza – forse più matura fisicamente, ma non più affascinante o intelligente.
«Beh, cos’hai da startene lì impalato? Io avrei da fare».
E doveva ammetterlo, sarebbe stata anche un’ottima esemplare di donna tsufuru.
«Avremo da fare», la corresse con un sorriso malizioso. «Ma non ci metterò molto, promesso. Sarà veloce e indolore, mia principessina».
Bra aggrottò la fronte, allibita.
«Di che diavolo stai parl-».
Non riuscì a terminare la frase: Goten la teneva bloccata tra il suo corpo e lo schienale del letto.
Con il bacino stretto tra le sue ginocchia e le esili braccia inchiodate ai lati della testa da quelle forti e muscolose di Goten, la ragazza trattenne il respiro per pochi secondi e lo ributtò giù subito dopo, sentendo le guance andare a fuoco e il battito cardiaco accelerare improvvisamente.
Era stato talmente veloce a raggiungerla che non se ne era nemmeno accorta.
«G-Goten?».
Il ragazzo sorrise maliziosamente.
«Tutto qui quello che sai dire? Dov’è finita la tua spavalderia?».
Bra ingoiò a vuoto, faticando a sostenere lo sguardo sicuro del saiyan.
Dov’è finito Goten?, pensò a sua volta scrutando con attenzione gli occhi infuocati di lui. Sembrava un altro, non era più il ragazzo dolce e allegro del quale era da sempre innamorata.
«Qualcosa da ridire, principessina?».
Percepire il fiato del saiyan sulla pelle scoperta del collo non l’aiutava di certo. Il suo sguardo vagava desideroso lungo il suo corpo, provocandole disagio scaturito dal fatto che non era mai stata così vicina ad un ragazzo, ma allo stesso tempo soddisfazione, perché era proprio lui a guardarla in quel modo.
«Chi sei?», chiese con un filo di voce, mordendosi il labbro inferiore un po’ per la paura e un po’ per l’imbarazzo.
«Come sarebbe? Sono Goten, no?».
«Goten non si comporterebbe mai così», troncò lei, cominciando ad avvertire dolore ai polsi ancora inchiodati al letto, ma la sua espressione sofferente e i suoi occhi speranzosi non riuscirono a commuovere il saiyan.
Goten sorrise, un sorriso per nulla rassicurante.
«Eppure vedo che non ti dispiace questo nuovo me».
Si avvicinò maggiormente alla ragazza, azzerando la sottile linea d’aria che li aveva tenuti lontani fino ad allora e sfiorando con lentezza disarmante le sue labbra rosse e carnose.
Bra, il cuore a mille e il respiro mozzato, lasciò che il saiyan si impossessasse della sua bocca e del suo collo senza troppi sforzi. Aveva immaginato quel momento talmente tante volte che quasi stentava a credere che fosse diventato realtà. E nonostante la vocina nella sua testa continuasse a ripeterle che quello non era il ragazzo del quale era innamorata, il suo cuore le suggeriva il contrario: non poteva lasciarsi scappare l’occasione della sua vita. Poco importava se quegli occhi scuri erano diversi dal solito, diversi da quelli di Son Goten.
Il saiyan sorrise, lasciandole liberi i polsi e prendendole il viso tra le mani per baciarla ancora. Quella che si era presentata come una semplice missione per Baby, si stava rivelando qualcosa di molto più interessante e soddisfacente. Più la guardava, più la desiderava.
Non aveva semplicemente intenzione di trasformarla in un suddito di Baby come richiesto dallo stesso: voleva farla sua in ogni modo, voleva che fosse la sua donna sul nuovo pianeta degli tsufuru. Si chiese come avesse fatto il suo vecchio sé a non accorgersi mai di quella ragazza. Forse, semplicemente, aveva finto di non essere attratto da lei per la troppa differenza d’età o per i diverbi tra i loro rispettivi padri.
Sorrise di fronte alle gote arrossate della ragazza e la baciò ancora, ancora e ancora.
Le loro labbra si cercavano e modellavano a vicenda, in un vortice di passione mai provato fino ad allora. Il saiyan intrecciò le dita tra i capelli di lei che rispondeva con lo stesso ardore, nonostante fosse ancora un po’ impacciata nei movimenti a causa dell’inesperienza.
Decise di spingersi oltre e, lentamente, risalì con la mano su un fianco della saiyan fino a infilarla sotto il tessuto della maglietta.

Non osare toccarla.

Sì staccò bruscamente dalla ragazza e si guardò intorno con aria allibita.
«Chi diavolo ha parlato?».
Bra lo fissò stralunata. «C-che ti prende?».
«Non hai sentito anche tu quella voce?».
Bra scosse la testa e il saiyan scrollò le spalle, pensando che non fosse poi così importante.
Si chinò nuovamente su di lei, baciandole e stuzzicandole il collo mentre lei gli accarezzava i pettorali scolpiti da anni di duri allenamenti che la maglia sottile difficilmente riusciva a nascondere.
E allora Goten infilò nuovamente le mani sotto la canottiera della ragazza, ma la voce di prima lo interruppe di nuovo, facendolo innervosire.

Toglile le mani di dosso.

Si rese conto che quella voce proveniva dall’interno del suo corpo. Era il vero Son Goten.
Possibile che Baby non fosse riuscito a controllarlo totalmente? Possibile che, vedendo Bra tra le braccia di “un altro”, la sua parte buona stesse riaffiorando?
«Non darmi ordini, ormai non vali più niente tu».
Bra lo fissò dritto negli occhi, basita.
«Parli da solo?».
Goten non la stette ad ascoltare e la baciò di scatto, riprendendo da dove era stato interrotto.
Le loro mani e le loro labbra continuarono a cercarsi, sicure e desiderose. E nonostante la vocina interiore di Goten continuasse ad ammonirli, i due erano sempre più certi delle loro azioni e dei loro sentimenti.
«Mi ami?», chiese lei tra un bacio e l’altro.
Lui, in tutta risposta, la baciò con passione e Bra ne ebbe la conferma.

Ma quella situazione sarebbe stata presto interrotta da chi meno se lo aspettavano.
Perché Goten aveva dimenticato l’obiettivo che gli era stato affidato.
Perché Bra aveva dimenticato che Goten non sembrava Goten quel giorno.
Perché al nuovo re degli tsufuru non piaceva aspettare.
E come un fulmine a ciel sereno, il rumore della porta che veniva bruscamente buttata giù e le parole di Baby, violente e fatali, fecero inorridire i due ragazzi.
«Ti avevo chiesto di convertirla, non di portartela a letto!».
Il moro rabbrividì e scese immediatamente dal letto, mentre Bra si avvolse nel lenzuolo e si nascose dietro di lui. «C-chi è?», gli sussurrò in un orecchio.
«Il capo», rispose Goten con gli occhi fissi sull’energumeno.
Ma nemmeno il tempo di comprendere il significato di quelle parole, che Bra si ritrovò improvvisamente tra le braccia dell’uomo dai capelli bianchi e gli occhi impenetrabili.
«Vattene, ci penso io a lei», proferì Baby con tono di rimprovero.
Il saiyan più giovane strinse i pugni lungo i fianchi, mentre Bra si dimenava con forza e cercava in tutti i modi di staccarsi da Baby.
«G-Goten, non lasciarmi».
Lui scosse la testa, abbassando lo sguardo. «Tra poco sarà tutto finito», rispose uscendo dalla stanza.
La ragazza avrebbe voluto piangere, ma un’improvvisa sensazione di torpore la invase completamente.
Quando si svegliò, Bra Brief non era più la stessa.

*****

Baby era stato finalmente sconfitto, sulla Terra regnava di nuovo la pace e tutti i guerrieri erano riuniti alla Capsule Corporation per festeggiare.
«Mamma, sai dov’è la mia canotta rosa?».
Non avrebbe mai dimenticato ciò che era successo prima che Baby la trasformasse in un suo suddito.
«Non lo so, tesoro».
«E’ sotto il tuo letto».
Bulma e Bra si voltarono contemporaneamente verso il saiyan.
La principessa sorrise: nemmeno Goten aveva dimenticato.


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