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Autore: LadyPalma    19/10/2012    1 recensioni
Enrico ha perso la testa dietro Anna Bolena e i giorni di Caterina stanno per volgere al termine. Ma davvero tutto è come sembra? Oppure c'è ancora qualche speranza per il Re e la Regina? // Piccola long-fiction sulle note di "Love the way you lie" di Rihanna e Eminem.
Genere: Malinconico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ecco con un pò di ritardo il capitolo 2! Spero vi piaccia (ma credo di no.. non uccidetemi all'ultima frase xD)

 


2.In this tug of war you’ll always win

 

Now there’s gravel in our voices
glass is shattered from the fight

 
La serata era finalmente finita, ma per Caterina la notte che stava per arrivare non sarebbe stata momento di agognato riposo e conforto; al contrario, sola nel suo letto, anche quella notte, come tutte le notti, non avrebbe fatto altro che pensare e piangere. Raggiunse le sue camere private e chiuse per un momento gli occhi, ripensando a tutti gli eventi appena trascorsi: difficile trattenere le lacrime fino a quel momento di puro buio in cui nessuno le avrebbe più viste.

“Vostra Maestà, c’è Sua Maestà il Re” disse Lady Jane entrando nella stanza, non riuscendo a contenere la sua agitazione.

Le altre dame presenti nella stanza si scambiarono un’occhiata sbalordita e poi fissarono insieme la loro signora, aspettando disposizioni. Ci vollero un paio di minuti prima che la Regina trovasse finalmente le parole; non c’era stupore o allegria sul suo volto, solo un’ espressione all’apparenza impassibile e indecifrabile che era solo lo specchio dei pensieri che le frullavano nella testa. Non stava capendo più niente, ecco la verità, dovette ripetersi più volte le parole nella mente per tentare di darvi un senso, anche se un senso in fondo quell’improvvisa visita non ce l’aveva. Forse si era già addormentata e stava sognando, forse era lì solo per una rapida comunicazione o un litigio gratuito. E poi c’era quella sottile e tenue speranza che le suggeriva che… Forse Charles aveva ragione.

“Lasciatelo entrare” disse infine con un cenno del capo, cercando di mantenere il controllo.

Lady Jane si scansò e rapidamente il Re fu nella stanza con un’espressione sul volto impassibile almeno quanto la sua. Pur essendoci una decina di persone, la stanza era piombata nel silenzio, tutti fissavano il Re e la Regina che invece si fissavano a vicenda.

“Andate fuori!” urlò improvvisamente Enrico, senza staccare gli occhi da sua moglie, mentre le dame combattute tra lo spavento e la curiosità, erano costrette ad abbandonare quella promettente scena.

Ma Enrico non era lì per dare spettacolo, per quella sera ce n’era stato già abbastanza.

“Marito, a cosa devo questo piacere?” chiese Caterina appena rimasero soli, coprendo il rumore della porta che si chiudeva dietro l’ultima dama.

Tentò di reprimere un sorriso che, a dispetto di tutto, la sola vista dell’uomo che amava le provocava  e non osò compiere un solo passo verso di lui, perché sapeva. Le era bastato un solo sguardo per capire i sentimenti che stavano animando l’uomo che aveva davanti  e lo avevano spinto a farle visita: la sua espressione ai suoi non era impassibile, al contrario sembrava tradito, arrabbiato, ferito. Lei lo sapeva.

 

In this tug of war, you’ll always win
even when I’m right


 
“Questa non è una visita di cortesia” chiarì lui stringendo i denti e chiudendo gli occhi per tentare di calmare l’irrazionale ira che si stava impadronendo sempre più di lui.

“Non me lo aspettavo” disse la Regina lasciandosi sfuggire un sorriso amaro.

Enrico la fissò in silenzio e il suo duro sguardo si raddolcì scorgendo le lacrime negli occhi di lei; erano nascoste certo, ma c’erano. Lui le vedeva. Improvvisamente, scosse la testa cercando di allontanare i suoi sensi di colpa: di fronte a lei, si sentiva sempre inferiore, come una perfetta farfalla era l’unica che riusciva a farlo sentire un verme con un solo sguardo, ma non sarebbe successo quella sera. Quella era la sera in cui il verme si sentiva di accusare di qualcosa la farfalla.

“Risparmiate quest’inutile ironia, tanto a quanto pare vi consolate benissimo” disse infine aspramente, cominciando a camminare nella stanza.

“Cosa? Non capisco…” disse lei mostrandosi sorpresa, alzando un sopracciglio.

“Certo non capite. Scommetto che le allusioni del Duca di Suffolk le capiate perfettamente invece” la interruppe lui nello stesso tono, con un sorriso assolutamente privo di allegria.

“Stavamo solo ballando…” fece notare lei, sempre più sorpresa. Quando aveva pensato di poter suscitare una sorta di gelosia in suo marito, non ci aveva mai davvero creduto davvero, e di certo non poteva immaginarsi una reazione simile.

“Conoscete la sua reputazione?” chiese lui retoricamente, interrompendola nuovamente, arrestando il passo e fissandola “Voi siete mia moglie!” esclamò poi muovendo qualche passo verso di lei e afferrandola per le spalle.

Caterina spalancò gli occhi e si perse in quelli blu di suo marito. Era da tanto che non li vedeva così luminosi, era da tanto che non li vedeva brillare così per lei.

 

‘Cause you feed me fables from your hand
with violent words and empty threats


 
“Certo che sono vostra moglie, Enrico”lo rassicurò lei, alzando lentamente una mano e avvicinandola al volto di lui “Non avete motivo di preoccuparvi, non ho amanti al contrario vostro… Io vi amo” disse poi sinceramente, senza traccia di accusa nella voce.

Ma l’accusa lui l’aveva avvertita lo stesso. Alla fine c’era riuscita comunque a farlo sentire un verme. E lei era sempre una farfalla, la stessa splendida farfalla che lo aveva fatto innamorare anni prima.

“Non è questo il punto!” disse lui allontanando la mano di lei dal suo volto, ma senza lasciarla “Anche io vi amo” ammise poi con naturalezza, forse neppure rendendosi davvero conto di ciò che stava dicendo.

Sarebbe dovuta essere una sorpresa sentire quelle parole dopo così tanto tempo, eppure per entrambi in quel momento appariva normale e semplice. Perché l’amore in fondo è una cosa semplice. In pochi istanti come per magia le loro labbra si unirono in un bacio e l’incantesimo non intendeva lasciarli così: un bacio non bastava, entrambi avevano bisogno di altro, di più, di riscoprirsi e ritrovarsi. E si ritrovarono quella notte tra baci e carezze perdute e l’amore mai sopito che si mescolava con il desiderio rinnovato. Quella sera nel buio, Caterina non si addormentò piangendo, ma con un radioso sorriso sulle labbra; non era da sola, ma stretta tra le braccia di quello che era indubbiamente l’uomo della sua vita e lei non chiedeva altro che essere la donna della sua.

Cosa avrebbe significato quella notte? Lei non pensava all’alba, quella notte era la sua alba, ma avrebbe fatto meglio a pensarci, perché l’alba vera arrivò fin troppo presto. E per citare la Bibbia, per Enrico non c’era “Nulla di nuovo sotto il sole”.

Si era addormentata così, tra le dolci parole sussurrate che aveva atteso così tanto, ma si svegliò qualche ora dopo con le uniche che non avrebbe mai voluto udire.

“E’ stato un errore, Caterina. Non dovrà accadere mai più”
 

…And it’s sick that all these battles
are what keeps me satisfied












 

   
 
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