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Autore: becky    02/05/2007    0 recensioni
Ispirato al romanzo “Dominus”: Marco,giovane e ricco patrizio romano, vive la sua vita agiata e senza problemi all’insegna del divertimento e delle belle donne. Tutto ciò fino a quando non fa un incontro inaspettato:dopo dieci anni rivede per uno scherzo del destino lei, la sua piccola Rhea…e tra di loro si intrecceranno passione, amicizia, attrazione e forse anche molto altro… NON è NECESSARIO AVER LETTO IL ROMANZO!!!
Genere: Generale, Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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N.d.A: Grazie a tutte le persone che hanno letto (siete dei Grandi!!!) e soprattutto a chi ha avuto la gentilezza di commentare!!! ^_^  commentate please!

 

 

Capitolo 2: Parole e Ricordi

 

La fanciulla di fronte a lui emise un’altra piccola risatina e fece un cenno di assenso col capo – alla fine ci sei arrivato, allora!- esclamò allegra. A Marco quasi cedettero le gambe. Non si poteva credere, era assurdo. Rhea era lì con lui. Incredibile. Però era lei. Lo sentiva, ne era certo. Solo lei aveva quella voce  e quella risata. Solo lei.

Ricordava fin troppo bene Rhea. La sognava spesso, nonostante fossero passati tanti anni dall’ultima volta che l’aveva vista. Forse anche quello era un sogno. Si, lo era di certo. Non poteva essere veramente lì con lui. Rhea…la sua piccola Rhea. Beh, in verità non era ne sua ne piccola, ma a lui piaceva chiamarla così. Pensava che non l’avrebbe mai più rivista.

Il padre di Rhea era un famoso questore di Roma, un vecchio e caro amico di Caio. Marco e Rhea si conoscevano fin da bambini, ed erano sempre stati legatissimi. Più che amici, quasi fratelli. Loro due e Ardach erano inseparabili. La ragazzina aveva praticamente trascorso l’infanzia in quella villa a giocare con i due figli di Caio. Erano stati anni felici, che il giovane Marco ricordava ancora con trasporto. Fino a quando il padre di Rhea non si era dovuto trasferire in Sicilia. Era stato un vero trauma per Marco, il primo della sua vita. Si era dovuto separare da lei in modo molto doloroso. Era solo un bambino quando aveva dovuto dirle addio, e non riusciva a comprenderne il motivo. Nemmeno ora, cresciuto e maturato, se ne era fatto una ragione. Ma pensava che mai l’avrebbe rivista. Era quasi morta per lui, troppo lontana e distante. Erano anni che non si sentivano, nessuna lettera, nessun messaggio. Il vuoto assoluto. E poi…poi eccola. Riapparsa dopo quasi dieci anni, lì con lui, tra le sue braccia. Era possibile?

- Marco!- lo richiamò la fanciulla, interrompendo il flusso sfrenato dei suoi ricordi e riportandolo alla realtà – Non mi dici nulla?- gli chiese con una nota divertita nella voce limpida e aggraziata. Inconfondibile. Era lei. Era la sua piccola Rhea. Non aveva più dubbi.

Istintivamente fece un passo avanti e l’abbracciò. Seguì l’impulso, senza riflettere. Ma anche se ci avesse pensato sopra una vita intera, l’avrebbe stretta a se lo stesso. Sognava di poterlo fare da una decina di anni, e finalmente ne aveva l’occasione. Sentì una morsa allo stomaco, una rapida contrazione e qualcosa all’altezza del petto stringersi di commozione. La stava abbracciando e quasi non ci credeva. Rhea…era lì con lui. La sua migliore amica, la compagna di infanzia, di giochi, di bravate…era tornata da lui.

Dopo interminabili secondi la lasciò a malincuore e disse – Rhea…Rhea…ma come?-. Lei rise, limpida e meravigliosa come sempre. Forse si stava divertendo nel vederlo così sconvolto e indifeso. Marco cercò allora di riprendersi, il suo orgoglio smisurato di Romano non gli permetteva di farsi deridere. Cercando di dare una nota più matura alla sua voce già quasi adulta le chiese – Ma…che cosa ci fai qui?-. Vide la ragazza sollevare le spalle e mormorare gentile e serena – Ecco…a mio padre hanno assegnato una nuova questura qui a Roma. Siamo appena arrivati, e tuo padre ovviamente non ha perso tempo! Ci ha subito invitati a un suo banchetto!-. Incredibile e stupefacente. Ma terribilmente emozionante. La storia filava perfettamente. Allora ecco spiegato il motivo del suo ritorno a Roma.
- Capisco…- confermò Marco cercando di individuare il volto della ragazza nella semi oscurità che avvolgeva quello stanzino. – Già…e mi sono nascosta qui dentro…- continuò Rhea sedendosi con eleganza per terra, ai piedi del ragazzo, appoggiando la schiena alla parete – probabilmente per lo stesso motivo per cui ci sei venuto tu!- proseguì ironica – Lo sai quanto non sopporto queste occasioni ufficiali…mi stavo annoiando e i vecchi si stavano ubriacando pesantemente. Quindi…me ne sono andata il prima possibile!-. Anche Marco si accomodò accanto a lei, tanto vicino da avere le spalle attaccate. Quel semplice contatto lo fece tremare impercettibilmente. – La stessa cosa vale per me- le disse voltando il viso verso il suo, che però guardava fisso di fronte a se. La ragazza sussurrò – Vedi, appena sono arrivata ho capito come sarebbe finita la serata, e ancor prima di iniziare il banchetto mi sono nascosta qui dentro!-. Il ragazzo sorrise – Ecco perché non ti ho vista!-. – Esattamente! E se vuoi saperlo non mi va proprio di tornare in sala con quei vecchi bavosi, senza offesa,e ubriachi! Mio padre cercherebbe di farmeli conoscere e magari anche di trovarmi un marito!- e scoppiò in una breve risata di scherno. Ma Marco no. Quella parola, “Marito”, lo aveva sconvolto. Avevano la stessa età, e perciò anche lei era in età da marito, ma l’idea di vederla sposata lo inorridiva. Per lui Rhea era ancora la bimbetta vivace e maschile di quando si erano lasciti. Ma si rendeva conto che non era più così. Erano cresciuti, e ora lei era quasi una donna. Era naturale che suo padre le cercasse un marito, soprattutto perché apparteneva a una famiglia molto in vista della società romana. La ragazza proseguì con la solita allegria –e scommetto che tu sei qui per lo stesso motivo! Non gradisci questo genere di convivio?- gli chiese voltandosi leggermente verso di lui. Il moro scosse la testa con veemenza – Ovviamente no!-. Poi però si accorse che per lei non era ovvio. Loro due non si conoscevano quasi per nulla, erano passati troppi anni. Si accorse con meraviglia e terrore che lui di Rhea non sapeva praticamente più nulla. Non sapeva cosa le piacesse oppure no, se era fidanzata, se aveva degli amici, quali dottrine avesse studiato, … e moltissime altre cose. Però sapeva di volerle scoprire tutte. Non gli importava di niente altro. Adesso che  l’aveva ritrovata non l’avrebbe più lasciata andare via tanto facilmente. Improvvisamente gli venne in mente una cosa e subito le chiese concitato – ma…fino a quando vi fermate in città? Poco? Molto?-. Notò la ragazza accanto a lui stringersi nelle spalle e mormorare – non lo so. Qualche mese, sicuramente, forse di più. Mio padre deve terminare la magistratura, e poi non ho idea di cosa faremo-. Beh, pensò Marco, almeno avrebbero avuto qualche mese per tornare a conoscesi. Intanto era bellissimo stare seduto in quello stanzino assieme, spalla contro spalla, i respiri che si fondevano, gli odori che si univano, a chiacchierare, come da bambini. Sembrava quasi che il tempo non fosse mai trascorso. – E dimmi – la incitò, per poter udire ancora la sua voce melodiosa che gli era tanto mancata – com’è la Sicilia? Bella?-. La fanciulla riprese immediatamente vita, vivace come non mai esclamò entusiasta – Oh! Si! Stupenda! È un paese meraviglioso! Peccato che ci abbiamo vissuto per poco tempo…-. –Cosa? Per poco tempo? Vuol dire che vi siete di nuovo trasferiti?- la interruppe Marco incuriosito. Rhea annuì sorridendo – Già. Siamo stati in Sicilia solo un paio di anni, poi siamo andati a vivere in Spagna, sulla costa meridionale. Avresti dovuto vedere che posto meraviglioso! Stupendo, veramente! Il posto più bello del mondo!-. Era eccitatissima. Ne parlava come se la Spagna fosse davvero il luogo più bello del mondo. Marco però era scettico. Per un romano cittadino di Roma non poteva esistere luogo più meraviglioso della Città, perciò le disse – Sei sicura? Non saprei…-. La ragazza non sembrò affatto offesa,ma anzi, continuò ancora più eccitata, quasi sognate –Oh Marco…dovresti vederla la Spagna, davvero. È spettacolare! Il sole, il mare, il caldo tutto l’anno… e poi le colline, le isole…è tutto meraviglioso!- continuò a citare le bellezze della Spagna mentre in Marco sorgeva un nuovo sentimento. La gelosia. Si sentiva invidioso di quelle terre. Loro l’avevano potuta vedere crescere, mentre lui no. Ed era mai possibile che lei ne fosse stata così rapita? Evidentemente l’avevano stregata, allontanandola da Roma. – E quindi ti dispiace essere dovuta venire qui a Roma…- borbottò rabbuiato Marco. Ma lei lo rassicurò immediatamente – Assolutamente no! Anzi…ne sono felicissima! Mi è mancata Roma, e anche tutti voi! Avevo molta voglia di rivederti, sai?- a quel punto il ragazzo si sentì arrossire lievemente, ma fortunatamente il buio impediva di vederne il rossore sulle gote. – Mi siete mancati tutti! A proposito…Ardach come sta?-. – Bene, mio padre non lo ha ancora riconosciuto come figlio, ma almeno adesso lo rispetta. Io e lui abbiamo studiato in Grecia per anni, siamo tornati anche noi a Roma solo pochi mesi fa’- le rispose rallegrato. – Davvero? E com’era la Grecia? Raccontami tutto… voglio sapere ogni cosa che avete fatto!-. La ragazza era curiosa, ma a Marco non dispiaceva parlarle e raccontarle della sua vita. Lei era la sua migliore amica fin da bambini, in quei dieci lunghissimi anni gli era mancata moltissimo la sua presenza, e finalmente ora poteva recuperare tutto il tempo perso. Le raccontò quasi tutte le loro avventure in Grecia, trascurando ovviamente le proprie storie con varie ragazze…sapeva che una donna non approva queste cose. Eppure lei sembrava coinvolta, gli faceva domande, rideva, si emozionava ai suoi racconti. Dopo averle narrato tutto, esausto ma felice e soddisfatto le chiese – E tuo fratello come sta? Era veramente un grande Alessandro!-. Rhea annuì vivamente – Si, e lo è ancora! Adesso non so bene dove sia…forse in Persia con l’esercito. Sai…è un comandate molto bravo, viaggia molto. Però adesso che ha un figlio penso che si voglia stabilizzare un po’ di più!-. Marco strabuzzò gli occhi, non visto. Un figlio? Ma come era possibile? Alessandro era ancora giovanissimo! Aveva solo un paio di anni in più di loro e aveva già un figlio…accidenti! – Un…un figlio dici? È diventato padre?- chiese per conferma alla ragazza, che subito rispose entusiasta – eh si! E io sono diventata zia! Beh…in verità non è proprio suo figlio, non di sangue almeno!-. – che cosa intendi dire?- le domandò stupito il romano. Lei alzò le spalle e disse – Ecco…l’anno scorso mio fratello ha dovuto eseguire una missione nel nord della Spagna, dove un gruppo di briganti aveva attaccato alcuni villaggi. Arrivato in un villaggio ha visto solo desolazione e distruzione. Avevano bruciato tutto e uccisi tutti gli abitanti. Solo un neonato si era salvato, aveva meno di un anno. Naturalmente anche tu conosci mio fratello…non avrebbe mai potuto lasciarlo lì! Ha un cuore troppo buono per essere un soldato! E così lo ha preso con se, lo ha adottato-. Marco ne era impressionato. Adottare un orfano in quel modo non era cosa da tutti, ma Rhea aveva ragione. Conosceva bene anche lui Alessandro,e  sapeva che non lo avrebbe mai potuto abbandonare al suo destino. Per questo era un grande. – Tuo fratello è veramente una brava persona!-. –Lo credo anche io! Lo ha chiamato David, ed è fantastico! Il mio nipotino è favoloso! Peccato solo che non assomigli per nulla a noi Ascani! Infatti è biondissimo con la pelle chiara, un po’ come Ardach!-. Entrambi scoppiarono a ridere ripensando a quando Ardach era piccolo. Magari un giorno anche il piccolo David sarebbe diventato grande e forte come lui! La ragazza continuò a parlare di se, della sua vita in Sicilia e in Spagna come precedentemente aveva fatto Marco. Il moro la ascoltava rapita, la immaginava crescere felice e spensierata, ma lontana da lui. Avrebbe dato qualunque cosa per starle accanto, e ora finalmente erano di nuovo assieme. Faceva fatica a rendersene ancora conto, ma la ragazza che sedeva al suo fianco era proprio Rhea. Quella Rhea che considerava la sua migliore amica d’infanzia, a cui era infinitamente affezionato. Ricordava perfettamente quando erano piccoli, quando rubavano i vestiti dei suoi genitori per fingere di essere adulti, quando giocavano a rincorrersi per l’immenso giardino della villa.

Rhea da piccola era veramente graziosa, la pelle abbronzata, gli occhi verdi come il mare e i capelli rossi. Si, Rhea aveva i capelli ramati, scuri e mossi fin da piccola. Più volte Marco si era domandato se la sua insana passione per le rosse nascesse proprio da questo. – E così adesso sono qui a Roma…- concluse Rhea voltandosi a guardare il suo profilo vagamente illuminato dalla luna. Marco si riprese immediatamente e sospirando mormorò – Sono felice che tu sia qui, Rhea-. La sentì sorridere, e anche lui di rimando le sorrise, nonostante non potesse vederlo. Improvvisamente sentì l’impulso di vederla. Voleva sapere come era diventata, ecco tutto. Ormai era quasi una donna, e la curiosità era tanta. Il suo profumo era inebriante ma la sua voce ancora troppo giovanile e fanciullesca. Marco voleva sapere se il suo aspetto rispecchiava una o l’altra personalità. In verità se l’aspettava all’incirca come l’aveva lasciata, piccola, minuta e infantile. Ma non era affatto così…

 

 

 

 

 

 

 

Becky

 

 

 

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