N.d.A: Grazie a tutte le
persone che hanno letto (siete dei Grandi!!!) e soprattutto a chi ha
avuto la gentilezza di commentare!!! ^_^ commentate
please!
Capitolo 2: Parole e
Ricordi
La fanciulla
di fronte a lui emise un’altra piccola risatina e fece un cenno di
assenso col capo – alla fine ci sei arrivato, allora!- esclamò
allegra. A Marco quasi cedettero le gambe. Non si poteva credere,
era assurdo. Rhea era lì con lui. Incredibile. Però era lei. Lo
sentiva, ne era certo. Solo lei aveva quella voce e quella risata. Solo
lei.
Ricordava
fin troppo bene Rhea. La sognava spesso, nonostante fossero passati
tanti anni dall’ultima volta che l’aveva vista. Forse anche quello
era un sogno. Si, lo era di certo. Non poteva essere veramente lì
con lui. Rhea…la sua piccola Rhea. Beh, in verità non era ne sua ne
piccola, ma a lui piaceva chiamarla così. Pensava che non l’avrebbe
mai più rivista.
Il padre di
Rhea era un famoso questore di Roma, un vecchio e caro amico di
Caio. Marco e Rhea si conoscevano fin da bambini, ed erano sempre
stati legatissimi. Più che amici, quasi fratelli. Loro due e Ardach
erano inseparabili. La ragazzina aveva praticamente trascorso
l’infanzia in quella villa a giocare con i due figli di Caio. Erano
stati anni felici, che il giovane Marco ricordava ancora con
trasporto. Fino a quando il padre di Rhea non si era dovuto
trasferire in Sicilia. Era stato un vero trauma per Marco, il primo
della sua vita. Si era dovuto separare da lei in modo molto
doloroso. Era solo un bambino quando aveva dovuto dirle addio, e non
riusciva a comprenderne il motivo. Nemmeno ora, cresciuto e
maturato, se ne era fatto una ragione. Ma pensava che mai l’avrebbe
rivista. Era quasi morta per lui, troppo lontana e distante. Erano
anni che non si sentivano, nessuna lettera, nessun messaggio. Il
vuoto assoluto. E poi…poi eccola. Riapparsa dopo quasi dieci anni,
lì con lui, tra le sue braccia. Era possibile?
- Marco!- lo
richiamò la fanciulla, interrompendo il flusso sfrenato dei suoi
ricordi e riportandolo alla realtà – Non mi dici nulla?- gli chiese
con una nota divertita nella voce limpida e aggraziata.
Inconfondibile. Era lei. Era la sua piccola Rhea. Non aveva più
dubbi.
Istintivamente
fece un passo avanti e l’abbracciò. Seguì l’impulso, senza
riflettere. Ma anche se ci avesse pensato sopra una vita intera,
l’avrebbe stretta a se lo stesso. Sognava di poterlo fare da una
decina di anni, e finalmente ne aveva l’occasione. Sentì una morsa
allo stomaco, una rapida contrazione e qualcosa all’altezza del
petto stringersi di commozione. La stava abbracciando e quasi non ci
credeva. Rhea…era lì con lui. La sua migliore amica, la compagna di
infanzia, di giochi, di bravate…era tornata da
lui.
Dopo
interminabili secondi la lasciò a malincuore e disse – Rhea…Rhea…ma
come?-. Lei rise, limpida e meravigliosa come sempre. Forse si stava
divertendo nel vederlo così sconvolto e indifeso. Marco cercò allora
di riprendersi, il suo orgoglio smisurato di Romano non gli
permetteva di farsi deridere. Cercando di dare una nota più matura
alla sua voce già quasi adulta le chiese – Ma…che cosa ci fai qui?-.
Vide la ragazza sollevare le spalle e mormorare gentile e serena –
Ecco…a mio padre hanno assegnato una nuova questura qui a Roma.
Siamo appena arrivati, e tuo padre ovviamente non ha perso tempo! Ci
ha subito invitati a un suo banchetto!-. Incredibile e stupefacente.
Ma terribilmente emozionante. La storia filava perfettamente. Allora
ecco spiegato il motivo del suo ritorno a Roma.
- Capisco…-
confermò Marco cercando di individuare il volto della ragazza nella
semi oscurità che avvolgeva quello stanzino. – Già…e mi sono
nascosta qui dentro…- continuò Rhea sedendosi con eleganza per
terra, ai piedi del ragazzo, appoggiando la schiena alla parete –
probabilmente per lo stesso motivo per cui ci sei venuto tu!-
proseguì ironica – Lo sai quanto non sopporto queste occasioni
ufficiali…mi stavo annoiando e i vecchi si stavano ubriacando
pesantemente. Quindi…me ne sono andata il prima possibile!-. Anche
Marco si accomodò accanto a lei, tanto vicino da avere le spalle
attaccate. Quel semplice contatto lo fece tremare
impercettibilmente. – La stessa cosa vale per me- le disse voltando
il viso verso il suo, che però guardava fisso di fronte a se. La
ragazza sussurrò – Vedi, appena sono arrivata ho capito come sarebbe
finita la serata, e ancor prima di iniziare il banchetto mi sono
nascosta qui dentro!-. Il ragazzo sorrise – Ecco perché non ti ho
vista!-. – Esattamente! E se vuoi saperlo non mi va proprio di
tornare in sala con quei vecchi bavosi, senza offesa,e ubriachi! Mio
padre cercherebbe di farmeli conoscere e magari anche di trovarmi un
marito!- e scoppiò in una breve risata di scherno. Ma Marco no.
Quella parola, “Marito”, lo aveva sconvolto. Avevano la stessa età,
e perciò anche lei era in età da marito, ma l’idea di vederla
sposata lo inorridiva. Per lui Rhea era ancora la bimbetta vivace e
maschile di quando si erano lasciti. Ma si rendeva conto che non era
più così. Erano cresciuti, e ora lei era quasi una donna. Era
naturale che suo padre le cercasse un marito, soprattutto perché
apparteneva a una famiglia molto in vista della società romana. La
ragazza proseguì con la solita allegria –e scommetto che tu sei qui
per lo stesso motivo! Non gradisci questo genere di convivio?- gli
chiese voltandosi leggermente verso di lui. Il moro scosse la testa
con veemenza – Ovviamente no!-. Poi però si accorse che per lei non
era ovvio. Loro due non si conoscevano quasi per nulla, erano
passati troppi anni. Si accorse con meraviglia e terrore che lui di
Rhea non sapeva praticamente più nulla. Non sapeva cosa le piacesse
oppure no, se era fidanzata, se aveva degli amici, quali dottrine
avesse studiato, … e moltissime altre cose. Però sapeva di volerle
scoprire tutte. Non gli importava di niente altro. Adesso che l’aveva ritrovata non
l’avrebbe più lasciata andare via tanto facilmente. Improvvisamente
gli venne in mente una cosa e subito le chiese concitato – ma…fino a
quando vi fermate in città? Poco? Molto?-. Notò la ragazza accanto a
lui stringersi nelle spalle e mormorare – non lo so. Qualche mese,
sicuramente, forse di più. Mio padre deve terminare la magistratura,
e poi non ho idea di cosa faremo-. Beh, pensò Marco, almeno
avrebbero avuto qualche mese per tornare a conoscesi. Intanto era
bellissimo stare seduto in quello stanzino assieme, spalla contro
spalla, i respiri che si fondevano, gli odori che si univano, a
chiacchierare, come da bambini. Sembrava quasi che il tempo non
fosse mai trascorso. – E dimmi – la incitò, per poter udire ancora
la sua voce melodiosa che gli era tanto mancata – com’è
la Sicilia?
Bella?-. La fanciulla riprese immediatamente vita, vivace come non
mai esclamò entusiasta – Oh! Si! Stupenda! È un paese meraviglioso!
Peccato che ci abbiamo vissuto per poco tempo…-. –Cosa? Per poco
tempo? Vuol dire che vi siete di nuovo trasferiti?- la interruppe
Marco incuriosito. Rhea annuì sorridendo – Già. Siamo stati in
Sicilia solo un paio di anni, poi siamo andati a vivere in Spagna,
sulla costa meridionale. Avresti dovuto vedere che posto
meraviglioso! Stupendo, veramente! Il posto più bello del mondo!-.
Era eccitatissima. Ne parlava come se la Spagna fosse davvero il
luogo più bello del mondo. Marco però era scettico. Per un romano
cittadino di Roma non poteva esistere luogo più meraviglioso della
Città, perciò le disse – Sei sicura? Non saprei…-. La ragazza non
sembrò affatto offesa,ma anzi, continuò ancora più eccitata, quasi
sognate –Oh Marco…dovresti vederla la Spagna, davvero. È
spettacolare! Il sole, il mare, il caldo tutto l’anno… e poi le
colline, le isole…è tutto meraviglioso!- continuò a citare le
bellezze della Spagna mentre in Marco sorgeva un nuovo sentimento.
La gelosia. Si sentiva invidioso di quelle terre. Loro l’avevano
potuta vedere crescere, mentre lui no. Ed era mai possibile che lei
ne fosse stata così rapita? Evidentemente l’avevano stregata,
allontanandola da Roma. – E quindi ti dispiace essere dovuta venire
qui a Roma…- borbottò rabbuiato Marco. Ma lei lo rassicurò
immediatamente – Assolutamente no! Anzi…ne sono felicissima! Mi è
mancata Roma, e anche tutti voi! Avevo molta voglia di rivederti,
sai?- a quel punto il ragazzo si sentì arrossire lievemente, ma
fortunatamente il buio impediva di vederne il rossore sulle gote. –
Mi siete mancati tutti! A proposito…Ardach come sta?-. – Bene, mio
padre non lo ha ancora riconosciuto come figlio, ma almeno adesso lo
rispetta. Io e lui abbiamo studiato in Grecia per anni, siamo
tornati anche noi a Roma solo pochi mesi fa’- le rispose rallegrato.
– Davvero? E com’era la Grecia? Raccontami tutto…
voglio sapere ogni cosa che avete fatto!-. La ragazza era curiosa,
ma a Marco non dispiaceva parlarle e raccontarle della sua vita. Lei
era la sua migliore amica fin da bambini, in quei dieci lunghissimi
anni gli era mancata moltissimo la sua presenza, e finalmente ora
poteva recuperare tutto il tempo perso. Le raccontò quasi tutte le
loro avventure in Grecia, trascurando ovviamente le proprie storie
con varie ragazze…sapeva che una donna non approva queste cose.
Eppure lei sembrava coinvolta, gli faceva domande, rideva, si
emozionava ai suoi racconti. Dopo averle narrato tutto, esausto ma
felice e soddisfatto le chiese – E tuo fratello come sta? Era
veramente un grande Alessandro!-. Rhea annuì vivamente – Si, e lo è
ancora! Adesso non so bene dove sia…forse in Persia con l’esercito.
Sai…è un comandate molto bravo, viaggia molto. Però adesso che ha un
figlio penso che si voglia stabilizzare un po’ di più!-. Marco
strabuzzò gli occhi, non visto. Un figlio? Ma come era possibile?
Alessandro era ancora giovanissimo! Aveva solo un paio di anni in
più di loro e aveva già un figlio…accidenti! – Un…un figlio dici? È
diventato padre?- chiese per conferma alla ragazza, che subito
rispose entusiasta – eh si! E io sono diventata zia! Beh…in verità
non è proprio suo figlio, non di sangue almeno!-. – che cosa intendi
dire?- le domandò stupito il romano. Lei alzò le spalle e disse –
Ecco…l’anno scorso mio fratello ha dovuto eseguire una missione nel
nord della Spagna, dove un gruppo di briganti aveva attaccato alcuni
villaggi. Arrivato in un villaggio ha visto solo desolazione e
distruzione. Avevano bruciato tutto e uccisi tutti gli abitanti.
Solo un neonato si era salvato, aveva meno di un anno. Naturalmente
anche tu conosci mio fratello…non avrebbe mai potuto lasciarlo lì!
Ha un cuore troppo buono per essere un soldato! E così lo ha preso
con se, lo ha adottato-. Marco ne era impressionato. Adottare un
orfano in quel modo non era cosa da tutti, ma Rhea aveva ragione.
Conosceva bene anche lui Alessandro,e sapeva che non lo avrebbe
mai potuto abbandonare al suo destino. Per questo era un grande. –
Tuo fratello è veramente una brava persona!-. –Lo credo anche io! Lo
ha chiamato David, ed è fantastico! Il mio nipotino è favoloso!
Peccato solo che non assomigli per nulla a noi Ascani! Infatti è
biondissimo con la pelle chiara, un po’ come Ardach!-. Entrambi
scoppiarono a ridere ripensando a quando Ardach era piccolo. Magari
un giorno anche il piccolo David sarebbe diventato grande e forte
come lui! La ragazza continuò a parlare di se, della sua vita in
Sicilia e in Spagna come precedentemente aveva fatto Marco. Il moro
la ascoltava rapita, la immaginava crescere felice e spensierata, ma
lontana da lui. Avrebbe dato qualunque cosa per starle accanto, e
ora finalmente erano di nuovo assieme. Faceva fatica a rendersene
ancora conto, ma la ragazza che sedeva al suo fianco era proprio
Rhea. Quella Rhea che considerava la sua migliore amica d’infanzia,
a cui era infinitamente affezionato. Ricordava perfettamente quando
erano piccoli, quando rubavano i vestiti dei suoi genitori per
fingere di essere adulti, quando giocavano a rincorrersi per
l’immenso giardino della villa.
Rhea da
piccola era veramente graziosa, la pelle abbronzata, gli occhi verdi
come il mare e i capelli rossi. Si, Rhea aveva i capelli ramati,
scuri e mossi fin da piccola. Più volte Marco si era domandato se la
sua insana passione per le rosse nascesse proprio da questo. – E
così adesso sono qui a Roma…- concluse Rhea voltandosi a guardare il
suo profilo vagamente illuminato dalla luna. Marco si riprese
immediatamente e sospirando mormorò – Sono felice che tu sia qui,
Rhea-. La sentì sorridere, e anche lui di rimando le sorrise,
nonostante non potesse vederlo. Improvvisamente sentì l’impulso di
vederla. Voleva sapere come era diventata, ecco tutto. Ormai era
quasi una donna, e la curiosità era tanta. Il suo profumo era
inebriante ma la sua voce ancora troppo giovanile e fanciullesca.
Marco voleva sapere se il suo aspetto rispecchiava una o l’altra
personalità. In verità se l’aspettava all’incirca come l’aveva
lasciata, piccola, minuta e infantile. Ma non era affatto
così…
Becky