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Autore: Giulia White    20/10/2012    4 recensioni
Mentre camminavamo lui disse, sempre con un bel sorriso: “Ah, io sono Neal”.
“Liz” ricambiai il sorriso e gli strinsi la mano che mi stava porgendo.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Neal Caffrey, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Venerdì mattina impiegai un tempo infinitamente lungo per prepararmi, ed arrivai quasi in ritardo a scuola.
Stavo per raggiungere la Columbia quando vidi una gran folla fuori dal cancello.
Sembrava che tutta la scuola fosse radunata lì fuori. Perché non entravano?
Quando arrivai più vicino vidi che il cortile era delimitato da un nastro, e all’interno c’erano alcune persone, la maggior parte delle quali, notai, indossava un giubbotto con la scritta “FBI” sulla schiena.
Cavolo, cosa ci poteva mai fare l’FBI a scuola?
Individuai Billie e Julia, e mi avvicinai per chiedere se sapessero qualcosa.
“A quanto ho capito hanno ritrovato qualcosa di storico all’interno della scuola” mi rispose Julia.
“Ah, e non ci fanno entrare?”
“Non sappiamo ancora”
In quel momento ci raggiunse Alice.
“Liz, hai visto chi c’è!?”
“No..chi c’è?”
Mi indicò un angolo del cortile, e con un tuffo al cuore vidi Neal.
“Oddio, ma è lui!” esclamò Julia
“Lui? Lui chi? Il tipo?” si intromise Billie
“Si..” risposi
“Che ci fa qua?” chiese Alice.
Già, che ci faceva lì?
“Lavora per l’FBI? Liz, ti sei messa con uno sbirro!” rise Billie.
“Zitto, idiota!” gli diedi una pacca in testa.
In quel momento Neal si girò e mi vide.
Fece un leggero cenno, e risposi agitando la mano, ancora un po’ perplessa.
Dopo qualche minuto la preside si avvicinò al nastro che ci teneva tutti fuori dal cortile, e comunicò che la scuola quel giorno sarebbe rimasta chiusa.
I ragazzi esultarono, e in pochi minuti la folla si disperse.
Alice invitò me, Julia e Billie a casa sua per la mattinata, ma in quel momento Neal mi fece segno di aspettarlo.
“Alice, io non vengo”
“Ma magari vuole solo dirti due parole e poi ti lascia andare”
“Va bè, se vi va di aspettare”
“Sì, non c’è problema” accettò Alice “Billie, dacci una sigaretta “ aggiunse poi rivolta all’amico.
Billie mi lanciò un’occhiataccia, alla quale risposi con una risata.
Neal mi fece segno di raggiungerlo, ma quando stavo per superare il nastro una donna mi fermò.
“Ragazzina, non puoi entrare”
“Conosco quel ragazzo laggiù” indicai Neal.
“Chi, Caffrey?”
“Neal”
“Sì, il cognome è Caffrey”
La appuntai come cosa da aggiungere alla ben ristretta lista di cose che sapevo su Neal.
“Ehi, Caffrey!” urlò la donna.
Lui si girò, stava parlando con l’uomo che prima parlava con la preside.
“E’ con te?” chiese, indicandomi.
Assentì e fece segno di aspettare.
“Aspetta qui” mi disse la donna, e se ne andò.
Poco dopo Neal si incamminò verso di me, e gli andai incontro.
“Ehi” mi salutò lui.
“Ciao..”
“Non sapevo venissi a scuola qui” disse.
“E io non sapevo lavorassi per l’FBI”
“Oh..sì..sono un consulente”
Sembrava un po’ a disagio mentre lo diceva
“Ah, ok” decisi di non fare domande.
In quel momento l’uomo con cui stava parlando prima gli si avvicinò.
“Neal, tu puoi andare, ma ti voglio qui per pranzo” disse.
“No, Peter,  non posso..” tentò di dire lui.
“Neal, non era un invito” detto questo si allontanò. Non mi degnò nemmeno di un’occhiata. Avevo conosciuto solo due agenti, ed erano tutti e due antipatici.
Neal si girò verso di me con aria esasperata
“Mi dispiace, Liz”
“Non ti preoccupare, è il tuo capo, vero?”
“Si..magari possiamo vederci a cena”
“Oh. Va bene” risposi. Ero un po’ spiazzata, una cosa è un pranzo, ma una cena è già diverso.
“Ti mando un messaggio nel pomeriggio per il posto”.
“OK..”
“Adesso hai qualcosa da fare? Potremmo andare in un bar” propose.
“Oh, si, va bene” dissi, gettando un’occhiata alle mie spalle, a Julia, Alice e Billie che mi stavano ancora aspettando.
 In quel momento arrivò ancora quel Peter, che disse: “Neal, non dimenticare la cavigliera”
“Come potrei dimenticarla” disse Neal, sarcastico.
Io ero un po’ confusa. Che cavigliera?
 “Jones!” urlò Peter a un uomo dall’altra parte del cortile, poi di allontanò di nuovo.
L’uomo che Peter aveva chiamato arrivò, ed attaccò un dispositivo di rilevamento alla cavigliera di Neal.
Merda. Era sorvegliato dall’FBI. Chi cavolo mi ero andata a prendere? Era un criminale.
Guardai la scena inorridita, poi decisi di andarmene.
“Liz, no no no no no, non te ne andare” mi fermò lui.
“Invece penso che me ne andrò” ribattei, gelida.
“Non è come pensi” disse lui.
“Oh, certo, il clichè del ‘non è come pensi’ mi mancava. Francamente non penso che questa situazione possa essere fraintesa” gli voltai le spalle per andare via, ma lui mi prese per un braccio: “Ti prego, lasciami spiegare. Andiamo in un bar e..”
“Neal, vaffanculo tu e il bar” con uno scatto mi liberai dalla sua presa e mi allontanai.
Raggiunsi i miei amici “Andiamocene” dissi.
“Cos’è successo?” mi chiese Billie.
“Niente. Andiamocene da qui”.
“Liz..” iniziò Julia.
“Ti prego” dissi io “voglio solo andarmene da questo posto”.
I tre si scambiarono una sguardo tra il preoccupato e il confuso, ma decisero che per il momento non avrebbero fatto domande.
Andammo a casa di Alice. Lontano dalla scuola mi sentii meglio, e raccontai ai miei amici quello che avevo scoperto su Neal.
Ci rimasero piuttosto male anche loro.
“Però potevi ascoltare cosa aveva da dirti” disse Julia.
“No, non mi interessava”
“Secondo me ha fatto bene” disse Alice “una cosa del genere non può essere fraintesa”
“Ma che ne sai?” disse subito Julia “magari non ha fatto niente di che. Voglio dire, se fosse un pazzo omicida non avrebbe la libertà vigilata”
“Vabbè ma se sta in libertà vigilata un motivo c’è, e Liz l’ha dovuto scoprire da sola, perché lui non gliel’aveva detto”
Scambiai un’occhiata con Billie, anche lui piuttosto perplesso per la discussione di Julia e Alice, neanche fosse stato il loro “ragazzo”.
“Avete intenzione di finirla?” chiesi.
“Oh. Sì, scusa” disse Julia.
“Vabbè, io propongo giornata film!” esclamò Alice
Io ero più che d’accordo. Immergermi per ore al buio davanti ad uno schermo mi sembrava una buona idea per non pensare a Neal.
Uscimmo a fare scorta di snacks e per mezzogiorno iniziammo a vedere i film.
Fu divertente, ma alle 7 di sera Billie si alzò e disse: “No ma ragazze sta cosa è da depressi. Andiamo a bere!”
Io ero più che d’accordo.
“Però c’è un problema: dove andiamo?” chiese Julia
Il bar in cui andavamo prima aveva chiuso proprio perché vendeva alcool ai minorenni.
“Potremmo andare da Jack” dissi io. Non volevo proporlo, ma non ci rimanevano grandi alternative, a meno di finire in qualche bar di periferia dove il meglio che poteva capitarci era una bella rissa.
“Ma daranno da bere in quel bar?” chiese Billie.
“Normalmente non penso, ma visto che conosco il barista..”
“Ok, ok, andiamo allora”.
Ci preparammo e per le 8 uscimmo di casa. Era un po’ presto ma non importava.
 
“Ciao Jack” dissi entrando.
“Ehi, Liz, qual buon vento? Oh, hai portato gente oggi”
“Si, abbiamo bisogno di..un tonico” risi.
“Ho capito, bhè, sedetevi” sorrise lui. “Chiuderò il bar un po’ in anticipo”
“Grazie, Jack”
Billie cacciò un urlo di trionfo.
“Cosa vi do?”
“Vodka. Liscia” risposi.
“Io un martini” disse Julia. Era fissata con i martini in quel periodo.
Billie andò direttamente sul whisky, e Alice mi seguì con una vodka.
Poi non ricordo molto bene. Probabilmente alla prima vodka ne seguì una seconda, e così via.
Jack mise un po’ di musica e ci ritrovammo a ballare in quel bar, sempre che di ballo si potesse parlare, visto che stavamo appena in piedi.
A un certo punto mi sedetti ad un tavolo con Jack e lui mi chiese di raccontargli qualcosa, e fu così che incominciai a parlare di Neal, gli dissi degli incontri casuali, della sera dello spettacolo, con tanto di particolari tra l’altro, e dell’incontro di quella mattina.
Jack, anche lui un po’ brillo, iniziò a insultare Neal e a dire che non mi meritavo di essere trattata così, che lui non l’avrebbe mai fatto, e io gli davo ragione in tutto. A un certo punto dissi che mi meritavo qualcuno migliore, onesto e gentile, qualcuno come Jack, che mi trattava sempre bene..di sicuro era l’alcol che mi faceva parlare così, perché io ero più che sicura di non provare niente di più di un grande affetto per Jack, ma tutte quelle adulazioni probabilmente gli fecero pensare il contrario, e mi baciò.
Billie non ci vide più, e gli tirò un pugno, prima di trascinarmi fuori dal bar. Non ho idea di come fece, perché sono sicura che fosse anche più ubriaco di me, e io non stavo in piedi.
In effetti non andammo molto lontani, e ci raggiunse poco dopo Jack, che sembrava essersi già ripreso abbastanza, in taxi con Julia e Alice, che io e Billie avevamo dimenticato al bar.
Convinsi Billie a salire sul taxi, portammo a casa Alice e Julia, poi Billie voleva a tutti i costi che andassimo prima a casa mia perché non mi voleva lasciar sola con Jack, ma io ero più che determinata a non lasciare lui solo con Jack, o avrebbe potuto prenderlo a pugni di nuovo.
Alla fine portammo a casa Billie. Il viaggio da casa sua a casa mia in taxi con Jack fu piuttosto silenzioso, non sembrava aver intenzione di riprovarci.
Arrivati da me io scesi dal taxi in modo piuttosto traballante, e Jack venne a darmi una mano.
“Ti aiuto a entrare in casa” disse.
“No grazie”
“Liz, non stai in piedi”. In quel momento gli caddi letteralmente addosso, perché davanti alla porta del mio palazzo c’era qualcuno ad aspettarmi. Era Neal, ovviamente.
Ci venne subito incontro, vedendomi in quello stato.
“Liz, stai bene?” mi chiese.
“No” risposi
“Tu sei Neal” disse Jack
“Si..”
“Bene” rispose Jack, e gli tirò un pugno in faccia.
“Jack, ma che cazzo fai!” esclamai, arrabbiata.
Neal lo guardò incredulo, toccandosi la mascella.
“Stai ben..?” iniziai a chiedergli, ma in quel momento fui presa da un conato e vomitai.
Tu  non stai bene” disse Neal “vieni, ti porto in casa”.
“Non ci pensare neanche” intervenne Jack.
“Jack, piantala, vai a casa”.
“Sei sicura?” mi chiese incredulo.
“Si” risposi. Volevo solo che quella serata infernale finisse.
“Ok, ciao”
“Ciao”
Lasciai che Neal mi aiutasse a salire le scale che portavano a casa mia.
Arrivati davanti alla porta d’entrata feci per prendere le chiavi dalla borsa, ma Neal disse “Tranquilla, le ho prese io”. Non ero in condizioni di notarlo, ma avrei dovuto chiedermi come avesse fatto a prendermi le chiavi dalla borsa senza che me ne accorgessi.
Aprì la porta con cautela. “Dov’è camera tua?” sussurrò.
Gli indicai le scale che portavano al piano superiore.
Arrivata in camera crollai sul letto e mi addormentai all’istante.
  
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