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Autore: MartinaGaladriel98    20/10/2012    0 recensioni
E se Ismira, la figlia di Roran e Katrina, diventasse cavaliere dei draghi?
Come sarà la sua avventura? Seguitela!! Questa è la mia prima storia e sono un po' in ansia, ma spero di fare un buon lavoro! E spero che la recensirete in tanti
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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11. IL PREZZO DEL RISCHIO

Non sapeva com’era capitato. O semplicemente non lo voleva sapere. Lyaf aveva scoperto che Castigo non c’era più solo troppo tardi, quando la sagoma del drago era ormai un punto indistinto nell’orizzonte albino tinto di rosa. Ma cos’è l’amore di un drago verso il suo Cavaliere? Qualcosa che il ragazzo non poteva concepire, di strano, contorto ed unico. La valle della tribù era stata svuotata delle anime nascoste della creatura e dell’arciere Murtagh.
Anche l’anima di Lyaf era svuotata. E non poteva continuare ad esserlo. Guardò con i suoi occhi cristallini la sorella Katka che gli stava di fronte.
<< Devo partire Katka, non posso restare qui indifferente >>, afferrò il rozzo bastone con il simbolo dei Theldui-seya ed entrò nella tenda.
<< Aspetta Lyaf! >> la sorella lo strattonò.
<< Cosa direbbero i maestri? E nostro padre? Non puoi fare nulla! >>
<< Lasciami! Devo aiutarli. >> cominciò a riempire con il minimo indispensabile una sacca di pelle di bue ed una di stoffa.
Katka abbassò lo sguardo, i capelli rossi spiccavano nel blu della tenda, prese il braccio del fratello.
<< Se tu parti, vengo anch’io, e di certo non sarai tu a fermarmi, avventato che  non sei altro. >> e si preparò a sua volta.
Si fermò di colpo dopo un po’ << Credi dovremo farci aiutare? Non sappiamo nemmeno da dove cominciare…>>
Lyaf sospirò << No Katka, non mi fido, rubiamo i cavalli e c’incamminiamo domani all’alba, così abbiamo tutta la giornata per prepararci e… >>, il ragazzo sorrise << Grazie >>
<< Lo faccio solo per nostra madre che non permetterebbe che tu vada da solo all’avventura. Lyaf…>>
<< Mh? >>
<< Ti rendi conto della pazzia che stiamo per compiere? >>
<< Come non mi sono mai reso conto di nient’altro, Katka >>, nascose il fagotto appena finito sotto il letto e si sedette.
<< Ancora…ancora non capisco perché l’ha fatto. Lo giudicavo più saggio di quello che evidentemente è in realtà…>>, Lyaf pronunciò quelle parole con lo sguardo basso, come si vergognasse  a dirle.
Katka prese tra le mani il suo talismano natio che teneva appeso al collo: uno sciamano che accarezzava un leone, ed affiancò il fratello.
<< Vedi Lyaf? Questo è il simbolo dell’unione tra coraggio e saggezza. >>
<< E allora? >>
<< Quello che ti voglio far capire è che non esiste saggezza senza coraggio, e viceversa. Ma il coraggio è fatto di rischio. Solo i veri saggi per imparare sanno rischiare…altrimenti….bè altrimenti sarebbero solo dei codardi.  Castigo è un saggio che per il bene di chi ama ha deciso di rischiare e ,credimi, non c’è saggezza più grande. Sei arrabbiato con lui solo perché non te lo aspettavi. >>
Lyaf seguì il profilo sinuoso della tenda, fermandosi su un punto preciso decorato con disegni stilizzati.
<< Hai ragione. Ma…in un certo senso me lo aspettavo. Sto imparando a mie spese che non si può rimanere a guardare i fatti senza agire. >>
Il discorso dei fratelli fu interrotto da un carro che passava di lì. Vervanìa la pittrice fece capolino dalla tenda.
<< Allora miei colibrì, che ne dite di una bella merenda con il miele direttamente da Ceunon?  >>.
Lyaf e Katka non persero tempo, era da un giorno che non toccavano cibo, le scorte scarseggiavano sempre dipiù. E allora avrebbero dovuto spostarsi verso sud. Ancora.
Ma ora si pensava solo al presente ed alla fetta di pane con burro e miele che li aspettava nella tenda di Vervanìa. I preparativi potevano ancora aspettare.
In fondo erano solo dei ragazzini…in fondo. E nessuno poteva toglierli quel briciolo di allegria e spensieratezza che ancora avevano.
§§§§
Castigo fece entrare l’aria nelle narici: sapeva di buoni presagi, vecchie piogge, libertà e rinascita. Eppure quell’aria tranquilla non era riuscita a placare il tumulto di sentimenti che si agitavano dentro il drago: rabbia, determinazione e, per la prima volta, rimpianto. Si odiava per aver lasciato Lyaf con un palmo di naso mentre partiva come un incosciente. Si odiava per aver abbandonato Murtagh senza far nulla per fermarlo. Le cose avventate compiute nella sua vita erano ancora vive nella mente…e molte, a quella catasta si aggiungeva quel lungo volo.
Ma a Castigo non importava essere perfetto, cosa ti viene dato in cambio? Niente.
Com’è inutile provare a non farci intaccare dalle fatalità del mondo esterno! Non possiamo, siamo come parassiti che hanno bisogno di cibarsi del mondo, dei suoi fatti, riempirci del  suo sistema complicato creandoci problemi perché senza di loro non avremo vita, non avremo valore.
L’intensità di quel pensiero fece salire il drago oltre le nuvole. Ce l’avrebbe fatta, nonostante tutto. Ora bisognava solamente, per un momento, staccare la corda che ci tiene legati ai sentimenti. E concentrarsi.
Di sotto il fiume Anora ritirava pian piano le sue acque dopo la piena, ed intorno a lui file e file di agricoltori spianavano il terreno per prepararlo alla semina. Decine di carri venivano riempiti di botti: la nuova riserva d’acqua per Alagaesia. Sotto il sole tutto continuava tranquillo, e Castigo provò a cullarsi sotto il  vento e la pace frizzante che lo circondava. Davanti il vuoto della pianura smorzato dalla piccola Yazuac e poi, miglia e miglia più a Sud…. la sua meta. No, non si sarebbe più pentito di quello che stava facendo.
§§§
In catene, Murtagh fu posto davanti al campo. A destra, Nasuada lo guardava di sfuggita, ma sorrideva. Il Ballo di spade ed onore dei giochi di Alagaesia stava per cominciare tra il formale suono delle trombe d’oro e le voci degli acclamanti. Abitanti del palazzo, contadini con mogli e figli, poeti, pittori, musici, medici, viandanti, mendicanti e viaggiatori circondati da bambini cenciosi,  erano mescolati in un via vai di colori e facce tutte diverse che per la prima volta erano unite da un’unica identità di compatrioti.
<< Non l’avevo mai visto…>> sibilò Murtagh. Nasuada sembrò sorpresa << Tutto questo tempo…e non hai mai assistito ai giochi da Alagaesia? >>
<< No… bè Eragon ha avuto proprio un’idea intelligente >>
 La sovrana annuì << E’ un Cavaliere davvero in gamba. Dovresti essere orgoglioso di averlo come fratello…>>
<< Oh va bene…se io sono solo un povero straccione in catene e senza meta, grazie, mia regina >>
<< No, io non intendevo…>>
<< Davvero, non fa niente, lascia…lascia stare >>
Nasuada, in un movimento impercettibile gli strinse la mano circondata dal metallo.
<< Sei diverso, ma non per questo meno importante…io… >> Nasuada si alzò di scatto, interrompendo la frase: una guardia acchiappò Murtagh e lo fecero sedere su di una panca di legno.
<< Voglio che venga lasciato al suo posto di prima, Azamar >> tuonò la regina.
Azamar sgranò gli occhi << Ma ,Lady Nasuada, è un prigioniero! >>
<< Ed io sono la regina ed esigo che fai ciò che ti dico senza ribattere >>
<< Certo Lady Nasuada >>, Azamar  fece un inchino e con uno sguardo sprezzante riportò Murtagh sul poggiapiedi di velluto blu, dov’era appostato poco prima.
<< Grazie >>
<< Mio dovere! >> , la regina scoprì il braccio dove erano ancora ben visibili i tagli della prova dei lunghi coltelli, preparandosi al discorso di apertura dell’ultimo mese dei giochi, tanto sospirato.
Mezz’ora dopo in un turbinio di lame il ballo cominciò.
Era qualcosa di davvero sublime: intorno al campo ventiquattro tra elfi e nani suonavano i loro strumenti personali, in accordo, creavano una musica maestosa e struggente. Al centro, otto file di Urgali , nani, umani, elfi, e le nuove stirpi di elfumani, nanumani con abiti di un fascino unico,  si cimentavano in un finto combattimento danzante, tra i luccichii delle armi lucidate ed il lieve cozzare degli stemmi sulle divise.  L’arte e la bellezza che avevano di fronte era paragonabile solo all’arte di volare.
Regina e Cavaliere si guardarono: quella celebrazione, inconsciamente, avrebbe aperto il loro viaggio. Nessuno in quel momento sapeva che dopo un mese la regina sarebbe andata via e che il prigioniero sarebbe stato creduto morto da un pezzo. Nessuno   intuiva il pericolo che aleggiava intorno, e che l’avrebbero combattuto come non fosse mai arrivato. Nessuno avrebbe scoperto l’amore che si celava in loro e che li legava l’uno all’altra.
O almeno, così credevano : forse non immaginavano che due occhi tra la folla li squadravano, bramosi di distruggerli e piegarli al loro volere, spezzarli come fragili rami per appropriarsi della loro identità.
 
Angolo dell’autrice: fiuuu finalmente ce l’ho fatta! Spero sia andata bene e che l’ultima frase abbia fatto effetto. Il prossimo capitolo lo dedicherò per la maggior parte ad Ismira ed Alinien perché mi sembra di averli un po’ trascurati. E sarà avanti di un mese, perciò comincerà il viaggio di Murtagh e Nasuada e verrà descritto quello di Lyaf e Katka di cui non conoscete la storia che vi racconterò negli ultimi capitoli^^  A presto!
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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