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Autore: assasymphonie_    20/10/2012    0 recensioni
Ma la figura del moro continuava a muoversi, in questo scenario di cupo presentimento.
La guardia di Akira si alzò, le labbra si curvarono nuovamente, andando a formare una seriosa linea retta, il blu oltremare degli occhi sfavillò ancora ed ancora mentre la luce silenziosa di un lampo inesistente lo attraversava.
Cominciò a fare freddo.
Genere: Angst, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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chapter three; release

Il sangue colava lento sul selciato umido, allargandosi a macchia d'olio intorno al corpo svenuto dello spadaccino, la mano era immobile, riversa nel liquido scuro; immortalata nel suo ultimo, vano, tentativo di riappropriarsi dell'elsa di Akira, abbandonata poco lontano.
Hiro era sdraiato nel centro esatto del puzzolente vicolo, i capelli neri, cadenti da un lato, lasciavano scoperta parte del viso.
Intorno a lui, a formare un cerchio perfetto, erano accatastati i cadaveri degli hunter.
La visione sarebbe potuta sembrare mistica, se non fosse stato per l'orrenda cosapevolezza che celava.
Consapevolezza che colpì Misha come un macigno, schiacciandolo quasi completamente.
Gli occhi d'argento del vampiro, annebbiati dal veleno che continuava prepotentemente ad invadergli le vene, senza però riuscire ancora a renderlo totalmente impotente, erano ora immobili fissi su colui che si era autoproclamato suo salvatore.
Ma nessuno gliel'aveva chiesto mi pare.
I denti schioccarono ed i muscoli si contrassero uno spasmo di rabbia silenziosa.
Perchè cavolo era venuto lì quell'umano?
Con tutte le sue belle parole e quel sorrisetto irritante.
Abbassò il capo, avvertendo lo stomaco contrarsi in modo poco piacevole quando i suoi sensi reagirono in ritardo al lago di sangue, scatenando un'insana fame.
Non si sarebbe sentito in colpa per quel moccioso.
Un'iride di luna corse di nuovo al volto esangue poco lontano.
No, non l'avrebbe fatto.
La familiare camicia a scacchi era impregnata di rosso in più punti, sembrava quasi fosse una decorazione voluta.
Come mai si rendeva conto solo ora di quanto quel sangue emanasse un'aroma così ... dolce?
Scossa la testa, sentendo la gola ardere ancora, con più violenza.
Controllo.
Un ultimo sguardo perso a quelle labbra schiuse appena, tra cui l'aria s'insinuava a fatica, producendo un sibilo sordo.
Non si sarebbe sentito ...
Il cuore si fece improvvisamente più pesante.
... in colpa.

-Oh ma guarda, il nostro valoroso eroe si arrende di già?-
La voce carica di finta sorpresa dell'uomo ammantatao di scuro, ruppe il filo già sufficientemente aggrovigliato dei suoi contorti pensieri.
Quelle odiose scarpe ticchetanti mossero qualche passo nella pozza di sangue, stavolta senza preoccuparsi si sporcare o meno la patina nero lucido.
Gli occhi disinteressanti viaggiarono dal volto immobile di Hiro a quello truce di Misha.

-Devo ammetterlo, Mar'yan,non credevo che questo piccoletto nascondesse una tale energia-
Indicò con un gesto i corpi tutt'intorno.
-Nessuno finora era mai riuscito a far fuori tutti questi hunter da solo-
Fece una pausa.
-Con uno stuzzicadenti del genere poi- concluse, mollando un calcio all'elsa ormai opaca di Akira, mandadola a cozzare contro il muro spesso.
Il volto dello spadaccino si contrasse in uno spasmo quasi di dolore.
L'uomo scoppiò a ridere, afferrandolo per i capelli ancora bagnati, portandoselo all'altezza del capo, mentre lo fissava divertito.

-Ma guardalo, è quasi un peccato doverlo uccidere, non credi anche tu, Misha?-
Il vampiro lo udì appena.
Gli occhi fermi sulle palpebre appena socchiuse di Hiro, erano ora illuminati di strana luce.
Non reagiì neanche quando la colt calibro 45 brillò decisamente troppo vicina alla fronte dell'ostaggio.
La figura scura l'osservò perplessa per qualche attimo, non notando, nella penombra della sera, i tremiti incessanti che scuotevano il corpo del vampiro e di come le sue gambe andassero via via ripiegandosi su loro stesse, quasi fossero pronte ad un salto improvviso.
Nella sua visione delle cose il ragazzo era solo terrorizzato dall'imminente morte di quel moretto, il quale continuava a fissarlo con occhi spenti ed il viso macchiato di fango e sangue.
L'uomo ghignò un'ultima volta, esercitando maggiore pressione sulla fronte del giovane, strattonandolo per avvicinarlo ulteriormente a sè mentre sussurrava con un sorriso:
-Addio-
Proiettile e vampiro partirono insieme.
Vennero sospinti entrambi da forze nascoste, attraversando l'aria come frecce, entrambi destinati a colpire.
Ora rimaneva solo da determinare chi l'avrebbe fatto per primo.
Un urlo soffocato ed il vampiro era già vincitore.
Il bossolo bollente cadde in terra con un inquietante tintinnio, completamente accartocciato.
L'uomo mollò immediatamente la presa su Hiro, che crollò sul pavimento sucido senza un lamento.
Le dita pallide di Misha erano strette intorno a quella gola che per tanti anni aveva sussurrato parole di miele e che ora annaspava alla ricerca disperata d'ossigeno, mentre quel volto perfetto diveniva paonazzo per lo sforzo.
Le mani del vampiro erano ancora scosse da violente convulsioni, il sangue aveva preso a scorrere rapido nelle vene, sospinto dai battiti quasi dolorosi di un cuore che avrebbe dovuto essere morto.
Non riusciva a riflettere lucidamente, l'unica parola che il suo cervello continuava ad urlargli era quella che innumerevoli volte aveva scacciato con rabbia nei meandri più profondi dell'anima.
L'ordine imposto che gli aveva rovinato la vita: UCCIDI.
Lo sguardo d'argento era acceso da sconosciuta furia, la coscienza intrappolata nella prigione invalicabile che il suo istinto eregeva ogni qualvolta che perdeva il controllo.
Cosa che non accadeva da tempo.
Odiava sentirsi così; in quello stato doveva apparire dannatamente debole agli occhi altrui.
Lo sguardo si spostò automaticamente sullo spadaccino semi-svenuto.
Ed in quel momento, essere debole era l'ultima cosa che desiderava.
Con uno sforzo immane di volontà, il vampiro allentò la presa fino a staccarsi completamente dall'uomo, che tossì violentemente mentre l'aria tornava ad invadergli i polmoni, bruciando come fiamma.
Misha continuava a fissarlo, gli occhi ancora persi nelle nebbie della collera ed il respiro affannato.
La sua mente era divisa da pensieri lancinanti.
Come poteva ferire colui per il quale aveva continuato a vivere per tutti quegli anni?
Come poteva?!
Un sordo colpo di tosse lo costrinse ad abbassare lo sguardo sul corpo ancora riverso poco lontano.
Hiro si era parzialmente girato su un fianco, una mano premuta sulle ferite, l'altra abbandonata sul cemento scuro, leggermente tremante.
Non lo guardava.
Era strano, Mar'yan si era abituato a sentire quegli occhi impertinenti su di sè, a trovarli brillare accanto a lui ad ogni dannato movimento, neanche fossero due calamite.
Ma no. In quel momento le iridi color zaffiro erano impegnate altrove, forse tentando di ritrovare la loro naturale luce, sostituita invece da un velo sottile d'ombra che, crudelmente, le appannava.
Scosse rabbiosamente la testa.
Cavolo, doveva essere ancora parecchio rincoglionito dal veleno, altrimenti non si spiegherebbe perchè se ne stava lì a fissare quell'idiota, invece di badare all'uomo che intanto agiva rapido.
E di nuovo, non fu che questione di secondi. Ormai dovreste sentirvi esperti anche voi.
La mano guantata fremeva di furia e, forse, paura, quando puntò definitivamente quell'accidenti di pistola contro Misha.
In realtà fu una mossa sleale, visto che il vampiro gli voltava le spalle ma l'uomo sapeva bene che arrivati a quel punto, si trattava dell'occasione perfetta e soprattutto irripetibile.
Gli occhi brillarono folli sotto i ciuffi chiari quando gridò a stento, la voce roca:
-MUORI! LURIDO BASTARDO!-
Ma ancora una volta, il tanto agognato scoppio non giunse mai.
Al suo posto si udì un gemito strozzato, quasi di sorpresa. Quando Mar'yan si voltò, non potè fare a meno di sussultare.
La figura era immobile, le mani ancora entrambe strette sul caricatore, lo sguardo fisso sulla lama inaspettatamente lucida conficcata quasi per intero nel suo fianco destro.
Il sangue fresco non tardò a scorrere lento per tutta la lunghezza della spada e Misha avvertì la gola farsi prepotentemente arida. Reprimendo l'incessante sete ancora una volta, notò ciò che era impossibile non notare in quel momento: all'altro capo di quella che ormai tutti avrete riconosciuto come Akira vi erano strette cinque paia di dita coperte di graffi. Avvolgevano convulsamente l'elsa della katana, come a sostenersi a vicenda.
Il loro proprietario stava ben saldo sulle ginocchia. La camicia lacera era strappata in modo drastico nel punto in cui la ferita all'addome non accennava a volersi rimarginare. Visto così si sarebbe detto che fosse un poveraccio senza speranza.
Finchè non lo si guardava negli occhi.
In quei cazzo di fottutissimi occhi.
A Mar'yan venne da imprecare, pensando per la
avevapersonilconto volta che quello sguardo non era normale.
Il blu morbido che conosceva così bene si era nuovamente trasformato in acciaio splendente e fissava impassibile il profilo contratto della figura ammantata di scuro.
Dal canto suo, l'uomo lo squadrava con malcelata incredulità mentre il volto gli si accartocciava dal dolore che non tardò ad arrivare, inaspettatamente violento.
Non andava. Non aveva previsto tutto questo.
Le sua labbra rantolarono qualcosa di non meglio definito quando quelle esangui dello spadaccino si allargarono in un sorriso stanco.

-Scacco matto- sussurrò a fatica.
Più tardi, Misha avrebbe riflettuto a lungo sulla stupidità di quell'affermazione ma per il momento aveva ben altro in mente.
La situazione era in stallo, per qualche istante nessuno si mosse, il solo rumore sottile della pioggia e la sete assordante permisero a Mar'yan di accertare il normale scorrere dei secondi.
Ma la pausa non durò a lungo.
Più il vampiro guardava il viso dell'uomo farsi pallido, più nascevano in lui pensieri confusi.
FARLA FINITA.
Fu questo quello che spiccò improvvisamente tra quell'incostante marea mentale.
Un' ultima occhiata al corpo sfinito di Hiro, il quale aveva lentamente sfilato la lama dal fianco dell'altro, lasciandolo barcollare ridicolmente avanti ed indietro, lo sguardo carico d'odio, e Misha prese la sua decisione.
Lasciò scivolare le braccia lungo i fianchi, mentre sentiva nascere in petto un suono che da troppo tempo le sue corde vocali avevano dimenticato: una risata.
Mar'yan Petrovic Romanov rise.
E rise di gusto, in quel vicolo stretto e buio, tornato dopo tanto nella sua madrepatria.
Rise, prima di socchiudere gli occhi ed abbandonarsi completamente all'istinto.
La già stremata parte razionale del suo cervello si ritirò docilmente in un cantuccio, mentre il fin troppo tenuto sotto controllo bruciore, dovuto alla sete, esplodeva violento, dipartendosi in ogni direzione e donando ai suoi arti stanchi nuova e terribile forza.
Inutile stare qui a spiegare nei dettagli cosa accadde dopo.
Tra i ricordi che Hiro custodirà di quel momento, la gelida furia con cui il vampiro si scagliò sugli uomini intorno, facendone fuori cinque ancor prima che i cosidetti Hunter fossero in grad0 di organizzarsi, rimarrà impressa a fuoco nella sua mente, insieme alle pupille scarlatte e desiderose di sangue che ornavano il viso pallido del russo.
Era fuori controllo.
Lo stesso controllo per cui aveva penato anni e per il quale si era sempre visto costretto a reprimere ogni emozione o genuino desiderio.
Ma ormai le inibizioni erano sparite, abbattute da un'orgia indescrivibile di sensi che continuava ad inebriarlo, distruggendo il veleno, ritrovando le forze, seguendo gl'impulsi, soddisfando la sete.
Per ogni gola che lacerava, mischiava sangue ad altro sangue, succhiando ed ingoiando senza ritegno quel nettare scarlatto, macchiandosi il viso e le mani, tingendo i muri della linfa cremisi.
Inarrestabile.
Non riuscirono a colpirlo neanche una volta e quando finalmente davanti a lui rimase solo l'uomo vestito di scuro, il vampiro era ormai saturo di nuova potenza.
Volse le iridi scintillanti in direzione della preda, che arretrò con passi goffi, fino a scontrare le spalle con il muro sudicio.
Misha sorrise, una ferita aperta nell'oceano rosso sul suo volto.
Si avvicinò a lui con passi lenti, premurandosi di calciare in malo modo i cadaveri sul terreno per far sì che la figura potesse scorgerne i volti consumati.
L'uomo emise un lamento disperato quando il vampiro lo sollevò con nonchalance per il bavero del lungo mantello, senza smettere di fissarlo famelico.

-Ti prego non lo fare! Non vorrai davvero uccidermi, non è vero Micchan?! Non vorrai seriamente bere il mio sangue?!- lo disse con un tono che voleva apparire spavaldo ma che uscì solo come stridulo e patetico alle orecchie della notte.
Mar'yan inclicò lentamente la testa di lato, posandogli la mano libera sulla spalla come per confortarlo.

-Non lo farei mai- mormorò sottovoce.
I muscoli dell'uomo si rilassarono per un istante.
Già, giusto un istante prima che il giovane dai capelli argentei aumentasse la presa, spezzandogli il collo di netto.
All'ultimo sguardo disperato dell'altro, rispose con un ghigno sbieco.

-Non sei degno neanche di quest'onore-
Si liberò indifferente del corpo scaraventandolo lontano, mandandolo a cozzare contro un cassonetto parecchi metri più in là.
Le iridi continuavano a rilucere nella penombra ma la sete si era notevolmente attenuata; avvertiva il sangue dell'appena consumata cena circolare rapido nel suo organismo, cancellando definitivamente ogni traccia del veleno paralizzante.
Eppure c'era qualcosa che non andava.
I canini erano rimasti innaturalmente allungati e anche gli artigli non accennavano a ritirarsi; poteva avvertire la sua parte razionale scalciare da qualche parte nella testa ma l' istinto animale non sembrava intenzionato a retrocedere.
Digrignò i denti.
Cazzo. Doveva fare qualcosa prima che ...

-Misha ... ?-
Imprecò sonoramente. Proprio quello che voleva evitare.
Si volse di scatto verso la fonte del richiamo e chi altri poteva essere se non lui?
Era lì e lo fissava con quella fottuta aria seriosa che non gli si addiceva per niente.
Lo vide muovere qualche passo verso di lui, la camicia ancora imbrattata di sangue di cui il vampiro riusciva a percepire il sentore. A quel movimento, Mar'yan rispose con un rapido scatto all'indietro, addossandosi al muro ringhiando secco contro il viso pallido dell'altro che continuava a fissarlo, come dimentico dell'ambiente che lo circondava.

-Stai lontano- sputò il russo con voce roca.
Non andava bene! Non riusciva ancora a controllarsi appieno e gli occhi non ne volevano sapere di staccarsi dalla giugulare del moro, cosparsa di rivoli cremisi.
Non doveva avvicinarsi ancora, non ...

-Non mi farai nulla-
Ancora una volta, le parole appena sussurrate di Hiro lo costrinsero ad interrompere i suoi furiosi collegamenti mentali. Alzò lo sguardo e avvertì chiaramente il petto svuotarsi velocemente della residua scorta d'aria.
Gli stava sorridendo.
Quel coglione coperto di sangue, in piedi in mezzo ad una quindicina di cadaveri, gli stava sorridendo!
E non solo! Era quel suo sorriso rassicurante da perfetto idiota! Cristo, ma non si rendeva conto che era ridotto malissimo e che stava solo rischiando ulteriormente quella merda di vita che si ritrovava?!
Le spalle del vampiro aumentarono la pressione sui mattoni umidi.

-Fottiti cretino! Possibile che tu non capisca mai un cazz--
La frase urlata con palese ira, nell'aria fredda della notte si spense malamente su un paio di labbra tiepide.
Mentre l'altro parlava infatti, Hiro non era rimasto inerte. Con lo sguardo nascosto dai ciuffi scuri, aveva mosso l'ultimo passo che lo separava da corpo semi febbricitante di Misha, per poi afferargli senza tanti complimenti il volto con le mani screpolate e smorzare quelle parole quasi soffiate, a modo suo.
Il vampiro rimase immobile, avvertendo appena le dita dello spadaccino stringergli il polso tanto la mente era sconvolta dalle indescrivibili sensazioni che pulsavano in ogni singola cellula del suo corpo, smaniose d'imporsi sui pensieri confusi i quali continuavano a susseguirsi in un curioso tango scandito da attimi fuggevoli.
Le labbra di Hiro sapevano di ferro e terra ma Misha non ci mise molto a carpirne il leggero retrogusto dolce, di menta, pesca o qualcosa del genere.
Oh ma in fondo chissene frega!
Aveva infatti, quasi incosapevolmente, schiuso la bocca quel tanto da permettere alla lingua del moro d'insinuarvisi lenta e carezzevole, silenziosa tentatrice e più quella continuava a sfiorargli la pelle, più l'eccitazione fino a quel momento sopita del russo cresceva a ritmo vertiginosamente alto.
Come in preda alla più epica delle sbronze, Mar'yan prese ad assecondare i suoi movimenti, artigliandogli la schiena, le spalle ed il collo, respirando affannosamente ogni qualvolta Hiro si allontanava per quel massimo di due secondi che al vampiro iniziarono ad apparire come lassi di tempo esagerati.

-Ti odio.- sussurrò a fatica prima di venire nuovamente interrotto dal respiro dell'altro, riversatosigli in gola come magma fuso.
-Vaffanculo. Vaffanculo, stupido uman—A-Ah... -
Arrossì, e di brutto anche, mentre si mordeva a sangue un labbro, maledicendosi per essersi lasciato sfuggire quell'unico ma perfettamente udibile gemito.
La bocca arrossata dello spadaccino si piegò lievemente verso l'alto, in quello che incollato su un altro viso sarebbe di certo stato un ghigno, a parere di Misha però, l'idiota era incapace di fare quel genere di sorrisi.

-Mi dispiace Micchan, ma non credo di poter a resistere ulteriormente-
Il suo tono aveva assunto una nota fottutamente sensuale, che fece rabbrividire il russo al quale occorse un enorme sforzo di volontà per radunare quel briciolo di autocontrollo rimastogli ed evitare di saltargli addosso lì, in quella merda di vicolo diventato ormai scenario principale d'inaspettati colpi di scena.
Rimase quindi immobile, gli occhi appena socchiusi ed un imprevisto problemino in direzione delle parti basse che non fece che aumentare la sua rabbia-imbarazzo.
Non era una cazzo di mocciosetta! Non gli avrebbe mai dato la soddisfazione di ... di ...
Anche quel pensiero si perse presto, appena la lingua del moro prese a percorrere il profilo del suo collo, per poi giungere in prossimità dell' orecchio, ora tinto di uno appariscente color porpora.

-Ti voglio-
L'aria tiepida penetrò strisciando nel suo cervello, scolpendo a fuoco quelle parole appena bisbigliate.
-Ti voglio e puoi odiarmi se ti fa comodo, ormai non riuscirei a fermarmi per nessun motivo al mondo-
Mar'yan quasi temette che le gambe non riuscissero più a reggerlo tanta era l'eccitazione che lo pervadeva dalla testa i piedi.
Non l'avrebbe mai ammesso ma i sentimenti appena espressi da quel deficiente, erano oltremodo simili a ciò che provava lui in quel momento.
Emise una risata secca, fissando gli occhi chiari nello sguardo bruciante di Hiro.
Fregato da un fottuto nano giapponese, che presa per il culo.
Si strinse piano nelle spalle, lasciando che l'aria tornasse a circolare normalmente nei polmoni e poi chiudendo le dita pallide in una presa ferrea, sul colletto strappato dell'altro.

-Sei proprio un coglione- furono le sue ultime parole, prima di attirarlo nuovamente a sè.

Si udirono urla quella notte, attraversare il cielo color cobalto. Urla che qui vi raccontano di un doloroso piacere, di corpi intrecciati e parole non dette. Di schiene sudate e labbra socchiuse. Di due anime che divennero uno, sotto lo sguardo sereno delle stelle.

THE.END.

  
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