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Autore: miss dark    21/10/2012    3 recensioni
Solitudine infinita, ormai, solitudine mortale e mangiatrice di vita. Dio!
Genere: Angst, Poesia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Esploderà famelica

La sera squarciava il petto e le costole spaccate dolevano tra i vestiti e il cuore. Sembrava di respirare dolore e di emettere vita, tramite quegli sbuffi irregolari e sempre più corti. Parlare era come morire ed ogni suono emesso era una condanna alla sofferenza, ora e domani. E aveva sempre creduto nel domani, ci aveva sperato, come unica possibilità. Svaniva, ora, in quell'aria pesante e pungente, in quel macigno che gravava sul suo petto e sgorgavano, le lacrime, spinte da un'angoscia inspiegata. Ma non era importante, quel pianto scorreva silenzioso e contro quel muro il dolore meno sofferto era il corpo di lui addosso. La disperazione la invadeva, la confusione, l'oscurità. Si stava consumando, le sue ossa, i suoi organi e non doveva pensarci, ma come? come poteva non sentire quelle cicatrici bruciare come carne viva, cicatrici mai viste, mai esistite, eppure sempre pronte all'aggressione. Era come pelle scorticata inondata di sole e di sale. Come ignorare quell'insoddisfazione permanente, quella solitudine? La violenza, ora, appariva la sola alleata. E contro quel muro quelle spinte le graffiavano i glutei, sanguinava ma il dolore fisico era piacere, era distrazione.

- Esploderà famelica l'ansia non di vita, non di amore... - sussurra grida disperate nell'orecchio di un lui che nemmeno la sente che ne approfitta e gode e non vuole ascoltare altro - ...ma di un te eterno e reale, solenne, splendente. E nell'aria non è il sogno né il ricordo o la speranza ma il bisogno inappagato, come un desiderio indelebile e radicato nell'animo e nelle ossa. -

Grida ora e non è piacere ma quello squarcio inondato da tutte le consapevolezze e solitudini.

- Una completezza d'infinito nel contatto tra due umanità. Perdo fiato e mi spengo al peso di questi assoluti che non mi guidano ma mi opprimono in un'attesa distruttrice... -

- Che cazzo dici, stai zitta?! -

Ed ogni imposizione suona come una compagnia, come un suono da ascoltare, da ringraziare. Eppure le parole, ora dopo anni, dopo mesi, dopo una vita passata a reprimere, a non capire a disperare, sgorgano, spingono, sgomitano e fuoriescono. Vomita le sue verità e gode di quell'acido insopportabile, che sa solo di liberazione, per lei, che non è lacrime o sangue, ma di più, molto di più, è il marcio che viene espulso e abbandonato.

- Nel sogno di un piacere trovo rifugio nelle sere di paura, come un futuro che si staglia incerto, ma è il solo che ho, il solo in cui ci sia tu. E anche se mai ti ho toccato, almeno prima avevo il sogno di farlo, la fantasia di esserti vicina e nel corpo e nell'anima lo ero. Ma adesso mi rimane il ricordo di una speranza avvizzita che non ha forma ed è in un angolo a deperire, assieme alle altre ammassate in un... - ma le parole sono sovrastate da lui, dal suo corpo, dalla sua foga, dal suo godimento.

- ...sono sola - sussurra senza più fiato, consumata da quei movimenti rapaci e inappaganti. Stanco si butta a terra e non ti guarda, fissa l'asfalto caldo delle tre di notte e il cielo nuvoloso, in sottofondo una musica indistinguibile, orribile, angosciante.

- Cos'è che farnetichi, 'a matta? -

Resta immobile Eva, in una primordiale solidità, in un'ancestrale freddezza, ma le parole sono inarrestabili, ormai e ringrazi dio che sia così, ringrazi il cielo che due orecchie ti ascoltino, una volta, anche se sorde.

- Solitudine infinita, ormai, solitudine mortale e mangiatrice di vita. Dio, Dio! - urla ormai priva di controllo, annegata nell'ansia, nella paura di un torrente di emozioni inarrestabile - Dio, dimmi, perché sono così? Sono destinata ad essere sola? -

Lui ha spostato gli occhi su di lei - Certo che sei bella, pazza ma bellissima - si rialza e ti bacia, di morde via le frasi, ti stanca la lingua e ti riabbandona per sempre, scomparendo nel buio e nella folla - Stai bene, eh! - con le mani in tasca.

Cade Eva e non si vuole rialzare - Pesa la vita sulla mia fragilità. -













Questa è una storia un po' vecchio stile, me l'ero lasciato indietro, ma ieri sera è tornato fuori. Chissà.
Miss

 

  
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