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Autore: Subutai Khan    22/10/2012    2 recensioni
Ci si butta un po' di tutto in questa raccolta, come sempre. E come sempre solo i matti e chi non ha considerazione del proprio tempo può azzardarsi a mettere il becco qui.
Genere: Comico, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Segreto segreto, Else ha un segreto.
Generi: drammatico.
Traccia: Originale, Drammatico, "Avrei preferito che tu non ne venissi mai a conoscenza". Scritta per la seconda sfida della Staffetta in Piscina della Piscina di Prompt.


"Avrei preferito che non lo venissi mai a sapere” sussurrò Else strofinandosi distrattamente una ciocca di capelli rossi fra le dita. Le volute di fumo si alzavano lente dalla sigaretta, appena stretta fra le labbra.
Davanti a lei c’era la figura tremolante di Matthias, un metro e sessantaquattro di ragazzino con i pugni chiusi e gli occhi fuori dalle orbite.
“Mamma...” gli uscì inconsapevolmente. Stava vedendo il proprio mondo crollare a pezzi, frammento dopo frammento.
“Oh, adesso non farne una tragedia però” riprese lei alzandosi dalla poltrona e prendendo una boccata di catrame. Fece girare la sigaretta fra le dita tre o quattro volte riuscendo a non bruciarsi mai, un trucchetto imparato sul campo.
“Ah davvero? Non dovrei farne una tragedia?” urlò lui alzando le braccia al cielo, sconvolto da tanta leggerezza “Ho appena scoperto che mia madre fa...”.
“... la puttana. Non c’è nulla di male nel dirlo, sappilo”.
Presero a uscirgli le lacrime dai suoi begli occhi azzurri.
“Come puoi dire così!”.
“Ragazzo, la vita è dura. Tuo padre è morto da dieci anni ormai. Come credi che mi sia potuta permettere di comprarti la Playstation e il motorino? Facendo la segretaria?” asserì acidamente, piccata dalla reazione di suo figlio.
Matthias diede una manata a un vaso di fiori, facendolo cadere a terra e rompendolo con un sordo rumore. Teneva la testa bassa, infuriato e ferito e tradito.
“Non accetto scenate teatrali da te” riprese Else, dura “Ho fatto solo quello che reputavo giusto per la nostra famiglia. Non sei nella condizione di giudicarmi, marmocchio”. La sigaretta, ormai finita, cadde per terra e venne finita dai tacchi dieci della donna.
“Forse non posso giudicarti, d’accordo. Ma posso avere almeno il diritto di sentirmi umiliato, maledizione?”.
“No. Quando sarai nella situazione di dover mantenere te stesso e altre persone allora forse sì, potrai vantare tale diritto. Per ora l’unica cosa che puoi fare è piangerci sopra pensando il peggio di me. Lo accetto. Sospettavo che avresti reagito così, il giorno in cui lo avresti scoperto”. Tutto detto molto tranquillamente, la consapevolezza di aver cacciato suo figlio in una brutta impasse e di avere le mani legate per migliorarla.
Si addolcì vedendolo così scosso dalla notizia. Per quanto le piacesse fare la madre autoritaria voleva un bene dell’anima a Matthias, altrimenti non avrebbe svenduto il suo corpo. Lo stipendio del suo lavoro “buono” sarebbe bastato per mangiare, ma il suo piccolo aveva un sacco di pretese per non sfigurare con gli amici e toccava a lei pensarci.
Gli si avvicinò con le braccia aperte, l’intenzione di abbracciarlo come non facevano più da tanto tempo. Peste la colse quando lui si mosse rapido e le assestò uno schiaffone sulla guancia.
“Stammi lontana, zoccola! Ti disconosco! Non sei più mia madre!” strillò come se fosse stato un bambino di due anni a cui hanno rotto il giocattolo preferito. Poi scappò fuori dal soggiorno, sbattendo la porta senza alcuna creanza.
Si massaggiò la zona colpita e sospirò.
Ah, i ragazzi. Sempre così testardi e poco inclini al compromesso.
Per ora te la scavalli, bamboccio. Ti do... diciamo una settimana per fartela passare, poi questo affronto te lo faccio pagare in qualche modo.
Si accorse solo in quel momento che non filtrava quasi più luce dalla finestra. Era ormai sera.
Porca vacca, se arrivo in ritardo Konrad mi sventra. E poi non voglio che quella sgualdrina di Lena mi si freghi i clienti, che non è nemmeno capace di soddisfare il lampadario di casa sua.
Raccattò i suoi pochi effetti personali, si assicurò che il suo ragazzo non fosse scappato da qualche parte e se ne andò chiudendo la porta a chiave. Non prima di avergli sequestrato il portachiavi, che non si sapeva mica mai con i colpi di testa.
Vedrai, caro marito. Riuscirò a mettere in riga quella testa calda di Matthias senza ricorrere alle scudisciate con la cintura che ti piacevano tanto.
   
 
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