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Autore: CHOU    22/10/2012    2 recensioni
Il quinto anno sta per iniziare e nel cuore di Harry il rimorso per la morte di Cedric Diggory, continua a tormentarlo. Ma sono soprattutto due occhi freddi e grigi come il metallo a rendergli le cose insopportabili.
Tra litigi e magia il tempo sembra scorrere normale fino a che una parola di troppo e una maledizione scagliata quasi per caso non cambiano le cose.
Sarà arrivato il tempo di porre fine a quell'antica rivalità?
( 4 capitoli, conclusa)
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Il trio protagonista, Un po' tutti | Coppie: Draco/Harry, Remus/Sirius
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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“Harryyy!!”Ll’interpellato si girò.

Draco Malfoy stava correndo verso di lui.

“Ho saputo che ieri sera mi hai trovato svenuta e mi hai portata da madama chips. Ti ringrazio” sorrise.

Potter la guardò un po’ confuso.

“Ehm…non ti ricordi cos’è successo al lago nero?” chiese.

La ragazza fece di no con la testa, facendo ondeggiare la coda di cavallo.

Il moro sospirò.

“Qualcosa non va?” chiese Malfoy notando il sospiro.

“No no, figurati. Bhe...comunque, non hai nulla di che scusarti. L’ho…l’ho fatto volentieri” e mentre pronunciava quella frase Harry cercava di capire se corrispondesse a verità.

Draco, da come gli si illuminarono i grandi occhi argentei, non ebbe dubbio sulla veridicità dell’affermazione e mormorando un altro grazie confuso, si alzò in punta di piedi per dargli un piccolo bacio sulla guancia.

Harry fece appena in tempo a registrare il gesto che la ragazza si era già staccata e l’aveva preceduto in sala grande.

L’eroe del mondo magico rimase impietrito, incapace di formulare un pensiero di senso compiuto. Un forte dolore alla nuca lo ridestò dai suoi pensieri.

“Ahi! Ma che diamine..”

“Va bene che è carina, ma ricordati che è sempre Draco Malfoy!”fece Dean mentre riabbassava l’enorme libro che aveva usato per colpirlo.

“Ma guarda che ha fatto tutto lei!”

“Si si”

“Noi ti crediamo!” civettarono due voci in perfetta sincronia.

Harry, che ben sapeva a chi appartenessero le voci, si voltò solo per educazione.

Fred e George Weasley gli sorridevano allusivi.

Dietro di loro Ron lo guardava con un’ espressione che non sapeva se essere sconvolta o schifata.

Hermione, affiancata da Ginny, aveva anche lei un’ espressione poco convinta mentre quella della piccola Weasley era a dir poco furente.

“Ragazzi, vi stavo cercando, devo assolutamente dirvi cosa ho scoperto!” esclamò Harry avvicinandosi a loro.

“Non starmi così vicino! Sei ancora infettato da lui…da lei!” squittì Ron.

“Mica deve fare della abluzioni. Non essere esagerato adesso.” Lo gelò Hermione.

“Ma lui…lui ha baciato Draco Malfoy!”
“A parte che è stata lei a dare un bacio a me e poi era sulla guancia! Di ringraziamento!”

“Ringraziamento per cosa?” chiese il rosso sospettoso.

Senza una ragione precisa Harry si sentì arrossire.

“E’ quello che vi volevo spiegare!” disse concitato.

Aandiamo in biblioteca?” propose Hermione.

“Ma ti sembra il momento di studiare? È pure ora di colazione!”

“Ronald! – sibilò – intendevo come posto per parlare senza che qualcuno ci disturbi”

Ron arrossì prepotentemente e accenno a una risata di scuse. La ragazza scosse la testa per poi alzare una mano posandola delicatamente nei capelli rossi dell’altro, scompigliandoli leggermente.

Harry distolse lo sguardo imbarazzato e si affrettò a confermare che la biblioteca gli sembrava un’ottima idea.

Come aveva previsto Hermione la biblioteca era deserta. I tre amici presero comunque posto a uno dei tavoli più appartato.

“Allora?”

“Bene, sapete che ieri sono andato a portare una lettera in Guferia, no?”

I due ragazzi annuirono.

“Ecco, dalla Guferia ho visto Draco Malfoy sulle sponde del Lago Nero. L’ho raggiunto e-”

“Perché l’hai raggiunto?” chiese Ron accigliato.

Harry si strinse nelle spalle.

“Non lo so. Mi aveva incuriosito. Comunque sta di fatto che l’ho raggiunto e quando gli ho parlato lei era tornata lui!”

“Non ti seguo Harry – fece Hermione accigliata – intendi dire che Draco era ritornato ragazzo?”

“No, era sempre una ragazza, ma il carattere era quello del vecchio Malfoy!”

Le facce dei suoi amici erano scettiche.

“Mi ha insultato!” disse per avvalorare la sua tesi.

“Bhe, in effetti il Draco ragazza non aveva ti aveva mai offeso, anzi ti tratta sempre con premura” acconsentì la ragazza pensierosa.

“Il fatto che oggi, lei non ricorda di essere tornato lui!”

“Ragazzi…con questi lui che diventano lei e che tornano lui per poi dimenticarsi e essere lei…mi sta venendo un gran mal di testa, miseriaccia!”

Harry scoppiò a ridere imitato da Hermione.

In effetti, doveva ammetterlo, quella situazione era un gran casino!.

Quando uscirono dalla biblioteca la colazione era già finita per cui, con lo stomaco vuoto, si diressero verso cura delle creature magiche. L’idea che ci fosse Hagrid ad attenderli li metteva di buon umore, peccato solo che la lezione dovevano dividerla con i Serpevede che non reputavano affatto una fortuna avere il mezzogigante come insegnate.

Quando arrivarono c’erano pochissimi alunni per cui si sedettero in terra aspettando i ritardatari.

Quando Ron ed Hermione si allontanarono un attimo per andare a chiedere delucidazione al guardiacaccia per un progetto che gli aveva affibbiato, Draco Malfoy raggiunse Harry sedendogli accanto.

“Ciao, hai saltato ancora una volta colazione! Starai morendo di fame!”

Il moro rimase a boccheggiare per qualche secondo. La gentilezza di Malfoy era così strana che non era ancora riuscito ad abituarvisi.

“In effetti..”

“Tieni, come vedi il mio è un vizio di prendere sempre qualcosa in più” gli sorrise porgendogli un panino dolce.

Harry lo afferrò senza pensarci e iniziò a mangiarlo.

Draco quel giorno era ancora più bella del solito. I raggi del tiepido sole gli illuminavano i capelli e il viso.

Era bella, indubbiamente, eppure Harry continuava a pensare che ci fosse qualcosa che non andava in quegli occhi così grandi e quel viso così dolce. Qualcosa che stonava irrimediabilmente.

“Sei gentile…”

“Lo dici come se fosse una cosa strana!”

“Bhe – Harry si trovò in difficoltà e si ritrovò a sperare che il colloqui dei suoi amici con Hagrid finisse presto – diciamo che con me sei particolarmente gentile”

“E’ perché mi piaci” disse la ragazza candidamente.

Ad Harry andò di traverso il dolce.

“Ho detto qualcosa di male?” chiese Draco con tutto il candore possibile.

Per il moro fu troppo da sopportare. Questa versione zuccherosa di Malfoy era destabilizzante!

Balzò in piedi dicendo parole a caso e affrettandosi a raggiungere i suoi amici.

Se solo si fosse dato la pena di fare attenzione avrebbe notato che un’ombra scura era scesa sugli occhi contornati di rimmel della ragazza.

 

Erano tutti riuniti nella sala comune di Grifondoro a fare festa per l’imminente vacanze di natale.

Harry Potter guardava i suoi amici divertirsi ma si sentiva con la mente troppo distante per unirsi a loro. Le parole di Draco lo confondevano ancora e, non sapeva perché, ma non era riuscito a dire nulla ai suoi amici.

“Harry dai vieni, sei così pensieroso!”

Ginny Weasley gli stava andando incontro sorridendo.

Era cresciuta tanto Ginny. La ragazzina timida era scomparsa e adesso si apprestava a diventare una bella ragazza con delle buffe lentiggini.

“Ho solo un po’ di mal di testa” mentì.

“In effetti c’è molto rumore” riconobbe la ragazza sedendogli accanto.

“Già.”

“Sei sicuro che è solo quello che ti da noia?”

Il moro la guardò negli occhi e non se la sentì di mentire.

“In realtà no”
“E non hai voglia di parlarne immagino”

Harry rispose con un piccolo sorriso che sapeva di scuse. Ginny sospirò.

“Lo sai che se vuoi, con me puoi parlare”

Rimase per qualche secondo a scrutare il volto di Potter nella speranza che lui si aprisse con lei. Quando vide che Harry era ben deciso a non aprir bocca con un sorriso mesto tornò alla festa.

Al moro dispiacque seriamente di aver ferito la piccola di casa Weasley ma non sapeva nemmeno lui cos’aveva.

Da quando Malfoy era diventato una ragazza non c’era una cosa che andava per il verso giusto. Non sapeva come comportarsi con questa nuova versione. Era completamente diversa dal Malfoy che aveva imparato suo malgrado a conoscere; eppure in qualche modo era anche così simile. Non riusciva a guardare quella ragazza gentile e biondissima senza non pensare al meno gentile seppur ugualmente biondo ragazzo che, come aveva potuto constatare, abitava ancora quel corpo.

Quello che più gli dava fastidio, inoltre, è che non riusciva ad allontanarla. Seppure si sentisse a disagio, ogni volta che lei gli parlava o gli faceva una gentilezza si sentiva… euforico. Era come se qualcosa di simile alla contentezza ma ben più acuta e indefinita gli prendesse lo stomaco.

Si portò una mano al viso e decise che non avrebbe passato tutta la serata a pensare a Malfoy.

Si alzò dal divanetto su cui era stato seduto per un’ora buona e decise che era ora di prendere parte attivamente alla festa.

Il sabato aveva portato con sé una serie di nuvoloni grigi e pioggia cancellando ogni possibilità di uscire.

“Cosa facciamo?” chiese Ron reprimendo uno sbadiglio.

Harry si stropicciò gli occhi e inforcò gli occhiali.

“Potremmo andare a trovare Hagrid, è da un po’ che non andiamo più da lui”

Il rosso annuì semplicemente.

Quando finirono di prepararsi scesero in sala comune dove Hermione gli spettava con un sorriso e un libro sotto mano.

“Ehi no! – fece Ron andandole incontro – per oggi questo lo lasciamo qui” concluse prendendo il libro dalle mani delle ragazze e posandolo sul tavolo.

Hermione assunse un’espressione infastidita ma si fece sospingere fuori dal dormitorio docilmente.

“Sbrighiamoci ad andare a fare colazione che sto morendo di fame!”
“E di che ti preoccupi? Tanto c’è Malfoy che provvede…”

Ignorando la battuta dell’amico, il moro continuò a camminare imperterrito.

La sala grande era piena di studenti ma Neville, Dean e Seamus gli avevano tenuti tre posti liberi.

“Cosa fate oggi?” disse a mo’ di saluto Weasley.

“Niente di che…volevamo fare una partita a Quidditch ma con questo tempo..”

“Io penso proprio che andrò a curare le piante. La professoressa Sprite mi ha dato il permesso di andare anche quando non ci sono lezioni” sorrise Neville smettendo per un attimo di mangiare il jelly.

La colazione passò tranquilla e appena si sentirono abbastanza soddisfatti e sazi da lasciare il tavolo, i tre ragazzi si diressero alla volta della capanna del guardiacaccia.

“Miseriaccia come piove!”

“I miei capelli!” gemette Hermione.

Ron e Harry la guardarono sorpresi e si misero a ridere.

“Oh smettetela! Sapete quanto ci metto per sistemarli!”

“Ma dai, che sei sempre bella!” gli scappò detto a Ron. Appena se ne accorse si morse la lingua.

“Davvero?”

“Le ragazze sono sempre belle” buttò lì con il viso più rosso dei suoi capelli.

Granger sbuffò.

“Sbrighiamoci. Se corriamo dovremmo bagnarci poco”

“Ehm… scusate – cercò di attirare l’attenzione Harry – non potremmo usare la magia?”

fu il turno della ragazza ad arrossire, anche se per un motivo completamente diverso da quello di Ron.

“Bhe si, giusto…Impervius!” disse rendendo se stessa e i suoi amici impermeabili all’acqua.

Protetti dalla pioggia riuscirono a raggiungere la porta della piccola casa del loro amico senza che una sola goccia riuscisse a bagnarli.

Harry busso alla porta un paio di volte prima che il mezzo gigante andò ad aprire la porta, sorpreso di vederli.

“Ragazzi! Ma cosa ci fate qua con questo brutto tempo?”

“Un saluto…possiamo entrare?”

“Ma certo, entrate!” disse facendosi da parte.

Non fecero a tempo ad entrare che Thor gli corse incontro e, i vestiti salvati dalla pioggia, non furono altrettanto fortunati da salvarsi dalla saliva dell’enorme cane.

“Thor…bleah!” piagnucolò Ron guardando con rassegnazione la manica.

“Gli mancavate” scusò il cane Hagrid.

Weasley si accucciò davanti al cane guardandolo con sufficienza. Per tutta risposta il bestione gli diede una lunga e affettuosa leccata.

“D-o-l-c-e” sillabò.

“Ragazzi, cosa mi raccontate? Volete mangiare qualcosina. Ci ho delle leccornie!”

“No grazie, abbiamo appena fatto colazione…”

Ah avete saputo notizie di Fiorebecco? Mi manca, sapete? Era una gran bella bestiolina”

“Sta bene, Sirius gli vuole molto bene” lo rassicurò Harry.

“Quei due sono proprio una bella coppia…due fuorilegge” rise l’omone.

“E tutte e due innocenti” disse Hermione.

“Già…quel Malfoy! Ma, credete a me, peggio è il padre. Mi ha mandato ad Azkaban. Brutta gente i Malfoy” fece tetro.

“Sono stato proprio contento di vedere com’è diventato. Da ragazza è molto meglio. Pensa che mi ha salutato. C’ho visto una ragazzina bionda che veniva dalla mia parte e mi salutava, quasi non ce lo riconoscevo Malfoy!” continuò.

“Penso che però Lucius non sia dello stesso avviso” constatò Hermione.

“C’ha scritto ad Albus. Una lettera minacciosa. Infatti non lo vogliono a casa finché non sia tornato normale.”
“Davvero?”

“Si, pure Piton non è contento. Sembra che nulla funzioni. Qui, abbiamo un grande mago!” rise Hagrid dando una manata sulla spalla di Ron che incassò con una smorfia di dolore.

 

Qualche ora dopo lasciarono la casa di Hagrid per andare a pranzo. Fortunatamente la pioggia aveva smesso di cadere e anche le temperature si erano alzate.

“Harry , Ron, Hermione!”

Ginny stava correndo verso di loro con sorriso sul bel viso.

“Cosa succede, sorellina?”

“Da quando mi chiami sorellina? Comunque, ero venuta a dirvi che la McGranitt ha annunciato i giorni di uscita a Hogsmeade. Gli hanno anticipati, sono la prossima settimana! Inoltre quest’anno ci saranno più uscite” annunciò allegra.

“Scusate” fece una voce cristallina.

I quattro ragazzi si voltarono trovandosi faccia a faccia a Draco Malfoy.

“Malfoy…sei peggio di una piaga!” rantolò esasperato Ron.

“Cosa vuoi Malferett?” tagliò corto Ginny.

“Come siamo acide! E comunque ho bisogno di Potter, non di voi.”

“Meno male che Hagrid aveva detto che era diventata gentile” bisbigliò Weasley a Hermione facendola ridere.

“Di cosa hai bisogno?” chiese Harry facendosi avanti.

“Avrei bisogno che tu mi aiutassi in trasfigurazione.”

“Cosa? Tu che chiudi aiuto a me?”

La bionda annuì.

“Allora accetti?”

“In realtà, non so… devo pensare..”

“Va bene. Allora ti do qualche giorno per darmi la risposta!” sorrise stringendo il braccio di Harry come per ringraziarlo. Poi si girò lievemente verso ginny e la sua bella bocca si sfigurò in un lieve sorriso sghembo.

In quel momento, Ginny Weasley era pronta a giurarlo, aveva visto il vero Draco.

“Le ripetizioni no!” fece esasperato Ron.

“Non gliele darò infatti.”
“E allora perché non gliel’hai detto?”

“Bhe…mi guardava in quel modo…mi sembrava scortese..”
“E’ Malfoy per la barba di merlino!!”

“Sarà anche Malfoy – si intromise Hermione – ma sembra quasi che a questo Draco piaccia Harry” rise.

 

La giornata era passata piacevolmente in sala comune mangiando cioccorane e parlando di cose senza importanza.

Era bello stare insieme senza fare nulla di particolare era rilassante ascoltare la calma voce di Hermione ed era divertente stare a sentire Ron.

La cioccolata gli ricordava Lupin e con nostalgia il pensiero gli volava a quel terzo anno quando era stato il loro professore preferito.

“Certo che Piton non vale proprio Lupin” disse all’improvviso Harry.

“Già, Lupin si che era un professore in gamba.”

“Anche Piton lo è, solo che è più… diciamo accademico”

“Oh Hermione, diciamo pure palloso!”

“Ron ha ragione.”

“Sarebbe bello se potesse tornare.”
“Ne dubito”

“Dubito anche io…” fece Ron.

A Harry mancava davvero il professore però, per qualche motivo, era contento che non fosse lì.

L’anno in cui Sirius aveva dovuto vivere in caverne d’emergenze si era sentito in pena per lui, come se fosse ancora prigioniero. Saperlo nella sua vecchia casa con Lupin lo rasserenava.

Si sentiva meno in colpa di averlo lasciato da solo, di stare ancora a vivere con i dursley.

“Hai sentito Sirius?” chiese Hermione quasi gli avesse letto nel pensiero.

“Si, ha detto che verrà ad Hogsmeade”

“Sotto forma di cane, immagino”

“Ovvio, Ron” lo rimbeccò la ragazza.

“Ascoltate. Voi rimanete pure qua, mi è venuta un’improvvisa volta di fare un giro sulla scopa”

“Con questo buio?”

“Non preoccupatevi, giusto un piccolo volo”

“Vuoi che venga con te, Harry?”
“No, stai qui con lei. Ci metterò poco, promesso” sorrise prima di sparire velocemente su per le scale del dormitorio per andare a prendere la sua preziosa scopa.

 

La notte era piacevole. Faceva freddo ma non ci fece caso.

Stava per montare sulla firebolt quando notò che il campo era già occupato. Se ne sarebbe tornato nel castello se non fosse che era Draco Malfoy a tentare di volare.

Infatti la ragazza stava si volando ma in maniera molto goffa. Ah Harry ricordò Hermione.

Ricordava bene come la ragazza bionda avesse in antipatia il gioco.

Colto da un pensiero improvviso inforcò la scopa e volò fino a Draco.

“E così giochi di notte, abbastanza inutile, ma è una tua prerogativa fare cose inutili” disse Harry.

“Come lo è il tuo ficcare il naso in affari che non ti riguardano, Sfigato!”

Come aveva immaginato la vera personalità di Draco si era manifestata ancora.

“E’ che quell’idiota non sa andare sulla scopa – continuò Malfoy rabbioso - … e mi mancava” concluse con un sospiro.

Harry rimase a guardarlo. Era strano sentire parlare Draco Malfoy con quel tono di malinconia.

“Facciamo una partita!”
“E come Sfigato?” chiese polemico.

“Con questo!” Harry mise una mano in tasca e tirò fuori il boccino d’oro.

“Ma come fai ad averlo?”

“Segreto!... allora? Vuoi giocare o no? Capisco se non te la senti di perdere…”

“Io sono pronto” ringhiò Malfoy.

Il moro scoppiò a ridere.

“Il tuo carattere è proprio terribile per una ragazza! Fa decisamente a pugni con quel visino che ti ritrovi!” lo prese in giro.

Draco non ebbe modo di ribattere però, dato che il Grifondoro aveva già lasciato la presa sul boccino.

Harry sfrecciò subito dietro all’oggetto alato e Malfoy l’avrebbe imitato volentieri se fosse stato in grado di far partire la scopa. Fece un secondo, e più fortunato tentativo, ma oramai aveva perso di vista il boccino.

Si guardò in torno concentrato e riuscì a percepire un bagliore. Fece scattare in avanti la scopa e sarebbe caduto sicuramente se all’ultimo Harry Potter non l’avesse sorretto per una spalla.

Senza ringraziare, Draco si scrollò la mano del moro e allontanò la scopa. Ma la partita non durò a lungo poiché, qualche minuto dopo Harry era riuscito ad afferrare il boccino.

Il Grifondoro si sarebbe vantato volentieri se Malfoy non fosse sceso dalla scopa, gettandola lontana.

“Sapevo che non fossi sportivo, ma non ti sembra una reazione esagerata?” chiese pungente il moro una volta raggiunto.

Draco però non voleva saperne di voltarsi. Senza pensarci, infastidito da quel comportamento e – anche se non l’avrebbe mai ammesso – esaltato dalla prospettiva di avere uno scontro con lui dopo tanto tempo, lo prese per un polso facendolo voltare.

Una parte del suo cervello registrò che il polso era troppo sottile ma non fece a tempo a prenderne vera coscienza che rimase spiazzato dal volto in lacrime di Malfoy.

Il viso femminile di draco era rigato da lacrime trasparenti.

“Malfoy…”

“Maledizione! È colpa di questo corpo…mi sento così, così strano!” sbraitò asciugandosi rudemente il viso.

“Malfoy…

“Maledione anche a te! Non sai dire altro? Conosco il mio nome!”

La ragazza si sedette per terra, incurante dell’erba ancora umida del campo.

“Voglio tornare come prima, è terribile. Ricordo tutto, sento tutto quello che lei fa ma non riesco a risvegliare la mia mente dal torpore. Solo di sera, quando lei si addormenta riesco a svegliarmi.” Confidò con il viso tra le mani.

“E anche adesso. Sono io ma non sono io…questo corpo…non risponde come il mio, non sente come il mio”

“E’ perché sei una ragazza, sei diventato emotivo”

“Vuoi essere cruciato?” lo raggelò Malfoy furente.

Harry arrossì accorgendosi della poca delicatezza della sua frase.

“L’hai detto a Silente?”
“No, è troppo imbarazzante. Tu, piuttosto, immagino che l’avrai detto ai tuoi amichetti quanto Draco Malfoy sia disperato della situazione”
“In realtà no.”
La ragazza puntò gli occhi grigi in quelli del Grifondoro. Erano duri e penetranti.

“Come mai?”

Harry scrollò le spalle come a dire che non lo sapeva nemmeno lui.

“Non ti ringrazierò”

“Non voglio i tuoi ringraziamenti, Malferett. Però puoi togliermi una curiosità, cosa stavi facendo al Lago Nero?”

“Stavo cercando di trasfigurare il mio corpo” rispose sottovoce.

I due ragazzi stettero in silenzio, ognuno immerso nei propri pensieri. Fu Harry a parlare per primo.

“Sai, ci sono dei momenti in cui mi sembra di rivedere il tuo vero volto.”

Accorgendosi che Draco lo guardava interessato, continuò.

“Anche prima, il tuo sguardo non era come la tua controparte femminile.”

“Cosa aveva di diverso?” chiese debolemente il Serpeverde.

“Era…era più cattivo”

draco alzò un sopracciglio.

“Cioè, non cattivo – si affrettò a  correggere Potter – solo…più duro. Più simile al tuo.”

“Ti ricordi il mio sguardo?” lo beffeggiò

“Io ricordo tutto di te, Malfoy” e in quel momento, appena le parole gli uscirono sussurrate, Harry si rese conto che era vero. Si ricordava perfettamente di Draco Malfoy e anche se adesso il suo aspetto era diverso nella sua mente non un piccolo particolare era sbiadito della sua vecchia immagine.

Draco lo guardò intensamente per qualche secondo, poi scosse la testa sospirando.

“Sei così tremendamente patetico che non mi viene nemmeno da infierire”

“Questo non è da te, Malfoy”

“Come se mi conoscessi” sbuffò.

“Ti conosco bene, mi tormenti da cinque anni. Ti credi superiore a tutto e tutti, sputi veleno su quelli che non sono come te. Se non fossi così preso da te stesso ti accorgeresti che non hai nulla di speciale, se non una famiglia con un cognome potente…cognome che non fai altro che usare con orgoglio. Tu e la tua famiglia, che non sapete fare altro che crogiolarvi nella speranza che Voldemord ritorni. ” Disse con acredine senza un vero filo logico, lasciando che tutto l’odio sgorgasse fuori.

A quelle parole Malfoy scattò in piedi. Gli lanciò uno sguardo furente.

“Tu non mi conosci affatto. Parli di me e della mia vita senza sapere cosa voglia dire viverla. Crescere in una famiglia dove non sarai mai abbastanza per loro…Se colui che non deve essere nominato tornasse, sai come sarebbe la mia vita?! Ogni giorno avrei il terrore di essere costretto a uccidere a diventare un Mangiamorte. Passo le miei giornate a pregare che mio padre non ti uccida e a fingere di volerlo fare io stesso quando invece l’unica cosa che vorrei è gridarti di scappare più lontano possibile” Aveva parlato con un tono freddo e basso, così privo di inflessioni che era impossibile distinguere se fosse donna o uomo a parlare.

Gli occhi fiammeggiavano, ma non di rabbia. Era più una tristezza intrinseca.

“Malfoy…”

Ma Draco non rispose, continuava a guardarlo, con gli occhi pieni di lacrime trattenute e la bocca serrata.

Harry non seppe dire se fu l’immagine di quella bellissima ragazza piangente o l’idea che, da qualche parte, tra rimmel e lacrime, il vero Draco stesse soffrendo, a farlo alzare e stringere la sua nemesi tra le braccia.

“Scusa” mormorò.

“Ma cosa fai?!” urlò stridulo Malfoy cercando di spingerlo via.

Non ci aveva mai pensato, Harry Potter, che c’erano sempre due verità. Quella sotto gli occhi di tutti e quella nascosta, vera. Forse il nome di cui si gloriava Draco per lui era più una maledizione. Un padre che non l’aveva mai trattato come un figlio e una famiglia agli ordini di Voldemord. Un bambino che era stato costretto a crescere privo di calore.

Forse lui e Draco non erano poi così diversi.

“Ti darò quelle ripetizioni, Malfoy” disse Harry senza curarsi dei tentativi di Draco di spingerlo lontano.

“Tu sei impazzito! Quella cicatrice ha fatto più danni di quello che sembra!”

con uno strattone più forte il serpeverde riuscì a liberarsi e con passo sveltò sparì dalla visuale di harry.

Il moro rimane fermo dov’era mentre le parole di malfoy continuavano a vorticargli in testa.

E così non voleva ucciderlo? Aderittura salvarlo… harry sapeva che quel discorso era frutto dell’influenza di quel corpo femminile e che, se fosse stato il vero malfoy forse, dopo il suo inveire, quello che avrebbe rimediato sarebbe stato solo un occhio nero per gli insulti che aveva indirizzato a lui e alla sua famiglia.

D’altronde però doveva ammettere che Malfoy non aveva mai attentato alla sua vita realmente. Aveva cercato di diventare suo amico e al suo rifiuto si era impegnato per rendergli più odiosa possibile la sua sola vista.

Doveva ammetterlo, anche se gli costava caro, che tutto aveva avuto inizio perché lui l’aveva trattato con superiorità. Lui, non Malfoy. Aveva rifiutato la sua mano solamente perché gli avevano parlato male della sua famiglia. Senza accorgersene aveva umiliato quel ragazzino.

Da quella volta Malfoy si era rivelato degno della fama che il suo nome portava.

Ma anche se aveva avuto più occasioni, non l’aveva mai ucciso.

A quel pensiero Harry fu scosso da un brivido gelido.

L’immagine di un Draco Malfoy che alzava la bacchetta su di lui per ucciderlo gli gelava il sangue.

 

 

“ Meno male che non aveva intenzione di dargli ripetizioni…”

Ron Weasley ed Hermione Granger si trovavano in biblioteca. Non che per Hermione fosse strano, ma vedere Ronald Weasley in biblioteca e per di più di domenica, era una visione più che rara.

I due ragazzi stavano osservando, a debita distanza, Harry Potter seduto ad uno dei grandi tavoli in legno di mogano affianco a quello che, seppur con le dovute differenze, rispondeva al nome di Draco Malfoy.

“In fondo non sta facendo nulla di sconvolgente”

“Sta socializzando con il nemico!” fece stridulo Ron.

“Non mi sembra che il nemico sia intenzionato a tirargli qualche brutto scherzo.” Constatò Hermione osservando come Malfoy ascoltava e guardava con un sorriso contento il Golden Boy.

Per tutta risposta Ron gemette distogliendo lo sguardo.

“Sappi che anche colpa tua” continuò la ragazza una volta che furono usciti dalla biblioteca.

“E come?”

“Se non avessi lanciato quella maledizione Malfoy sarebbe rimasto Malfoy”

“Ma tu eri seria quando hai detto che a …che a questa Malfoy Harry piace?” chiese con un’espressione disgustata.

Hermione si limitò ad alzare le spalle. Non aveva voglia di assistere a una scenata isterica e, anche a lei, il pensiero non la entusiasmava.

 

“Harry?”
“Cosa c’è, Malfoy? Non hai capito qualcosa?”

“Perché mi chiami sempre Malfoy? Il mio nome è Draco” disse corrucciata.

“Preferisco chiamarti così…”

Draco non sembrò soddisfatta dalla risposta ma non insistette.

“Ascolta, settimana prossima c’è la gita a Hogsmeade. Vorresti venirci con me?”

Harry spalancò gli occhi e iniziò a tossire per evitare di soffocarsi con la sua stessa saliva.

Cosa diamine era saltato in mente a quella pazza biondina.

“Non sembri molto contento” continuò lei ombrandosi.

“Non ti piace passare del tempo con me?”

Il Grifondoro cercò di trovare una risposta convincente e sincera.

Non è che non gli facesse piacere passare del tempo con lei, era una ragazza simpatica e di buon cuore però…però…Merlino! Però era Draco Malfoy!

“Va bene”

Ecco. Non era proprio la risposta che voleva dare ma gli era venuta naturale.

La ragazza si illuminò e iniziò a ringraziarlo. Poi si rimise a studiare con un sorriso persistente ad abbellirgli il viso.

Quando la notizia che Harry James Potter avesse accettato l’invito del principe delle serpi tutta la scuola fu sconquassata da un ondata di stupore.

Pix aveva iniziato ad andare in giro canticchiando di un ragazzo con la cicatrice che tentava di insidiare il suo nemico fattosi donna e … e poi diventava troppo volgare e veniva puntualmente azzittito da Gazza e dai vari professori.

Harry era imbarazzato oltre ogni dire e a complicare le cose ci si era messa anche la famiglia Weasley. Ron non faceva che mormorare choccato le parole: Harry…Malfoy…appuntamento.

Ginny non gli rivolgeva la parola e i gemelli…bhe i gemelli erano i peggiori.

Fred e George avevano imparato a tempo di record  la canzoncina e non c’era un momento che dessero tregua a Potter.

Di suo canto, Harry si prodigava a dire a chiunque incontrasse sul suo cammino, che era un uscita amichevole, per nulla romantica.

Solo Malfoy non sembrava turbata. Continuava a ignorare gli studenti e a scherzare con il suo gruppo.

 

 

“Ehm Harry…c’è Malfoy fuori dal dormitorio. Vorrebbe parlare con te… e non sembra di buon umore” balbettò Neville, entrato di corsa nella sala comune.

“Ma è sera tardi! Cosa vuole?” chiese Ron alterato.

“Vai Harry, non sta bene far aspettare la propria ragazza” cinguettò Fred.

“Non è la sua ragazza!” sbottò Ginny alzando il viso dal libro che stava leggendo.

I presenti si voltarono a guardarli, stupiti dal tono di voce così seccato e insolito per la piccola Ginevra.

“Ehm…è come ha detto lei” biascicò Harry, dirigendosi però fuori dal dormitorio.

Gli bastò uno sguardò per capire che Malfoy aveva ripreso coscienza di sé. Inconsciamente si sentì sollevato.

“Io non voglio andare a Hogsmeade con te!” lo investì Malfoy.

“Nemmeno io Furetto”

“E allora perché hai accettato?”

“ Perché me l’hai chiesto! – Malfoy gli lanciò un’occhiataccia – cioè, lei me l’ha chiesto” si corresse.

Draco stesse un attimo in silenzio.

“Oh, malediozione! Io non ce la faccio più! Vai pure a Hogsmeade con me ma sappi che non ci andrai con me!”

Harry alzò un sopracciglio a quel discorso senza senso.

“Volevo dire, vai con lei ma ricorda che non sono io”

“Non aver paura. Siete così diversi voi due… lei è una tua versione più buona, gentile e dolce”
“E scema. E con poco buon gusto…altrimenti non avrebbe mai scelto te”

“Quindi tu ricordi tutto di quello che avviene i giorno, ma lei non si ricorda di cosa accade quando si addormenta. Giusto?” chiese Harry ignorando il commento poco carino del Serpeverde.

“Esatto.”

“Ti ho detto quello che volevo dire, ora me ne vado. Ne ho già abbastanza di dover stare con tutte tutti i giorni per quelle stupide ripetizioni. Che, detto per inciso, non mi servono neppure!” continuò facendo per andarsene.

“Malfoy, solo un ultima cosa. Ma lei sa di te? Della tua vita insomma”

La ragazza lo guardò stranita e insospettita dalla domanda.

“Nel senso, non sembra sorpresa di essere Serpeverde e ricorda tutto” precisò.

“No lei…lei è me al femminile. Ha i miei ricordi” rispose prima di andarsene.

 

Hogsmeade era pittoresca come al solito.  Candele incantate libravano vicino agli alberi donando un’atmosfera onirica. La neve non aveva ancora imbiancato il villaggio ma si respirava lo stesso un’aria natalizia.

Mielandia era presa d’assalto come al solito mentre ai tre manici di scopa gli studenti facevano la fila per entrare.

Harry stava passeggiando a passo lento gustandosi la vista di High Street. Affianco a lui Draco camminava tranquilla.

“Senti, ti va se andassimo alla sala di the di Madama Piediburro?” chiese con voce emozionata.

Il moro gemette. Quel locale aveva per lui brutti ricordi ma da come Malfoy lo guardava si capiva chiaramente che non c’era altro posto in cui volesse andare.

Il rifugio delle coppie felici. L’aveva definito così lui stesso tempo prima. Non che gli avesse portato molta felicità e non che loro due fossero una coppietta!

“Va bene” acconsentì nella speranza che il locale non fosse preso troppo d’assalto dai suoi compagni.

Il locale aveva un aspetto accogliente, le luci soffuse e i merletti che impreziosivano le tovaglia davano un aspetto curato ed intimo al locale.

Madame Piediburro era una donna robusta con i capelli neri chiusi in uno stretto chignon. Quando vide i due ragazzi entrare gli rivolse un sorriso materno facendogli verso di accomodarsi in un tavolino.

Harry si sedette a disagio e diede una rapida occhiata agli altri avventori.

Dopo che ebbero ordinato torta di zucca e biscotti allo zenzero, Draco attaccò a parlare.

“Grazie per aver accettato l’invito. È buona la torta?”

Il moro annuì.

“Ehm…quindi…posso sapere perché mi hai invitato?”

La ragazza lo osservò come se avesse davanti qualcosa di molto curioso e buffo.

“Lerché mi piaci”

La torta fargli andò di traverso.

“Si ma, noi due non siamo mai andati d’accordo. Mi odiavi” disse Harry. Aveva partorito una malsana idea. Se questa ragazza aveva tutti i ricordi di Malfoy, doveva avere ben presente che tra loro non scorresse buon sangue. “Se tu che non hai voluto la mia amicizia”

“Bhe…ma-”

“Io ho sempre voluto essere tua amica sai? – lo interruppe – però tu mi hai sempre avuta in antipatia. L’unico modo che avevo per attirare la tua attenzione era darti fastidio”

Potter non seppe come ribattere. Torturò un pezzettino di torta nella speranza di trovare qualcosa con cui ribattere.

“Adesso però mi sopporti”

“Si!”

“Come mai?”

“Non lo so… è stato strano. Un giorno mi sono svegliata e mi sono resa conto che mi era permesso che ti mi piacessi” concluse sorridendo.

Harry ebbe un nodo allo stomaco e la netta sensazione che malfoy, quello vero, non avrebbe gradito la loro conversazione. Era ancora in tempo per cambiare discorso ma era troppo curioso.

“Ti piacevo anche prima?” chiese sorpreso.

Draco si toccò nervosamente i capelli e si mordicchiò l’unghia del pollice.

“Mi sei sempre piaciuto Harry. Ma non avresti dovuto. Io sono una Malfoy, siamo nemici naturali.”

Il moro rimase immobile. Trattenne il respiro come se anche un più flebile movimento avesse potuto mandare in frantumi quel momento.

Non era possibile. C’era stato un tremendo malinteso oppure era tutto uno scherzo. Draco Malfoy non poteva…non poteva avere quei sentimenti per lui!

Harry si sentì arrossire. Sentì un fuoco caldo imporporargli le guance e infuocargli lo stomaco. Gli venne istintivo portarsi una mano a coprire la bocca che, senza avere tempo di fermarla, si stava aprendo in un sorriso.

Per qualche secondo la sua testa fu completamente vuota, completamente sopraffatta da quel pensiero.

Quando gli riuscì di pensare a qualcosa l’unica cosa che fu in grado di percepire era un senso di euforica vertigine che gli impediva di parlare.

“Sono…sono stati i tuoi genitori a dirti che siamo nemici?” fu quello che riuscì a dire.

“Si. Sono molto duri”

Harry avrebbe voluto chiedere altro, aveva la mente piena di domande ma per qualche ragione non riuscì a dirne neanche una.

“Finita la scuola cosa vorresti fare?” chiese ancora la ragazza.

“Bhe ecco a me piacerebbe diventare Auror.”

“Io vorrei diventare un pozionista”

“Davvero? Io odio pozioni!”

“Scommetto che non è vero. Tu odi Piton” lo corresse Draco.

“Hai ragione” rise Harry.

“A me non piace cura delle creature magiche invece”

“Non stento a crederci” mormorò Potter mentre l’immagine di Fierobecco gli tornava alla mente.

“Non sopporti il professore e sei stato attaccato da un ippogrifo. E come al solito sei andato a piagnucolore da tuo padre” continuò beffardo. Solo quando vide lo sguardo accigliato della ragazza si rese conto di avere usato il maschile e un tono che solitamente usava con il vero Malfoy.

“Cioè…io…nel senso...”tentò di correggersi ma venne bloccato da Draco.

“Non è per quello – iniziò a dire piccata – è che non sono brava a prendermi cura degli altri”

“Da piccola mi avevano regalato un gufo bellissimo. Ci giocavo sempre e me ne prendevo cura. Un giorno però mio padre mi disse di provare a fare un incantesimo, ma non ce la facevo. Mi disse che se non fossi riuscita avrebbe ucciso il mio gufo. Ci ho provato tutta la notte ma non ci sono riuscita. Se fossi stata meno incapace… come vedi non sono buona ad aiutare” spiegò con un sorriso triste.

“Ma adesso hai un gufo” disse stupidamente Harry. Appena ebbe pronunciato quelle parole, il Golden Boy avrebbe tanto voluto battere la testa da qualche parte.

“Già”

Il moretto restò a guardarla.

“Sai, però, sono stata contenta quando ho capito che tu mi piacevi.”

“Come mai?”

“Ne hai passate tante e sei sempre riuscito a sopravvivere. Non dovrei proteggerti, non ti posso perdere per colpa mia” rispose candida.

Fino a quel momento non aveva mai compreso quanto Malfoy avesse sofferto e, anche se non avesse dovuto essere così contento, quella frase lo fece sorridere.

“Vorrà dire che in questo caso sarò io a pensare ad entrambi”

Harry non si rese quasi conto della frase che aveva appena pronunciato ma Draco la percepì benissimo e sorrise.

Quando uscirono dalla sala da thè erano passate un paio d’ore.

Camminavano vicini senza però parlare.

“Remus!” gridò all’improvviso Harry correndo in contro al suo vecchio professore.

Remus Lupin stava seduto comodamente su una panchina sistemata in una via secondaria. Assieme a lui c’era un enorme cane nero che sembrava dormire beatamente con la testa appoggiata alle gambe del licantropo.

Al richiamo di Harry il cane rizzò le orecchie e uggiolando sollevò la testa, rimanendo però comodamente sdraiato sulla panca.

“Ciao Felpato” lo salutò Harry facendogli una carezza veloce in mezzo alle orecchie.

“Salve” salutò educatamente Draco.

Remus osservò la ragazza con un’espressione seria, per poi trattenete un sorriso.

“Buon giorno signorina Malfoy”

Harry e Lupin iniziarono a  parlare fitti mentre la ragazza continuava a fissare l’enorme cane che ricambiava lo sguardò.

“Mi scusi, posso accarezzarlo?”

La domanda colse impreparato Remus che, benché Harry l’avesse avvertito di quello che era successo, non riusciva ad abituarsi a questa versione del rampollo dei Malfoy.

“Credo di si. Felpato – disse poi rivolgendosi al cane – fai il bravo!”

Draco allungò una mano per toccare il pelo nero dell’animale ma prima che potesse sfiorarlo, Sirius ringhiò e fece per morderla.

“Sir- ehm, Felpato!” lo rimproverò l’uomo afferrando il collo dell’animale per trattenerlo.

In risposta l’animale iniziò a emettere dei guaiti guardando con insistenza Remus.

“Sembra quasi che le voglia parlare” notò la ragazza.

“E’ un cane molto…molto espressivo” intervenne Harry grattandosi nervosamente la base del collo.

Sirius smise si guaire e dopo aver ringhiato un’ultima volta verso Malfoy, guardò ancora Remus e dopo aver dato un’enorme ed entusiasta leccata al volto del professore, si rimise disteso.

Harry non trattenne le risa.

“Come va a scuola, Harry?”

“Tutto bene grazie, tu, invece?”

“Non mi lamento” sorrise l’uomo.

Draco era rimasta a fissare Sirius. Quel cane lo incuriosiva, aveva un’espressione così umana!

Piano si accucciò e allungò ancora una mano ma tenendola a debita distanza.

“Ciao. Mi chiamo Draco, non ti faccio nulla” disse dolcemente.

Sia Harry che Lupin osservarono la scena divisi tra il ridere e il preoccupato.

Felpato emise una specie di sbuffo, poi scese dalla panchina e, senza preavviso saltò addosso alla ragazza facendola cadere per terra. Poi gli girò attorno scodinzolando e corse via.

Draco inaspettatamente rise e si alzò andando a  rincorrere il cane.

“Ma sei sicuro che sia proprio Malfoy?” chiese scettico Remus.

“Si è lui. Ricorda tutto ma sembra che veda le cose da un’altra prospettiva. È assurdo”

“E’ una scena alquanto ridicola. Draco Malfoy che gioca con la versione canina di Sirius.”

“Se fosse sempre stato così si sarebbe fatto ben volere da tutti.”

“Allora forse è meglio se rimanesse così” constatò il professore.

Harry stette a pensarci qualche secondo, poi sicuro rispose.

“No. Questa ragazza è troppo diversa da Draco. Se rimanesse così sarebbe come se Malfoy fosse morto”

“Non mi sembrava che la cosa ti spiacesse” gli fece notare scrutandolo attentamente.

Il ragazzo arrossì e tentò di cambiare discorso.

“Con Sirius come va? Deve essere strano ritrovare un amico dopo così tanto tempo.”
“Sirius è sempre Sirius. Non è cambiato affatto” rispose con un sorriso malinconico.

La conversazione fu interrotta da Sirius stesso che stava trotterellando verso di loro. Quando fu abbastanza vicino diede una musata amichevole a Harry per poi risaltare sulla panchina.

“Siamo diventati amici” disse ridendo Draco avvicinandosi a Harry con ancora il fiatone.

“Noi dobbiamo andare, Remus.”

L’uomo annuì con la testa mentre con una mano accarezzava placidamente il cane.

“Ci vediamo Harry, signorina” li salutò.

I due ragazzi salutarono a loro volta per poi tornare sui loro passi. Avevano quasi voltato l’angolo quando Malfoy si girò.

Remus era distante da loro ma Draco fu sicura di vedere l’enorme cane che ancora sormontava il professor Lupin prendere sembianze umane.

Si sarebbe dicerto assicurata di controllar meglio se Harry non l’avesse presa per mano per farle affrettare il passo. Le dita di Harry intrecciate alle sue le fecero dimenticare di quello strano cane, troppo occupata a percepirne il calore.

 

 

Draco Malfoy se ne stava seduto nell’aula vuota della torre di astronomia. Le ginocchia portate al petto e il viso appoggiato sopra. Era sera e finalmente quell’odiosa presenza dentro di lui era sparita, permettendogli di tornare normale.

Come in un flashback rivide la giornata scorrergli davanti.

Si sentiva umiliato.

Per tutta la giornata si era comportato come una sciocca ragazzina e la cosa peggiore è che la invidiava. Invidiava quella ragazza così aperta e spontanea che poteva tranquillamente uscire con Harry Potter senza destare troppo scalpore.

Harry aveva riso alle sue battute, l’aveva addirittura presa per mano. Quella mano che non aveva voluto afferrare cinque anni prima, l’aveva presa di sua spontanea volontà ora che era la mano di una ragazza.

Non era solo quello a farlo soffrire. Aveva passato anni a costruirsi una perfetta maschera e quella stupida l’aveva fatta cadere in pochi minuti.

Gli aveva svelato il suo più terribile segreto e Potter ne aveva approfittato. Aveva continuato a fare domande finché lei non glielo avesse detto.

Così, ora lui sapeva. Con che coraggio avrebbe ancora guardato in faccia quello stupido Grifondoro ora che gli aveva rivelato i suoi sentimenti?

“Siamo nemici naturali…” mormorò tra sé e sé.

Quel pensiero gli strinse il cuore in una morsa. Non avrebbe mai avuto la possibilità di stare con lui.

Potter aveva detto che avrebbe badato a lui…

Peccato che lui non è una ragazzina indifesa. Era un Malfoy, un ragazzo. E non aveva nemmeno quel carattere adorabile.

Sembrava che Harry si divertisse a passare del tempo con lei.

Ma lei non era lui. E questo faceva male. Perché aveva assaporato un poco come sarebbe stato avere le attenzioni di Harry ma sapeva che non gliele avrebbe mai dedicate se di fronte a lui ci fosse stato il Malfoy di sempre.

Una parte di lui avrebbe voluto non svegliarsi mai dall’incanto di Weasley e un’altra, più cospicua, gridava dal dolore di non essere accettato da Potter per come era lui realmente.

Draco si stropicciò gli occhi che minacciavano di far sgorgare lacrime.

Maledizione! Maledizione, maledizione!

  
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