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Autore: Koa__    22/10/2012    6 recensioni
«Lui era mio fratello, il mio confidente, il mio migliore amico, il mio compagno, il mio capitano, il mio amante… era il mio T’hy’la, era la persona più importante della mia vita, era tutto il mio mondo!»
[Universo 2009]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James T. Kirk, Spock | Coppie: Kirk/Spock
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Epilogo
 
La baia di San Francisco si stagliava davanti ai suoi grandi occhi scuri, occhi profondi, occhi umani… 
Un vento fresco gli scompigliò i capelli; l’aria che spirava dal mare e che sapeva di salsedine, gli lambiva il viso stuzzicandogli le narici. L’odore dell’acqua salata era strano, acre, ma affascinante al tempo stesso. Il suo sguardo vagò rapido sulla superficie dell’acqua, per nulla infastidito da riflessi e giochi di luce che il sole creava.

A lui era sempre piaciuto quel posto. L’oceano era qualcosa che gli suscitava più di un interesse; le numerose forme di vita che lo popolavano lo rendevano affascinante, così come la quantità di umani che frequentava quel piccolo porto. Strane imbarcazioni lussuose erano attraccate al molo, bellissime barche abitate da ricchi uomini, le cui compagnie femminili erano a dir poco sorprendenti. Bellissime donne, formose e decisamente spigliate ne ornavano i ponti, quasi fossero trofei od oggetti decorativi.

Il primo ufficiale Spock ne era affascinato, gli piaceva guardarli e studiarne i comportamenti, cercando di comprendere la natura di quegli strani terrestri.
«Che fai qui? La baia non è troppo umida per te?» 
La voce di Jim, il suo T’hy’la, lo riscosse dalla sua opera di contemplazione. Spock spostò lo sguardo scoprendo il proprio compagno sorridente, gli agitava davanti al viso una bottiglia contenente uno strano liquido color ambra.
«Che c’è di tanto bello?» mormorò Kirk fra sé guardandosi attorno incuriosito. «È un porto per yacht!» sbottò infine.

Il capitano non riusciva a comprendere l’interesse del suo compagno per quel piccolo porticciolo e, quando gli aveva ventilato la volontà di volerci andare, Kirk non era riuscito a coglierne il motivo.
«Vivo tra gli esseri umani da molti anni, sono per metà terrestre e il mio compagno è l’essere umano più distante dal mio modo di vivere che io conosca eppure, nonostante la mia esperienza, ancora fatico a comprendere certi vostri atteggiamenti.»
«Del tipo?» domandò Jim sollevando un sopracciglio, assumendo in quel modo un’espressione che ricordava in tutto e per tutto quelle che, tanto spesso, dipingevano il volto suo T’hy’la.
«L’ultima volta che sono venuto qui è stato due anni, tre mesi e quarantotto giorni fa…»
«Hai scordato di dire le ore» ironizzo Kirk, appoggiandosi al parapetto ed inspirando l’aria del mare, mentre il suo compagno continuava la spiegazione, ignorando l’ironia con il quale Jim l’aveva interrotto.
«Dovevo accompagnare un ufficiale vulcaniano che era venuto a trattare con un rigeliano, che aveva preso sede qui, su una di queste barche.»
«E allora?»
«Rimasi affascinato dalla tipologia di essere umano che popola questo luogo, che è interessante, al pari di quell’individuo.»
Spock indicò un grande yacht di colore nero, ormeggiato a pochi metri da loro. Sul ponte di quella grande barca, vi stava un uomo di mezza età, dal fisico molle e grassoccio e dall’aspetto trasandato. Al suo fianco, due bellissime donne gli facevano compagnia, sorseggiando di tanto in tanto un liquido chiaro, contenuto in un elegante bicchiere di cristallo.
«Sì non è un gran che… Le ragazze sono bellissime, invece» annuì Jim con convinzione; non vi vedeva nulla di strano.

«Ebbene» esordì Spock. «Lui sembra piuttosto anziano e il suo aspetto fisico è molto trasandato: l’adipe che s’intravede attraverso la camicia è più che evidente e lo rende ben poco attraente. I capelli sono molto diradati, anche se dalle informazioni in mio possesso, la calvizie è una caratteristica della vostra specie. Ho notato infatti, che alcuni individui perdono i capelli anche in età molto giovane. Nonostante il sessantotto virgola cinque per cento degli uomini restino degnamente attraenti, il soggetto in questione non è da classificarsi come: di bell’aspetto.»
«E da quando voi altri notate la bellezza esteriore?» chiese Kirk senza riuscire a trattenersi. Non sapeva che i vulcaniani facessero caso a certe cose, soprattutto non credeva che il suo vulcaniano lo facesse. Era sicuro del fatto che usassero la logica in ogni loro ragionamento, gli faceva quindi uno strano effetto quindi, che guardasse la bellezza negli altri individui.
«Non giudico una persona dal suo aspetto fisico, tuttavia il fatto che io ragioni secondo logica, non significa che non sappia apprezzare la bellezza in quanto tale. Quell’uomo è ovviamente non attraente e, altrettanto logicamente, tu sei decisamente di bell’aspetto.»

Jim sorrise tra sé e, mentre il suo compagno riprendeva il proprio racconto, lui non riusciva a non godere di quello stranissimo complimento che Spock gli aveva appena fatto.

«Per tornare a quel terrestre, ritengo che essendo lui in avanti con gli anni, desumo che anche le sue funzioni sessuali siano molto debilitate. Non riesco quindi a comprendere appieno il motivo per il quale quelle giovani donne restino in sua compagnia e in atteggiamenti tanto intimi, per giunta. La logica e l’attenta osservazione che ho effettuato, mi invitano a pensare che tra le due femmine ci sia in atto una sorta di competizione che può essere di due nature differenti. La prima è che ognuna di loro provi dei sentimenti d’amore; quando una femmina terrestre si innamora diventa, infatti, estremamente territoriale e possessiva. La seconda possibilità è che essendo l’uomo anziano e, contro ogni ragionevole dubbio, ricco, le due donne aspirino a sposare l’uomo per entrare in possesso dei suoi beni materiali. Data la mole fisica e l’età avanzata, direi che non gli restano molti anni di vita. Vi è tuttavia un’ultima ipotesi che è invece più venale: può essere che siano delle prostitute e che lui le abbia pagate per avere la loro compagnia. Questo spiegherebbe il comportamento delle ragazze e, soprattutto, la loro spigliatezza.»
 «Spock, tu hai qualche problema» rispose Jim scrollando la testa; era davvero quello che il suo compagno pensava quando non stava al lavoro? Perché una parte di lui, aveva quasi paura.

Il primo ufficiale sollevò un sopracciglio, era tanto strano quel che aveva detto? Forse però il suo T’hy’la non amava quel tipo di discussione, il che era molto probabile data la sua mente inferiore. 
Era quindi più saggio deviare la conversazione su un qualcosa di meno impegnativo e, il nuovo acquisto di Jim, sembrava fare al suo caso.
«Hai trovato ciò che cercavi?» domandò.
«Mh? Ah il regalo per Scotty, sì, l’ho trovato» annuì Jim, sovrappensiero. Il capitano non riusciva a levarsi dalla mente le parole di Spock; con lo sguardo infatti ancora fissava il gruppetto sulla barca.
«Io ancora non capisco il senso di questo regalo.»
«Spock, te ne ho già parlato mi sembra: è solo una gratifica» spiegò Jim.
«Il capo ingegnere è un valido ufficiale della Flotta Stellare, svolge i suoi compiti con solerzia e maestria e dimostra una mente logica e brillante, del tutto inusuale per un essere umano. Non comprendo il motivo per il quale debba essere gratificato per il normale svolgimento del proprio lavoro.»
«Oh, andiamo, lo sai il perché…» ripose Jim, voltandosi ed appoggiandosi alla balaustra incrociando poi le braccia.

Spock sollevò un sopracciglio senza però proferire parola: era solito esprimere i suoi dubbi e la sua poca convinzione su un qualcosa, con quel semplice gesto. Non erano necessarie parole, perché Jim lo capiva sempre al volo.

Il vulcaniano vide il suo compagno sollevare gli occhi al cielo e sbuffare, pareva che i suoi dubbi in proposito, lo irritassero o forse divertissero. Certi dettagli di lui, ancora non gli erano del tutto chiari.
«Durante questi ultimi giorni di navigazione, ci siamo assentati un po’ troppo spesso e per motivi puramente personali» esordì. «E sai quanto Scotty detesti stare sul ponte di comando e quanto ami piuttosto il rimanere tra i “suoi motori”. Chiamalo: un regalo di ringraziamento. Ed ora, primo ufficiale Spock, se ha terminato il suo studio sul comportamento illogico delle donne umane, farei ritorno al trasporto.»
«Come desidera, capitano» annuì il vulcaniano incrociando le braccia dietro la schiena e seguendo il suo Jim Kirk.

Prima d’allontanarsi però, Jim si soffermò ad osservare la figura del proprio compagno; lo richiamò a voce tendendogli poi la propria mano e mostrandogli le sue dita protese.
«Credi sia eccessivamente ardita la mia richiesta, Spock?» domandò Kirk indicando con lo sguardo il bacio vulcaniano che desiderava.

Spock si avvicinò a lui dubbioso; in effetti non era usanza il baciarsi davanti ad estranei o, quantomeno, in luoghi pubblici. Il suo T’hy’la sembrava però desiderarlo ardentemente e d’altronde, quel sorriso dolce e gentile che gli si era dipinto in viso, lasciava poco spazio all’immaginazione. Sapeva quel che stava pensando… 
Spock annuì leggermente e allungò le dita toccando quelle di Jim.

Quando s’allontanarono dal porticciolo, pochi istanti più tardi, camminavano l’uno a fianco dell’altro e le loro mani erano intrecciate.
 
 

*

 

«Ehi, hai sentito?»
«Sentito, cosa?»
«Kirk, il capitano dell’Enterprise: quello giovane e carino, sembra che se la intenda con il suo primo ufficiale. Quel vulcaniano… Spock.»
«Cosa?»
«Te lo giuro, Beth, un’amica mi ha detto d’averli visti. Erano sul molo e guardavano l’oceano e, quando si sono allontanati, si sono presi per mano.»
«Oh, ma che carini… E poi hai perfettamente ragione, Kirk è un vero schianto e non è il solo, anche Spock è bellssimo. Quanto mi piacciono i vulcaniani con quelle orecchie a punta... Ma, aspetta che ti offro da bere, così mi racconti tutto nei dettagli.»
 
L’ambasciatore Spock sorrise tra sé, divertito dal breve dialogo che aveva appena udito. Anni fa non avrebbe potuto apprezzare appieno quelle parole, ma ‒ per sua fortuna ‒ ora poteva farlo nel migliore dei modi. 
Non aveva la certezza piena che Kirk e Spock si fossero uniti soltanto per merito suo, ma in ogni caso era un qualcosa che doveva accadere.

Così come lui e il suo Jim Kirk si erano amati, anche il Kirk e il Spock di questa dimensione non sarebbero potuti sfuggire al loro destino.
 
L’ambasciatore s’incamminò verso la sala delle conferenze, il primo incontro avrebbe avuto luogo a minuti e lui non poteva lasciarsi andare alla malinconia.


Già, perché tornare sull’Enterprise era stato devastante. Camminare nuovamente per i ponti, rivedere i suoi vecchi compagni: Uhura, McCoy, Scotty, Checov… Tenere a bada le proprie emozioni era stato più difficile di quanto avrebbe mai creduto. E a stento la sua meditazione l’aveva placato. Ciò che l’aveva sconvolto maggiormente, però, era stato Jim Kirk. Quel giovane capitano era così simile al suo T’hy’la... La maniera di parlare, di muoversi e le espressioni del viso e poi il corpo, gli occhi e la muscolatura perfetta; indubbiamente gli piaceva ancora.

Giunto nel grande salone che avrebbe ospitato la conferenza, Spock si sedette su di una sedia, chiudendo gli occhi.

Era combattuto: n
on riusciva a decidersi se il ritornare nel passato era stato, per lui, una benedizione od uno strano scherzo del destino. Rivedere lui, ma soprattutto osservare con i suoi occhi il loro rapporto nascere, crescere ed evolversi era stato come rivedere la sua vita con occhi diversi. Allo stesso tempo però la nostalgia non riusciva ad abbandonarlo e la sua parte umana piangeva di malinconia.
 
Annuendo leggermente con il capo, Spock aprì gli occhi: così come in passato il suo Jim era valso ogni cosa, anche ora il solo rivederlo valeva un po’ di quei tristi sentimenti.
 
D’altronde lui l’avrebbe amato per sempre.
 

Fine

 
Prima dei saluti finali ho un paio di note: la prima riguarda la frase sulla bellezza esteriore che il giovane Spock dice. È un riferimento ad un dialogo tra T’Pol e Trip in Enterprise. In cui la vulcaniana dice che il fatto che lei sia vulcaniana non significa che non sappia vedere e notare la bellezza esteriore. La seconda riguarda il finale con il vecchio Spock. Lo so che dopo questa storia interamente romantica, questo finale malinconico è un po’ triste, ma non potevo, non potevo proprio concludere con un bacio dei protagonisti e che fosse tutto felice e tranquillo. E questo perché il vecchio Spock e la sua illogica malinconia è proprio ciò che ha scaldato il mio cuore vulcaniano nello scrivere questa storia. Quindi spero abbiate apprezzato.

In ultimo, vorrei ringraziare chi ha inserito questa storia tra le seguite e le preferite e chi lo farà in futuro (se mai questo avverrà). Mando inoltre un bacio a TrueJewel, Eian e Cowgirlsara che mi hanno regalato dei bellissimi commenti.

Che altro dire? È stata una storia piuttosto travagliata, difficile da scrivere, complessa per me da mettere giù. Ma sono felice di averla scritta, rileggendola ora (settembre 2013) mi rendo conto che ci sono alcune pecche, altri punti che potevano essere approfonditi maggiormente od ampliati, ma non tocco nulla, solo ho corretto un po' di punteggiatura, e il motivo è che ritengo giusto che rimanga così.

Un bacio a tutti!
_Koa_
   
 
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