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Autore: Sunny    05/07/2003    3 recensioni
La guerra ha causato molti cambiamenti...Voldemort è forte più che mai, e tenere duro è difficile, soprattutto quando il primo campo di battaglia è il cuore...
Genere: Azione, Dark, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Ron/Hermione
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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                                                           BEING A WAR MAGE

 

CAPITOLO 4: DECISIONI

 

If I wasn’t such a fool

Right now I’d be holding you

There’s nothin’ that I wouldn’t do

Baby if I only knew

The words to say, the road to take,

To find a way back to your heart

What can I do to get to you

And find a way back to your heart

                                                                                                          Back to your heart, Backstreet Boys

 

**************

 

Nella sala grande del quartier generale della War Mage Team stavano seduti I membri più adulti della squadra e i giovani che si erano maggiormente distinti per la loro bravura e le loro capacità. Nella sedia a capotavola del grosso tavolo al centro della stanza stava seduto Homer Graam, il più anziano e carismatico del gruppo, nonché il capo dell’intera squadra. Accanto a lui stavano l’inflessibile Liam e il più bonaccione Ben, quindi c’erano Sirius, Remus e Bernie Nixon. Immediatamente dopo stava la dottoressa Aki Fletcher, alla testa dello staff medico della squadra, e la sua assistente e collega vietnamita Tennessee Mynd.

 

Il primo a introdurre il discorso fu Homer, che chiuse solennemente dei fascicoli davanti a lui e posò gli occhiali sul tavolo.

 

“Allora, signori. Siamo qui per discutere sulla strategia da adottare in relazione agli attacchi dei mangiamorte di Voldemort, che ultimamente si sono intensificati e si sono resi sempre più pericolosi.”

 

“In base alle nostre informazioni” cominciò Ben. “gli attacchi sono concentrati fondamentalmente sui babbani, dunque ora la nostra prima preoccupazione sono loro.”

 

“Si, ma come facciamo a coprire tutti i luoghi babbani d’Inghilterra? E’ un’impresa a dir poco impossibile.” Osservò Josh Avery, un agente coetaneo dei Weasley più grandi.

 

“Non possiamo essere ovunque contemporaneamente. Ci vorrebbero molti più auror di quanti ne abbia arruolato il Ministero.” Concordò Charlie.

 

“Il problema è, possiamo distogliere l’attenzione di Voldemort dai civili babbani?” chiese Remus.

 

“C’è una cosa che non mi è ancora chiara.” S’intromise Sirius. “Perché vuole i babbani se il suo interesse è un altro.”

 

“Voldemort odia i babbani.” Fece notare Bernie.

 

“Si, ma è anche vero, come dice Sirius, che il suo obbiettivo primario è Harry. Se non elimina lui non può costruirsi il regno del terrore che tanto sogna.” Constatò Liam.

 

“Perché perde tempo?” insistette Ben. “Perché non si concentra su di noi, e su Harry?”

 

Homer, rimasto in silenzio tutto il tempo, alzò gli occhi dai documenti che aveva in mano. “Un mese fa il Ministero ci ha fatto pervenire un paio di cadaveri di cui non si riusciva a capire il motivo del trapasso, e si ipotizzava fosse opera di Voldemort. Aki, hai finito gli esami su quei corpi?”

 

Aki si sfilò gli occhiali e aprì una cartellina davanti a lei. “Si, Homer. Tennessee e io abbiamo fatto delle analisi e, beh…abbiamo scoperto che si tratta effettivamente di nuove maledizioni, come avevamo sospettato.”

 

“Nuove?” chiese Liam.

 

“Tecnicamente non sono del tutto nuove, abbiamo fatto delle ricerche e abbiamo scoperto che in realtà sono l’evoluzione di alcuni vecchi incantesimi che adoperavano gli antichissimi druidi al tempo dei Celti, e a quel tempo formule simili non erano nemmeno ritenute magia vera e propria. In ogni caso, appartengono alla stessa famiglia dell’Avada Kedavra e del Cruciatus.” Spiegò la giovane dottoressa molto professionalmente. “Hanno poteri devastanti, ma sono anche più difficili da lanciare. Ergo, sappiamo che ad usarle sono solo i maghi più esperti del nostro tempo, e ovviamente i più perfidi.”

 

“Quante e quali sono?” domandò Remus.

 

“Dunque, grazie alle ricerche approfondite di Hermione, adesso siamo in grado di dare a ognuna delle tre il proprio nome.” Continuò Aki. “Il Glacialibus è la prima di queste maledizioni. Questo tipo di sortilegio agisce sugli organi interni di chi è stato colpito, e li paralizza tutti a poco a poco. Probabilmente il fatto che per completare la propria opera di congelamento ci impieghi tra i quindici e i venti minuti dovrebbe farci sperare di trovare un rimedio da opporvi, ma immaginate anche solo lontanamente le sofferenze a cui è sottoposto il povero malcapitato i cui organi si congelano progressivamente. La seconda maledizione, l’Oneropilis, è più o meno uguale al Glacialibus, ma è più letale: una volta colpiti da questo incantesimo, gli organi interni si sgretolano in un arco massimo di pochi minuti.”

 

“Dio mio…” sussurrò inorridito Natan, dando voce così agli sguardi allibiti di tutti i presenti.

 

“E non hai ancora sentito cos’è l’Infernobilia, la terza maledizione.” S’intromise Tennessee. “Questa è di sicuro l’unica a cui non si potrà mai trovare un controincantesimo. E’ una variante dell’Avada Kedavra, solo che qui chi viene colpito muore come se fosse stato centrato in pieno da una scarica elettrica ad altissimo voltaggio.”

 

Il silenzio che vibrava nella sala era molto più eloquente di mille parole. “E le hanno usate contro degli innocenti disarmati?” chiese lentamente Ike, sdegnato e furioso allo stesso tempo.

 

“Altrochè.” Rispose amareggiata Tennessee.

 

“A parte la terza, le altre due non hanno…che ne so, un qualche controincantesimo, un modo per fermarne il corso di distruzione…” provò Sirius.

 

Aki si morse il labbro. “Ci stiamo lavorando. Ma…onestamente non mi sento del tutto ottimista in proposito.”

 

“Allora è per questo che temporeggiano, per inserire sempre nuove maledizioni nel repertorio.” Osservò Bill Weasley.

 

“A questo punto mi viene da pensare che stia cercando quella giusta per uccidere Harry.” Disse teso Liam.

 

“E’ molto probabile.” Concordò Remus.

 

“Allora dobbiamo fermarlo e fregarlo sul tempo.” Fece nervosamente Sirius.

 

“Va bene” fece Homer, pronto a concludere il discorso. “Direi che a questo punto siamo in condizioni di fare sul serio anche noi. Aki, tu e il tuo staff cercate di sapere quanto più potete su queste nuove maledizioni, quello che abbiamo non è sufficiente. Hermione, preparati a una bella ricerca negli archivi del Ministero per domani, parlerò con Montgomery e gli chiederò di autorizzarti a consultare tutte le sezioni, incluse quelle top secret. Portati Julian e Lysa, ti daranno una mano.”

 

Harry, con la coda dell’occhio, vide Ron serrare la mascella e irrigidirsi.

 

“Cosa dobbiamo cercare esattamente?” chiese Hermione.

 

“Tutti gli incantesimi e i sortilegi che il Ministero ha dichiarato illegali da 500 anni a questa parte. Sirius, tu e i tuoi ragazzi stendetemi una lista dei più popolati luoghi babbani inglesi entro domani. Bill, voglio sapere se entro i prossimi dieci mesi c’è in programma qualche manifestazione folkloristica o sportiva nel mondo babbano. Voglio dei rapporti dettagliati entro un paio di giorni, poi organizzeremo i turni di sorveglianza nei potenziali obbiettivi e nei punti più sensibilmente a rischio di un attacco di Voldemort. E’ tutto chiaro?” gli altri annuirono vigorosamente. “Benissimo, signori. Potete andare.”

 

***************

 

Quando Harry bussò alla porta della villetta londinese gli venne ad aprire Jillian Granger, vestita in modo alquanto elegante, che si stava finendo di preparare evidentemente per uscire a cena fuori, e armeggiava con la chiusura di un orecchino.

 

“Salve, signora.” Fece gentilmente lui.

 

“Oh, ciao Harry. E’ un piacere vederti.” Fu la cordiale risposta della sorridente signora.

 

“Hermione è in casa?” chiese lui, entrando in casa.

 

“Si, credo sia in giardino.” Gli disse lei, finendo di mettersi a posto gli orecchini. “L’ho vista molto giù di corda, tu sai per caso cosa l’è successo?”

 

Harry alzò spallucce. “Magari è solo di cattivo umore.”

 

“Non so che dirti, mi fa tanto preoccupare mia figlia quando fa così…”

 

Harry si congedò gentilmente da lei e raggiunse Hermione nel giardino di villa Granger. La trovò rannicchiata sul dondolo, mentre ogni tanto intingeva il cucchiaino nel barattolo di gelato che aveva in mano, con aria assente e lo sguardo perso nel vuoto.

 

Lui schioccò le dita e fece comparire un cucchiaino, poi le sedette accanto con un sorriso. “Ehi, non ti hanno insegnato che certe cose si fanno in compagnia?”

 

Lei gli rivolse un breve sorriso. “Sei qua per rimediare?” gli disse, mettendo in mezzo il barattolo.

 

“Mmh” a Harry quel gelato parve piacere molto. “Non sapevo che questo fosse anche il tuo rimedio contro la depressione, lo credevo una prerogativa di Ginny.”

 

“A furia di stare con lei…”

 

“Con la differenza che tu non metti un grammo, mentre lei sta cominciando a ingrossare il sedere.” Commentò Harry ridacchiando.

 

“Se glielo dici, come minimo ti butta dalla finestra.” Rise Hermione. “A proposito di Ginny, lei dov’è?”

 

“E’ andata con la madre a trovare uno zio che abita a Londra.”

 

“Ah.”

 

“Senti, perché non vieni alla Tana con me, stasera?”

 

“Finirei per litigare di nuovo con Ron, e onestamente sono stanca, Harry.”

 

“Ron non c’è.” Lei si voltò di scatto verso di lui. “Potremmo anche andarcene a mangiare al Paiolo Magico io, tu e Ginny.”

 

Hermione gettò un’occhiata all’orologio, poi si appoggiò sconsolata alla spalliera del dondolo. “Beh, certo. Immagino.”

 

Harry inarcò le sopracciglia. “Non ti va?”

 

Hermione tirò un grosso sospiro. “E’ andato a scoparsi una delle sue puttanelle, vero?”

 

Harry si sentì stringere lo stomaco in una morsa. Non voleva tradire Ron, ma nemmeno mentire a Hermione. “Io non credo.”

 

“Ah, no?” lo guardò scettica lei, con gli occhi tristi.

 

“Aveva…bisogno di uscire un po’, non è detto che debba finire a letto con una donna.” Esitò un attimo di troppo lui.

 

“Voi uomini siete allucinanti quando si parla di sesso. Smettila di coprirlo, Harry, non ce n’è alcun bisogno. Non sono stupida.”

 

“Senti, dico davvero.” Fece lui serio, guardandola negli occhi. “E’ vero che Ron ha una resistenza minima di qualche giorno senza sesso, ma è anche vero che ci tiene molto a te, e perciò credo che tu dovresti almeno lasciarlo spiegare.”

 

“Allora è per questo che sei qui, per convincermi a parlare con lui.” Notò irritata lei. “Dimmi un po’, ti ha mandato lui o ci sei venuto tu?”

 

“Non dire idiozie.” Le rispose duro Harry. “Sono qui per aiutare la mia migliore amica che è in difficoltà, non c’entra tutto il resto.”

 

Hermione si raggomitolò ancora di più sul dondolo. “Se per una volta non ti schierassi dalla sua parte come fai sempre, capiresti che il mio cuore non è fatto di gomma.” Aggiunse con voce mesta lei.

 

“Stammi bene a sentire, non io non sono dalla parte di nessuno.” Le spiegò con calma lui. “Per quanto riguarda il modo di fare di Ron, che tu ci creda o no, sono d’accordo con te; ma sono altrettanto sicuro che qualcosa di vero in quello che dice c’è. E se sono qui non è per lui, ma per te. Credi davvero che non mi sia accorto di quanto ci tieni a lui?”

 

Lei abbassò lo sguardo. “…non riesco nemmeno a guardarlo negli occhi.” Sussurrò. “Tu non hai idea di cosa provo io a sapere che è continuamente fra le braccia di un’altra.” E così dicendo non potè trattenere una lacrima.

 

Lui le passò un braccio attorno alle spalle e la strinse a sé. “Lo so. E’ un idiota, e lo sa anche lui. Ma è un idiota pazzo di te, e questo te lo posso assicurare.”

 

“E allora perché va con le altre?”

 

“Beh, in realtà da quando siete stati insieme non è più andato con nessuna, questo glielo possiamo riconoscere.”

 

Hermione si rimise seduta per poterlo guardare negli occhi. “Oh, Harry…sono così confusa…che devo fare?”

 

Lui le accarezzò la guancia. “Ascolta le sue spiegazioni. Senti cos’ha da dirti prima di prendere una decisione. Parlatene insieme, possibilmente senza scannarvi.” Tutti e due sorrisero.

 

Lei tirò sul col naso e si asciugò le lacrime col dorso della manica del felpone che aveva addosso. “E va bene, vedremo cosa vuole dire…magari, non lo so…però è sempre meglio fare un tentativo che non provare affatto e arrendersi in anticipo, no?”

 

“Ora riconosco la mia Hermione.” Fece fiero lui.

 

“Grazie Harry.” Lo abbracciò lei. “Sei un vero amico.”

 

In quel momento li raggiunse anche la signora Granger, completamente vestita e pettinata per uscire. “Tesoro, non vorrei darvi fastidio, ma sarà meglio che ti vada a preparare, o faremo tardi.”

 

“No, mamma…stasera non mi va di uscire.” Provò a risponderle la figlia.

 

“Ancora? Hermione, è la seconda volta consecutiva che dici di no alla cena con i colleghi di tuo padre, stasera sarebbe davvero maleducazione non presentarti. E’ anche il compleanno di Jeff, il figlio del professor Patrick.”

 

Harry non soppresse una risatina. “Quel Jeff che conosco io?”

 

Hermione alzò gli occhi al cielo. “Si, quell’idiota cosmico che mi fece la dichiarazione di matrimonio l’anno scorso.” Harry ridacchiò: l’avevano presa in giro per quella storia per un intero mese.

 

“Jeff Patrick è un ragazzo molto a modo ed elegante, ed è anche un professionista.” S’intromise Jillian Granger. “Sono d’accordo con te che la dichiarazione di matrimonio a 19 anni è una cosa un tantino esagerata…”

 

“Solo un tantino?” chiese ironica Hermione.

 

“…ma tu non hai il diritto di ignorarlo e trattarlo come se fosse uno stupido.” Fece insistente la madre.

 

“Comunque non mi va di venire.” Cercò di imporsi Hermione.

 

La signora Granger si mise le mani sui fianchi. “Hermione Ann Granger, hai un quarto d’ora per salire in camera tua, vestirti, pettinarti e scendere qui.Chiaro?”

 

Hermione la guardò storta. “Smettila di parlarmi come se fossi ancora una bambina.”

 

“Secondo me la stai facendo troppo difficile.” Subentrò Harry con un sorrisetto. “Non ti mettere niente di scollato o eccessivamente aderente, e il pover uomo dovrebbe trattenersi.”

 

Hermione lo fulminò con lo sguardo, la madre gli rivolse un gran sorriso. “Ti ringrazio, Harry, meno male che questa squilibrata di mia figlia ha un amico come te.”

 

“Oh, meno male.” Sibilò la ragazza.

 

“Avanti, papà non vuole far tardi.” Ribadì la signora Granger.

 

Hermione si alzò e tirò un cuscino in faccia a Harry. “Verme, questa me la paghi.”

 

Harry rise. “Aiuto, che paura.”

 

Lo sguardo truce di Hermione si deformò in una risatina soppressa, mentre si allontanava verso casa sua. Poi lo vediamo se domani non te la faccio pagare, piccolo ipocrita.

 

***************

 

There’s a boy I know, he’s the one I dream of

Looks into my eyes, takes me to the clouds above

Ooh I loose control, can’t seem to get enough

When I wake from dreaming, tell me is it real love

How will I know…

How will I know if he really wants me

How will I know…

                                                                                              How will I know, Whitney Houston

 

***************

 

Ron continuava a guardare il livello della birra scendere nella bottiglia man mano che la beveveva. Stava seduto per conto suo a un tavolo del Settimo Pentolone, una specie di locale non particolarmente raccomandabile, pieno di quelli che lui definiva bella gente. Ci veniva spesso, e qualche volta ci aveva portato anche Harry, ma questo risaliva a un paio d’anni prima. Ripensando a tutti i no che il suo amico gli aveva detto nell’ultimo anno, Ron fu felice di rendersi conto che l’aveva fatto perché teneva solo a Ginny. Ad ogni modo, Harry non reggeva l’alcool proprio bene. Dopo i primi sei bicchieri era già allegro e canterino; Ron lo reggeva molto meglio.

 

Una ragazza bionda con un microscopico vestito beige gli si avvicinò e gli sedette accanto, con un’aria incredibilmente seduttiva. “Ron, tesoro, cosa c’è? Sei giù stasera?”

 

“Puoi ben dirlo.” Le rispose lui, attaccandosi alla bottiglia e buttando giù un bel sorso di birra.

 

“Oh, come mi dispiace…” fece quella, giocherellando con un dito lungo la mano di lui. “Magari posso fare qualcosa per te…” gli sussurrò seduttivamente all’orecchio, leccandogli il lobo.

 

“Magari la prossima volta, Cheryl.” Ron abbozzò un sorrisetto, ma la ignorò del tutto.

 

La ragazza si rialzò, con aria ferita. “Beh, se cambi idea, sai dove trovarmi.” E con questo si allontanò sculettando.

 

“Siamo di malumore stasera.”

 

Ron non si voltò a guardare a chi appartenesse la provocante voce femminile alle sue spalle, lo sapeva già.L’aveva sentita arrivare col suo caratteristico passo felpato, che metteva ancora più in risalto la sua provocante figura. La donna si sedette al suo tavolo; aveva più o meno l’età di Bill, e un corpo che avrebbe fatto impazzire qualsiasi maschio ormonalmente sano tra i 15 e i 70. Non c’era da meravigliarsi che fosse l’unica delle sue amanti con cui Ron fosse andato a letto più di una volta.

 

“Guarda chi si vede.” Le disse lui da dietro alla bottiglia. “La bella e fatale Corinne.”

 

Lei gli rivolse un sorriso malizioso. “Cosa c’è, grande eroe? Sei ubriaco?”

 

“Ci puoi scommettere.” Sorrise lui, soddisfatto.

 

“Dopo tutto quel moto, immagino sia normale.” Lui la guardò con un’espressione interrogativa, e lei lasciò scivolare sul tavolo una copia del Daily Prophet. “Ma tu li leggi mai i giornali?” gli chiese con sarcasmo.

 

Ron diede un’occhiata all’articolo e alle foto: erano sull’attacco a Hogsmeade del giorno prima, e nelle foto erano immortalati anche lui, Harry e Hermione. “Però, non credevo di essere tanto fotogenico.” Commentò neutralmente.

 

“Ho avuto la tentazione di uscire fuori e gridare al mondo intero che grande guerriero sei anche sotto le coperte.” Gli sussurrò lei, con la sua voce calda e sensuale.

 

Lui ridacchiò e si riattaccò alla bottiglia.

 

Corinne lo vide più chiuso del solito, così decise rapidamente di cambiare strategia. “Dunque, vediamo un po’…” fece con tono casuale, mentre osservava le foto. “…carino lui…è il leggendario Harry Potter, giusto?…si, decisamente un gran bel pezzo.”

 

“Ci sentiamo in vena di caccia stasera?” la prese in giro lui.

 

Corinne continuò. “E questa ragazzina? Che fa qua in mezzo?”

 

“Quella ragazzina è uno degli auror più in gamba che il Ministero abbia mai avuto.” Le rispose Ron, con un sorriso orgoglioso. “Saranno almeno dieci anni che continua a salvarmi il culo nel momento del bisogno.”

 

Lei inarcò un sopracciglio. “E si porta stampata in faccia sempre questa espressione da non-mi-rompete-i-coglioni?”

 

“Con quella faccia si può permettere qualunque espressione.” Rispose secco lui, e prese a fissare un punto indefinito alla sua destra.

 

Corinne inarcò anche l’altro sopracciglio. “E’ per la moretta che ti sei sbronzato tanto stasera?”

 

Ron notò che lei pareva seccata. “E a te cosa importa?”

 

“E’ strano, sai. Hai ai tuoi piedi l’intera popolazione femminile di Hogsmeade e dintorni, e ti intestardisci sull’unica piccola stronza che gioca a fare l’indipendente.” Rispose acida lei.

 

Lui la fulminò con lo sguardo. “Bada a come parli.” Sibilò. “Hermione non gioca, è una donna indipendente, e se qui c’è uno stronzo, quello sono io.”

 

“Addirittura, ha perfino il potere di farti autocommiserare?” gli chiese scettica.

 

Ron scosse la testa. “Tu non sai cosa significhi amare una persona, vero, bella Corinne? Tutti gli uomini cadono ai tuoi piedi, e per te sono solo una scopata e via, ma che succederebbe se all’improvviso arrivasse qualcuno che ti catturasse il cuore, eh? Beh, te lo dico io. Ti accorgeresti di quanto è vuoto tutto il resto.”

 

Lei sostenne il suo sguardo per poco, e si fece stranamente seria. “Non parlare di cose che non conosci, Ron. Tu non sai niente di me.”

 

“Come tu non sai niente di me.” Le rispose duro lui.

 

“Adesso so che sei cotto della tua amica.” Fece amara Corinne. “Scommetto che se potessi, te la scoperesti perfino in mezzo a un attacco di mangiamorte.” Ron distolse lo sguardo. “Io però credo che tu debba familiarizzare con un concetto.” Riprese, col suo solito tono sexy. “Lei è a casa sua a fare la sostenuta, mentre io sono qui. E nessuna donna ti conosce come ti conosco io, Ron.”

 

Lui incrociò di nuovo il suo sguardo, e la vide inumidirsi le labbra con la lingua.

 

***************

 

Quando riaprì gli occhi, per prima cosa Corinne notò di essere da sola nel letto: subito si mise seduta, e vide che Ron si stava infilando le mutande.

 

“Dove stai andando così di corsa?” gli chiese, con la voce ancora un po’ rauca per il sonno.

 

“Torno alla mia vita.” Le rispose secco lui, infilandosi i jeans. “Cosa che suppongo farai anche tu.”

 

“Ho capito. Torni dalla moretta.”

 

Lui si abbottonò i jeans. “Anche.”

 

“Hai detto il suo nome stanotte.” Corinne non sembrava sciolta come al solito. Lui si infilò rapidamente la maglietta e si mise a cercare le scarpe, ignorandola. “Che diavolo stai facendo, Ron? Ti stai innamorando di quella ragazzina?” questa volta il suo tono era nervoso.

 

“No.” Le rispose lui, allacciandosi le scarpe. “Sono già pazzo di lei.”

 

Il viso di Corinne si irrigidì. “Ah, certo. E’ così che funziona, vero? Ami lei e scopi me.”

 

Ron si sedette sul bordo del letto, accanto a lei. “Corinne, io non ti amo e tu non ami me.” Le disse, calmo. “Siamo sempre stati attratti l’uno dall’altra, ma fra noi c’è stato solo sesso, e l’abbiamo sempre saputo.”

 

Corinne lo guardò negli occhi a lungo, poi si morse le labbra e distolse lo sguardo. “Ma siamo sempre stati benissimo insieme.”

 

Lui le fece un piccolo sorriso. “Già. E il bello del nostro rapporto è che non abbiamo neanche bisogno di dimenticarci l’uno dell’altra, perché non c’è mai stato un ‘noi’.”

 

“E’ un addio questo?” gli chiese lei, con la gola secca. “Non verrai più al Pentolone, non verrai più da me?”

 

Lui tirò un grosso sospiro. “No. Ci ho pensato molto, Corinne. Io voglio veramente Hermione. Ma lei merita un ragazzo a posto, e quindi per lei ho deciso di farla finita con questa vita.”

 

Lei annuì a labbra strette. “Deve essere davvero speciale la tua Hermione, se ti ha ridotto a fare il bravo ragazzo.”

 

Ron sorrise. “Si, lo è.”

 

“Beh, allora…” Corinne gli avviluppò la nuca con le mani e lo trascinò in uno dei suoi soliti baci mozzafiato. “Addio, Ron.”

 

“Addio, Corinne.” Lui le fece un occhiolino, poi si alzò, prese la sua giacca e uscì dalla stanza.

 

Corinne rimase per un attimo immobile, poi con le mani strinse forte le lenzuola fino a lacerarle in alcuni punti con le unghie. Rimase in quella posizione per un attimo, coi denti affondati nelle labbra carnose; poi, tutto in una volta, aprì bruscamente il cassetto del comodino affianco al letto, prese una specie di piccola sfera gialla gelatinosa e la gettò a terra con rabbia. Nella stanza si fece un po’ di fumo, poi comparve l’immagine sbiadita del volto di un uomo.

 

“Corinne?” chiese la voce dell’uomo.

 

“Lestrange, avete già cominciato con l’attacco?” chiese nervosa lei.

 

“Siamo a momenti. Cosa vuoi?”

 

“Manda alcuni dei tuoi uomini a questo indirizzo.”

 

“Che cosa hai in mente?”

 

***************

 

I am not afraid of the mystery of tomorrow

I have found the faith deep within

There’s a promise I’ve made

There’s a dream I’m gonna follow

There’s another chance to begin

And it’s coming as sure as the heavens

I can feel it right here in my heart

                                                                                              Love is on the way, Celine Dion

 

***************

 

Ron arrivò di corsa al quartier generale, allacciandosi ancora il cinturone mentre si faceva le scale correndo. Sulla soglia della palestra sbattè contro Ike.

 

“Ehi, ma che ti prende?” gli chiese quello.

 

“Sai dov’è Hermione?”

 

“Di sopra a fare la sua ricerca con gli altri. Ma che è successo?”

 

Ron non si soffermò a rispondergli, si fiondò in biblioteca e la trovò seduta assieme a Lysa Bloyd dietro a una scrivania stracarica di libroni. Il cuore gli si sollevò nel non vederla assieme a Julian Gillis.

 

“Hermione, posso parlarti un minuto?” le chiese piano, avvicinandosi alla scrivania. “Per favore, è molto importante. Ti prego.”

 

Hermione lo guardò negli occhi, poi abbassò lo sguardo. “Va bene.” Mormorò tesa.

 

Lysa scoccò un paio di occhiate a tutti e due, poi si alzò in piedi, prese il blocco note e si congedò in fretta. “Io vado a vedere se Julian ha trovato qualcosa.” E si allontanò senza cedere alla tentazione di voltarsi inidetro.

 

“Cosa vuoi dirmi?” Hermione trovò il coraggio di guardarlo dritto negli occhi, rendendogli le cose più difficili.

 

Lui tirò un grosso sospiro. “Ascolta, ho…ho riflettuto molto stanotte. Su te, su me…su noi. E…beh, credo che tu abbia ragione. E adesso ho capito come stanno veramente le cose.”

 

Lei trattenne il fiato, ma cercò di non mostrarsi impaziente. “E come stanno?”

 

“Hermione, io…”

 

In quel preciso istante la porta si aprì con violenza ed entrò Charlie Weasley, ansimante. “Hanno attaccato Londra!!”

 

Hermione balzò in piedi come una molla. “Quando?” ruggì Ron coi pugni serrati, al massimo della frustrazione.

 

“Un’ora fa, hanno cominciato dal quartiere residenziale!”

 

Ron vide Hermione sbiancare e coprirsi la bocca con una mano. Il suo quartiere.

 

                                                                       ******************************

 

Ok, terribile punto per lasciare in sospeso le cose, lo so. Ma cercate anche di capire, come faccio ad appassionare se non creo un po’ di suspence? ^^

In cambio cercherò di farvi avere prima il 5°capitolo. Ce l’ho già tutto in mente, per cui…solo che questo weekend festeggio il mio compleanno, per cui…pazienza!

Prossimo scalino: “Ritornare a volare”.

Fatemi sapere che ne pensate!

 

P.S.: anche se tutti i personaggi originali di Harry Potter appartengono alla Rowling, sono felice di poter vantare la paternità di tutti gli altri, dai ragazzi della War Mage Team agli amici di Voldemort, e anche le tre nuove maledizioni sono un’idea mia! Yeah!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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