Libri > Percy Jackson
Segui la storia  |       
Autore: Calipso__    23/10/2012    3 recensioni
L'Oltretomba è irraggiungibile: gli dei non riescono ad accedervi e Ade sembra essere sparito nel nulla. Robby è una nuova mezzosangue, ma il suo ritrovamento non è stato casuale: due profezie la obbligano a partire per un'impresa alla ricerca della verità. Insieme a Nico, figlio di Ade e Paul, figlio di Apollo, Robby partirà per la volta di Los Angeles, ma durante questo viaggio qualcuno tenta di ostacolarli in tutti i modi possibili: sembra proprio che Ade sia prigioniero del suo stesso regno. Riusciranno i tre mezzosangue a intervenire prima che per Ade e per tutto l'Oltretomba sia troppo tardi?
Alla mia migliore amica Chiara,
che ha veramente consacrato
la sua vita per quello in cui crede.
E ai miei amici
che per me ci sono sempre,
pure in questo racconto.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Robby e gli dei dell'Olimpo'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Quarta ed ultima tappa: Los Angeles; arriviamo finalmente nell'Ade

 

 

 

 

 

 

 

 

10

Quarta ed ultima tappa: Los Angeles;

arriviamo finalmente

nell’Ade

I

 

l giorno dopo ci svegliammo all’alba e le cacciatrici smontarono l’accampamento tanto velocemente quanto l’avevano montato. Non appena incontrai per la prima volta quella mattina Nico, lui si bloccò e mi fissò in modo strano.

- Buongiorno…! - gli dissi allegra per spezzare l’atmosfera tetra.

- Tutto bene? – mi domandò lui in risposta al buongiorno.

- Hem… benissimo… ma sei sicuro di stare bene? – gli chiesi incerta. – Mi sembri strano… -

- No, è che… ieri sera… tu... - borbottò lui.

- Buongiorno… - sbottò Paul apparendo all’improvviso di malumore.

- Hey, che c’è?! – domandi io ridacchiando. – E’ la giornata del malumore, questa?! –

- No, è che… queste cacciatrici mi mettono a disagio… - commentò Paul a bassa voce. - Ad eccezione di Talia, tutte quelle odiano i ragazzi, e non si danno la pena di nasconderlo... -

Artemide arrivò, e annunciò di aver ormai trovato abbastanza animali da trasporto per quasi tutti: dagli enormi lupi bianchi, a addirittura dei cavalli e ancora altri animali.

- Io posso volare – dissi ad Artemide. – Se non ci sono abbastanza animali posso muovermi via aria, intanto siamo già nel Nevada… -

- Puoi volare?! – fece Talia sorpresa.

- Sì… perché, te no? – le domandai altrettanto sorpresa: se anche lei era figlia di Zeus, mi sembrava normale che potesse farlo. Lei si guardò i piedi e trovò più interessante lisciarsi la maglietta. – Lasciamo perdere… - borbottò.

Quando tutti si trovarono a bordo di un animale, partimmo, e Artemide si trasformò in una stupenda cerva, che campeggiava il branco di animali. Io viaggiavo per aria subito dietro ad Artemide, e mi accorsi che stavamo andando molto più velocemente di quanto non potessimo fare con un comunque mezzo di trasporto: probabilmente la vicinanza di Artemide rendeva tutti gli animali più veloci e più forti del normale. Verso mezzogiorno Artemide ci annunciò che oramai eravamo arrivati a Los Angeles. Sebbene fossi stanca per aver volato così tanto, non potei non meravigliarmi per la bellezza di quell’enorme città: il sole splendeva alto nel cielo, e si rifletteva nelle mille finestre dei grattacieli… Artemide si fermò all’improvviso e tornò ad essere una ragazzina, quindi io atterrai. Cercai di atterrare con grazia, ma quando toccai terra mi accorsi di essere talmente stanca che le gambe cedettero ed io caddi per terra di faccia come una totale idiota.

- Hey, stai bene?! – esclamò Nico preoccupato, scendendo dal lupo e correndo subito in mio soccorso, dandomi una mano per alzarmi da terra.

- Mmm… sì, certo, come no… - commentai con la faccia contrita dal dolore e una mano sul naso.

- Siamo fin troppo in centro, è meglio proseguire a piedi da qui – annunciò Artemide. –

Tutte le cacciatrici annuirono attente, ma non sembravano trovarsi a loro agio in mezzo a quella vivace confusione della città.

- Dove si trova l’Ade? – chiese Paul ad un certo punto.

- Valencia Boulevard – disse Nico serio, indicando una via di fronte a noi. Arrivammo di fronte a un edificio altissimo di marmo nero con molte vetrate.

- E’ questo. – disse Nico. Lessi quello che c’era scritto a lettere d’oro sul marmo: “Studio di Registrazione R.I.P.”

- Nulla di più appropriato… - commentai ironica.

- Perché, questo cartello invece? – chiese Paul con un sopracciglio alzato, indicando un cartello sulle porte di vetro con scritto “No venditori, no perditempo, no vivi”.

- Mmm, direi che siamo arrivati nel posto esatto, non c’è ombra di dubbio… - fece Talia.

Artemide allungò la mano verso la maniglia, e riuscì ad aprire la porta, ma quando tentò di fare un passo in avanti per entrare nell’edificio, sembrò trovarsi di fronte ad una barriera invisibile.

- Come pensavo: non mi è concesso entrare. – disse Artemide con voce irritata: per un dio non poter mettere piede in un posto doveva essere veramente snervante.

- Ci provo io. – si propose subito Luna. Afferrò la maniglia, aprì la porta e con un passo entrò nell’edificio senza alcun problema. La dea sospirò.

- Credo che sia ora di dividerci. – dichiarò Artemide. – Talia, Luna e Martha: siete le mie migliori cacciatrici, confido che sarete in grado di dare una mano a Robby, Nico e Paul per portare a termine l’impresa e portare l’Ade al suo ordine naturale. –

- Certamente, mia signora… - assentirono all’unisono Talia, Martha e Luna.

- Io e le altre cacciatrici resteremo in zona in caso di bisogno. Le figlie di Ebe e Afrodite saranno controllate da due mie cacciatrici di modo che non possano mettersi in pericolo, inesperte come sono… – disse Artemide guardando Talia, Martha e Luna con uno sguardo preoccupato. – Mi raccomando, conto su di voi… -

Annuimmo tutti e sei, ed entrammo nell’atrio buio e tetro dei R.I.P.

Sembrava un salone d’attesa, ma senza musica e a luci spente: in effetti, se non avessimo provato ad aprire e non avessimo trovato aperto, avremmo giustamente pensato che il posto fosse chiuso. Quando i miei occhi si abituarono al buio, potei scorgere delle figure nella sala, ma erano strane, quasi eteree e trasparenti. Se ne stavano in silenzio, immobili, in attesa di chissà quale cosa.

- Sono spiriti. – spiegò Nico con un filo di voce; dopo di che si voltò verso il bancone della reception, che in realtà era un podio rialzato, e rimase a bocca aperta.

- Dov’è finito?! – esclamò Nico correndo verso il bancone.

- Dov’è chi? – domandò Luna.

- Come chi?! Caronte! – rispose Nico, iniziando a farsi prendere dal panico. – Non è mai successo che Caronte non fosse presente. Chi ce l’ha di voi il pass dell’ascensore?! –

Pensare di dovere andare negli Inferi grazie ad un pass per l’ascensore faceva un po’ ridere, ma non credo che quello fosse il momento adatto per le risate. Mi avvicinai a lui e gli appoggiai una mano sul braccio, come a dirgli di rilassarsi e di non farsi prendere dal panico.

- Nico… sei figlio di Ade… - gli dissi con calma. – Vedrai che puoi trovare un modo di andare negli inferi senza Caronte. -

Lui mi guardò negli occhi e riuscii a strappargli un sorriso di ringraziamento.

- Ragazzi, guardate! – esclamò Paul, e si mise di fronte a una delle anime, che iniziò a borbottare: - Duemilatrecentoquarantasette giorni, dieci ore, sedici minuti e quattordici secondi… Duemilatrecentoquarantasette giorni, dieci ore, sedici minuti e dieci secondi… - Ci metteva un po’ ad arrivare ai secondi, perciò non li pronunciava proprio tutti.

- Perché stai contando, spirito? – domandò in tono autoritario Talia allo spirito, mettendosi di fianco a Paul.

- Il tempo che mi rimane da attendere prima di andarmene nell’Oltretomba… - commentò con lo sguardo fisso nel vuoto l’anima in questione, e tornò a contare: - Duemilatrecentoquarantasette giorni, dieci ore, quindici minuti e ventiquattro secondi… -

- A quanto pare anche senza Caronte, chiunque abbia imprigionato Ade è riuscito a trovare un nuovo metodo di gestione delle anime… - commentò ironica Martha.

- E’ tutto così assurdo… - commentò Nico pensieroso. – Le anime non sono così quiete e facili da gestire… -

- Non importa come facciano. – disse Talia impaziente. – L’importante è riuscire ad andare negli Inferi. –

Io strinsi ancora più forte la mano sul braccio di Nico, per fargli coraggio. – Dai, so che ce la puoi fare… - gli dissi. Lui continuò ad osservare l’ascensore, con lo sguardo preoccupato; dopo di che afferrò la mia mano e chiuse gli occhi. Mi piaceva il calore della sua mano nella mia… forse però quello non era il momento adatto per pensare a una cosa simile. Nico si abbassò per terra e, con una mano nella mia e una sul pavimento, vidi la sua fronte corrugarsi dalla concentrazione. Le porte dell’ascensore tremarono e le luci iniziarono ad accendersi e spegnersi ad intermittenza, come se ci fosse stato un corto circuito; dopo di che le porte si aprirono del tutto, e corremmo tutti e sei nell’ascensore, prima che Nico perdesse la concentrazione. Entrammo tutti appena in tempo per vedere le porte chiudersi e gli spiriti rimanere immobili di fronte all’ascensore. L’ascensore tremò e si spostò in avanti, e mi ritrovai a stringere ancora più forte la mano a Nico. Chiusi gli occhi, e quando li riaprii, non eravamo più in un ascensore ma su una chiatta di legno. Tutti e sei ci sedemmo a gambe incrociate e Nico, continuando a tenere la mia mano, osservava il fiume nero di fronte a sé.

- Che roba è?! – fece Paul inorridito guardando il fiume e osservando delle ossa e dei pesci morti che galleggiavano sull’acqua.

- E’ lo Stige – disse Martha prontamente.

- E che cosa sono tutti questi oggetti? – domandò Luna preoccupata.

- Rappresentano tutte le cose mai realizzate dai morti nella loro vita: sogni, desideri, speranze… - raccontò Talia, poi aggiunse: - Annabeth e Percy ci sono stati e mi hanno raccontato… -

Guardai con bramosia tutti quegli oggetti: notai un libro ingiallito e scritto a mano, la foto rovinata di un uomo in divisa militare col fucile in mano, una chitarra con le corde rotte… mi avvicinai alla superficie: trovavo ingiusto che i sogni della gente facessero quella fine, dovevo trovare un modo per riportarli in vita… all’improvviso però Nico mi tirò verso di sé e, continuando a fissare il fiume davanti disse: - Non avvicinarti troppo… il fiume ti potrebbe distruggere bruciando anima e corpo. – 

- Bello… - commentò Paul ironico.

Io deglutii nervosa e all’improvviso mi ricordai di cosa poteva fare lo Stige: dare l’invulnerabilità in battaglia così come un proprio punto debole, come Achille…

- E Achille come ce l’ha fatta? – chiesi curiosa. – Sì, insomma… si sarà pure fatto uccidere per quel suo dannato tallone, ma ha avuto l’invulnerabilità, no? -

- Certo… - rispose Martha. – Ma a quale prezzo? L’invulnerabilità fisica sotto molti aspetti richiede di aumentare un’altra invulnerabilità… il proprio difetto fatale. –

- Achille ha peccato di presunzione. – continuò Luna. – E’ stato quello il suo punto debole, ancora più del suo tallone… -

- Immergersi solo nel fiume non basta. – aggiunse Nico. – Ma non ha importanza ora. Solo tre persone sono riuscite a immergersi nello Stige senza morire, e solo una su tre è ancora viva, quindi non credo sia la strategia giusta per affrontare il problema che ci aspetta… -

Rimanemmo in silenzio fino a quando la barca attraccò lungo una spiaggia di sabbia vulcanica nera. Ci trovammo di fronte a un altro edificio con tre entrate, sopra le quali stava la scritta “State entrando nell’Erebo”.

- Non c’è nemmeno Cerbero… - notò Nico, sospirando per lo sforzo fatto per controllare l’imbarcazione.

- Beh, l'assenza di Cerbero secondo me è un punto a nostro vantaggio... - borbottò Paul.

Entrammo senza problemi: nessuno sembrava volerci fermare. C’erano sì delle anime, ma sembravano farsi gli affari loro. Nico ci portò da una parte all’altra, sicuro di dove stesse andando. Nessuno di noi altri osava parlare. Ad un certo punto ci trovammo davanti ad una fortezza con disegnate sopra scene di morte. Era raccapricciante. Strinsi la mano che Nico ancora mi teneva, e lui strinse la mia ancora più forte, come a dire che non dovevamo preoccuparci e che sapeva cosa stava facendo. Entrammo, e ci trovammo in un giardino, o meglio, sarebbe stato un giardino se tutte le piante non fossero morte, nere e raggrinzite.

- E’ il giardino di Persefone. – sussurrò Martha.

- Si sta lasciando andare esattamente come sta succedendo a Persefone… - commentò Paul preoccupato.

- Proseguiamo. – disse Talia senza ulteriori indugi.

Arrivammo nel palazzo vero e proprio, ma le porte erano già spalancate, e all’interno della sala c’era un trono fatto d’ossa.

- Mio padre non è qua… - commentò Nico amaramente. Tutti noi ci sentivamo a terra: dove potevano essere Ade, Persefone e Chiara?

- Ovvio che non sono qua! – disse una voce femminile, e da dietro il trono, praticamente dal nulla sbucò una ragazza…

- Alexa! – esclamò Paul. – Cosa ci fai qua? –

- Stupidi! – fece lei ridendo. – Secondo voi chi è che ha convinto tutti quei mostri ad attaccarvi? Pitone, Adone, le empuse, i grifoni… -

- La ragazza di cui avevano parlato i grifoni… - feci in un sussurro. – Eri tu! –

- Certo che ero io! – rispose con una risata impertinente. - Sapevo che se non avessi fatto qualcosa quei due grifoni incompetenti mi avrebbero vista e riconosciuta… così ho piantato una mandragola nella radura, in modo che dall’alto e con un po’ di fortuna potesse essere ben visibile… inoltre era un modo come un altro per tentare di farvi fuori. Da giorni mi sono unita al gruppo delle cacciatrici fingendo di conoscere per la prima volta tutta la storia di avere dei genitori divini… sapevo che Artemide stava andando come voi verso l’Ade, ed io dovevo tornare qui per concludere il mio compito. –

- Che compito? – domandò Paul. – Chi ti ha chiamata qui? –

- Come se lo volessi dire a voi! – esclamò lei beffarda. – Sono anni che mi alleno: a dispetto di tutto quello che raccontano sui figli di Afrodite, posso ridurvi a pezzetti in un solo istante! Ho qualcuno che mi aiuterà di certo nell’impresa… –

Dietro di lei apparve il grifone che era fuggito un paio di giorni prima, che mi guardò con un sorriso inquietante, e uno dei grifoni di terra che si erano salvati allora.

- Fatti sotto, allora! – esclamò Talia agguerrita, sguainando uno scudo; era veramente uno scudo terribile, per qualche strana ragione non riuscivo proprio a guardarlo, e spostai lo sguardo altrove.

Il grifone di terra raccolse il coraggio e saltò verso Talia, mentre quello d’aria volò verso di me. Luna e Matha centrarono i due grifoni con le loro frecce, e questi caddero per un attimo.

- Lasciate fare a noi cacciatrici! – esclamò Talia sicura. – Luna, occupati di quello di terra! Martha, tu quello d’aria. Io invece mi occuperò della signorina sono-bella-solo-io… -

Alexa sorrise beffarda e passò subito all’attacco, sfoderando una spada.

Non volevo lasciare lì le cacciatrici sole a combattere, ma Nico mi spinse via per la mano insieme a Paul.

- Dove possiamo cercare ancora?! – fece Nico agitato, guardandosi intorno e camminando a passo veloce.

- Non ci sono delle prigioni?! – domandai.

Nico allora si mise una mano sulla fronte.

- Le prigioni dell’Ade! Come ho fatto a non pensarci prima?! – e si mise a correre, tanto che faticavo a correre e continuare a tenergli la mano. Ci dirigemmo in una serie di labirinti, e sembrava che fosse Nico stesso a crearli. Ad un certo punto puntò la mano libera sul muro e si aprì una stanza più grande, o meglio, una caverna più grande…

- Padre! – esclamò Nico e, lasciandomi la mano corse dentro.

- Nico! – fece una voce dentro; era una voce dura, affaticata, che avevo già sentito in sogno: era la voce di Ade. Anche Paul ed io ci affrettammo ad entrare.

Finalmente, dopo tanto tempo, mi ritrovavo di fronte alla ragazza che aveva infestato i miei sogni: ero di fronte a Chiara. Era pallida, cadaverica, tutta sporca, con delle enormi occhiaie e l’aria di chi non mangiava da tempo. Nonostante ciò, non appena mi vide, sorrise.

- Ciao Robby… - riuscì a sussurrare.

Rimasi immobile di fronte ai tre prigionieri, legati da delle catene metalliche alla parete opposta. Cosa dovevo dire? Cosa dovevo fare? Finalmente avevo di fronte a me chi poteva darmi delle risposte… come faceva quella ragazza a conoscermi? Chi aveva fatto loro quello? E perché?

- Robby! – esclamò Paul riportandomi alla realtà. – Dobbiamo liberarli dalle catene! Persefone sembra messa male! -

Persefone infatti sembrava svenuta, e giaceva con la testa appoggiata alla spalla del marito.

- E’ patetico… - sbottò quest’ultimo contrariato. – Essere salvati da degli eroi… -

- Ti voglio ricordare che uno di questi eroi è tuo figlio! – gli feci notare senza il minimo tatto, prima che qualcun altro potesse rispondere alla sua affermazione. – Dovresti andarne fiero, Ade! –

Forse ero troppo impertinente, ma non sarebbe stata la prima volta. Nico, che se ne stava inginocchiato di fronte alla figura di suo padre, mi sorrise, dopo di che tornò ad armeggiare con le catene che legavano Ade.

- Paul, dai del nettare a Persefone. – gli ordinai. – Anche se è una divinità, credo che un po’ di cibo non possa farle altro che bene… -

Paul annuì, e io feci lo stesso con Chiara.

- Grazie… - disse solo lei, abbassando la testa in segno di ringraziamento.

- Di niente, ma ora dovete dirci tutto, e in fretta! – dissi, prendendo Exusía e spezzando le catene; la guardai negli occhi e le chiesi: - Chi sei? Come avete fatto voi tre a finire qui? –

Ade sbuffò, toccandosi i polsi ora liberi e aiutando la sua sposa, ancora stordita, ad alzarsi in piedi.

- Chi è lei?! Parte del più grande scandalo della storia! – esclamò il dio; dopo di che i suoi occhi pieni di morte e odio, incontrarono i miei e continuò: - Insieme a te, è ovvio! -

- Non vi capisco, potete spiegarvi?! – feci io esasperata.

Chiara mi guardò negli occhi, sospirò e disse: - Io e te siamo gemelle, Robby. -

M’immobilizzai. Ok, questo non me l’aspettavo. Voglio dire… non avevo la benché minima idea di cosa aspettarmi, ma se incontrare Talia era stato shockante, questo lo era ancora di più: voleva dire che io e quella ragazza che stava di fronte a me condividevamo lo stesso padre e la stessa madre, ovunque ella fosse. 

- Ma se non siete neanche uguali! - esclamò Paul. 

- Mai sentito parlare di gemelli eterozigoti? - rispose Chiara incrociando le braccia. - Ti sei mai chiesta perchè io, che per te sono una sconosciuta, ho un collegamento empatico con te?! L'ho scoperto involontariamente passando del tempo imprigionata qui, ma questo è un collegamento che io e te abbiamo dalla nascita. -

- E’ impossibile… - boccheggiai.

- Purtroppo no! – esclamò Ade. – Anche se ora che il patto tra me e i miei due fratelli di non procreare figli non è più valido, dà fastidio sapere che Zeus l’ha infranto non una volta con quella ragazzina che è diventata cacciatrice… ma ha avuto la faccia tosta di mantenere in vita due gemelle! –

- Devi sapere che due gemelli mezzosangue sono più unici che rari. – mi spiegò Chiara. – Zeus ci ha separate alla nascita perché sapeva che insieme avremmo avuto un potere che andava ben oltre alla media… anche perché siamo figlie di un dio potente. Questo complica ancora di più le cose. –

- E come avete fatto a farvi incatenare? – chiese Paul. Ade gli lanciò uno sguardo di fuoco.

- Credi che voglia farmi umiliare ulteriormente rivelandovi i dettagli?! – esclamò.

- Padre, smettila! – fece Nico scocciato. – Non per mettere il dito nella piaga, ma anche se sei libero, non sembri in grado di risolvere questo problema…! –

- Quello stupido…! – sbottò Ade, guardando altrove. – E’ stato un ragazzo! Crede di cambiare il mondo, ma è solo un pazzo! –

- Un ragazzo? – domandai agitata. – Non è stata Alexa? -

- La figlia di Afrodite? – chiese Chiara. – No, quella è solo una sua complice… lui è… oddio! – si mise una mano sulla bocca.

- Dobbiamo fermarlo! – gridò agitata. – Siamo in questa prigione da così tanto tempo che stavamo per dimenticare… il Tartaro, dobbiamo correre là! Lui sarà già là! –

- Lui chi?! – domandai in ansia.

- Non ho idea se lo conosciate o meno, ma dobbiamo correre! – esclamò lei in ansia.

- Vi guido io… - disse Nico, dopo di che guardò suo padre e lanciandogli dell’ambrosia disse: - Prenditi cura di tua moglie e non appena ti riprendi vieni a darci una mano, sarebbe una cosa gradita. –

Il dio rise ironico e anche un po' sprezzante, troppo infastidito di prendere ordini da dei mezzosangue.

- E’ una specie d’incantesimo: solo quando quell’insulso mezzosangue se ne andrà dall’Ade potrò riprendere il controllo dei miei poteri! – spiegò il dio amaramente. - Ora sono solo un inutile immortale senza forza… E’ così disonorevole… giuro sullo Stige che quando tornerò ad avere il controllo dell’Oltretomba e dei miei poteri andrò a prendere la vita di quello stolto, fosse l’ultima cosa che faccio! -

Si udì un rombo da fuori: lo Stige aveva preso sul serio il giuramento del suo re.

- Dobbiamo affrettarci! – ci ricordò Paul, così io, lui, Nico e Chiara corremmo via, lasciando Ade con sua moglie.

Fulmini e saette, ecco lo spazio dell'autrice!

Come promesso eccomi qui subito con un nuovo capitolo! Ve l'avevo detto o no che ce li avevo quasi tutti pronti? ;) Ecco dunque svelata l'identità di Chiara! Qualcuno ci aveva già in parte azzeccato, ma questa storia dell'essere gemelle è diverso dal solito... insomma, nella saga non si è mai parlato di mezzosangue gemelli. Gli Stoll erano sì fratelli, ma di età differenti (wikipedia italiana dice che sono gemelli, ma io sono certa di aver letto da qualche parte che non lo sono). Il legame tra gemelli è unico, secondo me, e visto che Chiara nella realtà è la mia migliore amica dall'asilo, è come se fosse la mia gemella 'diversa'. Non abbiamo caratteri uguali: lei è sensibile, ci tiene a tutto e a tutti, secondo lei tutti meritano delle seconde opportunità. Io invece sono molto più testarda e anche un pochetto cinica. E nonostante tutto, nonostante ormai ci vediamo al massimo tre volte all'anno, lei rimane sempre la mia migliore amica. Sì, lo so, quando voglio sono tenera!
Poi Alexa. Ecco, quando avevo iniziato a progettare la storia, questo non l'avevo proprio preso in considerazione. Tanto per rendere breve il tutto: nella realtà è stata per oltre un anno nostra amica, ora invece le cose sono cambiate. Cioè, ci salutiamo ancora, ma i rapporti sono cambiati molto, e il modo in cui sono cambiati mi ha dato molto fastidio. Perchè se si è in un gruppo si decide per maggioranza, ma questo a quanto pare, qualcuno non lo voleva capire proprio. Al di là dei particolari, dopo questa discussione impossibile da risolvere, ho voluto che lei fosse una dei 'cattivi', chiamiamoli così.
Vorrei vedere le facce di voi che mi avete seguito fin dall'inizio: piano, piano, i pezzi si stanno ricomponendo, e ci stiamo avvicinando alla verità. Chi è l'altro 'cattivo'? Lo conoscete già o no? Cosa vuole fare? Perchè io e gli altri dobbiamo correre verso il Tartaro? Che cosa deve succedere là? E perchè Ade non ha più giurisdizione e poteri nel suo stesso regno? Nel prossimo capitolo ci saranno le risposte a tutte queste domande. Spero veramente di sorprendervi, perchè questa mente bacata aspetta di postare il prossimo capitolo già da mesi e mesi...
Prima di postare il prossimo capitolo però aspetterò che commentiate questo e quello prima ancora, se no mi gioco tutto nel giro di troppo poco tempo.
Alla prossima!
Calipso

PS: ah già! Io sono stata veramente a Los Angeles! Peccato che la situazione nella storia non sia adeguata per un tour: avrei voluto descrivervi quella magnifica città in modo migliore! <3
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Percy Jackson / Vai alla pagina dell'autore: Calipso__