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Quarta ed ultima tappa: Los Angeles;
arriviamo finalmente
nell’Ade
I |
l
giorno dopo ci svegliammo all’alba e le cacciatrici smontarono l’accampamento
tanto velocemente quanto l’avevano montato. Non appena incontrai per la prima
volta quella mattina Nico, lui si bloccò e mi fissò in modo strano.
-
Buongiorno…! - gli dissi allegra per spezzare l’atmosfera tetra.
-
Tutto bene? – mi domandò lui in risposta al buongiorno.
-
Hem… benissimo… ma sei sicuro di stare bene? – gli chiesi incerta. – Mi sembri
strano… -
-
No, è che… ieri sera… tu... - borbottò lui.
-
Buongiorno… - sbottò Paul apparendo all’improvviso di malumore.
-
Hey, che c’è?! – domandi io ridacchiando. – E’ la giornata del malumore,
questa?! –
-
No, è che… queste cacciatrici mi mettono a disagio… - commentò Paul a bassa
voce. - Ad eccezione di Talia, tutte quelle odiano i ragazzi, e non si danno la pena di nasconderlo... -
Artemide
arrivò, e annunciò di aver ormai trovato abbastanza animali da trasporto per
quasi tutti: dagli enormi lupi bianchi, a addirittura dei cavalli e ancora
altri animali.
-
Io posso volare – dissi ad Artemide. – Se non ci sono abbastanza animali posso
muovermi via aria, intanto siamo già nel Nevada… -
-
Puoi volare?! – fece Talia sorpresa.
-
Sì… perché, te no? – le domandai altrettanto
sorpresa: se anche lei era figlia di Zeus, mi sembrava normale che
potesse farlo. Lei si guardò i piedi e
trovò più interessante lisciarsi la maglietta. –
Lasciamo perdere… - borbottò.
Quando
tutti si trovarono a bordo di un animale, partimmo, e Artemide si trasformò in
una stupenda cerva, che campeggiava il branco di animali. Io viaggiavo per aria
subito dietro ad Artemide, e mi accorsi che stavamo andando molto più
velocemente di quanto non potessimo fare con un comunque mezzo di trasporto:
probabilmente la vicinanza di Artemide rendeva tutti gli animali più veloci e più forti del
normale. Verso mezzogiorno Artemide ci annunciò che oramai eravamo
arrivati a Los Angeles. Sebbene fossi stanca per aver volato così tanto, non
potei non meravigliarmi per la bellezza di quell’enorme città: il sole
splendeva alto nel cielo, e si rifletteva nelle mille finestre dei grattacieli…
Artemide si fermò all’improvviso e tornò ad essere una ragazzina, quindi io
atterrai. Cercai di atterrare con grazia, ma quando toccai terra mi accorsi di
essere talmente stanca che le gambe cedettero ed io caddi per terra di faccia
come una totale idiota.
-
Hey, stai bene?! – esclamò Nico preoccupato, scendendo dal lupo e correndo subito
in mio soccorso, dandomi una mano per alzarmi da terra.
-
Mmm… sì, certo, come no… - commentai con la faccia contrita dal dolore e una
mano sul naso.
-
Siamo fin troppo in centro, è meglio proseguire a piedi da qui – annunciò
Artemide. –
Tutte
le cacciatrici annuirono attente, ma non sembravano trovarsi a loro agio in
mezzo a quella vivace confusione della città.
-
Dove si trova l’Ade? – chiese Paul ad un certo punto.
-
Valencia Boulevard – disse Nico serio, indicando una via di fronte a noi. Arrivammo
di fronte a un edificio altissimo di marmo nero con molte vetrate.
-
E’ questo. – disse Nico. Lessi quello che c’era scritto a lettere d’oro sul
marmo: “Studio di Registrazione R.I.P.”
-
Nulla di più appropriato… - commentai ironica.
-
Perché, questo cartello invece? – chiese Paul con un sopracciglio alzato, indicando un cartello
sulle porte di vetro con scritto “No venditori, no perditempo, no vivi”.
-
Mmm, direi che siamo arrivati nel posto esatto, non c’è ombra di dubbio… - fece
Talia.
Artemide
allungò la mano verso la maniglia, e riuscì ad aprire la porta, ma quando tentò
di fare un passo in avanti per entrare nell’edificio, sembrò trovarsi di fronte
ad una barriera invisibile.
-
Come pensavo: non mi è concesso entrare. – disse Artemide
con voce irritata: per un dio non poter mettere piede in un posto
doveva essere veramente snervante.
-
Ci provo io. – si propose subito Luna. Afferrò la maniglia, aprì la porta e con
un passo entrò nell’edificio senza alcun problema. La dea sospirò.
-
Credo che sia ora di dividerci. – dichiarò Artemide. – Talia, Luna e Martha:
siete le mie migliori cacciatrici, confido che sarete in grado di dare una mano
a Robby, Nico e Paul per portare a termine l’impresa e portare l’Ade al suo
ordine naturale. –
-
Certamente, mia signora… - assentirono all’unisono Talia, Martha e Luna.
-
Io e le altre cacciatrici resteremo in zona in caso di bisogno. Le figlie di
Ebe e Afrodite saranno controllate da due mie cacciatrici di modo che non
possano mettersi in pericolo, inesperte come sono… – disse Artemide guardando
Talia, Martha e Luna con uno sguardo preoccupato. – Mi raccomando, conto su di voi… -
Annuimmo
tutti e sei, ed entrammo nell’atrio buio e tetro dei R.I.P.
Sembrava
un salone d’attesa, ma senza musica e a luci spente: in effetti, se non
avessimo provato ad aprire e non avessimo trovato aperto, avremmo giustamente
pensato che il posto fosse chiuso. Quando i miei occhi si abituarono al buio,
potei scorgere delle figure nella sala, ma erano strane, quasi eteree e
trasparenti. Se ne stavano in silenzio, immobili, in attesa di chissà quale
cosa.
-
Sono spiriti. – spiegò Nico con un filo di voce; dopo di che si voltò verso il
bancone della reception, che in realtà era un podio rialzato, e rimase a bocca
aperta.
-
Dov’è finito?! – esclamò Nico correndo verso il bancone.
-
Dov’è chi? – domandò Luna.
-
Come chi?! Caronte! – rispose Nico, iniziando a farsi prendere dal panico. –
Non è mai successo che Caronte non fosse presente. Chi ce l’ha di voi il pass
dell’ascensore?! –
Pensare
di dovere andare negli Inferi grazie ad un pass per l’ascensore faceva un po’
ridere, ma non credo che quello fosse il momento adatto per le risate. Mi
avvicinai a lui e gli appoggiai una mano sul braccio, come a dirgli di
rilassarsi e di non farsi prendere dal panico.
-
Nico… sei figlio di Ade… - gli dissi con calma. – Vedrai che puoi
trovare un modo di andare negli inferi senza Caronte. -
Lui
mi guardò negli occhi e riuscii a strappargli un sorriso di ringraziamento.
-
Ragazzi, guardate! – esclamò Paul, e si mise di fronte a una delle anime, che
iniziò a borbottare: - Duemilatrecentoquarantasette giorni, dieci ore, sedici
minuti e quattordici secondi… Duemilatrecentoquarantasette giorni, dieci ore,
sedici minuti e dieci secondi… - Ci metteva un po’ ad arrivare ai secondi,
perciò non li pronunciava proprio tutti.
-
Perché stai contando, spirito? – domandò in tono autoritario Talia allo spirito, mettendosi
di fianco a Paul.
-
Il tempo che mi rimane da attendere prima di andarmene nell’Oltretomba… -
commentò con lo sguardo fisso nel vuoto l’anima in questione, e tornò a
contare: - Duemilatrecentoquarantasette giorni, dieci ore, quindici minuti e
ventiquattro secondi… -
-
A quanto pare anche senza Caronte, chiunque abbia imprigionato Ade è riuscito a
trovare un nuovo metodo di gestione delle anime… - commentò ironica Martha.
-
E’ tutto così assurdo… - commentò Nico pensieroso. – Le anime non sono così
quiete e facili da gestire… -
-
Non importa come facciano. – disse Talia impaziente. – L’importante è riuscire
ad andare negli Inferi. –
Io
strinsi ancora più forte la mano sul braccio di Nico, per fargli
coraggio. – Dai,
so che ce la puoi fare… - gli dissi. Lui continuò ad
osservare l’ascensore, con lo sguardo preoccupato; dopo di
che afferrò la mia mano e
chiuse gli occhi. Mi piaceva il calore della sua mano nella mia…
forse però
quello non era il momento adatto per pensare a una cosa simile. Nico si
abbassò
per terra e, con una mano nella mia e una sul pavimento, vidi la sua
fronte
corrugarsi dalla concentrazione. Le porte dell’ascensore
tremarono e le luci
iniziarono ad accendersi e spegnersi ad intermittenza, come se ci fosse
stato
un corto circuito; dopo di che le porte si aprirono del tutto, e
corremmo tutti
e sei nell’ascensore, prima che Nico perdesse la concentrazione.
Entrammo tutti
appena in tempo per vedere le porte chiudersi e gli spiriti rimanere
immobili
di fronte all’ascensore. L’ascensore tremò e si
spostò in avanti, e mi ritrovai
a stringere ancora più forte la mano a Nico. Chiusi gli occhi, e
quando li
riaprii, non eravamo più in un ascensore ma su una chiatta di
legno. Tutti e
sei ci sedemmo a gambe incrociate e Nico, continuando a tenere la mia
mano,
osservava il fiume nero di fronte a sé.
-
Che roba è?! – fece Paul inorridito guardando il fiume e osservando delle ossa
e dei pesci morti che galleggiavano sull’acqua.
-
E’ lo Stige – disse Martha prontamente.
-
E che cosa sono tutti questi oggetti? – domandò Luna preoccupata.
-
Rappresentano tutte le cose mai realizzate dai morti nella loro vita: sogni,
desideri, speranze… - raccontò Talia, poi aggiunse: - Annabeth e Percy ci sono
stati e mi hanno raccontato… -
Guardai con bramosia tutti quegli oggetti: notai un libro ingiallito e scritto a mano, la foto rovinata di un uomo in divisa militare col fucile in mano, una chitarra con le corde rotte… mi avvicinai alla superficie: trovavo ingiusto che i sogni della gente facessero quella fine, dovevo trovare un modo per riportarli in vita… all’improvviso però Nico mi tirò verso di sé e, continuando a fissare il fiume davanti disse: - Non avvicinarti troppo… il fiume ti potrebbe distruggere bruciando anima e corpo. –
-
Bello… - commentò Paul ironico.
Io deglutii nervosa e all’improvviso
mi ricordai di cosa poteva fare lo Stige: dare l’invulnerabilità in battaglia
così come un proprio punto debole, come Achille…
-
E Achille come ce l’ha fatta? – chiesi curiosa. – Sì, insomma… si sarà pure
fatto uccidere per quel suo dannato tallone, ma ha avuto l’invulnerabilità, no?
-
-
Certo… - rispose Martha. – Ma a quale prezzo? L’invulnerabilità fisica sotto
molti aspetti richiede di aumentare un’altra invulnerabilità… il proprio difetto
fatale. –
-
Achille ha peccato di presunzione. – continuò Luna. – E’ stato quello il suo
punto debole, ancora più del suo tallone… -
-
Immergersi solo nel fiume non basta. – aggiunse Nico. – Ma non ha importanza
ora. Solo tre persone sono riuscite a immergersi nello Stige senza morire, e solo
una su tre è ancora viva, quindi non credo sia la strategia giusta per
affrontare il problema che ci aspetta… -
Rimanemmo
in silenzio fino a quando la barca attraccò lungo una spiaggia di sabbia
vulcanica nera. Ci trovammo di fronte a un altro edificio con tre entrate,
sopra le quali stava la scritta “State entrando nell’Erebo”.
-
Non c’è nemmeno Cerbero… - notò Nico, sospirando per lo sforzo fatto per
controllare l’imbarcazione.
- Beh, l'assenza di Cerbero secondo me è un punto a nostro vantaggio... - borbottò Paul.
Entrammo
senza problemi: nessuno sembrava volerci fermare. C’erano sì delle anime, ma
sembravano farsi gli affari loro. Nico ci portò da una parte all’altra, sicuro
di dove stesse andando. Nessuno di noi altri osava parlare. Ad un certo punto
ci trovammo davanti ad una fortezza con disegnate sopra scene di morte. Era
raccapricciante. Strinsi la mano che Nico ancora mi teneva, e lui strinse la
mia ancora più forte, come a dire che non dovevamo preoccuparci e che sapeva
cosa stava facendo. Entrammo, e ci trovammo in un giardino, o meglio, sarebbe
stato un giardino se tutte le piante non fossero morte, nere e raggrinzite.
-
E’ il giardino di Persefone. – sussurrò Martha.
-
Si sta lasciando andare esattamente come sta succedendo a Persefone… - commentò
Paul preoccupato.
-
Proseguiamo. – disse Talia senza ulteriori indugi.
Arrivammo
nel palazzo vero e proprio, ma le porte erano già spalancate, e all’interno
della sala c’era un trono fatto d’ossa.
-
Mio padre non è qua… - commentò Nico amaramente. Tutti noi ci sentivamo a
terra: dove potevano essere Ade, Persefone e Chiara?
-
Ovvio che non sono qua! – disse una voce femminile, e da dietro il trono,
praticamente dal nulla sbucò una ragazza…
-
Alexa! – esclamò Paul. – Cosa ci fai qua? –
-
Stupidi! – fece lei ridendo. – Secondo voi chi è che ha convinto tutti quei
mostri ad attaccarvi? Pitone, Adone, le empuse, i grifoni… -
-
La ragazza di cui avevano parlato i grifoni… - feci in un sussurro. – Eri tu! –
-
Certo che ero io! – rispose con una risata impertinente. - Sapevo che se non
avessi fatto qualcosa quei due grifoni incompetenti mi avrebbero vista e
riconosciuta… così ho piantato una mandragola nella radura, in modo che
dall’alto e con un po’ di fortuna potesse essere ben visibile… inoltre era un
modo come un altro per tentare di farvi fuori. Da giorni mi sono unita al
gruppo delle cacciatrici fingendo di conoscere per la prima volta tutta la
storia di avere dei genitori divini… sapevo che Artemide stava andando come voi
verso l’Ade, ed io dovevo tornare qui per concludere il mio compito. –
-
Che compito? – domandò Paul. – Chi ti ha chiamata qui? –
-
Come se lo volessi dire a voi! – esclamò lei beffarda. – Sono anni che mi
alleno: a dispetto di tutto quello che raccontano sui figli di Afrodite, posso
ridurvi a pezzetti in un solo istante! Ho qualcuno che mi aiuterà di certo
nell’impresa… –
Dietro
di lei apparve il grifone che era fuggito un paio di giorni prima, che mi
guardò con un sorriso inquietante, e uno dei grifoni di terra che si erano
salvati allora.
-
Fatti sotto, allora! – esclamò Talia agguerrita, sguainando uno scudo; era
veramente uno scudo terribile, per qualche strana ragione non riuscivo proprio
a guardarlo, e spostai lo sguardo altrove.
Il
grifone di terra raccolse il coraggio e saltò verso Talia, mentre quello d’aria
volò verso di me. Luna e Matha centrarono i due grifoni con le loro frecce, e
questi caddero per un attimo.
-
Lasciate fare a noi cacciatrici! – esclamò Talia sicura. – Luna, occupati di
quello di terra! Martha, tu quello d’aria. Io invece mi occuperò della
signorina sono-bella-solo-io… -
Alexa
sorrise beffarda e passò subito all’attacco, sfoderando una spada.
Non
volevo lasciare lì le cacciatrici sole a combattere, ma Nico mi spinse via per
la mano insieme a Paul.
-
Dove possiamo cercare ancora?! – fece Nico agitato, guardandosi intorno e
camminando a passo veloce.
-
Non ci sono delle prigioni?! – domandai.
Nico
allora si mise una mano sulla fronte.
-
Le prigioni dell’Ade! Come ho fatto a non pensarci prima?! – e si mise a
correre, tanto che faticavo a correre e continuare a tenergli la mano. Ci
dirigemmo in una serie di labirinti, e sembrava che fosse Nico stesso a
crearli. Ad un certo punto puntò la mano libera sul muro e si aprì una stanza
più grande, o meglio, una caverna più grande…
-
Padre! – esclamò Nico e, lasciandomi la mano corse dentro.
-
Nico! – fece una voce dentro; era una voce dura, affaticata, che avevo già
sentito in sogno: era la voce di Ade. Anche Paul ed io ci affrettammo ad
entrare.
Finalmente,
dopo tanto tempo, mi ritrovavo di fronte alla ragazza che aveva infestato i
miei sogni: ero di fronte a Chiara. Era pallida, cadaverica, tutta sporca, con
delle enormi occhiaie e l’aria di chi non mangiava da tempo. Nonostante ciò,
non appena mi vide, sorrise.
-
Ciao Robby… - riuscì a sussurrare.
Rimasi
immobile di fronte ai tre prigionieri, legati da delle catene metalliche alla
parete opposta. Cosa dovevo dire? Cosa dovevo fare? Finalmente avevo di fronte
a me chi poteva darmi delle risposte… come faceva quella ragazza a conoscermi?
Chi aveva fatto loro quello? E perché?
-
Robby! – esclamò Paul riportandomi alla realtà. – Dobbiamo liberarli dalle
catene! Persefone sembra messa male! -
Persefone
infatti sembrava svenuta, e giaceva con la testa appoggiata alla spalla del
marito.
-
E’ patetico… - sbottò quest’ultimo contrariato. – Essere salvati da degli eroi…
-
-
Ti voglio ricordare che uno di questi eroi è tuo figlio! – gli feci notare
senza il minimo tatto, prima che qualcun altro potesse rispondere alla sua
affermazione. – Dovresti andarne fiero, Ade! –
Forse
ero troppo impertinente, ma non sarebbe stata la prima volta. Nico, che se ne
stava inginocchiato di fronte alla figura di suo padre, mi sorrise, dopo di che
tornò ad armeggiare con le catene che legavano Ade.
-
Paul, dai del nettare a Persefone. – gli ordinai. – Anche se è una divinità,
credo che un po’ di cibo non possa farle altro che bene… -
Paul
annuì, e io feci lo stesso con Chiara.
-
Grazie… - disse solo lei, abbassando la testa in segno di ringraziamento.
-
Di niente, ma ora dovete dirci tutto, e in fretta! – dissi, prendendo Exusía e
spezzando le catene; la guardai negli occhi e le chiesi: - Chi sei? Come avete
fatto voi tre a finire qui? –
Ade
sbuffò, toccandosi i polsi ora liberi e aiutando la sua sposa, ancora stordita,
ad alzarsi in piedi.
-
Chi è lei?! Parte del più grande scandalo della storia! – esclamò il dio; dopo
di che i suoi occhi pieni di morte e odio, incontrarono i miei e continuò: -
Insieme a te, è ovvio! -
-
Non vi capisco, potete spiegarvi?! – feci io esasperata.
Chiara
mi guardò negli occhi, sospirò e disse: - Io e te siamo gemelle, Robby. -
M’immobilizzai. Ok, questo non me l’aspettavo. Voglio dire… non avevo la benché minima idea di cosa aspettarmi, ma se incontrare Talia era stato shockante, questo lo era ancora di più: voleva dire che io e quella ragazza che stava di fronte a me condividevamo lo stesso padre e la stessa madre, ovunque ella fosse.
- Ma se non siete neanche uguali! - esclamò Paul.
- Mai sentito parlare di gemelli eterozigoti? - rispose Chiara incrociando le braccia. - Ti sei mai chiesta perchè io, che per te sono una sconosciuta, ho un collegamento empatico con te?! L'ho scoperto involontariamente passando del tempo imprigionata qui, ma questo è un collegamento che io e te abbiamo dalla nascita. -
-
E’ impossibile… - boccheggiai.
-
Purtroppo no! – esclamò Ade. – Anche se ora che il patto tra me e i miei due
fratelli di non procreare figli non è più valido, dà fastidio sapere che Zeus
l’ha infranto non una volta con quella ragazzina che è diventata cacciatrice…
ma ha avuto la faccia tosta di mantenere in vita due gemelle! –
-
Devi sapere che due gemelli mezzosangue sono più unici che rari. – mi spiegò
Chiara. – Zeus ci ha separate alla nascita perché sapeva che insieme avremmo
avuto un potere che andava ben oltre alla media… anche perché siamo figlie di
un dio potente. Questo complica ancora di più le cose. –
-
E come avete fatto a farvi incatenare? – chiese Paul. Ade gli lanciò uno
sguardo di fuoco.
-
Credi che voglia farmi umiliare ulteriormente rivelandovi i dettagli?! –
esclamò.
-
Padre, smettila! – fece Nico scocciato. – Non per mettere il dito nella piaga,
ma anche se sei libero, non sembri in grado di risolvere questo problema…! –
-
Quello stupido…! – sbottò Ade, guardando altrove. – E’ stato un ragazzo! Crede
di cambiare il mondo, ma è solo un pazzo! –
-
Un ragazzo? – domandai agitata. – Non è stata Alexa? -
-
La figlia di Afrodite? – chiese Chiara. – No, quella è solo una sua complice…
lui è… oddio! – si mise una mano sulla bocca.
-
Dobbiamo fermarlo! – gridò agitata. – Siamo in questa prigione da così tanto
tempo che stavamo per dimenticare… il Tartaro, dobbiamo correre là! Lui sarà
già là! –
-
Lui chi?! – domandai in ansia.
-
Non ho idea se lo conosciate o meno, ma dobbiamo correre! – esclamò lei in
ansia.
-
Vi guido io… - disse Nico, dopo di che guardò suo padre e lanciandogli
dell’ambrosia disse: - Prenditi cura di tua moglie e non appena ti riprendi
vieni a darci una mano, sarebbe una cosa gradita. –
Il dio rise ironico e anche un po' sprezzante, troppo infastidito di prendere ordini da dei mezzosangue.
-
E’ una specie d’incantesimo: solo quando quell’insulso mezzosangue se ne andrà
dall’Ade potrò riprendere il controllo dei miei poteri! – spiegò il dio
amaramente. - Ora sono solo un inutile immortale senza forza… E’ così
disonorevole… giuro sullo Stige che quando tornerò ad avere il controllo
dell’Oltretomba e dei miei poteri andrò a prendere la vita di quello stolto,
fosse l’ultima cosa che faccio! -
Si
udì un rombo da fuori: lo Stige aveva preso sul serio il giuramento del suo re.
-
Dobbiamo affrettarci! – ci ricordò Paul, così io, lui, Nico e Chiara corremmo
via, lasciando Ade con sua moglie.
Fulmini e saette, ecco lo spazio dell'autrice! Come promesso eccomi qui subito con un nuovo capitolo! Ve l'avevo detto o no che ce li avevo quasi tutti pronti? ;) Ecco dunque svelata l'identità di Chiara! Qualcuno ci aveva già in parte azzeccato, ma questa storia dell'essere gemelle è diverso dal solito... insomma, nella saga non si è mai parlato di mezzosangue gemelli. Gli Stoll erano sì fratelli, ma di età differenti (wikipedia italiana dice che sono gemelli, ma io sono certa di aver letto da qualche parte che non lo sono). Il legame tra gemelli è unico, secondo me, e visto che Chiara nella realtà è la mia migliore amica dall'asilo, è come se fosse la mia gemella 'diversa'. Non abbiamo caratteri uguali: lei è sensibile, ci tiene a tutto e a tutti, secondo lei tutti meritano delle seconde opportunità. Io invece sono molto più testarda e anche un pochetto cinica. E nonostante tutto, nonostante ormai ci vediamo al massimo tre volte all'anno, lei rimane sempre la mia migliore amica. Sì, lo so, quando voglio sono tenera!Poi Alexa. Ecco, quando avevo iniziato a progettare la storia, questo non l'avevo proprio preso in considerazione. Tanto per rendere breve il tutto: nella realtà è stata per oltre un anno nostra amica, ora invece le cose sono cambiate. Cioè, ci salutiamo ancora, ma i rapporti sono cambiati molto, e il modo in cui sono cambiati mi ha dato molto fastidio. Perchè se si è in un gruppo si decide per maggioranza, ma questo a quanto pare, qualcuno non lo voleva capire proprio. Al di là dei particolari, dopo questa discussione impossibile da risolvere, ho voluto che lei fosse una dei 'cattivi', chiamiamoli così. Vorrei vedere le facce di voi che mi avete seguito fin dall'inizio: piano, piano, i pezzi si stanno ricomponendo, e ci stiamo avvicinando alla verità. Chi è l'altro 'cattivo'? Lo conoscete già o no? Cosa vuole fare? Perchè io e gli altri dobbiamo correre verso il Tartaro? Che cosa deve succedere là? E perchè Ade non ha più giurisdizione e poteri nel suo stesso regno? Nel prossimo capitolo ci saranno le risposte a tutte queste domande. Spero veramente di sorprendervi, perchè questa mente bacata aspetta di postare il prossimo capitolo già da mesi e mesi... Prima di postare il prossimo capitolo però aspetterò che commentiate questo e quello prima ancora, se no mi gioco tutto nel giro di troppo poco tempo. Alla prossima! Calipso PS: ah già! Io sono stata veramente a Los Angeles! Peccato che la situazione nella storia non sia adeguata per un tour: avrei voluto descrivervi quella magnifica città in modo migliore! <3 |