Come promesso ci
ritroviamo qui dopo una sola settimana… che posso dirvi, la fine si
avvicina… questo è il penultimo capitolo T_T
Già mi
dispero! La fic, così come “Sei la mia
droga” mi mancheranno… così come mancano già di loro
le idee per storie nuove… ma prima o poi qualcosa riuscirò a
scavare da quella mente bacata! Farò fare al criceto che fa funzionare
la ruota nella mia testa gli straordinari…. Sperando che il tempo a mia
disposizione mi conceda un attimo per fermarmi a scrivere!
Rispondo qui velocissimamente ad una persona che ha commentato solo lo
scorso capitolo… riguardo al
carattere di Marco, beh ho voluto farlo di proposito così, ma se devo
dire il perché non saprei cosa rispondere, le mie storie (a volte questo
è anche un lato negativo della cosa) le scrivo di getto, come mi
vengono, senza stare troppo a pensare… cerco di sforzarmi di scrivere
come l’ispirazione vuole… e riguardo alla domanda sulla scuola,
frequentano un corso post diploma a metà tra l’università e
il lavoro U_U nell’indirizzo di restauro…
(o almeno l’idea originale era quella…)
Ora scappo
velocemente… (sono stanchissima :P)
Alla prossima U_U
By Sayu
Miss
Iceberg
Capitolo 6
La prima volta…
Non appena Marco sparì
dietro l'aula della presidenza scorsi dietro l'angolo la figura di Micael che si avvicinava.
-Avevi detto che non stavi con
lui!- la sua voce era alta, e mi guardai in giro sperando che dalle classi non
arrivasse nessun professore. Sospirai e mi avviai all'aula di decorazione. Lui
mi seguì come speravo. -Rispondi! Stronza!- mi
prese per i capelli costringendomi a girarmi.
-Non ti permettere di usare
quel tono con me!- sibilai gelida, fulminandolo con lo sguardo. Mi
lasciò andare di scatto ma restò
comunque ostile. -Non sono affari che ti riguardano!- sibilai infine,
tornandomene nell'aula.
La porta poco dopo si
riaprì e Micael entrò furente
strillando a squarciagola: -SEI SOLO UNA TROIA!-
Tutti si voltarono a
guardarci, era caduto nella trappola come mi aspettavo. Subito la voce della
prof risuonò minacciosa. -Micael! Nota sul
registro e immediatamente dal preside!-
Mi voltai e sorrisi, era
stato incastrato, mi pentii quasi di non averlo usato per liberarmi di Mara e Ilenia, uno così sarebbe stato a dir poco perfetto
per loro.
Per tutto il resto della
lezione il ronzio del pettegolezzo risuonò nell'aula, specialmente
quando Marco rientrò in classe e si spostò a lavorare al
mio fianco.
Il giorno dopo nella scuola
tutti sapevano della scenata di Micael, ma potevano
solo ipotizzarne il motivo.
Stavo tranquillamente seduta
sotto l'ombrellone durante il pomeriggio, lavorando su una tavola di disegno
geometrico, che dovevo ripassare a china e colorare per il giorno dopo, quando
sulla sedia di fianco si sedette Marco, con dietro anche la sua di tavola.
-Mia maestra del disegno
geometrico, mi aiuteresti a capire una cosetta?- sogghignò lui
scoccandomi un bacio sulla guancia.
-Fa vedere...-
Dopo due ore passate a
lavorare, a lavoro ultimato, ci dedicammo ad un rinfrescante the ghiacciato.
-Ti hanno braccato anche a te
oggi?- chiese lui, aspirando dalla sua cannuccia rossa, giocando con i cubetti
di ghiaccio dentro al bicchiere.
-Scherzi? Hanno troppa paura
di venire a chiedermi le cose... a meno che non siano inerenti alle lezioni...-
sogghignai diveritia. Il mio titolo di Miss
Ghiacciolo aveva i suoi vantaggi.
-Mi continuano a chiedere se
stiamo assieme...- disse lui cauto... capii in quel momento dove voleva andare
a parare.
-E tu cosa gli hai risposto?- sollevai un sopracciglio, aspettando.
-Bhe mi pare ovvio...- disse lui con tono angelico e
ammiccando.
Lo fissai spalancando gli occhi.
-Cosa-hai-risposto?- scandii
le varie parole.
-Ehm....-
stava temporeggiando. Mi sollevai in piedi e lo fissai incrociando le braccia.
-Più o meno...-
-Più o meno, cosa?-
chiesi a denti stretti.
-Gli ho detto questo...
"Più o meno"- lui si grattò la nuca, socchiudendo un
occhio aspettandosi un ceffone.
-Che razza di risposta sarebbe?- lo guardai esterrefatta.
-Non lo so, ma dovremmo
decidere cosa rispondere forse...-
Lo fissai per qualche istante,
in fin dei conti non potevo scappare per tutta la vita. In quei due giorni in
cui ci eravamo riavvicinati avevo capito quanto mi era mancato nelle settimane
di lontananza. Mi sentii arrossire un poco ma non
riuscivo a trovare le parole giuste per rispondere.
Lui aspettò per
qualche istante, poi lo vidi alzarsi e accarezzarmi la guancia. Sciolsi le
braccia che mi ricaddero lungo i fianchi, quindi lui mi scostò una
ciocca di capelli dietro l'orecchio. Sentii il suo respiro sfiorarmi la pelle
della guancia e poi le labbra. Stavamo per baciarci quando
due strilli da oche in calore ci spinsero a voltarci.
-Ciao Marco!- urlarono in
coro Mara e Ilenia, sorpassandomi e trascinandolo via
da sotto i miei occhi. Lui mi fissò preoccupato, quasi come un pese braccato da due gatte affamate.
Respirai... una volta...
due... tre... contai fino a dieci e poi mi voltai verso di loro.
-Ragazze!- strillai,
sovrastando le loro urla da gatte in calore. -Giù le mani!- aggiunsi con
un sorriso.
-Cosa? Mica è
tuo!-gracchiò Mara guardandomi con aria di superiorità.
-E' proprio qui che ti sbagli...-
mi avvicinai a loro, posando gentilmente una mano sulle loro spalle e
scostandole da lui, che mi guardò con un misto di gratitudine e di
divertimento. Le spinsi via e posai le mani sulle spalle di Marco, mi alzai in
punta di piedi e lo baciai come non avevo mai fatto prima d'ora in vita mia.
In un certo senso mi sentii
come se stessi marcando il mio territorio, ma ben presto ignorai quei pensieri,
persa nel bacio.
Mi ero quasi dimenticata
dell'esistenza delle due, che strillavano indignate, era come essere sospesi in
un'altra dimensione parallela, in cui esistevamo solo io e lui.
Quando mi staccai, lessi nei
suoi occhi una luce strana. Sorrisi, vergognandomi e allo stesso tempo restando
piacevolmente soddisfatta di quello che avevo combinato. Abbassai un istante lo
sguardo per poi rialzarlo ancora una volta.
-Certo che sei
proprio una stronza quando fai così!-
sibilò a voce bassa Mara, guardandomi malissimo.
-E per quale motivo scusa? Chi
primo arriva primo alloggia no? Non lo dici sempre?- gli feci il verso
voltandomi verso di lei.
-E' così che mi tratti? Prima esci con me e poi
vai con lei?- strillò indignata la mora, sbattendo i piedi per terra.
A quella frase qualcosa mi
fece rovesciare lo stomaco. Lo guardai, non capendo a cosa si riferisse. Lui si staccò e questo mi colpì
quasi come una freccia al cuore.
-Hai frainteso...-
iniziò lui guardando Mara negli occhi.
Mi sentii umiliata in quel
momento. Restai immobile a fissarlo, dimenticando completamente l'esistenza di
quelle due, volevo solo spiegazioni.
-Emma, anche tu... non è come pensi lasciami
spiegare....- si voltò verso di me, ma non
riuscii a restare come mi chiedeva, mi diressi verso la mia stanza, sbattendo
la porta alle mie spalle, girando la chiave nella toppa.
-Emma, ti prego, non è come pensi... io non... è stata lei a pedinarmi fino a casa! Emma,
avanti ascoltami! Lo sai che non me ne frega nulla di quelle due!-
Cercai di respirare, mentre
nella mia testa sentivo solo le frigne di Mara che
faceva finta di piangere e le parole di Marco che venivano
intervallate dalle botte che dava sulla porta.
-Emma! Aprimi!- continuava a ripetere, mentre le due dietro
di lui dicevano scemenze su scemenze.
Mi decisi ad aprire la porta
e lui subito entrò richiudendo a chiave. -Lasciami spiegare, non
è come pensi...-
Guardai il pavimento,
stringendomi nelle spalle, aspettando.
-Mi hanno pedinato fino a
casa l'altro giorno... e settimana scorsa quella mora si è presentata
alla porta di casa mia saltandomi addosso... ti posso giurare che non è
successo niente, l'ho rispedita a casa e basta... - mi guardava con occhi
supplichevoli e si era persino inginocchiato.
Sciolsi le braccia e lo
guardai, sospirai. Poi mi abbassai e lo abbracciai senza dire niente.
-Tu sei solo mio...- gli
sussurrai all'orecchio.
-E tu sei mia...- sorrise e
mi strinse tra le sue braccia.
Dall'altra parte della porta
era caduto il silenzio, evidentemente le due oche se ne erano andate.
Ci alzammo da terra e lo
trascinai con me sul mio letto. Spinta da un'audacia che nemmeno sapevo di
avere lo baciai, più e più volte, sulle labbra, sul collo, sulla
fronte.
Sentivo le sue mani
percorrermi lungo i fianchi, sul fondoschiena e poi risalire a sfiorarmi il
seno.
Mordicchiai il labbro
inferiore, mentre sentivo le sue dita scostare la stoffa e risalire fino al
gancio del reggiseno, per poi slacciarlo.
Staccatosi da me prese a
baciarmi il collo e scendere lentamente, abbassando le spalline del top, fino a
scoprire ciò che poco prima era celato dalla stoffa azzurra e dal pizzo.
Scese ancora fino ad arrivare al seno, toccandolo, baciandolo.
Mi abbandonai a quei tocchi
per diversi attimi che parvero durare troppo poco.
-Vuoi andare oltre?- mi
chiese tra un bacio e l'altro.
A quella domanda mi sentii
raggelare. Il mio corpo voleva solo invitarlo, mentre la mia testa era
paralizzata dalla paura. Non sapevo come rispondere.
-Non sentirti obbligata...-
sussurrò ancora, fermandosi ad aspettare la mia risposta.
Lo guardai per qualche
istante, poi cercando di aggrapparmi a quel poco di coraggio che mi restava
annuii con il capo e ripresi a baciarlo.
In tutta risposta mi
aiutò a spogliarmi e poi io feci altrettanto con lui. Mi fece sdraiare
sotto di lui e lo sentii guardarmi in ogni più piccolo dettaglio.
-Ti prego no!- avvampai
vergognandomi a morte, poi lui sorrise e riprese a baciarmi prima lentamente,
poi con più passione.
Mi abbandonai a quei momenti,
prima con paura, poi guidata da lui, tra un bacio ed un sorriso al termine del
pomeriggio di settembre.
Per l'ora di cena ci
decidemmo a vestirci, e nel silenzio quasi imbarazzante che si era creato fu
lui il primo a parlare.
-Sai... dovremmo rivedere il
tuo soprannome, Miss Ghiacciolo non ti si addice per niente!- sogghignò
lui.
In tutta risposta gli tirai
una cuscinata in piena faccia. -Non è
divertente!- sibilai. -Prova a dirlo in giro e ti strangolo con queste mani!-
Lui scoppiò a ridere mentre si infilava la maglietta. -Va bene... ci tengo
a vivere...-
-Bene...- mormorai dopo un
po', risistemando le lenzuola del letto.
Da quel giorno in poi, la mia
vita con Marco fu molto più semplice. Nella scuola non abbiamo mai
dichiarato apertamente che stavamo assieme, penso semplicemente che l'abbiano
capito da soli. In quanto a Mara e Ilenia non si
fecero più vive, se non per mandarmi diversi insulti, tutti
rigorosamente via sms, non avrebbero mai avuto il
coraggio di dire quelle cose apertamente.
Io continuai tranquillamente
il corso di restauro.
Mi stavo recando in
università, per le materie teoriche, quando in stazione una figura
attirò la mia attenzione.
Era un ragazzo di poco
più alto di me, e portava i capelli lunghi e lisci. Marco in quel
momento era rimasto indietro per via di un libro, e mi trovavo sola, con poco
distante Micael che mi guardava male, non aveva preso
affatto bene la punizione del preside.
Mi avvicinai alla figura e lo
chiamai, mentre restava voltato. -Luca?- chiesi educata.
Lui si voltò, avevo
visto bene. Sorrisi pacata a quello che un tempo fu il mio migliore amico.