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Autore: DeiDeiDei    24/10/2012    7 recensioni
[...] Il suo cuore saltò un battito.
-Boyd?- Domandò esitante, fermo e teso come una corda di violino –Isaac?- Non erano mai entrati in camera sua prima, ma chi lo sa, magari il loro Alpha li aveva spediti a tenerlo sotto controllo –Erica?- Anche l’ultimo richiamo cadde nel vuoto. Nel silenzio più assoluto. Nella stanza dove regnavano soltanto il suono del suo respiro e di quello del visitatore. Sembrava persino più vicino. Il cuore di Stiles iniziò a battere più forte, quando un fruscio tutt’altro che rassicurante si mosse verso di lui. Perché quello dietro di se non gli rispondeva? Non era un bello scherzo. Assolutamente no. Avrebbe dovuto parlare col branco riguardo ai loro scherzi. Se l’obbiettivo era spaventarlo, ci stavano riuscendo benissimo. Non sapeva se essere più irritato o terrorizzato, perché una piccola parte di lui, pressante ed accanita contro la sua calotta cranica, gli stava ripetutamente suggerendo che la persona entrata dalla finestra non era Scott, non era Derek, ne Isaac, Boyd o tantomeno Erica. Stiles sentì distintamente lo sbuffo di un ghigno aprirsi da qualche parte nella stanza scura[...]
POV alternato. Focus Stiles.
Genere: Azione, Generale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questo capitolo è dedicato a Emma D, la mia sorellina, la quale legge ogni mio capitolo prima che lo ricopi a computer e mi fa da beta, quando può. 


 

Pazzi. I maschi erano tutti pazzi. Dal primo all’ultimo. Ne era certa. Lo era sempre stata, ma ogni secondo dell’allenamento che stava guardando le dava ulteriore conferma. Lydia alzò gli occhi al cielo, quando il proprio ragazzo si avventò su McCall con tutta la propria forza. O quella che a lei sembrò tale, comunque. I due caddero uno addosso all’altro e rotolarono malamente a terra nelle foglie secche ed umidicce del sottobosco. Allison, accanto a lei, smise di allenarsi con l’arco da caccia e si sporse verso il piccolo combattimento tra Lupi Mannari.

-Forza Scott!-  Prese una freccia e tese l’arco, portando la mano fin dietro l’orecchio ad una velocità impressionante  -Isaac, salvalo!-  Gridò poi, ridendo e scoccando la freccia con noncuranza. La piccola arma dalla punta acuminata sibilò nell’aria ed andò a conficcarsi con precisione terrificante prima nella manica della felpa di Erica e poi nel tronco dietro di lei, inchiodandola sul posto. La bionda ringhiò rabbiosa, strappando a forza la maglia turchese, ma oramai era troppo tardi perché potesse intervenire a beneficio del proprio compagno di squadra (in quel caso, Jackson). Isaac, subdolo come solo lui speva essere, si aggrappò alla schiena dell’altro e lo distrasse mentre Scott si liberava dalle sue mani artigliate e lo assaltava sul davanti. Peter soffiò distrattamente nel fischietto che i ragazzi avevano rubato la settimana prima al Coach, tra le risate cristalline di Allison, le grida di giubilo di Isaac e Scott e le imprecazioni velenose della coppia sconfitta.

-Non è stato molto leale.-  Lydia rimproverò l’amica, scuotendo la testa  -Non saresti dovuta intervenire.-  L’atra rise ancora, mormorando a mezza voce qualche scusa campata in aria che la convinse davvero poco. La rossa sospirò, spostando poi l’attenzione sul suo ragazzo, intento nel perpetrare l’ennesimo bisticcio infantile con McCall. Erica e Lahey stavano scherzando tra di loro e il ragazzo della bionda si era unito alla conversazione. L’unico adulto serio del gruppo (per quanto psicopatico e potenzialmente portato per il mestiere di killer professionista)  se ne stava accostato ad una grossa conifera, fischietto ancora in mano ed occhi svegli che seguivano ogni mossa degli adolescenti nella radura. Alla ragazza tornava ancora strano assistere agli allenamenti di un Branco di Licantropi. Era un po’ come guardare gli amici del suo gruppetto del pranzo giocare a Lacrosse assieme, ma con molte più botte, ringhi e lotte corpo a corpo. Era insolito, ma la divertiva. Aveva anche imparato a sopportare la presenza dell’uomo che le aveva fatto il lavaggio del cervello e le aveva fatto fare cose orribili. Non aveva nessun arco per allenarsi come Allison, eppure trovava sempre qualcosa da fare in quei momenti di stasi. O quasi sempre, comunque. Ma, dopotutto, lei era sempre stata un genio, no? Ovvio.

Peter cambiò direzione dello sguardo di colpo, distogliendolo dai dove i due giovani Lupi Mannari stavano di nuovo iniziando a prendersi a morsi. Letteralmente. Lydia seguì subito gli occhi azzurro cangiante dell’uomo (le faceva ancora impressione non vedere la scintilla rossa percorrerli) e trovò senza problemi le figure di Derek e Stiles. I due uscirono dalla boscaglia parlando a bassa voce, vicini. O, meglio, quel logorroico del suo compagno di classe parlava, il Capobranco ascoltava soltanto. Però, per una volta, sembrava farlo seriamente.  Che si fosse reso conto delle cose straordinariamente intelligenti che a volte il ragazzino si lasciava scappare nel bel mezzo dei suoi sproloqui?  No, sarebbe stata la fine del mondo. Stiles incompreso era sempre stato un dogma. E, si sa, un dogma non può essere infranto così facilmente.  La rossa non perse d’occhio nemmeno un attimo la coppia mentre si avvicinava all’altro Hale che, nel frattempo, aveva fatto una smorfia infastidita, aveva teso l’orecchio (probabilmente) per ascoltare cosa i due si stessero dicendo ed aveva alzato gli occhi al cielo. Quando lo raggiunsero, l’adolescente gli sorrise e il nipote quasi sembrò grugnire. I tre lanciarono uno sguardo a Jackson e McCall. Peter propose qualcosa e gli occhi dell’Alpha parvero illuminarsi. Lydia si accigliò, vedendo il coetaneo improvvisamente insicuro. I due Hale dissero qualche altra parola a testa, poi il più giovane prese il ragazzo per i fianchi e lo costrinse a girarsi verso l’interno della radura, sussurrandogli qualcosa nell’orecchio prima di dargli una pacca d’incoraggiamento sul braccio. La rossa potè  vedere con precisione il petto e le spalle di Stiles alzarsi in un sospiro. Poi un ringhio profondo rimbombò tra gli alberi, gelandole le ossa di tutto il corpo. Allison, lì accanto, smise di nuovo di scoccare freccie e si affacciò oltre di lei, osservando quello che da una settimana aveva iniziato a chiamare amorevolmente “trio Alpha”. Nella radura scese il silenzio e i Beta si voltarono, immediata mente, sull’attenti.

A rompere il silenzio fu Peter,  fischiando ammirato ed abbandonandosi contro il tronco del grosso albero. Derek sorrise ed allacciò un braccio attorno alle spalle di Stiles, stringendole amichevolmente. I Licantropi scoppiarono quindi a ridere, in uno scroscio uniforme, ed Erica si precipitò a passare con affetto la mano tra i cortissimi capelli del ragazzo. Anche Allison rise e Lydia si ritrovò a scuotere la testa a destra e a sinistra, più e più volte. L’adolescente protagonista del momento, dal canto suo, sorrise visibilmente in imbarazzo alla bionda, forse per via di tutte quelle attenzioni, per poi voltarsi verso il moro e sgridarlo, suo malgrado divertito. Un altro scroscio di risa scoppiò e, questa volta, coinvolse anche il secondo Hale.

Andava avanti così da sette giorni. Dalla mattina successiva alla Luna Piena, quando avevano tutti scoperto che Stiles era diventato un’Alpha. Inizialmente c’era stato poco dialogo e in continuazione i due maggiori erano finiti a litigare con lui su questioni di territorio e di Branco. Poi, pian piano, la tensione aveva finito con l’affievolirsi.  Era successo in un delle visite della rossa alla stanza dove il compagno passava ore e ore da solo. Lo aveva trovato pancia in giù nel letto, la faccia sprofondata nel cuscino. Avevano parlato per circa un’oretta, lei e quel fantasma depresso che rimaneva l’unico ricordo del suo amico. Poi era arrivato Derek. Se ne era rimasto sull’uscio per una cosa come cinque minuti, prima di avvicinarsi al letto. L’adolescente non si era nemmeno mosso, limitandosi a ripetere la pappardella “ti assicuro che non voglio nessun Branco. Non ho mire di potere. Voglio solo stare coi miei amici.” che era la sua versione. Ma, al contrario delle altre volte, Derek aveva detto di credergli e di non essere lì per quello. Lo stupore era stato evidente sia sul viso del ragazzo, sia su quello di Lydia. Perché, insomma, chi se lo sarebbe mai aspettato? L’Alpha si era seduto sul letto senza chiedere il permesso a chi già lo stava occupando e l’aveva invitata con un secco gesto della mano a rimanere e partecipare alla discussione.  In definitiva, aveva loro spiegato di non essere di certo il migliore Alpha che potessero trovare, ma che, dopotutto, era anche colpa del fatto che fosse stata sua sorella ad essere addestrata dalla famiglia per diventare Capobranco. Certo, aveva assiatito alle lezioni di suo padre e sua madre, ma non come futuro leader. Grazie al cielo, aveva detto, in quel momento avevano Peter, il quale era sempre, fastidiosamente, preparato su qualsiasi argomento. In definitiva si era decretto che, per non essere pericoloso, Stiles sarebbe stato allenato dai due Hale, in quanto Alpha. Lydia avrebbe dovuto pensare agli alibi: il giovane avrebbe avuto bisogno di una copertura per passare i pomeriggi (e anche qualche nottata) nel loro maniero in mezzo al bosco, soprattutto in quel momento nel quale suo padre sarebbe a breve tornato a casa. E così erano iniziati gli allenamenti del nuovo Alpha.

-L’alibi di oggi sono ripetizioni tue e di Scott di Matematica a casa mia.- Soffiò la rossa sedendoglisi accanto, al limitare della radura, e mettendosi in grembo la borsa a bauletto.  –Vedi di non dare versioni diverse.- Aggiunse aprendo la cinghia dorata e scostando lo strato di ecopelle rosa marchiato Prada.

-io che prendo lezioni di Matematica?- Domandò Stiles orripilato alla sola idea di averne bisogno, togliendosi la maglia sudaticcia. –Ci manca solo questo e mio padre inizierà definitivamente a pensare che io mi droghi…-  Arricciò il naso e si infilò una t-shirt grigia un po’ troppo larga di spalle. Era appena una taglia di differenza, ma Lydia la notò immediatamente. Non era sua. Era sicuramente di Derek. Non aveva bisogno di captarne la scia olfattiva sul tessuto come avrebbe fatto il proprio ragazzo. Era ormai un’abitudine giornaliera che, dopo una caccia (una corsa, un inseguimento, una sfida), l’adolescente buttasse da parte la propria maglietta e ne prendesse in prestito una dal padrone di casa. Perché ovviamente a suo padre non sarebbe tornato ancora più strano che suo figlio arrivasse a casa la sera o persino la mattina dopo con addosso un capo di vestiario altrui, mentre invece avrebbe trovato sospetto il fatto che si portasse un cambio nello zaino ogni mattina, no? Sarcasmo puro le trasudava da tutti i pori ogni volta che ci pensava. Perché, sì, il Signor Stilinski aveva di certo notato qualcosa, di questo ne era certa. Non era sicuramente diventato Sceriffo facendosi scappare cose così ovvie.

-Ma no, cretino! Noi due diamo ripetizioni di Matematica a Scott a casa mia.-  Spiegò gesticolando -Nessuno potrebbe mai dubitare che McCall abbia bisogno di ripetizioni di matematica da almeno due tutor contemporaneamente.-  Concluse facendo spallucce e prendendo un sandwich dalla borsa. Stiles sorrise ed annuì soddisfatto, accettando lo spuntino post allenamento. Immediatamente tutti gli adolescenti lupeschi si materializzarono davanti a lei, pieni di aspettativa. Lydia alzò gli occhi al cielo, per l’ennesima volta. Mosse di scatto la testa, frustando i ricci ramati dietro la schien. –E va bene! Su, qui, cuccioli! Qui!- Annunciò sbattendo un paio di volte le mani nell’aria ed iniziando a svuotare la borsa dai panini. Li aveva fatti appositamente per loro, questo lo sapevano tutti, ma non glieli avrebbe mai dati senza che fossero prima venuti a chiederglieli.  Li distribuì distrattamente ad ogni lupacchiotto. Diede a Boyd i due destinati agli Hale, in modo che glieli portasse lui, ed ad Allison quello vegetariano che le faceva tenere da parte ogni volta. L’ultimo rimasto lo prese per sé. Tonno, uova e maionese. Le era andata abbastanza bene.

Il Branco si sedette in cerchio. Un cerchio piuttosto approssimativo, a dirla tutta. Mangiare assieme era un’altra abitudine che avevano preso in quella benedetta settimana. La ragazza si rese conto di dover dare ragione a Peter: come le aveva detto tre giorni prima sotto il portico della loro base, l’incidente accaduto a Stiles aveva fatto un gran bene al Branco. L’aveva unito. Li aveva messi uno accanto all’altro, per una volta non per lottare. L’uomo le aveva fatto notare che, fino a quel momento, non era mai successo che tutte le camere dei Beta al piano superiore della magione Hale fossero state occupate. Eppure Lydia si sentiva così a suo agio nella stanza matrimoniale sua e di Jackson. Non riusciva a credere che avessero iniziato ad usarla soltanto da una qualche sera. E poi sembrava che Stiles avesse sempre abitato in quella casa, ma dopotutto dava spesso quell’impressione. Non solo per il fatto che passasse più tempo lì che da suo padre, ma anche perché si muoveva tra i piani come se ci fosse cresciuto e cucinava, a volte, cambiando la posizione degli utensili a suo piacimento. Erica aveva iniziato a riempire seriamente l’armadio di camera sua e Boyd aveva chiesto di poter aprire una porta in modo da renderla comunicante con la propria (i lavori erano in corso). Isaac aveva poggiato in salotto la collezione di film che un tempo era stata della sua ormai inesistente famiglia, cosa che per le serate si era dimostrata fondamentale. Peter aveva smesso di sparire nel nulla per giorni e si limitava a volatilizzarsi qualche ora. E poi c’era Derek.  Lydia lo considerava il cambiamento maggiore. Non che avesse smesso di ringhiare loro addosso ed essere un’incagabile figlio di buona donna, non chiedevano miracoli.  Ma sorrideva. Non quei soliti ghigni soddisfatti, veri e propri sorrisi. E risate e battute e discorsi civili senza nessun secondo fine bellico. Era, in un certo senso, radioso. Come Peter, ma senza il novantasettevirgolatrèpercento di malvagità intrinseca.

A Lydia piaceva. La calma, la compagnia, l’amicizia incondizionata. Le piaceva alzarsi a casa propria, quando i suoi genitori litigavano, e sapere di non dovere tornare lì per forza, di avere un altro posto dove andare. Svegliarsi nella sua stanzetta a casa Hale, abbracciata a Jackson, ugualmente circondata dalle sue cose.  Amava persino litigare con Erica ed Allison per il bagno più vicino, sgridare i ragazzi sudati di ritorno dagli allenamenti di Lacrosse e discutere di persone dotate di un cervello senziente come Boyd, Stiles e Peter. E non doveva neppure preoccuparsi di come poteva apparire agli altri. A nessuno di loro, sporchi di terra e muschio dopo aver lottato nel bosco, importava. Era come essere sempre in famiglia. Una famiglia chiassosa, onnipresente e sovrannaturale.

Era essere membro di un branco.











Angolo dell'Autrice: 
Salve a tutti!
Siamo arrivati al sedicesimo capitolo. Altri tre e la storia giungerà alla sua ipotetica fine.
Come avevo preannunciato, il capitolo ha una narratrice speciale, Lydia. Perchè speciale? Bhè, per prima cosa non è un Lupo, perciò il suo punto di vista è differente. E poi è una ragazza straordinariamnete intelligente che ha passato le pene dell'inferno per vi di quel pazzo di Peter, perciò meritava un capitolo. Lo so, lo so, è di stallo, ma è pur sempre un capitolo!

Vorrei ringraziare davvero tanto le trentotto persone che seguono questa storia, le otto che la tengono tra le preferite e le sei che l'hanno messa tra le ricordate. Inoltre, voglio ringraziare chi mi recensisce e chi anche solamente mi legge.

Ma un grazie speciale è dovuto sopratutto a quelle persone, maschi e femmine di ogni età, che leggono la bozza dei miei capitoli a scuola o a casa.

   
 
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