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Autore: Cosmopolita    24/10/2012    10 recensioni
Quando sei un single che abita da solo, alcune cose ti sembrano talmente scontate da non accorgerti nemmeno che esistano.
(Dal prologo)
Arthur Kirkland è un poliziotto cinico e felice della sua vita in solitario.
Ma l'entrata di due bambini nella sua vita gli farà presto cambiare idea...
[...]–Eileen Jones ha due bambini. – cercava di misurare le parole, di dire e non dire –Si chiamano Alfred e Matthew, sono gemelli... – si sistemò una ciocca di capelli color del grano dietro l’orecchio, forse un altro stratagemma per perder tempo e fece un gran sospiro.
–Lei è il padre. – buttò giù la frase frettolosamente, quasi volesse togliersi subito quel fastidioso sassolino dalla scarpa.
Arthur si strozzò con la sua stessa saliva. Tossicchiò per alcuni minuti poi incredulo, ripeté –Il padre? Io? – [...]
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Canada/Matthew Williams, Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland, Un po' tutti
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'This is your father'
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Antonio osservò il volto di Francis, il suo amico di sempre, quello con cui aveva condiviso praticamente tutto, quello che per lui era stato molto più di un semplice amico.
Ricordava quando, agli albori della loro amicizia, lui, Francis e Gilbert, si incontrassero tutti e tre nell’attico del francese e di come non facessero assolutamente nulla: stappavano qualche birra, bevevano, parlavano di qualche cavolata e nulla di più. Eppure, a lui piaceva tanto.
Ora invece le cose erano un po’ cambiate, ed era anche normale: lui si era innamorato, Francis stava cercando di riprendersi dopo una delusione d’amore e Gilbert stava per diventare padre.
Erano cresciuti, tutto qui. Insomma, a ventisei anni era pure ora, si ritrovò a pensare, abbozzando un sorriso un po’ malinconico.
Quel giorno, per la prima volta dopo tanto tempo, si erano trovati da soli, come i vecchi tempi ed era stata una sensazione strana per lui; certo, avevano continuato ad uscire, ogni sabato sera andavano insieme da qualche parte, si vedevano praticamente ogni giorno al lavoro…ma, nulla da fare, per lui non era la stessa cosa.
Gli incontri all’attico di Francis avevano decisamente un sapore diverso da tutto il resto, almeno per lui
 
-Io esco con Lovino questa sera!- buttò lì, prima di pentirsene; si era momentaneamente dimenticato che Francis era depresso per l’esito della storia tra lui ed Arthur, ma il francese sembrava avesse superato tutto.
 
Meglio così, pensò allegramente, France non è il tipo da abbattersi
 
-Ah, sono contento!- il suo tono di voce era lo stesso sbarazzino e malizioso di sempre –Giusto per curiosità, siete già passati ai fatti?-
Lo spagnolo rise; in quel momento il solito Francis allusivo e libertino gli sembrava di gran lunga migliore della versione malinconica e spenta dei giorni prima –Mi credi se ti dico di no?-
 
-No.- il francese ridacchiò divertito, Gilbert, d’altro canto, fece uno sbuffo, come se l’argomento non gli interessasse –Ormai uscite sempre insieme, Tonio. Sembri un’ adolescente con il suo primo amore, alle volte. – sembrava parecchio seccato, era sempre così quando nessuno accennava mai a lui –Parliamo di me, piuttosto. –
 
-Noi parliamo sempre di te. – gli fece notare Francis scuotendo la testa.
D’altra parte, il tedesco cacciò la lingua in una maniera alquanto infantile –Ho sentito Ludwig per telefono, oggi. –
Strano, Gilbert non sentiva mai suo fratello via telefono –Ah, e come sta?- gli chiese Antonio sinceramente curioso. Forse era patetico da parte sua, ma gli importava davvero di come stesse il minore dei Beilschmidt, ormai lo considerava parte del loro giro, seppur abitasse lontano e non lo avesse mai conosciuto dal vivo
 
-Bene…- non sembrava molto convinto
 
-Ti ha presentato la moglie?-
 
A quella parola, il tedesco gli rivolse uno sguardo quasi di terrore –Ah, lasciamo perdere che è meglio! Sua moglie è stupida, punto.-
 
-Neanche la conosci. –
-Lo so per certo, tu non l’hai sentita per telefono…- sia Francis che Antonio erano da sempre convinti che Gilbert fosse geloso solo nei confronti di due persone: Elizabeta e Ludwig. Era per questo, sicuramente, che la povera Katerina non aveva fatto buona impressione su di lui –Presto avrò una cretina per cognata che ha per famiglia una banda di pazzi. –
 
-Pazzi in che senso?- il francese ormai non si preoccupava neanche di nascondere la sua ilarità. Non che ridesse delle disgrazie altrui, ma ormai era abituato a quel genere di lamentele da parte del tedesco, tanto che ormai entrambi la prendevano sul ridere
 
-La sorella colleziona coltelli!- esclamò avvilito –Ti pare nomale! Io quelli non li faccio avvicinare ad Edith…-
 
Avevano continuato a parlare, fino a che non suonò alla porta: era Arthur, che con un tono di voce un po’ nervoso, aveva sussurrato a Francis “Abbiamo un problema”.
 
E fu in quel momento che Antonio si accorse che, in tutta quella faccenda, lui si era decisamente perso un passaggio. Prima di tutto, l’inglese era lì, davanti ai loro occhi, come se la litigata tra lui e Francis non fosse mai avvenuta.
 
E poi, aveva detto “Abbiamo un problema”. Non Ho un problema…era come se includesse anche il francese in quell'Abbiamo e questo non lo capiva.
Aveva detto che non avrebbe avuto più a che fare con lui, ed ora cosa ci faceva lì?
Sentì Francis sibilare infastidito, solo quell’inglese riusciva a fargli perdere la pazienza in quel modo –Arthur, io proprio non ti capisco! Non mi dire che è per quello che è successo tra noi, perché…-
Ok, si era decisamente perso qualcosa per strada. Lui e Gilbert si guardarono reciprocamente, entrambi ignoravano il significato della scena che si stava svolgendo sotto ai loro occhi
-Cosa è successo tra voi due?- ebbe il coraggio di domandare, un po’ polemico. Gli seccava il fatto che Francis non gli avesse neanche fatto un accenno a qualcosa.
 
Vide il volto di entrambi girarsi di scatto verso di lui, impalliditi –Ehm, Antonio…- il francese si morse un labbro –Ecco, devi sapere che…-
-Non sono affari tuoi. – lo mise a tacere Arthur, le sue guance si erano improvvisamente tinte di rosso e il suo tono di voce era diventato insensibile. Non era una novità per lo spagnolo, visto che il britannico si rivolgeva sempre in quel modo quando parlava con lui.
Era come guardare due mondi paralleli; da un lato c’era il viso abbronzato e scuro di Antonio, che cercava in qualunque modo di mantenere un sorrisetto di circostanza, dall’altro invece quello pallido e decisamente meno amichevole di Arthur, che lo stava guardando in cagnesco.
 
-Arthur, forse è meglio che…- iniziò a dire Francis, ma venne interrotto dalla voce esasperata dell’inglese
 
-Devo parlarti. Da solo. –
 
Il francese sospirò: si girò verso Antonio e Gilbert e chiese loro scusa con un’occhiata, non spiegare ai suoi migliori amici come stavano realmente le cose tra lui e Arthur lo metteva in difficoltà.
Poi prese per mano l’inglese e lo trascinò in camera da letto.
 
Era strano, si ritrovò a pensare; in quella stessa mattina, lui e il britannico si erano amati e in quel momento, sempre lì, Arthur gli stava per fare una rivelazione che, se lo sentiva, avrebbe messo in difficoltà entrambi.
 
Doveva dirglielo –Prima o poi, Gilbert ed Antonio dovranno saperlo che io e te…-
 
-Non mi sembra proprio il caso di discuterne. – il viso del britannico in quel momento era più pallido del normale. Sembrava che fosse davvero un guai seri e Francis non riusciva ad immaginare cosa mai fosse successo.
 
Sperava soltanto che non fosso colpa sua, per Arthur la colpa ricadeva quasi sempre su di lui.
 
-Francis…- esordì l’altro, abbandonando i toni irritati di prima. Sembrava un altro, parlava con un filo di voce e si era fatto improvvisamente teso –Mi hanno telefonato i miei fratelli. –
 
-E quindi?-
 
-Lasciami finire. – tagliò corto sbrigativo, poi fece un sospiro gravoso –Loro vogliono conoscere Alfred e Matthew e quindi…beh, vengono a trovarmi. Non tutti, naturalmente, però…- era in difficoltà, questo il francese lo aveva intuito.
 
Insomma, aveva afferrato quello che in breve Arthur voleva dirgli; per loro due, continuarsi a vedere sarebbe risultato, almeno per quanto riguardava il bruco, tremendamente imbarazzante.
Sinceramente, questo non lo capiva, ma forse era perché non aveva fratelli con cui confrontarsi e ai suoi non era mai interessato più di tanto delle sue inclinazioni. Perfino la zia Cleménce, che pure abitava sotto casa sua e in qualche modo lo aveva intuito, si era sempre fatta gli affari suoi.
 
Prese fiato –Cosa hai intenzione di fare?- dal tono di voce, non sembrava essere sul piede di guerra.
Cosa hai intenzione di fare. Era evidente, no?
Francis lo guardò negli occhi, profondamente, in attesa di una risposta, che non arrivò mai, perché anche Arthur, di riflesso, guardava lui.
Era una scena patetica; lui stava aspettando risposte da Arthur; Arthur stava aspettando che lui si rispondesse da solo
 
-Allora?- lo incalzò.
 
All’inglese pareva tanto di essere finito in una di quelle puntate delle soap opera argentine che seguiva di tanto in tanto la signora Jones, la madre di Eileen.
 
“Cosa hai intenzione di fare?” di solito lo diceva la protagonista, che di solito era un’attricetta da quattro soldi che aveva l’unico pregio di essere bella e lo diceva in un tono molto simile a quello che aveva usato il francese; melodrammatico, stucchevole.
Il belloccio di turno, quello a cui rivolgeva la domanda, la guardava profondamente negli occhi, poi partiva un leitmotiv altisonante e, subito dopo, lui pronunciava una frase molto artefatta e anche piuttosto posticcia, tipo:
 
“Aspettarti tutta la vita, perché la vita non ha senso senza di te”.
 
Ovviamente, Francis non era un’attricetta da quattro soldi e Arthur non avrebbe mai detto frasi simili, men che meno a quella rana. L’unica cosa che era stato capace di tirar fuori dalla sua bocca, era stata –In che senso, scusa?- con un tono di voce che rasentava il fastidioso.
 
L’altro fece un grande sospiro. Fece scivolare la mano tra i suoi capelli biondi, piano – So cosa vuol dire per te l’arrivo dei tuoi fratelli e ti capisco, sul serio. –
 
Fu preso in contropiede. Personalmente, credeva che avrebbe dovuto condurre una battaglia personale tra lui e quel francese per fargli capire che, come al solito, lui aveva ragione a preoccuparsi della loro relazione così…fastidiosa? Non c’erano altre parole per definirla.
 
Sgranò gli occhi e lo guardò sorpreso –Davvero?-
 
Per tutta risposta, l’altro annuì abbozzando un sorriso molto diverso rispetto al solito.
Solitamente il sorriso di Francis si riduceva per lo più ad un ghigno molto malizioso, ma in quel momento la sua bocca aveva assunto una piega decisamente più matura –Arriva il momento in cui devi fare scelte legate all’amore. Insomma, l’amore è fatto anche di decisioni più o meno difficili da prendere, no?-
 
Annuì;  non riusciva a capire dove volesse andare a parare. Era tipico della rana fare discorsi privi di senso logico riguardo l’amore
 
-E quindi?-
 
-E quindi…ti lascio in pace. – nonostante l’avesse detto con quel tono di voce così serio e consapevole, il suo sorriso continuava a permanere –Almeno, finché i tuoi fratelli restano. Magari verrò a trovarti qualche volta e tu farai finta di sopportare a forza le mie visite. Quando me ne andrò, comincerai a lamentarti con loro di quanto sono stupido e francese…Tanto, credo che non sia difficile, vero? – sogghignò piano, si avvicinò a lui e lo abbracciò intensamente, con quella confidenza che era riuscito a conquistare piano piano e che, anche in quel momento, gli sembrava incerta.
 
Ma probabilmente, era proprio per questo che gli piaceva stare con Arthur; il loro rapporto era sempre in bilico, immerso nell’incertezza e non  c’era niente di più romantico e appassionante, a suo parere, del dubbio
 
-Francis, smettila. – l’ordine perentorio dell’inglese era più che eloquente ma il francese non lo ascoltò più di tanto, era come se l’atmosfera intorno a lui si fosse fatta d’improvviso più ovattata e confusa. Con le mani attraversò la schiena del britannico e…
 
-Cavolo! Ma tu non ti rendi proprio conto?- Arthur interruppe il momento spintonandolo via senza troppa grazia –Ti ho detto che vengono i miei fratelli e tu ti comporti in questo modo?–
Non capiva cosa ci fosse di tanto strano; stavano insieme, gli sembrava una cosa perfettamente normale che si atteggiasse così nei suoi confronti.
Francis temeva che non si sarebbe rilassato mai sotto quel punto di vista -Stavo cercando di tranquillizzarti.- rispose un po’ seccato
 
-Lo fai in un modo che non mi piace. –
 
Rise –Allora, quali sono questi fratelli inquietanti?-
 
Era questo il problema di fondo che lo aveva spinto ad andare fin da lui e ad avvisarlo di ogni cosa; erano i peggiori tra tutti i suoi fratelli ad andare a trovarlo, facevano concorrenza perfino a sua madre.
Sarebbe stato contento di vedere Andrew, o James, era un tipo così tranquillo e diplomatico che forse sarebbe pure riuscito a parlargli della sua…della sua situazione (non aveva altre parole per esprimersi) con Francis.
Invece, sarebbero venuti Hannah e Ian. Due incubi. A loro non poteva dire nulla di tutto quello, nulla; non avrebbero mai capito.
Avrebbero soltanto avuto un altro pretesto in più per deriderlo
 
-Hannah e Ian…- il suo tono di voce fiacco faceva capire tutto
 
Francis sorrise incuriosito e gli cinse le spalle con una mano -Non mi hai mai parlato di loro…-
 
L'altro fece spallucce e se lo scrollò di dosso -Non c’è molto da dire, in realtà. Ian è uno stronzo. Fa anche il chirurgo, ma è principalmente uno stronzo. – Francis ridacchiò appena -…Hannah pende praticamente dalle sue labbra, ma almeno ha la decenza di non riprendermi per qualsiasi cosa io faccia. Una volta però mi ha spiato mentre ero al cinema con la mia prima ragazza e quando l’ha saputo, la mia ragazza intendo, mi ha piantato. – fece una pausa, poi riprese a parlare in tono più sarcastico -…forse è per questo che fa la giornalista.–
 
-Bella famiglia che hai!- commentò l’altro soffocando l’ennesima risata; non aveva mai pensato che essere figlio unico fosse una bella soddisfazione e il viso di Arthur era la più chiara conferma di ciò.
 
-Loro non mi accetteranno mai per quello che sono. – lo disse piano, lo faceva sempre quando aveva timore di dimostrare i suoi reali sentimenti –Mi considereranno un deviato, o qualcosa del genere…- sospirò grave e si sedette sul letto- Anche Francis, sembrava colpito da quelle parole così penetranti e pesanti da ascoltare, poiché c’era anche di mezzo lui, in quella situazione.
 
Si sedette sul letto, lo attirò a sé –Non ti preoccupare, Arthur. Si sistemerà tutto, te lo prometto. Fingeremo, se è necessario. –
Era la cosa più bella che la rana gli avesse mai detto, perfino più bella di quando, quella mattina stessa, aveva detto di amarlo.
Perché non era da lui far finta di nulla e scendere a compromessi in quel modo, l’inglese ne era consapevole. Lo stava facendo per lui.
Rimasero in uno dei loro soliti silenzi difficili, finché, come al solito, non fu proprio Francis a riprendere la parola -Dovremo spiegare tutto ad Antonio e Gilbert…-
L’inglese si raggelò. Fino a quel momento non ci aveva minimamente pensato, visto che il suo chiodo fisso era la temuta visita da parte dei suoi fratelli.
 
 –Credo che non abbiamo poi tanta scelta. A meno che non si dimostrano davvero degli idioti, avranno capito che noi due…- si fermò per cercare la parola adatta, ma nessuna gli sembrava quella adatta
 
-…ci amiamo?- lo aiutò Francis, accompagnato da un sorriso ancora più giulivo
 
Storse il naso, inorridito da quella parola –Parla per te, Bonnefoy. – si alzò dal letto –Ora vado, ho lasciato Alfred e Matthew da un mio vicino, ma quello è matto, ha gatti dappertutto…- alzò gli occhi al cielo e l’altro, per replica, gli strizzò l’occhio
 
–Mi mancano tanto Alfie e Matt. Sul serio, quei bambini sono meravigliosi…Posso venirci lo stesso a cena da te? Non credo che i tuoi fratelli arrivino subito, giusto?-
 
-Fa come vuoi, basta che non te ne esci con le tue solite frasi da maniaco depravato, tipo “Me lo dai un bacio?”- aveva un tono di voce molto sbrigativo e apatico.
 
Scoppiò a ridere, poi si avvicinò a lui con uno sguardo malizioso in volto –E adesso, non me lo daresti un bacio, mon cher?-
 
Arthur scosse la testa –Sei patetico…e anche un fissato, ma questo credo di avertelo già detto.- Sbuffò e si chinò per baciarlo, piano, per alcuni secondi, come se avesse avuto fretta –Ora devo andare. - gli sussurrò con voce fioca, a pochi centimetri dalle sue labbra
Il francese annuì, poi lo guardò chiudere la porta della camera con furia.
Avrebbe dovuto spiegare un mucchio di cose, ad Antonio e Gilbert
 
 
 
 
 
-State insieme?- Francis aveva la netta sensazione che l’urlo di Antonio l’avesse sentito perfino sua zia Cleménce, al piano di sotto.
 
Lo spagnolo aveva sgranato gli occhi ed era rimasto a bocca aperta quando alla domanda “Cosa è successo”, il suo migliore amico aveva risposto “Io ed Arthur abbiamo chiarito, questa mattina”.
Sapeva benissimo cosa intendeva il ragazzo per “abbiamo chiarito” e in quel momento tutta la scena svolta davanti ai suoi occhi gli divenne chiara
 
-Più o meno…- il francese aveva un tono di voce irreprensibile, quasi fosse una cosa normale, di tutti i giorni
 
-E perché non ce lo hai detto prima?- intervenne Gilbert, chiaramente molto più piccato di Antonio. Non gli piaceva molto il fatto che Francis non l’avesse ritenuto tanto affidabile da eleggerlo a confidente.
 
-Scusami, Gil, Arthur non voleva che lo raccontassi a qualcuno.-
 
-Ma noi siamo amici tuoi! Di che cosa avevate paura? - Antonio invece era più che altro sorpreso: Francis ed Arthur? Due persone che credeva non potessero stare insieme per alcuna ragione –Cavolo…io ho detto quelle cose su Arturo, mentre tu…mi dispiace. – riuscì a farfugliare confuso, ma il suo amico ammiccò parecchio divertito
 
-Non me la sono presa. E comunque, ho un problema ben peggiore di questo. –
 
Raccontò loro dell’arrivo dei fratelli del suo ragazzo e di come lui avesse paura di quello che avrebbero detto dei suoi discutibili gusti. Raccontò di quello che si erano detti quella mattina stessa, dopo la loro prima volta, di come secondo lui, l’inglese avesse paura dei suoi stessi sentimenti
 
-Anche adesso che stiamo praticamente insieme, non mi ha mai detto nulla di quello che prova per me. Me lo ha dimostrato, questo sì, ma non ha il coraggio di dirmi che mi ama. –
 
Tutti e tre rimasero in silenzio, per la prima volta non sapevano che dirsi
 
-Wow…porca puttana, Fran, ma le disgrazie te le vai a cercare tutte tu!- Gilbert agitò la testa con fare polemico –Io non avrei avuto problemi simili. –
 
L’altro alzò le spalle –Che ti devo dire, Gil, l’amore è…-
 
-Oh, ma che palle! Prima Ludwig, poi tu…va bene, ok, lo ami. Non ti dilungare sull’argomento che ne ho abbastanza. –
 
Antonio sorrise appena e poggiò una mano sulla spalla del francese –Beh, congratulazioni, allora. Ce l’hai fatta. –
 
-Appena lo saprà Eliza che ti sei tro…volevo dire, che stai insieme a quello lì, farà i salti di gioia. Tifava per voi da quando siete usciti al cinema. –
 
Francis sorrise. Chissà perché, quando stava con i suoi amici, i suoi migliori amici, le difficoltà sembravano più leggere.
E il fatto che adesso doveva fingere di non provare nulla per quel bruco inglese, almeno fino a quando i suoi fratelli fossero rimasti, beh, gli era sembrato molto più facile da sopportare.
 
 
 
 
 
Salve a tutti ^^
So di essere in clamoroso ritardo e mi dispiace. Spero che l’attesa sia valsa a qualcosa e che il capitolo sia bello tanto quanto gli altri!
Allora, le votazioni sono state fatte e vi ringrazio per aver risposto ^_^ ho deciso che, probabilmente, pubblicherò due spin off, poiché persiste una parità.
 
Quindi, ecco a voi i risultati:
La gravidanza di Elizabeta: 4 voti
Il sequel: 4 voti
L’estate dell’84 e il Bad Touch Trio:3 voti
Il passato di Arthur a Londra: 3 voti
Le vicende di Ludwig: 2 voti
 
Di riflesso, il mio spin off sarà incentrato sul sequel e sulla gravidanza di Elizabeta. Siccome però sono innamorata pazzamente dell’idea di ricostruire il passato londinese di Arthur, credo che seguirò i suggerimenti della cara The Naiads e inserirò all’interno della storia originale qualche flash back. Oppure, mi inventerò qualche altro “divertente” stratagemma xD
Mi scuso con chi magari è stato deluso dalla decisione. L’unica cosa che posso dirgli è che la maggioranza vince e che mi dispiace!
 
A presto
Cosmopolita
 

   
 
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