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Autore: MeiyoMakoto    24/10/2012    1 recensioni
IMPORTANTE
la storia inizia dopo la scelta dei Campioni, in Harry Potter e il Calice di Fuoco; è la prima volta in cui Harry e Cedric si trovano faccia a faccia. I due Campioni di Hogwarts, insieme, da soli... Se dovesse succedere qualcosa che cabiasse drasticamente la trama, succederebbe adesso (e non sto parlando di un pairing Harry/Cedric)
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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 NOTA: Per avere una spiegazione del… ehm…  percorso logico di ciò che seguirà, leggere la nota alla fine DOPO aver letto il capitolo.
 
‘Cosa ci fai qui, Piton?’, ringhiò Voldemort.
Il primo istinto di Harry fu quello di aprire gli occhi per vedere cosa stava succedendo, ma decise di obbedire al buonsenso e tenerli serrati: qualcosa gli diceva che le probabilità di sopravvivere a un terzo Anatema Che Uccide erano decisamente scarse.
‘Il mio signore è risorto.’, rispose una voce fredda e sgradevole. ‘Il mio posto è qui con lui.’
Ci volle tutto l’autocontrollo di Harry per non alzarsi in piedi e lanciargli una maledizione; ebbe un fremito d’indignazione, ma evidentemente Voldemort era troppo concentrato su Piton per rendersi conto che il presunto cadavere si era mosso impercettibilmente.
‘Come mi hai trovato?’, continuò il Signore Oscuro.
‘Il Marchio.’, rispose tranquillamente il professore. ‘Non era mai stato così chiaro, sapevo che eravate vicino. Poi ho incrociato quest’elfo e mi sono fatto portare qui tramite la Materializzazione Congiunta; mi ha raccontato il vostro piano di sua spontanea volontà, credeva ancora che fossi un fedelissimo di Silente. Non è stato facile Imperiarlo di nuovo per farmi condurre da voi, però: a quanto pare aveva avuto un’esperienza recente e piuttosto traumatica, dal quale era a malapena riuscito a liberarsi.’
Harry socchiuse appena gli occhi, e vide la piccola sagoma di Dobby accanto a quella alta e slanciata di Piton; la maledizione Imperius lo rendeva così rigido che sembrava quasi una statua di sale.
‘E’ così che è andata, dunque.’, mormorò irato Voldemort, e Harry sentì Codaliscia ritrarsi spaventato con uno squittio. ‘Non ti nascondo che la tua presenza qui è a dir poco inaspettata, Piton. Dimmi, perché quell’elfo aveva ragione di pensare che tu fossi un uomo di Silente? Dove sei stato in tutti questi anni?’
‘A un passo dalle uniche due persone che abbiano mai osato sfidare il Signore Oscuro: Albus Silente e Harry Potter.’
‘Perché Silente vive, allora?’
‘Perché anche se lui fosse morto, l’Ordine della Fenice sarebbe sopravvissuto… A meno di non trovare il modo di annientarlo dall’interno. Ma ora sono qui, mio signore.’
‘Ora che sono di nuovo nel pieno delle mie forze.’, ribatté Voldemort. Rimase in silenzio per qualche secondo, gettando uno sguardo al corpo immobile di Harry. ‘Non somigliava molto a sua madre, vero?’
Piton esitò.
‘Non molto, mio signore. Ha solo i suoi occhi… Per il resto è la copia di James Potter, nell’aspetto come nel carattere.’
Era la copia di James Potter.’, gli ricordò il Signore Oscuro. ‘Bentornato nelle mie schiere, Severus. Spero che saprai compensare validamente  la tua assenza in questi tredici anni.’
‘Senz’altro. Pensavo di cominciare stasera stessa, con il permesso del mio signore.’
‘Ah sì?’, fece Voldemort in tono fra il derisorio e il minaccioso. ‘Hai un piano tutto tuo?’
‘Sì.’, rispose schietto Piton. ‘Pensavo di portare il corpo del ragazzo su a Hogwarts: la vista del suo cadavere distruggerà Albus Silente. Inoltre sono sicuro che il piccolo Malfoy, che frequenta la scuola qui, non esiterà ad informare il padre della morte di Potter e delle circostanze in cui essa si è svolta; in men che non si dica, i vostri seguaci sarebbero di nuovo ai vostri piedi, mio signore.’
Voldemort aveva ascoltato il suggerimento senza fare una piega, ma quando il professore fece cautamente un passo verso Harry, alzò di scatto la bacchetta gracchiando:
‘Non osare avvicinarti a lui, Piton.’
L’uomo si ritrasse all’istante.
‘Capisco.’, disse a testa china. ‘Non vi fidate di me. Eppure quest’essere indegno, questo traditore comprovato,’ –accennò a Codaliscia con un lieve movimento del capo- ‘sembra essere tornato nelle vostre grazie.’
‘Non uggiolare, Severus, non ti si addice.’, ribatté l’altro. ‘Per riconquistarti il mio favore devi darmi prove concrete della tua fedeltà.’
‘Prove concrete?’, ripeté Piton. ‘Senz’altro, mio signore.’
Fece scivolare una mano sotto la pesante veste nera e ne trasse qualcosa che somigliava a un ciondolo; nella penombra Harry colse uno scintillio oro e smeraldo. S’irrigidì: se Piton avesse consegnato il medaglione di Serpeverde a Voldemort, sarebbe stato praticamente impossibile sottrarglielo di nuovo… Si chiese come il professore se lo fosse procurato, augurandosi solo che Ron e Hermione non avessero subito alcun danno.
‘Dove l’hai preso?’, abbaiò Voldemort dando voce ai pensieri del ragazzo.
‘Non ha importanza.’, rispose brusco l’altro. ‘Dobby, porta il medaglione al Signore Oscuro.’
L’elfo prese il medaglione e fece qualche passo rigido verso Voldemort, che gli puntò contro la bacchetta e prese a fissarlo truce.
Non ha importanza?’, ripeté. ‘Non sono d’accordo, Severus. Dimmi subito come ti sei procurato questo medaglione.’
Ma Piton non rispose; mosse impercettibilmente la bacchetta e dalla punta di essa eruppe un enorme serpente di fuoco, illuminando la stanza. Voldemort non fece in tempo a reagire, perché Dobby  in un lampo scagliò il medaglione tra le fauci della creatura.
‘Pazzo!’, strillò Voldemort gettandosi verso il serpente nel vano tentativo di salvare il suo Horcrux. Sembrava ignaro di tutto fuorché del medaglione che si stava fondendo lentamente, urlando quasi fosse un essere dotato di vita propria.  
E all’improvviso fu il caos.
Alla luce della spaventose serpe di fuoco, Harry vide confusamente una coppa e un anello tuffarsi nel rogo, riflettendo il bagliore del fuoco. Avrebbe potuto giurare che gli oggetti fossero saltati fuori dal nulla…
‘Non ti preoccupare, Harry Potter.’, sentì bisbigliare. ‘Va tutto bene.’
Dobby era scattato accanto a lui, approfittando del fatto che Voldemort era rimasto impietrito davanti all’incendio della propria anima. Era lo stesso elfo che poco prima era sembrato completamente soggiogato dalla Maledizione Imperius?
Ma che diamine sta succedendo?!, pensò Harry, faticando a seguire la strana piega degli eventi.
Intanto Nagini si era avventata contro le fiamme con un sibilo infuriato, ma l’enorme serpente di fuoco era un avversario temibile perfino per lei; presto nella Camera si diffuse un tale odore di carne bruciata che Harry fece fatica a trattenere un conato di vomito. Voldemort gettò a Piton uno sguardo da animale braccato, tra il feroce e l’impotente.
‘Perché?’, mormorò puntando la bacchetta contro il suo ultimo avversario.
‘Per Lily.’, rispose l’altro imitandolo.
Gli occhi scarlatti del Signore Oscuro si accesero d’ira mentre urlava:
Avada Kedavra!’
Ma lo sguardo di Piton non era meno spietato, né la sua magia meno potente: non era un mago di quattordici anni, lui. Forse Voldemort aveva finalmente trovato un avversario degno, ma la cosa non sembrava fargli piacere quanto aveva voluto far credere a Harry.
Sectumsempra!’, gridò il professore.
Due fasci di luce verde si scontrarono, sprizzando scintille. Con sua grande sorpresa, Harry vide quella di Voldemort arretrare sempre di più: evidentemente la vista degli Horcrux in pasto alle fiamme era stata un colpo veramente duro per lui.
‘Farò altri Horcrux!’, stridé il mago. ‘Conosco cose che tu non puoi neanche immaginare, Piton!’
L’altro non rispose, ma il suo incantesimo sovrastò quello di Voldemort con una rapidità tale che l’avversario sgranò gli occhi, la bocca spalancata dallo stupore.
Fu con quella stessa espressione che Lord Voldemort cadde a terra senza vita.
Piton si avvicinò a lui senza abbassare la bacchetta, lo sguardo distaccato e attento come uno scultore che scruta severo la propria opera in cerca di difetti; diede cautamente un calcio al cadavere e si chinò per esaminare meglio gli occhi vacui del Signore Oscuro.
‘Puoi anche alzarti, Potter.’, disse infine glaciale. ‘E’ morto.’
Harry obbedì riluttante.
‘Professore, io…’
‘Risparmiami, Potter. Ora cercherò di occuparmi di Minus, visto che nessuno qui sembra essersi accorto che se l’è data a gambe; l’avrei fermato prima se avessi potuto, ma avevo altro da fare... Stanne certo, gli farò pentire di quello che ha fatto a tua… ai tuoi genitori. Weasley, Granger, lo affido a voi.’
‘Ma cosa…?’, cominciò Harry, ma prima che potesse protestare o chiedere spiegazioni si sentì stringere in una presa soffocante. Trattenne il respiro, impietrito.
‘Oh, lo sapevo, lo sapevo! Non potevi essere morto!’, singhiozzò la voce di Hermione.
‘Miseriaccia, Hermione, non vedi che lo spaventi?’, brontolò la voce di Ron. ‘Come ti sentiresti tu se venissi abbracciata a tradimento da una persona invisibile?’
‘Oh, hai ragione!’, rispose la ragazza ritraendosi e sfilandosi di dosso il Mantello. ‘Scusa, Harry.’
‘N-nessun problema.’, balbettò l’amico frastornato. ‘Qualcuno mi può spiegare cosa sta succedendo?’
Ron rise nervosamente, togliendosi il Mantello e porgendoglielo timidamente.
‘L’abbiamo preso dal tuo baule.’, spiegò. ‘Spero che non ti dispiaccia, ma d’altra parte era un’emergenza, e serviva per salvarti la vita, quindi…’
‘Quindi non hai nessuna ragione per scusarti, anzi.’, tagliò corto Harry. ‘Ora mi dite almeno come avete fatto a trovarmi?’
‘Merito di Dobby.’, rispose Hermione in tono soddisfatto.
L’elfo però scosse la testa malinconicamente.
‘E’ colpa di Dobby se Harry Potter si è trovato in questa situazione. Dobby ha obbedito agli ordini dell’uomo con gli occhietti acquosi per molti mesi… Dobby non voleva, Harry Potter, specialmente quando gli ordini riguardavano gli amici di Dobby, ma io… io non ha potuto… Dobby ha provato a ribellarsi, Harry Potter, Dobby lo giura, ma il mago era troppo forte e…’
Si interruppe desolato e cominciò a sbattere violentemente la testa a terra.
‘Basta, Dobby, per carità!’, implorò Hermione mentre Ron sollevava di peso il povero elfo per farlo smettere. ‘Ben pochi elfi sono capaci di resistere alla Maledizione Imperius, c’è scritto su tutti i libri! Abituati come siete ad obbedire senza pensare, è fin troppo facile per un Mago Oscuro soggiogarvi. Il fatto che tu sia riuscito a liberarti, anche a distanza di mesi, dimostra che hai un coraggio e una forza di volontà veramente straordinari: ci hai raccontato tutto e portato qui, e hai perfino finto di essere di nuovo sotto la maledizione, per l’amor del cielo! Senza di te non saremmo mai riusciti a trovare Harry!’
L’elfo scosse di nuovo la testa e la guardò con gli occhioni umidi di pianto.
‘Dobby non ha fatto niente di straordinario: Harry Potter è amico di Dobby, e gli amici aiutano gli amici. Harry Potter ha aiutato me, e io non lo dimentica.’
Ron e Hermione si voltarono commossi verso Harry, chiaramente aspettandosi una risposta altrettanto toccante, ma il ragazzo era ancora così confuso che proprio non ce la faceva a trovare le parole adatte.
‘Va tutto bene, Dobby.’, borbottò semplicemente.
Ron e Hermione annuirono sorridendo. L’elfo non sorrise di rimando, ma almeno smise di tentare di sbattere la testa contro tutte le superfici lisce che si trovava davanti.
‘E Piton?’, continuò Harry, deciso a vederci chiaro una volta per tutte.
Ron alzò le spalle.
‘Silente ha insistito che fosse lui ad accompagnarci da te, forse perché è l’unico a saper evocare l’Ardemonio, con quella sua passione per le Arti Oscure. Beh, per la verità Piton avrebbe voluto andare da solo, per non metterci in pericolo, ma serviva qualcuno che potesse gettare la maggior parte degli Horcrux nel fuoco senza preavviso, in modo che Voldemort non avesse il tempo di reagire. Io e Hermione abbiamo subito pensato al Mantello e…’
‘Cosa c’entra adesso Silente?’, sospirò Harry innervosito. ‘Andate con ordine, non ci capisco niente.’
‘Allora…’, cominciò Hermione in tono pratico. ‘Iniziamo da quando è apparso Dobby; era passata una decina di minuti da quando l’ora era scaduta, e le Sirene avevano appena riportato a terra Luna e la sorellina di Fleur, sane e salve. Fleur, anche se non era riuscita a completare la prova, era tornata a riva da sola; di te non c’era ancora traccia. Tutti stavano comincianco ad agitarsi, quando Dobby si Materializzò improvvisamente nella tribuna dei giudici e disse qualcosa a Silente, probabilmente raccontandogli della Camera dei Segreti e di Voldemort. Il Preside allora mandò Piton a chiamare me, Ron e Meg, che eravamo seduti vicini. Il professore ci chiese senza mezzi termini se sapevamo dov’erano gli Horcrux; io gli risposi di sì, anche se Ron mi diede una gomitata per farmi tacere -non fare quella faccia, Ronald, è inutile negarlo -. Piton ci condusse subito da Silente, che dopo aver confabulato un po’ con il professore ci ordinò di portarlo dagli Horcrux e di fidarci di lui, qualsiasi cosa fosse successa. Nella Stanza delle Necessità Piton ci raccontò quello che aveva detto Dobby tutti e quattro elaborammo il piano; Meg ha insistito per non venire con noi, perché non era abituata ad usare il Mantello e aveva paura di fare un passo falso che avrebbe potuto rovinarci tutti. Il resto lo sai… Anche se a dire la verità, Harry, io non mi aspettavo di vedere Voldemort… Insomma…’
‘Neanch’io.’, ammise Ron. ‘E’ stato spaventoso.’
Gettò un’occhiata titubante al cadavere, distogliendo lo sguardo subito dopo con un brivido. Harry lo imitò, ma la vista non lo nauseò come si era aspettato, e rimase a fissare il nemico caduto senza fare una piega.
‘Ha ucciso i miei genitori.’, disse freddamente. ‘Avrebbe ucciso anche me, e Cedric, senza nessun rimorso. Ha rapito tua sorella e voleva succhiarle l’anima. E’ giusto che sia morto.’
Sapeva che Ron e Hermione si stavano scambiando un’occhiata sconcertata alle sue spalle: era un lato dell’amico che non conoscevano, e che lui stesso non aveva mai saputo di avere.
‘Andiamocene.’, fece finalmente Hermione dopo un silenzio imbarazzato. ‘Questo posto mi dà i brividi.’
‘E lui?’, obiettò Ron accennando a Voldemort con il capo. ‘Non possiamo lasciarlo qui.’
‘Era l’Erede di Serpeverde; è qui che avrebbe scelto di rimanere per sempre, se avesse potuto.’, rispose  Harry lugubre. ‘Non se lo merita, ma è meglio esaudire il suo desiderio: lasciamolo qui, non voglio più pensare a lui. Questa Camera non verrà mai più riaperta, ora.’
Tese la mano a Dobby e ai due amici; solo allora si rese conto che Ron e Hermione avevano già le dita intrecciate, come per rassicurasi a vicenda. Capiva che fossero spaventati, oltre che sollevati, ma non condivideva il loro stato d’animo: si sentiva leggero e libero come non lo era mai stato.
 
 
Resistete, belli miei, ormai manca solo l’Epilogo! Lo so, lo so, questo capitolo era decisamente incasinato, ma è anche un bel miglioramento rispetto a prima: nella prima versione del capitolo, non solo Hermione e Ron trasportavano il corpo comatoso di Harry fuori dalla Camera dei Segreti su unmanico di scopa(sì, avete capito bene..), non solo Ron riusciva a salvare all’ultimo momento Piton dall’incendio che il professore stesso aveva creato caricandoselo dietro su un manico di scopa (la mia volontà di far fare bella figura a Ron mi ha fatto perdere per un momento il lume della ragione…), ma tutto questo era raccontato in un lungo flashback di Ron e Hermione…
Questa versione ha un po’ più senso, no? Anche perché diciamocelo, se nei Doni della Morte Voldie è stato ucciso da un ragazzo che a malapena aveva iniziato a radersi e che si era ostinato a usare sempre e solo Expelliarmus quasi  fino alla fine, allora ce la poteva fare chiunque, no? Scherzi a parte, Piton ha esattamente lo stesso conto in sospeso con zio Voldie che aveva Harry, e se fosse sopravvissuto non ho dubbi che sarebbe stato un avversario molto, molto pericoloso per lui, in un duello.
Alla prossima!
Meiyo
 
 
                                             
  
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