Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Sunny    05/07/2003    2 recensioni
La guerra ha causato molti cambiamenti...Voldemort è forte più che mai, e tenere duro è difficile, soprattutto quando il primo campo di battaglia è il cuore...
Genere: Azione, Dark, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Ron/Hermione
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

                                       BEING A WAR MAGE

 

 

CAPITOLO 6: GHIACCIO E FUOCO

 

Oh, please say to me

You’ll let me be your man

And please say to me

You’ll let me hold your hand

And when I touch you

I feel happy inside

It’s such a feeling

That my love can’t hide

I can’t hide, I can’t hide

                                                                        I want to hold your hand, Beatles

 

***************

 

Hermione aprì gli occhi e la prima cosa che la destò fu un gran mal di testa e un moderato mal di schiena. Si rese conto che non era nemmeno l’alba, che era sdraiata a terra nuda sul pavimento della camera da pranzo della Tana, coperta con un plaid. E rendendosi conto che il braccio che aveva attorno alla vita era di Ron, che dormiva abbracciato a lei, si ricordò di tutto: della sua sbornia, e…della notte con lui. Senza fare movimenti bruschi, si mise seduta coprendosi dal seno in giù col plaid, e tenendosi la testa tra le mani.

 

Che cosa ho fatto?

 

In quel momento avvertì che una mano le stava accarezzando le spalle, e vide che anche Ron si era messo seduto. “Tutto bene?” le chiese piano lui.

 

Lei chiuse gli occhi. “Ron, io…” tentò di guardarlo in faccia. “…io non credo che…non penso…oddio…”

 

Vedendola così nervosa, Ron cercò di venirle incontro. Si aspettava questa reazione. “Ehi” le disse dolcemente, voltandole il viso verso di lui. “E’ tutto a posto, amore, tranquilla.”

 

“E’ che io non…non pensavo di…” singultò lei. “Merda, non ci capisco più niente! Non doveva succedere quello che è successo stanotte, io non volevo farti soffrire, non so come…” fece esasperata Hermione.

 

Ron l’abbracciò e la tenne stretta a sé. “E’ tutto ok. Avevi bisogno…di un contatto fisico, diciamo. Sta’ tranquilla, non è successo niente, va bene?” le disse dolcemente, baciandole una tempia.

 

Lei annuì contro il suo petto. “Si.” Seguì una pausa di silenzio, poi lei si staccò da lui e nervosamente s’infilò le mutande e la camicia da notte. “Perdonami.” Gli sussurrò un’ultima volta, poi corse via.

 

Ron rimase a guardarla mentre saliva le scale di corsa a piedi nudi, poi chiuse gli occhi e rimase a pensare. Le aveva mentito di nuovo. Non era affatto tutto a posto, e sicuramente era una balla che la notte prima non aveva avuto un significato. Avevano fatto l’amore con passione ancora maggiore della prima volta, ci avevano messo l’anima tutti e due. E non era un sogno, Hermione l’aveva fatto con amore, era riuscito a capirlo dai loro baci, dal modo frenetico di cercarsi l’un l’altra, e dal modo in cui i loro cuori battevano in sincronia mentre stavano stretti…no, non era stato un errore. Anche lei lo sapeva bene, ma era troppo confusa e spaventata per ammetterlo. Ron avrebbe voluto stringerla a sé e spiegarle quanto sarebbero stati felici insieme se avessero messo da parte le loro paure, ma si rese conto che non era il momento giusto: lei stava ancora lottando per uscire dal trauma dei suoi genitori, e lui sapeva di doverle stare vicino come amico, prima ancora che come innamorato. Ma si trattava solo di aspettare un po’, presto sarebbe tornato alla carica: Hermione era sua come lui era suo, si appartenevano l’un l’altra, e presto si sarebbero trovati di nuovo insieme. Presto.

 

***************

 

You’re far away, baby

From me, my love

And just as sure my baby

As the stars are above

I wanna say

Someday we’ll be together

Someday, some sweet day

We’ll be together

                                                            Someday we’ll be together, Diana Ross

 

***************

 

                                                3 mesi più tardi…

 

In palestra Hermione si stava letteralmente scatenando contro il sacco che Ike le reggeva: calci, pugni, sberle, tutti colpi messi a segno con grande forza e precisione. Harry, Ron e Charlie si erano fermati un attimo a guardarla; Harry stava saltando la corda, Ron faceva sollevamento pesi e Charlie si esercitava con gli addominali. Ron non era concentrato su di sé, stava guardando Hermione muoversi con agilità, rapidità e potenza, ma quello che lo preoccupava era il suo sguardo: rabbia pura.

 

“Accidenti, è migliorata molto in questi ultimi mesi.” Osservò Charlie, tra un addominale e l’altro.

 

Ron scosse la testa, continuando coi pesi. “Si è inferocita, è incazzata nera.”

 

“Sta di fatto che sta raggiungendo livelli elevatissimi.” Replicò Charlie. “E in battaglia sarà certamente un elemento molto prezioso.” E così dicendo smise i suoi esercizi e si alzò in piedi. “Dobbiamo essere tutti più feroci, quando abbiamo a che fare con quei bastardi. Non meritano pietà.”

 

Ron mise giù i pesi e si sedette a terra, mentre Harry si prendeva il suo asciugamani e gli tirava al volo il suo. “Forse sarebbe più prudente non mandarla in missione per un po’.”

 

Charlie raccolse il suo asciugamani. “Vuoi trattenerla? No, dammi retta, Harry, non penso che sia una buona idea. E’ meglio che si sfoghi, e poi noi siamo una squadra, non sarà mai da sola. Non ti devi preoccupare.” E fatto un sorriso d’incoraggiamento a entrambi, il giovane rosso abbandonò la palestra.

 

Hermione sferrò un ultimo potente calcio al sacco, poi si fermò a prendere fiato con le mani sui fianchi, ringraziando con un cenno della testa Ike, che la salutò e uscì dalla palestra.

 

“Quel sacco t’ha fatto arrabbiare sul serio, eh?” le disse con un sorrisetto Harry, passandole il suo asciugamani.

 

Hermione lo prese e si sedette per terra, appoggiandosi di spalle al muro e asciugandosi il viso. “Che ore sono?” chiese, mentre riprendeva fiato.

 

Ron gettò un occhio all’orologio sulla parete. “Mezzogiorno, a quanto sembra.”

 

“Torniamo a casa a mangiare?” propose Harry.

 

Lei annuì. “Ok, una pausa ci vuole.”

 

“Sono d’accordo, e poi non abbiamo lezione fino alle quattro.” Annuì Ron, alzandosi.

 

“Che abbiamo alle quattro?”

 

“Liam. Bastoni oggi, mi sembra.”

 

Hermione si rimise in piedi. “Si, oggi è bastoni.”

 

In quel momento dalla porta aperta entrò Bill, bianco come un cencio e con la bacchetta stretta tra le mani. “Abbiamo localizzato Lestrange e un gruppo piuttosto grosso di mangiamorte a Nord dell’Alaska!”

 

***************

 

Il gruppo di War Mage inviato in Alaska era piuttosto numeroso, e molto bene armato. Oltre a un centinaio di soldati erano presenti Sirius, Remus, Bernie, Liam, Charlie, Bill, Natan, Ike, Harry, Ron e Hermione. Erano arrivati in pochi minuti nel punto in cui avevano localizzato i mangiamorte, ma attorno a loro c’era solo neve e un gelido silenzio. L’atmosfera era tesissima, tutti erano in ascolto con le orecchie tese a sentire qualsiasi rumore, e le bacchette erano tenute molto saldamente in mano.

 

“Ma dove diavolo sono?!” sibilò a denti stretti un Ike particolarmente nervoso.

 

“E’ possibile che ci abbiano dato informazioni sbagliate?” mormorò Bernie, guardandosi attorno.

 

“No, io dico che sono qui.” Fece teso Harry. “E sto cominciando a pensare che sia tutta una trappola.”

 

“Anch’io.” Rispose piano Liam, serrando la mascella.

 

All’improvviso presero a cadere da tutte le parti alberi colmi di neve tra i rami, sparpagliando gli auror e creando una confusione incredibile. Nello stesso momento, dal suolo nevoso si sollevarono un centinaio di incappucciati che iniziarono subito l’attacco a suon di magia e armi babbane. Non tutti gli auror si ripresero subito dall’attacco sorpresa e molti agenti rimasero uccisi, ma i migliori furono in grado di opporsi a loro volta, senza fare prigionieri. Sirius e Lestrange si diedero a un furioso corpo a corpo; Harry rimase ferito a un braccio; Bill aveva la testa sanguinante; Liam inchiodò contro la roccia tre teste incappucciate; Ron si alternava rapidamente tra bacchetta e pistola; Hermione uccise cinque mangiamorte con un colpo di bacchetta.

 

La battaglia infuriava sotto gli occhi di Corinne e Spencer, in piedi su un picco di roccia al di sopra del campo di battaglia.

 

“Non sono poi così stupidi, hanno già superato la fase della sorpresa.” Osservò Spencer con un mezzo sorrisetto beffardo.

 

“Te l’avevo detto.” Rispose secca Corinne, tenendo gli occhi fissi su Ron.

 

“E’ lei l’amica di Potter?” fece lui, accennando con la testa a Hermione, impegnata a eliminare due incappucciati.

 

“Si.” La ragazza di cui è innamorato Ron.

 

La bocca di Spencer si curvò in un sorriso malizioso e crudele. “Niente male, gran bel corpo.”

 

“E’ solo una mocciosa convinta di essere chissàchi.” Ribbattè sprezzante lei.

 

E’ comunque un peccato doverla fare fuori. E il ragazzo, l’altro amico, chi è?”

 

Corinne esitò. “Non riesco a vederli in faccia, non posso dirlo da qui.”

 

“Non importa, per il momento basterà la ragazza.” E così dicendo, fra le sue mani si materializzò una piccola sfera rosso fuoco che, una volta ingrandita, si lanciò a razzo verso il campo di battaglia.

 

Hermione trafisse un mangiamorte con la spada, poi sentì uno strano fischio arrivare e avvicinarsi sempre di più; si voltò di scatto, ma non fece in tempo ad inquadrare la velocissima sfera, che la centrò in pieno stomaco. Lei sentì un forte dolore e gridò d’istinto, ma la sfera invece di trapassarle il corpo la spinse con violenza in direzione del dirupo. Il suo grido richiamò subito l’attenzione di Harry e Ron, che erano lì a pochi passi. Ron diede un calcio al mangiamorte con cui stava lottando e si lanciò a tutta velocità verso lo strapiombo dove lei stava precipitando; fu abbastanza veloce da gettarsi a terra e riuscire ad afferrarle la mano, ma la sferetta spinse Hermione con una violenza tale da farli precipitare entrambi nel precipizio.

 

L’ultima cosa che Ron sentì fu la voce disperata di Harry che gridava i loro nomi, e poi più niente.

 

***************

 

Ron socchiuse brevemente gli occhi; una sensazione di freddo pungente, e il dolore alla testa e alla schiena gli fecero aprire gli occhi. Dopo qualche secondo la vista smise di fargli flip flop e comprese di trovarsi steso a terra nella neve; il dolore alla testa si fece un po’ meno acuto, ma il freddo si intensificò: era piuttosto chiaro che fosse nel bel mezzo di una tempesta di neve, visto che i fiocchi cadevano giù con una certa violenza. Con uno sforzo si mise seduto e si guardò intorno, scrollandosi un po’ di neve di dosso, poi un pensiero lo fece trasalire.

 

Hermione!!!

 

Subito Ron balzò in piedi, ignorando il dolore alla tempia e il giramento di testa, e cercò freneticamente intorno un segno di lei. Non ebbe bisogno di andare molto lontano per trovarla, ma quello che vide gli fece gelare ancora di più il sangue nelle vene: Hermione era praticamente sepolta dalla neve, e di lei si vedeva solo una mano sotto una gran quantità di bianco. Lui le corse subito accanto e la prese fra le braccia, ma inorridì nel sentire che era completamente congelata; aveva la faccia di un bianco spettrale e le labbra erano blu.

 

“Hermione!!” provò a scuoterla, ma non ottenne il minimo movimento. Terrorizzato, le cercò il battito nel polso sinistro. Era lento e debolissimo, ma almeno c’era.

 

Dio, ti ringrazio.

 

Senza perdere altro tempo, Ron la prese in braccio e si alzò in piedi, cercando con lo sguardo la direzione da prendere, ma le cose sembravano davvero messe male. Il freddo si faceva ogni secondo di più insidioso e pungente, la visibilità era ridotta al minimo, e cosa ancora peggiore, Hermione respirava a malapena. E ovunque c’era solo neve. Con un’espressione di disperazione dipinta sul volto, Ron cominciò a vagare nella tempesta alla ricerca di un qualsiasi riparo per entrambi, ma sembrava un’impresa impossibile, e lui stesso per un istante si fermò, distrutto, dolorante e profondamente avvilito; improvvisamente la fortuna sembrò schierarsi per una volta dalla loro parte: poco distante, nella neve, c’era una specie di casolare disastrato e con molta probabilità abbandonato. Ron vi si diresse il più velocemente possibile, e una volta sul posto provò ad aprire la porta, ma non trovò una maniglia, così la buttò giù con due calci ben assestati. Dentro c’era una sola stanza piuttosto grande, assai fredda, in cui stavano un letto senza coperte, un camino vuoto, un tavolo rotto e una sedia traballante. Senza esitare, Ron stese Hermione sul letto, poi si frugò il cinturone alla ricerca della bacchetta, e tirò un sospiro di sollievo nel trovarla. La estrasse e incantò il letto, creando cuscini e coperte, poi risitemò la porta e creò un fuoco scoppiettante nel camino; quindi rivolse un incantesimo contro i vestiti suoi e di Hermione perché si asciugassero. Sentiva ancora un gran freddo, ma almeno la stanza cominciava a riscaldarsi un po’. Si sedette accanto a Hermione, ma la sentì ancora congelata.

 

Merda!!

 

Per un attimo si sentì sconfortato e si maledisse per non aver mai seguito i corsi sull’uso della magia curativa, ma poi si fece subito coraggio e reagì alla paura. Le sfilò la tuta e se la tolse anche lui, poi si infilò nel letto insieme a lei e la tenne fra le sue braccia il più stretto possibile, strofinandole la schiena e cercando di trasmetterle tutto il suo calore corporeo.

 

Ti prego…ti prego, apri gli occhi…

 

Il panico cominciò a coglierlo quando non la sentì reagire. La strinse a sé ancora di più. E se il problema non fosse stato solo il freddo? E se cadendo avesse battuto la testa?

 

No, no, no!!!

 

“Hermione, svegliati, ti prego!” le mormorò piano, mentre continuava a farle vigorosi massaggi. “Basta dormire, ti devi svegliare!”

 

Dio  mio, no!! Io non posso perderla così!!

 

“Dai, svegliati…apri gli occhi, per favore, aprili adesso…”

 

In quel momento Ron sentì un piccolo gemito e avvertì qualcosa di freddo e sottile scivolargli lungo lo stomaco e il petto fino alla nuca: era la mano di Hermione, che stava socchiudendo gli occhi. Ron soppresse un grido di gioia. “Hermione, mi senti? Riesci a sentirmi, baby?”

 

Lei riuscì ad aprire gli occhi, e ci mise un attimo a mettere a fuoco il viso sorridente di lui. “…Ron…” mormorò ancora debolmente.

 

Lui l’abbracciò forte. “Mio Dio, sei viva…”

 

Lei sentì le costole scricchiolarle nella sua stretta, ma non le dispiacque. Non le diede nemmeno fastidio che fossero tutti e due seminudi in un letto chissàdove. Lo sentiva tremare spaventato, cosa che non le era capitata mai di vedere in tanti anni. Qualunque cosa fosse successa, certamente lei doveva essere stata in pericolo davanti ai suoi occhi; poi ricordò la battaglia nella neve, la sfera rossa fuoco spuntata dal nulla e la caduta nello strapiombo, e potè immaginare il seguito.

 

“Va tutto bene…” gli sussurrò all’orecchio, accarezzandogli la nuca e stringendolo di più a sé. “Va tutto bene…”

 

“Credevo di averti persa.” Le mormorò lui con una voce strozzata, col viso nei suoi capelli.

 

“Shh,” lei lo allontanò un po’ e gli prese il viso tra le mani. “Sono qui con te, è tutto finito, stai tranquillo.” Gli disse con un sorriso.

 

Lui scosse un attimo la testa, poi senza esitare la baciò. Hermione non riuscì a rispondergli subito, perché lui la stava letteralmente divorando; non era mai stata baciata in quel modo così travolgente, le mancava perfino l’aria. Non riusciva quasi a respirare, sentiva le sue mani ovunque su di lei, e i loro corpi erano schiacciati l’uno contro l’altro. In quel bacio lui stava mettendo tutto se stesso: il suo amore, la sua paura, il suo coraggio, la sua impulsività…e lei gli rispose allo stesso modo, con la stessa passione. Si separarono dopo quella che sembrò un’infinità, tutti e due ansimanti.

 

“Se te ne fossi andata senza sapere la verità…” provò lui, ancora visibilmente teso.

 

Lei gli mise due dita sulle labbra per non fargli dire altro, poi lo attirò a sé per la nuca e lo baciò con la stessa intensità travolgente di un momento prima; lui le rispose immediatamente, stringendola di nuovo fra le braccia.

 

Presto nessuno dei due ebbe più freddo.

 

***************

 

Close your eyes

Just feel and realize

It is real and not a dream

I’m in you and you’re in me

It is time to breake the chains of life

If you follow you will see

What’s beyond reality

                                                                        Beyond the invisible, Enigma

 

***************

 

Il freddo pungente era rimasto lo stesso anche la mattina successiva, ma almeno aveva smesso di nevicare. Poteva perfino sembrare gradevole il paesaggio dalla finestrella appannata del casolare abbandonato, ma non era quello che Ron stava guardando. Stava sdraiato su un fianco, con la testa appoggiata al braccio sinistro, mentre con la mano destra accarezzava il braccio sinistro di Hermione, che dormiva profondamente, rannicchiata contro il suo petto. Guardarla mentre si accoccolava nel sonno sotto di lui era lo spettacolo più bello a cui lui avesse assistito, e non potè fare a meno di sorridere, orgoglioso, tra l’altro, di come aveva superato in fretta la crisi di ipotermia. Altrochè se l’avevano superata insieme. La mia ragazza, la donna più forte che c’è in circolazione. Non passò molto tempo prima che lei si stiracchiasse e aprisse gli occhi.

 

“Ehi.” Le sorrise lui.

 

“Ehi.” Gli rispose lei, sorridendo a occhi chiusi. Se li stropicciò per bene e poi li aprì.

 

“Dormito bene?”

 

“Si.” Gli rispose lei, prendendo a giocherellare coi suoi capelli. “E tu?”

 

Ron fece un sorrisetto malizioso, godendosi fino in fondo la sensazione delle dita della sua ragazza fra i capelli. “Anche il risveglio promette bene, direi.”

 

Lei gli sorrise, poi si mise seduta. “Dovremmo parlare, Ron.”

 

Lui annuì e si mise a sua volta seduto di spalle alla spalliera del letto; lei gli sedette fra le gambe, rannicchiandosi contro il suo petto, mentre lui copriva entrambi con la coperta. Per qualche interminabile minuto rimasero così, abbracciati l’uno all’altra, soddisfatti della nuova e ben trovata intimità.

 

“Chi comincia?” chiese piano Ron.

 

Hermione tirò un sospiro.”Cercherò di farlo io.”

 

“Ok, baby. Ti ascolto.”

 

Avanti, devi dirgli quello che provi!

 

“Ron, io…non so esattamente come siamo arrivati a questo punto. Voglio dire, dai tempi della scuola tu sei sempre stato il mio migliore amico, ma poi…col tempo, io…beh, non lo capivo all’inizio, ma ho cominciato a sentirmi attratta da te. Lo capivo da come mi sentivo quando te ne andavi in giro con le altre ragazze, soprattutto all’inizio dell’addestramento.” Gli disse a bassa voce, arrossendo un po’. “In un primo momento credevo fosse solo attrazione fisica, ma poi, dopo…quando siamo stati insieme per la prima volta, ho capito che non era solo una cotta. Per questo il solo pensiero di te con delle altre donne mi ha fatto ribbollire il sangue. Perché vedi…” e così dicendo si mise seduta, per poterlo guardare negli occhi. “Lo so che sei un burbero, che sei impetuoso e impulsivo, e che a volte non sai proprio trattenerti. Però a me piaci esattamente così come sei.” Poi si fece coraggio e lo guardò negli occhi. “Ti amo per quello che sei.”

 

Lui le sorrise, poi la baciò. Fu un bacio più dolce e più breve del solito, ma ugualmente carico di sentimento.

 

“Ron,” riprese seria Hermione. “Io non ce la faccio più a soffrire ancora, non voglio…”

 

Lui le accarezzò una guancià e lasciò che si accoccolasse di nuovo tra le sue braccia. “Mi dispiace tantissimo di averti fatto del male in passato, credimi, sono passati quei tempi.” Ron tirò un sospiro, deciso a dirle tutta la verità. “E’ già molto tempo che mi sono reso conto di essere innamorato di te, ma…non so spiegarlo bene, credo di aver avuto paura. Lo sai, è molto più semplice lasciarsi andare a una notte di sesso senza futuro che non imbarcarti in una relazione seria.”

 

“E’ anche più vuoto.” Sussurrò lei contro il suo petto.

 

Lui annuì. “Lo so. Me l’hai insegnato tu. Non potrei mai tornare a essere quel genere di persona, non ora che so cosa significa stare con te.”

 

Hermione prese ad accarezzargli dolcemente il braccio che le teneva attorno alle spalle. “Di cosa avevi paura?”

 

“Di rovinare tutto, la nostra amicizia, il nostro amore prima ancora che nascesse…non volevo far del male a te, e non volevo soffrire io.”

 

Lei annuì, comprendendolo. “Hai ancora paura?”

 

“No. Ora so di amarti tanto che fa perfino male, non potrei sopportare il pensiero di perderti ancora.” Ron le sollevò il mento con un dito e fece in modo che i loro sguardi s’incrociassero. “Ti amo, e voglio stare insieme a te.”

 

Anche lei sorrise, e gli circondò la nuca con le braccia. “Ma tu riesci a immaginarteli due come noi insieme per davvero?”

 

“Ah, certo.” Le rispose lui, con un sorrisetto furbo e alquanto divertito. “Litigate continue e tanto, tanto sesso.”

 

Lei gli diede uno scappellotto dietro la nuca, ma tutti e due scoppiarono a ridere.

 

“Lo sai che mi piace questo posto?” fece Hermione, guardandosi attorno.

 

“Non fa un po’ troppo ‘due cuori e una capanna’?” ridacchiò Ron. “A pensarci bene potremmo farne la nostra casa in montagna. Pensa a quanti soldi risparmieremmo, e in più avremmo una casetta tutta nostra.”

 

“Non male come idea.” Annuì lei.

 

“Magari l’unico problemino è che è distante diciamo una decina di chilometri dal più vicino centro abitato, ma questi sono dettagli da nulla.” Disse lui, cercando di mostrarsi serio fino all’ultimo.

 

“Già, ma valuta i pregi di questa situazione: se veniamo a litigare qui, non dovremo preoccuparci di creare problemi al vicinato.” Continuò lei, con la stessa espressione divertita di prima.

 

Lui annuì. “Ottima idea. Facciamo la guerra, e poi la pace…” aggiunse con un occhiolino, facendole scorrere una mano lungo la schiena. “…e anche per la pace, non ci saranno orecchie indiscrete, perciò posso farti gridare a pieni polmoni…”

 

Lei sorrise e gli diede un piccolo morso all’orecchio. “…e io posso farti supplicare a gran voce…”

 

Tutti e due risero, e presero a rotolarsi tra le coperte finchè non si ritrovarono al punto di partenza, con lui sdraiato sopra di lei. “Comincia a scegliere l’arredamento.”

 

Hermione rise. “Nel frattempo, però, dovremmo andare a cercare gli altri, prima che ci diano per dispersi e facciano venire un infarto a tua madre.”

 

Ron annuì, sebbene malvolentieri, ed entrambi si alzarono per cercare le tute, sparpagliate per terra. Quando furono tutti vestiti e si furono sistemati i cinturoni, si prapararono ad uscire.

 

“Tu come credi che sia andata a finire la battaglia?” chiese più timidamente Hermione, mentre lui l’aiutava a far uscire i capelli dal colletto della tuta.

 

“Uno a zero per noi.” Le rispose sicuro Ron. “Allora, sei pronta?”

 

Lei tirò un grosso sospiro, si guardò ancora una volta in giro e poi annuì. “Ok, andiamo.”

 

“Torniamo a casa.” E presisi per mano, aprirono la porta.

 

***************

 

Una quantità numerosa di auror stava frugando nella neve alla ricerca di Ron e Hermione. Harry, Charlie e Bill si stavano dando da fare più degli altri.

 

“Signore” uno dei soldati si avvicinò a Charlie. “Non c’è traccia di esseri umani neanche qui, abbiamo trovato solo i cadaveri della battaglia di ieri. Forse dovremmo sosperndere per…”

 

“Continuate a cercare.” Fece brusco Charlie.

 

“Con tutto il rispetto, signore, ma fa un freddo tremendo qui, e loro ci hanno passato la notte, non so quante possibilità abbiamo di…”

 

Bill non lo lasciò finire, afferrò il giovane ufficiale per il colletto e lo strattonò. “Ehi, mio fratello è qua fuori da qualche parte ed è ancora vivo, chiaro?! Noi dobbiamo solo trovarlo!!”

 

Bernie s’intromise a placare gli animi. “Bill, Bill calmati. Capitano, ordini ai suoi uomini di continuare le ricerche fino a nuovo ordine.” L’uomo annuì una volta e si allontanò. “Coraggio, nervi a posto.” Bernie diede una pacca sulle spalle a Bill e si allontanò verso un altro gruppetto di soldati.

 

Harry stava in piedi poco lontano e continuava a guardarsi intorno, concentratissimo. Nella sua mente passavano mille pensieri. Aveva visto con precisione il punto in cui Ron e Hermione erano caduti: non era uno strapiombo particolarmente profondo, ma la neve lo era eccome, e certamente caduti lì dentro le probabilità di morire assiderati erano piuttosto elevate. Stringendo i pugni, continuò a guardarsi attorno sempre più freneticamente, finchè a un certo punto si fermò un attimo: in lontanaza gli sembrò di scorgere due sagome ma istintivamente pensò di aver avuto un’allucinazione; si stropicciò gli occhi e guardò di nuovo: le sagome c’erano ancora. Fece due passi in avanti, per vedere meglio, e scorse ancora più distintamente le due ombre, una vicina all’altra.

 

“Cos’hai visto, Harry?” gli chiese Ben, seguendo la direzione del suo sguardo. Harry non gli rispose, ma fece un sorriso enorme e si lanciò di corsa verso i due che si stavano avvicinando un po’ a fatica nella neve alta.

 

Erano proprio Ron e Hermione.

 

Avevano i visi pallidi e le labbra poco colorite per il freddo, ma si reggevano bene in piedi tutti e due; si stavano tenendo per mano, e Ron stava aiutando Hermione che appariva un po’ più affaticata. Quando videro Harry che gli veniva incontro di corsa, anche loro sorrisero. Hermione gli gettò le braccia al collo, mentre con Ron si scambiarono una pacca sulle spalle.

 

“Mi avete fatto morire dallo spavento, voi due.” Disse Harry, visibilmente più sollevato, mentre si toglieva il giaccone e lo metteva addosso a Hermione.

 

“Si, beh, io vivo per tenere sulle spine gli amici. Ti fa fare le entrate trionfali dopo.” Fece Ron con un sorrisetto e Harry fu ben felice di poter ridere di nuovo con lui, mentre arrivavano di corsa anche Bill, Charlie e gli altri.

 

“Come state, va tutto bene?” chiese frenetico Charlie al fratello.

 

“Si, siamo come nuovi.” Rispose tranquillamente Ron, mentre Bill gli passava la sua giacca. “La signorina, qui, ha superato brillantemente una crisi d’ipotermia, e ora siamo di nuovo qui. Vacanza finita.”

 

“Come ti senti adesso, Hermione?” le chiese gentilmente Bernie, appoggiandole una mano sulla spalla.

 

“Sto bene, sono solo un po’ stanca.” Lo rassicurò lei.

 

“Avete avuto una fortuna sfacciata, o siete più in gamba di quanto pensassimo.” Disse con un piccolo sorriso Ben. “Avanti, torniamo tutti al quartier generale prima di trasformarci in un set di gelati. E voi due, fatevi dare un’occhiata da Aki appena arriviamo.”

 

Mentre Bernie richiamava gli altri auror, Harry si avvicinò a Ron perché gli altri non li sentissero. “Ho una vaga idea di come avete fatto a resistere al freddo…”

 

Ron ridacchiò e gli diede una pacca sulla spalla. “Bravo agente Potter, dopo tutti questi anni di addestramento stai cominciando ad acquisire il sesto senso.” E tutti e due si fecero una risata.

 

***************

 

                                                qualche giorno più tardi

 

Hermione stava china su un librone in biblioteca molto concentrata. Di lì a pochi minuti sarebbe stata convocata una delle più importanti riunioni mai tenute dal generale Graam a proposito dell’argomento Voldemort. C’era aria di grandi rivelazioni, e l’atmosfera era tesa più che mai. I suoi pensieri furono interrotti da due labbra sulla sua nuca; Hermione sapeva chi fosse prima ancora di voltarsi, e sorrise.

 

“Ti ho interrotta?”

 

“Se dico si, cambia qualcosa?”

 

Lui ridacchiò. “No, in effetti non cambia nulla.” E così dicendo si sedette nella sedia ccanto alla sua. “Hai cinque minuti per me prima della riunione?”

 

“Veramente dovrei ancora finire di…” le parole le rimasero in gola, bloccate dalle labbra di Ron sulle sue. Lei sorrise contro la sua bocca e si voltò verso di lui, per dedicarsi a baciarlo con tutta l’attenzione che meritava.

 

“Wow, questo sì che è un bacio!”

 

Interrotti da una serie di fischi e grida di incoraggiamento, i due si separarono e videro sulla soglia della porta Bill, Charlie, Aki, Tennessee, Josh, Natan, Ike e Harry. A parte Natan ridevano tutti, le ragazze con maggiore discrezione, i ragazzi come se stessero assistendo a una partita di quidditch. Hermione, imbarazzata e rossa come un peperone, si coprì il viso con le mani, mentre Ron, molto più disinvolto, scoppiò a ridere.

 

“Ok Charlie, paga.” Fece fiera Tennessee.

 

“Eh no, io avevo detto che sarebbe successo prima dei 25 anni, quindi ho ragione.”precisò Charlie.

 

“Già, ma io avevo detto che sarebbe successo in un momento di grave pericolo, sono stata più specifica e quindi ho vinto io.” Replicò ostinata la ragazza.

 

“Avete scommesso su noi due?!” chiese incredula Hermione.

 

“L’ha fatto mezza squadra più la famiglia Weasley al completo, tesoro.” Rise Aki.

 

“Ok, allora io voglio il 50%.” Disse Ron, e tutti risero.

 

“Non ti preoccupare, Hermione.” Le disse amichevolmente Aki, appoggiandole una mano sulla spalla. “L’hanno fatto anche con me e Bill a suo tempo, vedrai che tra un po’ troveranno qualcos’altro di cui sparlare.” Hermione le rivolse un sorriso riconoscente. Il gruppetto rimase ancora un po’ in biblioteca, poi furono richiamati tutti nella sala grande, questa volta alla presenza anche dei soldati semplici. In pratica c’era tutta la War Mage team, e questo preoccupò non poco gli animi: doveva essere davvero qualcosa di grave per richiedere la presenza di tutti.

 

Homer Graam si sedette al tavolo grande in mezzo alla sala, dove stavano seduti gli auror più anziani e con maggiore esperienza, tirò un grosso sospiro e iniziò a parlare.

 

“Il motivo per cui siamo tutti qui riuniti oggi, come potete immaginarvi, è più grave che mai. Probabilmente la decisione che prenderemo sarà determinante, sia per il nostro mondo che per quello dei babbani.” E qui si schiarì la voce. “Siamo in gradi di dire con assoluta certezza e precisione dove si nasconde il covo di Voldemort e dei suoi mangiamorte.”

 

“Cosa?” chiese un incredulo Josh.

 

Ben annuì. “Si trovano in un enorme castello nell’estremo Nord dell’Islanda, in una landa gelida e desolata; è una delle proprietà di quel bastardo di Spencer, a quanto pare.”

 

“E’ proprio lì che sta Voldemort?” chiese Charlie.

 

“Ne siamo completamente sicuri.” Rispose Homer.

 

“E quindi il punto è: ora che sappiamo dove sono quei figli di puttana, li lasciamo lì o andiamo a prenderci i loro scalpi?” fece serio Liam.

 

Nella sala si sollevò un mormorio generale.

 

“Silenzio, dobbiamo ancora valutare il da farsi!” fece ad alta voce Sirius.

 

“Aki, come siamo messi con le nuove maledizioni?” chiese Homer, senza scomporsi.

 

“Ecco, Tennessee e io abbiamo da offrire due possibilità, ma purtroppo non posso essere certa che funzionino.” Rispose la giovane dottoressa.

 

Tennessee si alzò in piedi e mostrò a tutti una specie di canotta blu che si allacciava dietro. “Questa è quella che noi definiamo la soluzione alternativa. Indossando questa canotta gli effetti delle maledizioni dovrebbero essere ridotti del 10%, perché questa stoffa è intrisa di una pozione che dovrebbe assorbire parte del colpo. Per farla breve, riusciremmo a guadagnare un po’ di tempo per soccorrere i feriti.”

 

“E il controincantesimo?” chiese Remus.

 

Aki titubò. “Beh…io ho un possibile controincantesimo, ma non l’ho mai provato nella pratica, cioè mi auguro che funzioni, però…”

 

Homer pose fine alle sue incertezze. “Ci fidiamo tutti di voi e del vostro lavoro, Aki.”

 

Bernie abbozzò a un sorrisetto sarcastico. “Siamo pieni di rabbia e buona volontà, ma non abbiamo difese sicure. Perciò? Che si fa?”

 

“Prima di prendere una qualunque decisione,” s’intromise Homer. “è meglio che sia chiara a tutti una cosa. Se facciamo sul serio, stavolta possiamo anche lasciarci la pelle.”

 

Nella sala calò un silenzio di tomba.

 

“Facciamolo.” Sibilò a denti stretti Hermione. “Andiamo a rompere il culo a quei bastardi.”

 

Aki la guardò a occhi sbarrati.

 

“Mettiamo fine a questa storia.” Fece sicuro Harry.

 

“Facciamoli neri.” Aggiunse duro Ron.

 

Bill si alzò in piedi. “Siamo tutti d’accordo a eliminare quelle carogne dalla faccia della Terra?”

 

Tutta la sala rispose con un potente “SI!”.

 

Homer sorrise a labbra strette, soddisfatto. “Benissimo, signori. Ora prepareremo un piano di battaglia il più possibile perfetto. Si finisce stavolta.” Poi si voltò verso Harry. “Harry, noi ti staremo vicini tutto il tempo e cercheremo di aiutarti il più possibile, ma lo sai anche tu che sostanzialmente verrà il momento in cui sarete soli tu e Voldemort.”

 

Harry annuì. “Sono pronto. Sono anni che lo aspetto.”

 

“Bene.” Poi Homer si alzò in piedi. “Ce la faremo, ragazzi.”

 

                                                                        ******************           

 

Si, lo so…un’eternità dopo…ho avuto un po’ da fare!

Comunque, state sintonizzati per il prossimo capitolo: “Non mi fa paura”

Ciao!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Sunny