Preoccupazioni
e James Potter per due
Kurt era appena arrivato al teatro
per le prove, quando il
suo telefono squillò, controllò il display, ma
non era un numero che conosceva.
Immaginando che qualcuno avesse sbagliato, rispose.
-Pronto?-
-lei è il signor Hummel? Chiamo dalla scuola di suo figlio-
disse la voce di
una donna dall’altra parte del telefono.
-è successo qualcosa? Kyle si è sentito male?-
chiese Kurt preoccupato.
-no sta bene, però ha avuto un problema con un suo compagno
di classe, sarebbe
meglio che venisse a scuola-
-arrivo-
Non si premurò nemmeno di avvisare che avrebbe fatto tardi
alle prove: si
fiondò sul primo taxi disponibile e stette tutto il viaggio
ripetendo
all’autista di darsi una mossa.
Kurt lo sapeva che sarebbe successo prima o poi. New York era cambiata,
ma gli
omofobi c’erano ancora. Cosa gli aveva fatto credere che gli
altri compagni di
Kyle lo avrebbero lasciato in pace?
Nella sua mente si manifestavano tutti gli scenari possibili ed
immaginabili di
quello che era successo.
“tu
sei quello strano!
Quello con due papà!”
“io non sono strano, lascia stare Kurt e Blaine”
“Kurt,
io sono un
bambino strano? Perché non ho una mamma?”
“tesoro, tu sei normalissimo, non c’è
nulla che non vada in te”
“io
non sono strano,
lasciatemi in pace!”
“si che lo sei. Vattene, non vogliamo bambini come te
intorno”
E Kurt la
sentì di
nuovo. Il suono degli armadietti che cozzavano contro la schiena. Le
risate dei
suoi compagni. Gli insulti scritti nei bagni. Le gocce di granita
ghiacciata
sulla pelle.
Ma questa volta faceva più male. Perché ci vide
suo figlio al suo posto, e non
poteva sopportarlo.
-mi scusi? Siamo arrivati!- lo
riscosse un po’ scocciato il
tassista. Lo faceva correre come un pazzo per poi tempo quando erano
arrivati.
Kurt ancora un po’ scosso dai suoi pensieri, pagò
il tassista e si diresse
all’entrata della scuola. I corridoi erano tranquilli, non si
vedevano bambini
scatenati correre da qualche parte, ma lui si sentiva comunque inquieto.
Chiese le indicazioni alle bidelle, non ricordandosi bene dove fosse la
segreteria, e praticamente corse per i corridoi della scuola.
Svoltò l’angolo e lo vide: il suo bambino, seduto
nella panchina davanti alla
segreteria, con la testa poggiata sulle mani.
Kurt si avvicinò ancora più velocemente, Kyle lo
notò e gli andò incontro.
-Kurt!-
-piccolo, cos’è successo?- chiese Kurt chinandosi per guardare il piccolo
negli occhi. Iniziò a
controllarlo, guardando se avesse qualche taglio o segno di un litigio.
Kyle abbassò lo sguardo e non disse nulla, facendo
preoccupare ancora di più
suo padre.
-lei è il signor Hummel?- chiese una voce alle sue spalle.
Kurt si voltò e incrociò lo sguardo con una donna
sulla quarantina dai capelli
corvini.
-abbiamo parlato al telefono, giusto?- chiese Kurt, riconoscendo la
voce.
-esatto, sono la maestra Anne. Potrebbe seguirmi? Dovremmo parlare in
privato-
fece la donna, indicando un’aula che doveva essere libera.
Kurt annuì e si affrettò a seguirla, prendendo il
figlio per mano.
-oggi Kyle ha avuto un problema con
un suo compagnetto, durante l’ora di disegno-
-che gli ha fatto?- chiese Kurt, preparandosi mentalmente un
discorsetto da
dire ai genitori del bambino: non poteva lasciare che un bambinetto
qualunque
maltrattasse suo figlio.
-no Mr. Hummel. Non è stato Harry a cominciare, dico bene
Kyle?- chiese Anne.
Il bambino abbassò nuovamente lo sguardo, mordendosi il
labbrino inferiore. Suo
padre era abbastanza confuso. Insomma Kyle era un bambino dolcissimo,
non
avrebbe mai fatto nulla del genere.
-è sicura? Perché Kyle è un bambino
tranquillo- lo difese su padre.
-ed è uno dei motivi per cui l’ho chiamata. Certe
litigate possono capitare tra
bambini, ma Kyle è uno dei studenti più calmi che
ho, per questo quando ha
morso Harry sono rimas…-
-lui ha fatto, CHE COSA?!- chiese con la voce sempre più
acuta.
-ehm, si signor Hummel, ed ecc…-
-Kyle perché lo hai fatto?- chiese, interrompendo nuovamente
la povera
insegnante.
Il bambino farfugliò qualcosa di indefinito, diventando
rosso dall’imbarazzo.
-Harry gli ha preso due pastelli dal suo astuccio e non glieli voleva
restituire-
spiegò la donna.
Kurt trattenne un sospiro di sollievo: almeno non l’aveva
fatto senza un
motivo.
-capisco… senta mio marito lavorava di meno oggi e dovrebbe
tornare a casa tra
poco, va bene se porto mio figlio a casa? Credo che dovremmo fargli un
bel
discorsetto-
-non si preoccupi, faccia pure- disse la donna con un sorriso, mentre
li
accompagnava verso l’uscita.
Quando arrivarono alla porta Kurt le strinse la mano, e
sollecitò suo figlio a
salutare.
-a domani, maestra- disse il bambino.
˜-˜
-l’ha morso?- chiese
Blaine, a voce più alta di quella che
stavano usando fino a pochi secondi prima.
-shhh!- gli intimò il marito, mettendogli un indice sulle
labbra –anche se
siamo in camera, può sentirci dal salotto-
-non ci credo, andiamo è Kyle! Lo stesso Kyle che si fa
problemi a mordere una
coscia di pollo perché ha paura di fargli male!-
-anche io ero rimasto un po’ stupito. Non tanto
perché abbia litigato, quanto
per il morso. Ma adesso andiamo, dobbiamo parlargli-
Blaine annuì, e silenziosamente andarono in salotto.
Kyle era seduto sul divano, nella stessa posizione in cui Kurt
l’aveva trovato
sulla panchina a scuola.
-allora Kyle, non hai nulla da dirci?- chiese Blaine, incrociando le
braccia al
petto. Lui e Kurt si misero davanti al divano, per guardarlo bene.
-Harry è cattivo- disse il piccolo, a sua discolpa.
- Kyle quando qualche bambino ti infastidisce, non puoi morderlo!-
disse
Blaine.
-ma mi aveva rubato i pastelli!-
-non è un buon motivo per comportarsi così- fece
Kurt, guardandolo severamente.
–domani devi chiedere scusa a Harry-
-non voglio, è cattivo!- si ribellò Kyle.
-non che non lo è. E adesso dammi i tuoi pastelli- fece Kurt.
Kyle confuso andò a prendere i suoi pastelli dallo zainetto
e li diede al
padre.
-bene, sono confiscati finché non chiederai scusa a Harry-
disse Blaine.
-ma mi servono!- disse il bambino, disperato.
-niente ma, signorino. Hai sbagliato e devi chiedere scusa-
Kyle li guardò male, e si diresse verso camera sua battendo
forte i piedi sul
parquet.
Kurt e Blaine faticarono moltissimo a
trattenere le risate
davanti a quella scena. Perché nonostante la discussione,
Kyle era davvero
buffissimo.
Dopo pranzo, mentre Kyle si era
nuovamente rintanato in
camera sua, Kurt e Blaine erano sdraiati sul loro letto, chiacchierando
tra una
coccola e l’altra.
-di la verità, ti sei spaventato quando hanno chiamato da
scuola?- gli chiese
ad un certo punto Blaine. Aveva la testa poggiata sul petto del marito,
e
tracciava delle linee immaginarie sulla sua magliett.
-mi conosci così bene?- chiese l’altro,
ridacchiando un po’ per il nervoso.
-non saprei signor Hummel, ci conosciamo dal terzo anno di liceo, vedi
un po’-
gli rispose, facendolo ridere- però non hai risposto alla
mia domanda-
-avevo paura che fosse a causa nostra…- mormorò
Kurt, accarezzando i ricci dell’altro.
-che lo avessero preso di mira perché ha due
papà? Kurt, i tempi sono cambiati,
New Yo…-
-è cambiata, lo so- lo interruppe bruscamente Kurt- e so che
questa è una delle
città al mondo che supporta i diritti dei gay come quelli
degli etero, ma…-
-niente ma Kurt. Kyle è al sicuro, noi siamo al sicuro. Ti
capisco, perché anche
per me difficile
dimenticare i tempi del
liceo, ma dobbiamo essere positivi e avere fiducia-
Il marito gli diede un dolce bacio sulle labbra- hai ragione. Cambiamo
argomento:
secondo te a che gli servivano i pastelli?- chiese riferendosi a Kyle.
-non ne ho la più pallida idea-
Intanto Kyle guardava i suoi disegni
con aria insoddisfatta.
Era importante finirli, ma non voleva chiedere scusa ad Harry. Cosa
avrebbe
dovuto fare?
˜-˜
Kurt non
fu l’unico ad avere il terrore dell’omofobia che
poteva
girare a New York. Agli inizi di maggio, toccò a Blaine
ricordare l’orribile
sensazione di paura che aveva abbandonato al liceo.
Kyle si
era deciso a perdonare Harry e, dopo avergli chiesto scusa
davanti alla maestra che avrebbe riferito tutto ai suoi
papà, aveva riavuto i suoi
amati pastelli.
Quello che non si aspettava nessuno era
l’amicizia nata tra di loro. Si,
dopo che Kyle gli aveva chiesto scusa, i due bambini si erano
avvicinati, fino
a diventare una coppia inseparabile.
Ed anche per questo Kyle era così nervoso in quei giorni.
-Kurt, è pronto il mio costume?- chiese per
l’ennesima volta il bambino,
guardando il pezzo di stoffa che il padre stava cucendo.
-tesoro, chiedermelo ogni 5
minuti non
mi farà andare più veloce- disse ridacchiando.
-ma sarà bello, vero? È il compleanno di Harry!-
-lo so tesoro, non ti preoccupare. Sarà il miglior costume
di Harry Potter
della storia- gli assicurò, facendogli
l’occhiolino.
Blaine, che stava mettendo a posto la cucina, chiese- mi ripetete
com’è
possibile che Kyle abbia trovato un bambino che si chiama
“Harry” fissato con
Harry Potter quanto lui?-
-puro caso- fece Kurt.
-magia- rispose Kyle.
Blaine sorrise, riponendo la tovaglia nel cassetto. Poi prese la busta
posata
sul tavolo della cucina, e la guardò con aria preoccupata.
Era l’invito alla festa di compleanno d Harry a tema Harry
Potter, dove ai
bambini era richiesto di vestirsi a tema e ai genitori di interpretare
la parte
di James e Lily Potter.
L’invito non aveva allarmato Kurt, che dopo aver letto
“e le mamme si vestiranno
da Lily” aveva detto “oh bhe, ci sarà un
James in più e una Lily in meno”,
ridendoci sopra.
Blaine non era dello stesso avviso. Perché, e dio non lo
sapeva nemmeno lui il
motivo, aveva paura. Che avrebbero pensato gli altri bambini vedendo
che c’erano
due James, e nessuna Lily? Che avrebbero detto i genitori di Harry? e
Kyle?
Si portava questi dubbi da quando
avevano ricevuto l’invito
e, nonostante Kurt avesse intuito qualcosa, era deciso a non svelarli.
Entrò in soggiorno e rivolse ancora una volta la stessa
domanda a suo marito-
ma dobbiamo proprio andarci?-
-come mai siete così ripetitivi voi due?- chiese Kurt
divertito- in ogni caso
non credevo che il giorno in cui non ti volessi mascherare da Harry
Potter
sarebbe arrivato sul serio!-
-ma io voglio mascherarmi!- rispose, risentito dall’accusa-
solo che non ho
voglia di stare li, parlare con gli altri genitori e fare il simpatico
con
tutti-
-Anderson, da quando sei così asociale? Su dai, ci
divertiremo!- chiuse il
discorso Kurt, con un enorme sorriso stampato in faccia.
E allora Blaine si arrese all’evidenza che non avrebbe potuto
scamparla quella
volta.
I giorni volarono, e
arrivò il giorno della festa di Harry.
Kyle aveva un bellissimo costume di Harry Potter con tanto di cicatrice
e
occhiali tondi, Blaine aveva i suoi occhiali da vista e una bellissima
divisa
da giocatore di Quidditch, mentre Kurt aveva optato per una giacca
rosso/gialla
con una spilla a forma di gufo e una sciarpa in tinta.
Nonostante l’orgoglio che provava per il suo costume, Blaine
non riusciva a
togliersi dalla testa il pensiero di quello che sarebbe potuto accadere.
Cercò di non darlo a vedere, quindi trascinò suo
marito e suo figlio verso l’entrata
della casa, con un sorriso a trentadue denti.
la casa aveva un piccolo giardinetto sul davanti, addobbato con
palloncini e
decorazioni a tema e delle lanterne che illuminavano la strada verso il
giardino di dietro, che era decisamente più grande.
La famiglia seguì la scia delle lanterne, finendo nel vivo
della festa: bambini
vestiti da maghetti che scorrazzavano da tutte le parti, genitori che
chiacchieravano vicino ad un tavolo con la roba da mangiare
(rigorosamente
vestiti da James e Lily), e infine il festeggiato vestito da Harry
Potter che
gli andò incontro stringendo una bacchetta
“magica” tra le mani.
-Kyle, sei arrivato!- esclamò felice il bambino. Poi
guardò le figure dietro il
suo amico, e spalancò gli occhi scioccato.
Non fiatava, continuando a fissarli, e Blaine iniziò a
sentirsi a disagio. Lo sapeva
che non era stata una buona idea, che stupido che era stato! Era ovvio
che li
guardasse in modo strano perché erano due papà!
Il bambino si riprese dal suo stato
di trans, ma continuò a
guardarli meravigliati –i vostri costumi sono bellissimi!-
esclamò.
Blaine rimase così sorpreso dal motivo per cui Harry li
stava fissando, che
liberò tutta la sua tensione con una grandissima risata.
Kurt e Kyle lo guardarono straniti, ma non dissero nulla.
Intanto Harry aveva raggiunto sua sorella minore - Nicole guarda, ho un
amico fichissimo!
Lui ha due James, e i loro vestiti sono fantastici!-
Quello fu uno dei momenti in cui Kyle
si sentì davvero
orgoglioso di avere dei papà come i suoi.
Miky’s corner
Sono tornata con questo benedetto
capitolo! Non è stato
facile finirlo, visto che dopo che mi si è rotto il pc
l’ho dovuto riscrivere
da capo -.-‘’
bando alle ciance, vi piace? Spero di si, ne sono relativamente
soddisfatta. Volevo
questo capitolo per un motivo preciso: una
speranza per un futuro migliore. Perché io spero
davvero che la generazione
futura come quella in cui si trova Kyle possa vivere in un mondo con
molti meno
omofobi di quanti ce ne siano ora. Ho notato che molte daddy!klaine
inseriscono
i problemi con gente omofoba nella storia, e sicuramente saranno
più
realistiche della mia, ma ripeto:
rappresenta la mia speranza di vivere in un futuro
migliore di questo.
Nulla, voglio ringraziare Betty97 che
mi ha recensito lo
scorso capitolo, e continua a seguirmi. E grazie a tutti voi che
seguite la
storia, siete degli amori!
Alla prossima
miky