Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: lloydslips    26/10/2012    0 recensioni
Prologo:
-Justin! si lamentò la bambina,ansimante dopo la lunga corsa -Non ce la faccio- disse per poi cadere a terra,prendendo grandi boccate d'aria.
Il biondino ritornò da lei,con un sorriso trionfante stampato in faccia:la corsa l'aveva vinta sempre lui.
-Battuta!- le disse ridacchiando e crollando a sedere accanto a lei.
-Non voglio fare più questo gioco- disse la bambina.I suoi capelli rossi risplendevano più del solito alla luce del sole.
-Lo dici solo perchè perdi ogni volta- disse Justin con tono ovvio e Hope si limitò a scrollare le spalle.Era vero,in parte.
-Dai,la prossima volta ti faccio vincere Ginger- le sussurrò amichevolmente e gli occhi azzurri di Hope si illuminarono.
Ginger era il nome con cui la chiamava Justin,per via dei suoi capelli rossi,capelli che lui amava.
Non sapevano però che non ci sarebbe stata una prossima volta,perchè il destino volle dividerli,
ed il bimbo partì la sera stessa lasciando la povera piccola Hope sola,che incominciò a comportarsi male,motivo per cui anni dopo fu mandata in un campus,dove si rincontrarono.
Senza Justin era persa,perchè quando perse lui,perse se
Genere: Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo due.




Mi svegliai disturbata a causa di un rumore assordante,era una campanella.
Nervosa scostai le coperte,presi il cellulare e controllai l'orario,erano sei e mezza del mattino.
La sera prima mi ero addormentata piuttosto tardi,per colpa delle mie due conquiline,Caitlin ed Ilary,che avevano litigato fino a tarda notte per decidere chi avrebbe dovuto dormire sul divano.
La testa bionda di Caitlin fece capolino dal bagno,era già vestita e truccata,con un vestitino abbastanza corto rosa,sembrava una tortina glassata
mentre Ilary aveva tirato fuori dalla valigia trenta magliette,tutte di un solo colore:nero.
Era una ragazza enigmatica sempre timida e taciturna,non l'avrei mai capita.
Entrai in bagno,mi sciacquai il viso con dell'acqua fresca,presi  una spazzola e iniziai a pettinare rigorosamente i miei capelli,benchè fossero già lisci,ma mi aiutava a pensare.
Mia madre mi diceva sempre che assomigliavo a mia nonna da giovane.
Incominciando dagli occhi grigio-azzurri abbelliti da delle lunghe ciglia,il nasino all'insù ricoperto da delle graziose lentiggini,e i capelli rossi come il tramonto.Purtroppo non conobbi mai mia nonna,
perchè morì di cancro quando io avevo appena due anni,eppure l'avrei voluta conoscere.
Mi vestì in fretta,misi una gonna nera,delle calze a rete,una maglia grigia dei Guns n' Roses,e delle converse nere,con questo abbigliamento rispecchiavo me stessa,ed il mio animo ribelle.
Misi una linea spessa di eyeliner sulla palpebra,una dose abbondante di matita nera,e il mio rossetto rosso a cui ero appassionatamente affezionata.
Afferrai la borsa che avevo gettato e uscì dalla stanza diretta in mensa,per fare colazione.
Camminai lentamente,ispezionando il campus,che era malinconicamente deserto,così ne approfittai per fare un giro tra i cottage.
Mi avvicinai alla finestra di uno dei monolocali,e riconobbi il ragazzo che il giorno prima si era ribellato a Dave,specchiarsi.La prima cosa che notai furono i suoi occhi verdi,
pochi secondi dopo si voltò e mi vide.Mi fece un sorriso malizioso seguito da un occhiolino.
In tutta risposta alzai un sopracciglio scocciata,poi mi voltai e ripresi la mia strada,,anche perchè lo stomaco iniziava a farsi sentire.
L'odore di caffè mi inondò le narici,quando misi piede nella mensa;Era piena di ragazzi che parlavano fra loro,ma come immaginavo già si erano creati dei gruppetti.
Andai a prendere un vassoio,impaziente di mettere qualcosa nello stomaco.
«Fammi passare »disse una voce alle mie spalle,mi voltai e riconobbi che la voce era di quel bellissimo ragazzo con gli occhi color caramello,che il giorno prima mi aveva mandato a quel paese.
«No.Rispetta la fila»dissi,ma con un gesto della mano mi ignorò e passò avanti,sussurrando "sfigata".
Fu come una pugnalata al cuore a cui non seppi reagire,perchè quel ragazzo riusciva a farmi sentire piccola.
Eppure sembrava un dio greco con quei pantaloni a vita bassa neri,la maglia rossa aderente attraverso cui si intravedevano i pettorali muscolosi,e quel meraviglioso profumo dolciastro.
Quando fece per tornare al posto,mi sfiorò la spalla sussurandomi qualcosa che non riuscì a capire,ma alla quale risero i suoi amici.
Lasciai perdere e andai a prendere una tazza di caffè ed un cornetto.
Scrutai tra i tavoli,e vidi Ilary sola,così andai a farle compagnia.
Quando mi sedetti alzò lo sguardo dal vassoio per poi riabassarlo,forse aspettava qualcuno.
Per rompere il ghiaccio le chiesi
«Dov'è Caitlin?»si passo una mano fra i capelli corvini e disse «Nel tavolo delle ragazze popolari»lo sussurrò così piano che feci fatica a capirlo.
«Va bene,comunque ti piacciono i cornetti?»mi guardo con i suoi grandi occhi azzurri.
«Mh...Si»guardai nel suo piatto e notai che aveva solo dato un morso al cornetto,ma non le chiesi più nulla.
«Comunque tu parteciperai alla caccia al tesoro?» chiese lei girando lo zucchero nel caffè con un cucchiaino.
«Cosa?»
«Ho detto se parteciperai alla caccia al tesoro.E' una specie di tradizione qui ,viene fatta ogni anno come apertura di questo campus»
«Ah..e cosa c'è in palio?»dissi bevendo un sorso di caffè.
«Niente di importante...Ma secondo Dave,questo ci serve per imparare a collaborare»
«Che scemenza.»dissi sbuffando,lei mi guarda e sorride,ma non dice più nulla.
Notai però che ha un tatuaggio sul collo con su scritto "I can't change" .
Stavo per chiderle il motivo per cui era venuta al campus,ma davanti a me trovai una sedia vuota.


«Allora ragazzi»dice Dave -Ora vi spiegherò le regole della caccia al tesoro» tutti lo guardano in silenzio impazienti di saperne di più.
«Vi dividerò in gruppi da tre,e attraverso degli indizi dovete trovare i tre braccialetti che sono stati nascosti»
Iniziò a formare i gruppi.
Misi le braccia conserte aspettando che chiamasse il mio nome.

No avrei mai voluto che dicesse quelle nove parole.
«Hope tu sarai in gruppo con Caitlin e Justin»
«Cazzo.» sibilai a bassa voce.
Mi voltai verso Justin,che chiese ai suoi amici
«Perchè con quella sfigata?» tutti risero tranne me.
Gli occhi mi si stavano colmando di lacrime ma non dovevo piangere dovevo essere forte,così lo ignorai.
La mia attenzione ritornò a Dave
«Bene al suono del fischietto dovete andare,al laghetto,dove ci sarà la mia collega che vi dirà il primo inizio.»
Mise in bocca il fischietto e vi soffio dentro.
Tutti iniziarono a correre e Justin passandomi accanto disse
«Muoviti sfigata» Caitlin che era al suo fianco ridacchiò e lui le fece l'occhiolino.
Sentì un nodo alla gola che difficilmente mandai giù.
Corsi verso il lago e vidi che tutti erano riuniti intorno ad una ragazza,che stava dicendo qualcosa.
Mi avvicinai per sentire meglio.
«Eccovi qui ragazzi.Io sono Helen,la moglie di Dave e ora vi darò il primo indizio»calò subito il silenzio.
«E' centenario,Fa la carta su cui scrivere,può bruciare ora dovete cercare di indovinare.»
Tutti iniziarono a parlare fra loro,mentre io cercavo Justin e Caitlin che erano scomparsi.
Beh,si arrangieranno,Troverò da sola il premio.
Iniziai a pensare  che cos'è centenaria, si fa la carta e si accende il fuoco?Una quercia.
Corsi verso il bosco iniziando a guardare tra gli alberi,cercando la quercia.
Sentì dei rumori,dietro un cespuglio,e dei gemiti,così andai a controllare.
E lo spettacolo non fu uno dei migliori,vidi Caitlin con il vestitino alzato sopra la coscia,avvinghiata a Justin,che sembrava gli stesse succhiando la faccia.
Gli occhi mi si riempirono di lacrime e guardai Justin che mi aveva notata.
Mi sorrise strafottente e gli dissi
«Fottiti Justin.»non tanto per il bacio,anche se mi fece male,ma per quel fottuto sorrisetto staato nel volto.Glielo avrei volentieri cancellato a pugni.
Scappai via da li perchè sembrava che l'aria non fosse più respirabile.
Pensai che non avrei mai capito com'è essere amati.
L'amore,l'amore,l'amore a che cosa serve poi?
Assolutamente a niente.
Mi asciugai le lacrime,che scorrevano velocemente sul mio viso,e corsi nel cottage.
Mi buttai sul letto e continuai a piangere bagnando ogni singolo centimetro del mio cuscino.
Justin era un fottuto stronzo,che mi aveva per caso preso di mira.
Mi addormentai con il cuore spezzato e mille pensieri per la testa.


Mi svegliai  a causa di un rumore qualcuno stava bussando alla porta.
Andai ad aprire ma non avrei mai immaginato chi fosse davanti alla porta.
«Senti scusa per stamattina,non volevo chiamarti sfigata.»abbassò gli occhi al pavimento,come se si stesse seccando.O forse si stava vergognando?
«Ti ho portato questo,comunque» tirò fuori dalla tasca un braccialetto e lo allungò verso di me.
«Grazie Justin» lui fece un cenno con il capo e se ne andò via,lasciandomi sola.
No,dio certo non si era vergognato.


  
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