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Autore: Bouchet    26/10/2012    3 recensioni
rating arancione-rosso.//Lea prese in mano la situazione. Non voleva più pensare a niente. Non le importava più di fare la figura della troia, di seguire il buon senso. Tutto quello che voleva e di cui aveva bisogno era Liam. Era stata troppo tempo lontana dal biondino, ed ora aveva bisogno di lui, disperatamente. Dopotutto, che cos’è l’amore, se non un perdersi e un ritrovarsi continuo?
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Chapter 12.







“Dio Lea, ci hai fatto prendere un colpo! Non farci mai più questi scherzi!” urlò Zayn irrompendo nella stanza, dove Liam e Lea continuavano a tenersi le mani, a parlare tranquillamente, senza nemmeno dare accenno ad un litigio. Un evento prettamente storico, che Misha non aveva minimamente osato interrompere, continuando ad osservarli dalla finestra che dava sulla camera. Ma purtroppo, non seppe fermare l’ansia e la preoccupazione del suo ragazzo, che entrò tempestivamente nella camera. All’udire della sua voce, i due ragazzi sussultarono, lasciando immediatamente la presa sulle loro mani. Il moro lo notò, e si sentì terribilmente in colpa.
“Oh, scusate, io…” farfugliò, cercando una spiegazione plausibile al suo comportamento da idiota.
“Non preoccuparti, stavo giusto andando via,” lo tranquillizzò Liam, alzandosi dalla sedia accanto al letto di Lea. La bionda, visibilmente contrariata, emise un lamento.
“Dove devi andare?” chiese, mettendo il broncio. Il biondino le sorrise gentilmente, sciogliendosi alla vista della buffa espressione assunta dalla ragazza. Le poggiò una mano sul viso, carezzandole lievemente la guancia.
“Devo fare una cosa molto importante,” spiegò, come se fosse alle prese con una bambina, guardandola negli occhi verdi. Quegli occhi che gli erano mancati così tanto.
La bionda sbuffò. “Tornerai?” chiese. Non si riferiva solamente ad un presente vicino, e questo l’aveva capito anche Liam. Gli stava chiedendo se non sarebbe più partito, se, finalmente, se sarebbe stato con lei, fino alla fine, così come se l’era immaginato lei, da sempre.
Il ragazzo si chinò su di lei, sfiorando la sua fronte con le labbra, lasciandola senza fiato. Quello era decisamente un sì.
“Tornerò più presto di quanto tu immagini,” soffiò contro la sua pelle. La guardò per l’ultima volta, soffermandosi sui suoi occhi lucidi. L’aveva fatta piangere.
Salutò velocemente Zayn, per poi uscire dalla stanza e scontrarsi con Misha, addolcita dalla scena a cui aveva appena assistito. La mora, però, cercò comunque di assumere un tono distaccato.
“Gliel’hai promesso,” disse solamente, probabilmente anche lei aveva capito il doppio senso della domanda di Lea. Il biondino la guardò di sbieco, capendo poi il significato delle sue parole. Le abbozzò un sorriso, nessuno poteva abbatterlo in quel momento.
“Come potrei scappare più dall’amore della mia vita?” le chiese, alzando la mano in segno di saluto, e sparendo tra i corridoi immensi dell’ospedale.


Zayn prese il posto di Liam, accostando la sedia accanto al letto della bionda.
“Allora, come ti senti?” chiese, rendendosi subito conto della domanda stupida che aveva appena fatto.
“Come se un pachiderma mi avesse schiacciato un polmone,” rispose invece pacata Lea, rivolgendogli un sorriso sincero. Si vedeva, il moro era molto preoccupato, e lei non voleva fargli pesare il fatto che non fosse nella sua forma più splendente.
“Lea, mi dispiace molto per prima, non sapevo…” si bloccò, cercando le parole appropriate per esprimere quanto lo mortificasse il fatto di aver interrotto una probabile riconciliazione tra lei e Liam.
La ragazza scosse lievemente la testa, accarezzandogli il dorso della mano. “Non preoccuparti Zayn, non stavamo parlando di niente in particolare,” lo tranquillizzò, anche se lei stessa era consapevole del contrario.
Alcuni istanti dopo comparve sulla porta Misha, rivolgendo uno sguardo di fuoco al suo ragazzo. Poi si voltò verso l’amica, cambiando completamente espressione. Un sorriso gentile le illuminò le labbra, avvicinandosi al letto di Lea.
“Tesoro, come stai?” le domandò, portando una mano sui suoi capelli.
“Non c’è male,” ammise la bionda, mentre Misha si sedette sulle gambe del moro. “Piuttosto, dov’è Lou? Voglio vederlo…” ammise in un soffio, rivolgendo uno sguardo pieno di apprensione all’ amica. Ritrovarsi Liam accanto al suo risveglio per lei era stato più che meraviglioso, ma era anche da troppo tempo che non vedeva quegli occhi azzurri capaci di tirarla su, sempre e comunque.
Misha assunse uno sguardo dispiaciuto. “Quando sono arrivata, ti stava guardando dalla finestra; ma poi, senza dire parola, se n’è andato di fretta,” confessò, stringendo la mano di Zayn.
La mora giurò di aver visto un cambiamento nello sguardo di Lea, trasformarsi in un qualcosa di passivo, perdendosi nel vuoto, immersa in chissà quali pensieri.
“Dai Lea, magari avrà avuto qualche faccenda da sistemare,” cercò di consolarle il ragazzo, probabilmente aveva notato anche lui il mutamento della bionda.
La ragazza fece un sorriso accondiscendente, pieno di sconforto. Poi le si illuminò il volto, come se avesse appena capito che mancava qualcuno.
“Jade?” domandò, alzando la testa verso la porta, sperando di vedere la rossa arrivare mentre, come al solito, bisbigliava qualcosa di smielato al suo biondino.
Misha notò anche questo , e abbassò la testa, mortificata dalla risposta negativa che stava per darle.
“Non è qui, non ci sentiamo da ieri sera. Pensavo che Louis l’avesse chiamata…” sospese il discorso, sentendosi così dispiaciuti nei confronti della bionda, che nascose il suo dolore dovuto dalle sue parole con una mesta smorfia.
“Arriverà, ne sono sicuro,” le confortò nuovamente il moro, sentendosi praticamente inutile.
Lea appoggiò la testa sul cuscino, guardando i due innamorati cullarsi su quella sedia troppo piccola per ospitare due persone. Perché nessuno voleva vederla?
“Arriverà…” ripeté con voce flebile la bionda.



“Tesoro, sei pronta? Misha e Lou ci staranno aspettando…” la chiamò Niall dal piano inferiore. Ma il suo fidanzato non poteva neanche immaginare come si sentisse la rossa in quel momento.
Non voleva andarci. Lei, in quel dannato ospedale, non ci avrebbe messo neanche una punta dei suoi capelli rossicci.
Lea l’avrebbe vista fuori, quando finalmente sarebbe uscita da quell’edificio che tanto odiava. Sempre se sarebbe uscita.
Jade, che cazzo di pensieri fai??
Lea o non Lea, lei non sarebbe entrata lì dentro per nessun motivo al mondo. A volte era come le bambine, aveva dei capricci terribili. Per dare conferma delle sue idee contorte, si aggrappò al mobile, proprio come i bambini fanno quando non vogliono andare a scuola. Il biondo, spazientito, salì le scale, determinato a capre cosa stesse succedendo. Aprì la porta, e si trattenne per poco dal ridere a quella vista così maledettamente buffa. Posò le mani sulle ginocchia, piegandosi in due.
“Jade, vuoi spiegarmi che cavolo stai facendo, aggrappata all’armadio?” disse, con voce spezzata dalle risate, mentre la rossa assunse un’espressione indecifrabile. Il ragazzo si ricompose, facendosi più serio. “Ti ricordo che una delle tue migliori amiche è all’ospedale con un polmone marcio, non vorrai mica restare qui a fare i capricci, come le bambine??” chiese, un po’ spazientito.
“Esattamente,” affermò con decisione la ragazza, lasciando Niall a bocca aperta.
“Non dirai mica sul serio?” domandò, sempre più stupito. Il ragazzo, però, riuscì a capire meglio la situazione, intuendo che qualcosa non adava, semplicemente guardandola negli occhi. Forse era per quello che si amavano, si capivano semplicemente con uno sguardo, cosa raramente ricorrente tra le coppiette.
Il suo sguardo si addolcì, avvicinandosi lentamente all’armadio a cui la sua ragazza era aggrappata. Le prese la mano, facendole allentare la presa su una delle ante. La rossa perse a poco a poco la forza di contestare, perdendosi nel blu dei suoi occhi. La presa della ragazza sull’ immobile si fece sempre più debole, mentre si rafforzava sulla mano del biondo, come se volesse trovare un appiglio a cui aggrapparsi.  Il ragazzo la accolse tra le sue braccia, accarezzandole i capelli e lasciandole dei baci veloci sulla fronte, mentre lei affondò il viso nel suo petto, respirandone appieno il suo profumo dolce e candido. Gli abbracci di Niall, dopotutto, erano come una medicina universale per Jade.
Per un momento il biondo sciolse l’abbraccio, facendola accomodare sul letto, sedendosi accanto a lei. Intrecciò una mano con la sua, mentre con un braccio le cinse e spalle, incitandola a parlare.
“Allora, qual è il problema?” sussurrò al suo orecchio, per non farla spaventare.
Sembrava una dura, giocava a fare la dura, ma in realtà Jade era l’essere più fragile che ci fosse sul pianeta, e questo Niall lo sapeva. Sapeva che, sotto quella ‘corazza’ che si era costruita, ci fosse un animo debole e bisognoso d’affetto. E l’aveva trovato, sicuramente, ma a volte il ragazzo aveva come l’impressione che lui non arrivasse a colmare tutto quel vuoto, e questo succedeva quando non la capiva, proprio come stava succedendo in quel momento.
La ragazza raddrizzò la schiena, cercando di ricomporre quel poco che le era rimasto della sua dignità.
“Niall, io… non voglio andarci in ospedale. Non voglio vedere Lea, non voglio vederla in un letto scomodo e poco familiare, mentre soffre di un dolore lancinante. Non ce la farei a vederla pallida, mentre si lamenta, ed essere una figura passiva e impotente. Non ce la farei a vederla in quelle condizioni, crollerei e…” la sua voce fu interrotta da singhiozzi stroncati, al cui suono Niall prese a carezzarle il viso con gesti frenetici. Quello che non voleva che succedesse, purtroppo successe. Una lacrima salata rigò una sua guancia, ma il biondo la asciugò prontamente con il pollice. Non aveva mai visto la sua rossa piangere, lei non si permetteva mai il lusso di esternare i suoi sentimenti con tutti, gliel’aveva detto molteplici volte, dato che si sentiva come nuda. Ma con lui, sentiva che non ci fosse alcun velo. Con Niall, lei non aveva paura di essere solamente Jade, sapeva che lui non l’avrebbe mai giudicata e l’avrebbe sempre accettata, malgrado i suoi innumerevoli difetti.
“Shhhh..” la tranquillizzò il ragazzo, poggiando la sua testa sul suo petto, mentre la rossa si lasciava andare in un pianto liberatorio. Da quanto tempo non succedeva? Troppo, evidentemente.
“Niall, mi dispiace… sono un’egoista,” si colpevolizzò, stringendo la presa sulle spalle del biondo.
La allontanò da lui, quel poco per guardarla in quegli occhi velati dalle lacrime. “Non sei un’egoista, Jade. Affatto, io credo che tu sia la persona più altruista di questo mondo. La tua è soltanto una sciocca paura, in realtà non sei inutile agli occhi di Lea; anzi, avendoti vicino supererà questi momenti di difficoltà molto più facilmente. Fidati,” la rassicurò, asciugandole il viso bagnato.
Una strana sensazione invase il corpo della ragazza, come se le parole di Niall avessero portato più chiarezza nei suoi sentimenti confusi. Come accadeva da un po’ di tempo a quella parte, il biondo aveva completamente sconvolto la sua vita. Aveva stravolto le prospettive di Jade, le aveva rivalutate, e le aveva cambiate positivamente, rendendola una persona migliore. Ogni giorno sempre di più, la rossa si convinceva di voler passare ogni singolo istante del suo futuro con quel ragazzo, che aveva finalmente portato la luce nella sua vita buia.
Alzò la testa, incontrando quegli occhi color ghiaccio che ogni volta le facevano perdere un battito. Sorrise spontaneamente. “E adesso, che facciamo?” gli domandò, sperando di poter essere coccolata da lui ancora per un po’. Aveva superato la sua stupida paura, questo era sicuro, ma Lea era in buone mani, con Misha, Louis e Zayn.
Niall sembrò leggere i pensieri della sua rossa, aprendosi in un sorriso smagliante. “Diciamo che per oggi facciamo una piccola eccezione, e staremo a letto a coccolarci tutta la giornata.”
Sul volto di Jade comparve un sorriso puro, ma in cui il biondo intravide anche un’ombra di malizia. “Sai, la giornata è così lunga, che faremo tutto il giorno a letto?” domandò, soffermandosi di più sulle ultime parole.
Niall le rivolse un sorriso sghembo. “Ho una mezza idea,” ammise, poggiandola delicatamente sul letto, posizionandosi su di lei.
La rossa non chiedeva altro. “Baciami, biondo.”
Le loro parole morirono lì, il resto si decise tra quelle lenzuola candide, dove amore e piacere crearono un mix di emozioni decisamente perfetto.



Le strade erano davvero affollate, ma per Louis era come se fossero deserte.
Stranamente Londra quel pomeriggio era illuminata da quei flebili raggi di sole, ma per Louis era come se tutto fosse nuvoloso, freddo e senza emozioni.
Ma che diavolo stava facendo? In quel momento il suo posto era in quel dannato ospedale, al capezzale della sua Lea.
No, Lea non ha più  bisogno di me, lei ora ha Liam.
Senza rendersene conto, urtò una persona, che cadde rovinosamente a terra. Se non fosse stato per il suo lamento, il ragazzo non se ne sarebbe neanche accorto.
“Ahia!” urlò, catturando per una frazione di secondo la sua attenzione.
Il moro si abbassò, aiutando la ragazza ad alzarsi. Si, era una ragazza, e anche molto carina, constatò.
“Perdonami,” si scusò Louis, porgendole un bloc-notes cadutogli dalla borsa.
La ragazza lo raccolse timidamente. “Figurati,” disse, perdendosi nell’azzurro puro dei suoi occhi.
“Sono Louis, comunque, piacere,” si presentò, porgendole la mano calda, che la ragazza strinse debolmente. Aveva delle mani davvero minute e graziose; non c’era che dire:  capelli castano scuro, occhi color cioccolato, visino angelico… davvero molto bella.
-Che fai, le fai il filo?-
Zitta Coscienza, è carina.
“Samantha,” si presentò la mora, constatando la bellezza di quel ragazzo che l’aveva travolta come una furia.
“Samantha… bel nome,” la complimentò, facendola arrossire.
Ma ad un certo punto,  il colore dei suoi occhi si fece indistinto, notando che andava più verso il verde; quel verde acceso che tanto gli ricordava quelli vispi di Lea.
I capelli castani furono sostituiti da una chioma bionda e lucente, che aveva un aspetto così familiare.
La carnagione olivastra di Samantha fu rimpiazzata da quella pallida della sua Lea.
Quella che aveva davanti non era più Samantha, ma Lea.
-Patetico.-
Louis corse via, lasciando la ragazza imbambolata in balia della folla, mentre si rifugiò in un vicoletto deserto. Strinse la testa fra le ginocchia, portando le mani tra i capelli.
Perché mi fai questo, Coscienza?
Niente.
Perché me la fai vedere dappertutto, quando io voglio semplicemente… non vederla?
Silenzio.
Il ragazzo, spazientito, scattò in piedi. “Perché ti fai sentire solo quando non mi servi, mentre quando ho bisogno di te vai a fotterti negli antri più oscuri della mia testa, eh? Che cazzo ti ho fatto?” diede libero sfogo ai suoi pensieri, non curandosi dei pochi passanti che lo guardavano allibiti.
Estrasse il telefono dalla tasca, sbuffando. Il display contava sette chiamate perse, cinque di Zayn e due di Misha. Più un messaggio del moro:
“Amico, dove cavolo sei finito? Lea chiede di te, ha bisogno di te. Rispondi alle chiamate, o almeno mandaci un messaggio, un segnale di fumo, facci sapere se sei vivo. Siamo preoccupati per te.
Ti voglio bene,
Zayn. xx”


Lea chiede di te,
ha bisogno di te.


Aprì la rubrica, cercando il numero del suo fidato amico Harry, che non tardò a rispondere.
“Lou, dove sei? In ospedale? Lea come sta? Si è svegliata?” il riccio iniziò a tempestarlo di domande. Era evidentemente preoccupato, ma Louis tirò un sospiro di sollievo: non si era ancora sentito con Zayn.
“Hazza, devi farmi un favore enorme,” lo implorò, sperando che la sua folle idea funzionasse.
“Dimmi tutto.”
“Dovresti prestarmi la tua casa in periferia per qualche giorno. Ti prego,” lo supplicò.
“Che? Proprio quando Lea è in ospedale, tu vuoi andare fuori città? Perché?” certo, era più che logico che l’amico chiedesse spiegazioni, ma lui non aveva la più pallida idea di cosa dirgli.
“Harry… Ti prego,” riprovò, con un tono di voce tanto implorante che rasentava l’osceno.
Ci fu qualche minuto di silenzio, ma poi l’amico sbuffò.
“E va bene,” acconsentì.
“Grazie, Hazza. Sono da te in dieci minuti,” riattaccò Louis, avviandosi a passo svelto verso casa Styles.


Lea chiede di te,
ha bisogno di te.







Perdonatemi.
Ok, chiedo uminlmente venia per il mio ritardo, ma non ho giustificazioni plausibili.
Non so neanche che dirvi oggi, boh.
Ah, sì! Ho preso sette in filosofia, e mi sono regalata un beeeeel libro. 
Bene, ora passiamo al capitolo.
Stavolta ho preso un po' di parti, non ho continuato con un solo personaggio. Però sono da notare:
1) La dolcezza di Liam (anche se arrivata in ritardo);
2) Il diabete acuto che portano Niall e Jade;
3) La stupidità di quel cretino di Louis. Sto messa male però, me lo dico da sola che un mio personaggio fa schifo.
Secondo voi, cosa succederà nel prossimo capitolo?
SI ACCETTANO SCOMMESSE! (?)
E' evidente che non sto bene.
Ringrazio quelle bellissime persone che leggono questa merda, perché mi fa felice vedere che ad alcuni di voi piace quel che scrivo. Grazie di cuore. <3
Nient'altro da dire, solo... alla prossima!
Vi voglio bene. :)
-Alex.




   
 
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