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Autore: SusanTheGentle    27/10/2012    2 recensioni
Bill, Tom, Georg, Gustav e Maddy sono cinque ragazzi normalissimi, Vivono a Magdeburg, una città ordinaria sotto ogni aspetto. Hanno i loro amici, i piccoli problemi quotidiani quali la scuola, l'amore. Hanno i loro sogni...E se questi sogni si trasformassero in un incubo? Se loro, così come potremmo essere tutti noi, un giorno venissimo a conoscenza di strani e spaventosi avvenimenti che minacciano la nostra vita, la nostra casa e le persone che amiamo di più? Che cosa faresti per salvarli, sapendo che solo tu hai il potere di farlo?
Dalla scleta di una persona può dipendere il destino del mondo. E loro decisero di cambiare il destino.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: AU, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 15:
Il capolinea

 
La sala delle bambole era piuttosto grande, e con pochi passi la si sarebbe attraversata in fretta. Ma a Georg sembrò un tragitto interminabile.
“Corri!”gridava la voce di Gustav nella sua testa.
Georg scattò rapido, voltando le spalle ai mostri pelosi davanti a lui.
“Corri!”sentiva la voce di nonna Amelia, proveniente da chissà dove.
Scivolò. La suola di gomma delle scarpe stridette sul pavimento tirato a lucido nel quale poteva quasi specchiarsi. Per poco non perse l’equilibrio.
“Corri!”diceva un’altra voce a lui sconosciuta. Una voce di ragazza.
Davanti a lui, l’altra porta, quella posta in fondo alla stanza, era chiusa, ma lui si fiondò ugualmente in quella direzione.
“Fa che non sia chiusa a chiave. Fa che non sia chiusa a chiave” pregò.
“Là dentro! Svelto!”lo esortò una volta la voce di Gustav.
Georg sentiva i gorgoglii rabbiosi degli zaninoni dietro di lui.
Non seppe mai come riuscì a raggiungere indenne la porta e a sfuggire a quelle bestie immonde che erano dannatamente veloci. Fatto sta che vi arrivò e la maniglia si abbassò appena vi appoggiò la mano.
Si gettò dentro la stanza, stavolta cadendo a terra sul serio, perché uno Zaninone gli aveva afferrato l’orlo del jeans scoloriti.
Georg si voltò per vedere un orribile muso che lo fissava con odio. La zampa, artigliata saldamente alla sua gamba, lo tirava indietro. Aveva una forza straordinaria.
Prima che potesse sopraggiungere qualcuna delle altre creature in aiuto della prima, Georg scalciò con forza sul grugno dello Zaninone, e fu allora che vide dal vivo gli spaventosi incisivi di cui era fornito.
Si liberò dalla presa e chiuse la porta con un forte calcio. Si alzò in fretta, tremante, e girò due volte la chiave nella toppa.
Tutto era avvenuto in pochissimi secondi.
Tonfi e grida provenivano dall’altra parte. Se l’avessero sfondata che avrebbe fatto?
Il panico lo invase. L’aveva sempre saputo che non sarebbe stato affatto facile, anche se gli altri erano sembrati tutti così ottimisti. Ma aveva avuto ragione lui. E ora era in trappola. Bell’affare, davvero…
Georg si voltò per cercare un qualche mobile- sedia, tavolo, scrivania- da utilizzare per poter sbarrare l’entrata. Ma la stanza in cui era finito era assolutamente vuota.
Era quella dove il signor Herman, alias Solquest, spariva di tanto in tanto durante la mostra. Parlandone con gli altri, si era immaginato che avrebbe potuto trattarsi di una specie di stanza segreta. A ben vedere però, non era granché come stanza: era piuttosto piccola, molto più di tutte le altre del Municipio. Non c’erano finestre, non c’erano ornamenti, quadri alle pareti, niente. C’erano solo due lampade appese ai due lati della porta che illuminavano fiocamente l’ambiente.
L’unico altro oggetto presente era uno strano altare di pietra- almeno dalla forma lo sembrava- rotondo, posto esattamente nel centro.
Inizialmente non l’aveva notato. Non aveva idea di cosa fosse o perché l’avessero messo lì dentro. Quando la voce di Gustav gli diede la risposta.
“E’ la polla di trasformazione”disse. “Siamo nel posto giusto. Devi immergermi lì dentro per farmi tornare com’ero”
Georg si avvicinò e vide che non era affatto un altare. Era una grossa vasca di roccia grezza, profonda circa un metro e completamente vuota.
“Come…cosa devo fare?” chiese, sentendosi ancora molto stupido a parlare con una bambola.
“Mettimi lì dentro e aspetta. Fa così con tutti quelli che trasforma. Io e gli altri l’abbiamo visto decine di volte. Sai, non sempre tiene la porta chiusa quando il Municipio è vuoto, dopo la chiusura al pubblico. Credo che si diverta a vedere il terrore sul viso degli altri…voglio dire, delle altre bambole”
“D’accordo ma…è vuota”
“Tu fidati e fai come dico”
Georg eseguì, non troppo convinto. Depose la bambola sul fondo, e non appena questa toccò la superficie di pietra, la vasca immediatamente si riempì di un o strano liquido ribollente.
Georg ebbe l’impulso di afferrare la bambola per tirarla di nuovo fuori, perché pensò che altrimenti sarebbe affogata; ma non fece in tempo. Il liquido l’aveva già sommersa. Non poté far altro che stare a guardare. Non si accorse nemmeno che le grida degli zaninoni si erano zittite.
Quando la vasca fu colma, li liquido smise di ribollire e divenne una superficie piatta, come un laghetto tranquillo. Poi, qualcosa emerse all’improvviso: un ragazzo che Georg ben conosceva.
Aveva indosso gli stessi abiti del giorno che si erano incontrati per andare alla mostra. Era fradicio, ansimante e molto pallido. Ma era Gustav. Il suo amico era di nuovo lì davanti a lui. Vivo.
Gustav si aggrappò al bordo della vasca. “Dammi una mano” disse.
Georg accorse e lo aiutò a issarsi fuori. Quando l’amico fu del tutto uscito, la vasca si svuotò e tornò asciutta come se non fosse mai stata usata.
Gustav tossì due volte e sputò un poco d’acqua- o quello che era-, sedendosi a terra, stremato.
“Stai…bene?” gli chiese Georg, che lo fissava preoccupato.
“Mi sento da schifo”
Georg sorrise e lo abbracciò. Non era da maschi, era vero, ma non poté evitarlo. Non si era reso conto fino a quel momento che aveva rischiato di non riabbracciarlo mai più; di non poter più ridere e scherzare con lui.
Gustav gli diede delle gran pacche sulle spalle e ricambiò l’abbraccio.
“Sei stato grande”
“Non è merito mio. Gli altri hanno fatto il piano. Io…non ci credevo nemmeno. Non volevo crederci. Non ci credo ancora adesso. Se non fosse stato per Maddy credo non sarei qui. E nemmeno tu”
“Stanno tutti bene?”
“Sì”
“L’importante è questo. Mi racconterai tutto più tardi, ok? Adesso andiamocene di qui”
Gustav sembrava strano, si muoveva come fosse un automa, a scatti, e a stento riusciva a reggersi in piedi.
“Sei sicuro di star bene?” indagò Georg.
“E’ per colpa del sortilegio. Non è piacevole essere trasformati in una bambola”.
Gustav guardò il giocattolo che ora giaceva innocuo sul pavimento. Le sferrò un calcio e con rabbia la gettò dall’altra parte della stanza. “Schifose bambole!”
“Dai, andiamocene” disse Georg aiutandolo a camminare, mettendosi un braccio dell’amico attorno alle proprie spalle.
Si avvicinarono di nuovo alla porta.
E ora?
I rumori si erano spenti, ma gli Zaninoni potevano benissimo essersi acquietati per far loro credere di essersene andati, quando invece erano là pronti ad attaccarli..
“Non temete per quelle creature. Per un po’ non vi nuoceranno”disse una voce che riecheggiò tra le pareti della piccola stanza, cristallina e ferma.
I due ragazzi si voltarono svelti. Dieto di loro c’era una ragazza. O meglio, era la figura evanescente di una ragazza, come fosse un fantasma. Ma a differenza di questi ultimi, sembrava più vera, più viva.
La fanciulla sorrise nel vedere le espressioni attonite sui volti dei due ragazzi.“Voi non mi conoscete, ma io conosco voi, Georg e Gustav”
“Sì che ti conosco” disse Georg, riprendendosi dallo stupore. “Tu sei Calien”
Lei sorrise ancora. “Esatto. Sono felice che ti abbiano raccontato di me. Verrò presto a farvi visita, perché ci sono delle cose molto importanti che dovete sapere, e attendevo il momento in cui vi sareste finalmente riuniti. Adesso però dovete uscire di qui e in fretta”
“E come? C’è un’oda di zaninoni inferocita qua fuori”
“No, vi ho già detto che non dovete preoccuparvene. Apri la porta, Georg”
Con molta circospezione, il ragazzo eseguì. Girò la chiave, abbassò la maniglia e sbirciò fuori appena.
“Ma cosa…?”
Aprì del tutto e così anche Gustav poté vedere lo spettacolo quasi surreale dall’altra parte.
La sala delle bambole era gremita di decine di zaninoni…tutti immersi in un sonno profondo. Erano ancora orribili a vedersi, ma in quel momento erano assolutamente innocui.
“Sei stata tu?” chiese Georg incredulo.
“Sì, ma l’incanto non durerà a lungo. Purtroppo non posso mantenere questa forma troppo a lungo nel vostro mondo. Di solito comunico attraverso il sonno. E’ così che ho incontrato Bill, Tom e Maddy. Ho radunato tutte le mie forze per tener testa al potere di Solquest, che pervade tutta la città in questo momento. Amelia mi ha già dato un grande aiuto e tu Georg sei stato bravissimo”
Il ragazzo arrossì un poco.
“La nonna dei gemelli?!” esclamò Gustav. “Lei che centra in questa storia?”
“Ti spiego dopo” fece  Georg con un gesto impaziente. “Calien, grazie, ma Solquest…”
Calien sorrise ancora, stavolta quasi compiaciuta. “Lo vedrete. Lui invece non si accorgerà di voi, ma dovete sbrigarvi, abbiamo già perso troppo tempo. Prendete le uscite di sicurezza, i vostri amici vi aspettano là”
Detto ciò, la figura di Calien svanì così com’era apparsa.
“Abbiamo appena visto un fantasma, ti rendi coto” disse Gustav a bocca aperta.
“Era molto più di un semplice fantasma. Lei è la custode della città…Muoviamoci adesso!”
Attraversarono la stanza delle bambole facendosi strada tra i corpi degli zaninoni addormentati e i piedistalli sopra i quali c’erano le bambole. Alcune di esse, notarono, avevano gli occhi chiusi. Purtroppo però, si resero conto che non erano molte. Solquest aveva quasi terminato di completare la sua collezione.
Bill e Tom avevano già spiegato a Georg come arrivare alle porte di servizio.
Percorsero i corridoi vuoi. Tutte le persone erano ancora all’esterno, attendendo di sapere se potessero finalmente rientrare nell’edificio e se l’incendio c’era effettivamente o si fosse trattato solo di un falso allarme.
A Georg sembrava passato moltissimo tempo da quando aveva fatto scattare il dispositivo, invece erano passati si e no dieci minuti.
Infine, eccola: l’uscita.
Appena misero piede fuori, tre paia di braccia li strinsero in un abbraccio.
“Io non posso crederci! Georg, ce l’hai fatta! Ce l’avete fatta!” esclamò Maddy baciando Gustav e Georg sulle guance.
I due ricambiarono l’abbraccio dei loro amici e rimasero così per un po’. La ragazza scoppiò in lacrime, tanto era stata in ansia. Anche Bill aveva gli occhi lucidi; Tom invece emise una risata nervosa.
Georg fu il primo a staccarsi dalla stretta degli altri.
“Che diavolo ci fate qui voi tre?” chiese.
“Calien è venuta da noi e ci ha detto che dovevamo aiutarvi perché le cose si sarebbero potute complicare” spiegò Tom.
“Ancora non capisco come siamo usciti da lì tutti interi” fece Gustav scuotendo la testa.
“Non è il momento di chiacchierare, voi cinque” disse una voce alle loro spalle. Era nonna Amelia, a poca distanza da loro. “Coraggio, giovanotti, di filato a casa, ora!”
C’erano un mucchio di cose che dovevano essere chiarite e raccontate, ma tutti convennero che era davvero meglio rimandare a più tardi.
Seguirono Amelia, facendo il giro dell’edificio. Non vedevano l’ora di lasciare il Municipio, consapevoli però che non sarebbe stata l’ultima volta che l’avrebbero visto. Sarebbero dovuti tornare per liberare tutti gli altri ragazzi dal sortilegio che li imprigionava nelle bambole.
Quando arrivarono sul davanti, i ragazzi notarono allora qualcosa di assolutamente incredibile.
Un capannello di persone, tra cui le guardie della sicurezza, erano affaccendati attorno al signor Herman, il quale stava seduto su un basso muretto.
Stando attenti a non farsi troppo notare, sbirciarono tra la folla e videro che Solquest scuoteva la testa alle domande delle guardie, il viso corrucciato. L’uomo si passò un fazzoletto sul viso rubicondo.
“Che cos’ha?” chiese Maddy. “Sembra non si senta bene”
“Infatti è così” disse la nonna.
Georg la guardò con attenzione. “E’ per quello che le ho visto fare prima? Voglio dire, quando ho fatto scattare l’allarme antincendio. L’ho vista fissare Solquest e …stava facendo un incantesimo, vero?”
“Io?” Amelia rise. “No, no, mio caro, niente incantesimi. No, ho semplicemente giocato a chiodo scaccia chiodo. Con l’aiuto della cara Calien, ovviamente”
“E cioè?”
“Abbiamo, confuso la mente di Solquest. Non pensava certo di doversela vedere con due avversari contemporaneamente e si è trovato impreparato. Sarà anche potente, ma non è invincibile”
“Potremo fare lo stesso anche noi, quando sarà il momento?” disse Bill.
Amelia lo guardò seria. “Sì, Bill. Ma ricordate che dovrete essere saldi di mente e cuore, perché resistere alla volontà di Solquest è davvero difficile e ancor più cercare di fronteggiarla”
“Nonna…come…?”
“Dopo, dopo” disse in fretta Amelia. “Ora via, svelti! Dritti verso casa”
“Sì, andiamocene” disse Maddy. “Prima che…Gustav!” gridò la ragazza.
“Gustav!” gridarono gli altri in coro.
Il ragazzo aveva cercato fino a quel momento di resistere, ma infine aveva ceduto. Era stanco, spossato, privo di qualsiasi forza. La vista gli si appannò. Si accasciò a terra e poi, il buio.
 
Sì svegliò molto tempo dopo, con un gran mal di testa.
Socchiuse gli occhi, mentre alcune voci attorno a lui sussurravano. Tra di esse riconobbe quella di sua madre, ma sembrava attutita rispetto alle altre.
“Sì, grazie dottore” la udì dire.
Il dottore? Già, pensò Gustav, era svenuto. Ricordava la spiacevolissima sensazione del mancamento. Non gli era mai successo in vita sua. Agli occhi degli altri doveva essere sembrato stupido, senza contare la preoccupazione che avevano sicuramente provato.
Quando finalmente mise a fuoco la stanza, vide i proprietari delle voce che aveva udito: Maddy, Bill, Georg e Tom, il più vicino alla porta dalla quale stava sbirciando tramite una fessura.
“Ne avranno ancora per un po’, credo. Non sapremo nulla fino a che…Ehi!” esclamò il rasta con un sorriso che gli si apriva sul volto.
“Ciao, ragazzi” li salutò stancamente Gustav, tirandosi su a sedere.
Maddy si sedette sul letto accanto a lui e lo abbracciò.
“Dai, Blondie, non fare la melodrammatica” disse il ragazzo dandole un paio di buffetti sulla testa. “Sto bene. Piuttosto, che ore sono?”
“Le cinque del pomeriggio” rispose Bill.
“Che ore sono?!” esclamò Madeline allibita. “Che ore sono?! Siamo stati in ansia da morire e tu ti preoccupi dell’ora?! Quando ti abbiamo visto svenire abbiamo quasi creduto che…” Maddy non terminò la frase, non riuscendo a dire altro.
Bill le si avvicinò e sedette accanto a lei, mettendole una mano attorno alle spalle.
“Dai, Maddy, ora sta bene. E’ passata”
“Scusatemi” disse Gustav guardandoli tutti. “Sono stato l’unico idiota che si è fatto trasformare in bambola…che razza di figura”
“Ma che dici!” esclamò Georg.
“No, è vero. Tutti voi siete riusciti a resistere al sortilegio di Solquest, io no. Come sempre, sono il più debole e il più inutile”
“Inutile? Chi ha mai detto che lo sei?” fece Tom allibito. “Che diavolo! Ti hanno fatto il lavaggio nel cervello oltre che trasformarti?”
Gustav fece un sorrisetto.
“Guarda che nemmeno io sarei qui, se non fosse stato per Bill” disse Maddy, “Ricordi? Mi hai visto andare verso quella bambola bionda, no? Io ho sentito la tua voce”
“Sì, me lo ricordo bene”
“Non potevo resistere, Gustav. Nessuno può”
“E’ vero” disse Bill. “Ma il merito non è mio. Perché prima ancora di Maddy, anche io e Tom siamo stati attirati dagli incantesimi dello zentyre, dalla sua voce ipnotica che ci diceva di andare da lui. E’ tutto merito di Calien, di nonna Amelia e di Georg. Se non fosse per loro saremmo tutti quanti a farci compagnia su quei piedistalli”
“In pratica” disse Georg a braccia conserte, appoggiato alla parete di fianco alla porta. “siete un branco di sfigati in carriera”
Tutti risero.
“Non dire più che sei inutile, Gustav” disse Tom. “Perché serviamo tutti. Tutti noi abbiamo un ruolo in questa storia”
Scese il silenzio, inframezzato solo dalle voci della signora Shafer e del medico che provenivano dal piano di sotto.
“Mia madre si è preoccupata molto?” chiese il ragazzo.
“Sì, direi di sì” disse Georg. “Tua sorella è andata nel panico quando è venuta a prenderti”
“Abbiamo dovuto chiamare qualcuno” spiegò Maddy.
Gustav si volse verso i gemelli. “Dov’è l’altro me? Cioè, il falso me”
“Non lo sappiamo” disse Bill. “Di certo però non potrà più tornare qui ora che sei di nuovo te stesso”
“E voi due?” chiese ancora Gustav ai gemelli.
Bill e Tom si scambiarono un’occhiata.
“Io e Maddy gli avevamo detto di non venire qui” disse Georg a braccia conserte, appoggiato alla parete accanto alla porta. “Stanno rischiando molto. I falsi Kaulitz sono ancora in giro”
“E sono infuriatissimi” aggiunse Maddy rabbrividendo.
“Siamo venuti qui di nascosto” disse Tom.
“Come avete fatto?”
“Bè, ci siamo arrampicati sull’albero qua fuori” disse Bill indicando la finestra, dalla quale si vedevano chiaramente i grossi rami dell’abete del giardino degli Shafer. “Una fatica! Fortuna che non abiti in un palazzo al quinto piano!”
“Sempre a lamentarti tu” sbottò Tom. “Piuttosto, abbassiamo la voce. Nessuno sa che siamo qui. Per la madre di Gustav ci sono solo Maddy e Georg”
“Mi raccontate com’è andata?” fece Gustav a un tratto. “Tutta la storia”
E così fecero.
Ripercorsero insieme le vicende degli ultimi gironi, a cominciare dalla mattina in cui lui e Georg erano piombati nella cucina dei Kaulitz e Simone aveva mostrato loro l’annuncio della mostra di antiquariato sul giornale.
Rammentarono l’eccitazione, la voglia immensa che tutti avevano di andarci….tutti tranne Bill, che era stato il primo a capire che c’era qualcosa di sinistro. Ora sapevano che quel suo modo di agire era stato dettato dagli avvertimenti che Calien stava cercando di inviargli. Bill aveva cominciato a udire nella sua testa la voce della fanciulla dall’estate prima. Nessuno però aveva dato molto peso alle parole di Bill e lui stesso non ne aveva più parlato con nessuno.
Poi, il giorno della tempesta, pochi mesi prima, la voce era tornata e di nuovo avvertiva. Da quel momento era rimasta con Bill, inviandogli degli strani sogni che ancora oggi erano difficili da interpretare.
Poi era arrivata quella mostra a Magdeburg, e Bill e Tom avevano cominciato a litigare a causa di essa.
Tom aveva deliberatamente ignorato il fratello e quello che cercava di dirgli, dandogli del bugiardo anche se sapeva che Bill non lo era affatto.
“Mi seno in colpa” ammise il rasta. “Non posso fare a meno di pensare che forse è successo tutto questo casino a causa mia. Se ti avessi ascoltato allora, Bill, forse…”
“Piantala. Non serve scusarsi. Quel che è fatto è fatto” disse il fratello. “Dopotutto, eri sotto l’influenza dello zentyre. Tutta la città lo è”
Ed era vero. La furia di Tom verso Bill era dovuta al fatto che quest’ultimo ostacolava la loro visita alla mostra. Pensandoci adesso, era stato davvero assurdo litigare per una cosa del genere. Purtroppo però, Tom aveva cominciato a capirlo troppo tardi, e quando era arrivata Maddy, e i gemelli erano entrati in possesso dei primi esemplari di bambole, il meccanismo si era già innescato da tempo. E infine, ecco che Solquest aveva iniziato a chiamarli a sé.
Fortunatamente, l’intervento di Calien aveva impedito allo stregone di catturare i gemelli. La fanciulla di Ulum aveva cominciato a parlare di una specie di missione che solo loro cinque, uniti, avrebbero potuto portare a termine.
Ma ormai gli zaninoni erano entrati in scena, e due di loro si erano sostituiti ai veri Bill e Tom, cominciando a mettere astio tra i ragazzi. Ed era stato allora che Gustav era rimasto coinvolto più degli altri.
Se anche a qualcuno di loro fosse passata per la testa l’idea di non andare più alla mostra (e dopo quella serata di angoscia in cui Bill e Tom si erano smarriti, lo avevano pensato davvero), la forza psicologica che quelle creature esercitavano su di loro non lo permetteva.
I falsi Bill e Tom avevano condotto Maddy, Georg e Gustav in quel luogo maledetto. Gustav era stato trasformato in bambola. Un altro Zaninone si era unito agli altri due. Nessuno dei loro famigliari se n’era accorto, ma ciò era da attribuire alla magia che Solquest aveva gettato sulla città. Nessuno doveva sospettare nemmeno lontanamente quello che stava succedendo.
Fu in quel momento che le cose cominciarono a precipitare, sia da una parte che dall’altra.
Maddy si era trovata completamente sola a combattere contro la magia zentyre. Era stata trascinata alla mostra dai falsi amici, che volevano in realtà condurla da Solquest.
Maddy si era imbattuta nella bambola bionda, aveva sentito la sua voce suadente alla quale era impossibile sottrarsi…ma aveva sentito anche la voce di Gustav. Poco dopo aveva saputo la verità da Bill, il quale aveva inoltre impedito che la prendessero.
Purtroppo, i falsi Bill, Tom e Gustav non si erano arresi. Volevano che Maddy venisse isolata, che restasse sola, così da poterla condurre nuovamente da Solquest.
Ma anche nel suo caso, Maddy aveva potuto contare su Calien, la quale anche a lei aveva parlato di un potere che loro cinque possedevano e potevano usare contro Solquest. Avrebbero dovuto essere uniti, ora più che mai, tuttavia ed era sembrato davvero difficile poterlo essere in quei giorni. Sì, perché anche se Maddy aveva raccontato a Georg della bambola bionda, lui non le aveva creduto.
La goccia che aveva fatto traboccare il vaso, era stata quando Maddy aveva tentato di sottrarre dal Municipio la bambola di Gustav. In quel momento, l’amicizia che legava il loro gruppo sembrava essersi inesorabilmente spezzata.
Ma infine era arrivata nonna Amelia, che conosceva Calien per un motivo che ancora non conoscevano. Nonna Kaulitz aveva messo le cose a posto, li aveva fatti riunire e ora aspettavano la visita di Calien, che a quanto pare aveva qualcosa di molto importante da dire a tutti e cinque.
Georg aveva scoperto da Maddy- alla quale lo aveva detto Calien- che lui era l’unico dei cinque a non essere sulla lista nera di Solquest. L’asso nella manica, lo avevano soprannominato. Così, avevano fatto un piano per liberare Gustav. Ci erano riusciti.
L’unica sfortuna era stata che Maddy si era presa una bella strigliata da Simone e Bill e Tom avevano dovuto dileguarsi in fretta e furia e correre nuovamente a casa di nonna Kaulitz, dove sarebbero rimasti fino a che le cose non fossero tornate alla normalità.
Georg era quello che se l’era cavata meglio. Ovviamente, ci aveva pensato Amelia a inventare una scusa per l’accaduto. Per tutti, lei e Madeline erano uscite a fare delle commissioni, avevano incontrato Georg e poi Gustav, che improvvisamente si era sentito male. Il perché, nemmeno il dottore sembrava capirlo, perché ovviamente non poteva sapere che la causa era di un maleficio da parte dello stregone più potente al mondo.
Quando tutti i pezzi della storia furono ricostruiti, i ragazzi tacquero, stanchi di parlare.
Georg ancora appoggiato alla parete, in piedi. Tom si era seduto alla scrivania durante il racconto Bill e Maddy erano sempre seduti sul letto accanto a Gustav. Bill teneva sempre il braccio attorno alle spalle di ei, che nel frattempo aveva appoggiato la testa sulla sua spalla.
C’era ancora qualcosa però, che incuriosiva tutti.
“Che cosa è successo quando ti hanno preso?” chiese Georg spezzando il silenzio.
Lui fece un lungo respiro. “Bè, è capitata la stessa cosa a te Blondie.
“Mi sono ritrovato da solo davanti a tutte quelle bambole, finché una sola non ha attirato tutta la mia attenzione, Ho sentito la sua voce, una voce dolce, rassicurante. Mi diceva di andare da lei, che sarei stato benissimo. Non volevo ascoltarla, sapevo che non dovevo, ma l’ho fatto. Ho toccato la bambola e poi ricordo che è sparita e al suo posto c’era uno Zaninone. Ero completamente paralizzato, non riuscivo a muovermi. Avrei voluto gridare aiuto, ma sapevo che nessuno sarebbe venuto. Non avrebbero potuto sentirmi, né tantomeno vedermi. Poi ne sono arrivati altri e mi hanno spinto verso la stanza in fondo alla sala delle bambole. Quando sono entrato, c’era il signor Herman. Non ho capito cosa stava succedendo fino a che non si è trasformato davanti ai miei occhi. Era così potente che non ho nemmeno provato a resistere.
“Solquest ha preso la bambola dalle mani dello Zaninone che avevo visto per primo. Solquest ha immerso la bambola in quella vasca, la polla di trasformazione la chiama. Ha parlato di un grande sacrificio. Ho provato a scappare, ma non sono stato abbastanza svelto. Nessuno è abbastanza veloce per quelle creature orrende. Mi hanno immobilizzato finché Solquest non ha immerso completamente la bambola nella polla. In meno di un secondo ero diventato una bambola. E lo Zaninone era diventato me. Dalla vasca è uscito un altro me. Poi mi hanno messo su quel piedistallo e lì sono rimasto giorno e notte, finché oggi Georg non mi ha liberato”
“Ieri” lo corresse quest’ultimo.
Gustav fece un’espressione confusa.
“L’altro giorno?” fece Gustav. “Scusate, ma quanto tempo è passato?”
Bill aveva detto che erano le cinque. Aveva creduto che fosse il pomeriggio dello stesso giorno, invece…
“Sei rimasto incosciente per più di un giorno intero” disse Maddy.
Di nuovo silenzio.
“Quindi…quindi oggi è…” fece ancora Gustav.
“Il ventitré dicembre” disse Tom con voce bassa e preoccupata. “Siamo al capolinea. Domani sera Solquest partirà per la sua isola”

 
 
 
 
Questo capitolo non è un granché, lo riconosco. Più che altro è riempitivo, perché mi serviva separare la fuga dalla mostra dalle prossime vicende e far passare il tempo. Ci sono ancora diversi punti da scoprire, ma siamo ormai all’ultimo giorno. La vigilia di natale sarà lunga per i nostri eroi. Ce la faranno a salvare la città?
Ringrazio come sempre:
Alien_ , DollyDiamondTK, Evangeline143, IwillN3v3rbEam3moRy, e moon queen.
Alla prossima
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