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Autore: Sunny_Blue    27/10/2012    0 recensioni
Non importa chi tu sia davvero. I tuoi sogni, le tue aspirazioni. Quando entri a scuola ti viene cucito addosso un nome... e da quel momento non puoi fare altro che portarlo bene in vista, fino alla fine. E restargli fedele. Tanto non cambierebbe niente comunque.
Genere: Commedia, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Miss American pie
La storia partecipa al Il giro dell'oca
Casella 33
(Immagine)



Miss American pie





Una ragazza invidiabile


Su dieci ragazze, otto vorrebbero essere me.
Non giudicatemi una presuntuosa per questa secca affermazione, vi assicuro che è la pure e semplice verità. Chiedete in giro, chiedete a chi volete, vedrete che non mento.
Prendere il mio posto, svegliarsi la mattina con le mie sembianze è la loro più grande aspirazione. Rubarmi corpo, famiglia e vita. Dare in cambio le loro, senza alcun rimorso.
Otto su dieci.

Le restanti due mi detestano. Trovano il mio modo di fare frivolo e inconcepibile, mi considerano un'oca senza cervello. Più o meno segretamente sperano che la mia bellezza svanisca nel nulla così che, come loro, io possa venire giudicata solo per quello che sono. Segretamente anche loro mi invidiano, o provano in disprezzo sincero? Non saprei dirlo.

Otto mi adulano, due mi detestano. Atteggiamenti diametralmente opposti.
Ma tutte e dieci le ragazze concordano su un punto.
Tutte pensano che sia facile, essere me.


Mi guardano e vedono la ragazza bella e fortunata. Quella con la famiglia ricca e perfetta e i genitori modello. Con tutti i capricci, anche i più frivoli, trasformati in realtà – la macchina costosa, i vestiti firmati, le vacanze a Cabo.
La cheerleader magra, con i capelli biondi sempre in piega perfetta, la manicure, il trucco impeccabile. Quella che non deve impegnarsi nemmeno troppo a scuola per riuscire in modo accettabile – e che comunque, con un bel sorriso, pensa sempre di sistemare tutto.
Il mio ragazzo è altrettanto bello, abbronzato e sorridente, secondo la loro visione, e noi siamo semplicemente una coppia da copertina.
Mi guardano e vedono la ragazza che ha tutto, che non ha mai dovuto lottare, che non ha mai perso. Vita facile. Circondata dagli amici e sempre al centro dell'attenzione.
Splendido – o terribile –, ma le visioni delle invidiose e delle musone sono speculari.


Ogni giorno entro dalla porta della scuola e sento gli occhi della gente su di me. Passano a raggi ics i miei vestiti, i miei capelli, il mio viso. Per ogni dettaglio hanno una interpretazione.
Se ho un'espressione distesa ieri sera la serata con Mike è andata bene (“Lo sai no? Sono stati a cena a ***”).
Se il mio sorriso non è smagliante, se porto gli occhiali con le lenti scure – orrore! - probabilmente abbiamo litigato e tento di mascherare il tutto.
Se sono assonnata e non sprizzo energia da tutti i pori, “ieri deve avere fatto faville”.

Ogni giorno è un interrogatorio silenzioso, fin dal primo minuto. La situazione non cambia con il passare delle ore. Occhi curiosi mi seguono ogni momento, scrutano le mie espressioni, i miei gesti, cercando di origliare le mie parole.
E io non posso sottrarmi. Devo essere pronta. Sempre.
Perché avrò anche una vita perfetta, invidiabile o disgustosa a seconda dei punti di vista, ma non mi è concesso interrompere questo circolo vizioso. Anche se sono la ragazza perfetta, la fidanzata perfetta, o forse proprio per questo, sono prigioniera della situazione.
È la mia maledizione. 
Mai un momento di debolezza, di stanchezza. Mai un minuto per me, per essere triste o arrabbiata o semplicemente stanca.
Le persone si aspettano che io splenda, che io sorrida, che io sia bella, fashion e cool.
Ogni minuto.
E io non posso sottrarmi.


Non è tutto oro quello che luccica.


Ho perso la verginità a quindici anni.
È stato avventato? Ero troppo piccola? Lo volevo davvero?
Da allora ne sono passati quasi tre.
Il ragazzo di quella prima sera è lo stesso con cui sto insieme ancora adesso.
Mike: giocatore di football, studente svogliato, ma promettente. Bello, sorridente e... che cos'altro dice la gente? Ah sì, che siamo la coppia perfetta, predestinati a stare insieme, il re e la regina designati del prossimo ballo di fine anno.


La nostra, nemmeno a dirlo, non è la relazione da fotoromanzo che dipinge la gente.
Tra alti e bassi stiamo insieme da quattro anni, nessuno dei due sembra intenzionato a dire basta, ma oltre a questo...
Mike non è molto profondo, e i suoi interessi principali sono il football, il football e... Mike.
Non è quello che si definisce “il mio miglior amico”, non è una persona con cui posso parlare.
L'ho accettato senza fare troppe storie – forse perché in parte io sono come lui. Non sfrutto semplicemente questa storia per essere ancora di più dentro il mio personaggio? Con chi altro potrei stare, a ben vedere, se non con la star della squadra di football?
Sopporto da sempre i suoi difetti, le sue mancanze; non gliele faccio nemmeno notare. Fingo, o meglio, sorvolo. Col sorriso.
La sola cosa che mi disturba davvero, quello che mi fa dubitare della sensatezza della nostra relazione e che mi fa considerare l'ipotesi di mandarlo a quel paese, e chi se ne importa del personaggio, è il fatto che neppure con lui io possa essere me stessa a 360°. Devo fingere. Ancora. E questo è duro da mandare giù. Il tuo ragazzo non dovrebbe forse essere il tuo porto sicuro? Qualcuno con cui aprirsi, che sai non ti giudica? Questo è quello che si dice in giro, la realtà è un'altra cosa.

Mike dice di amarmi – me lo ripete di tanto in tanto, a intervalli fissi, quasi fosse una formalità da espletare. O peggio, un'abitudine del fine settimana, del dopo-sesso: “Ti amo, baby” e io che annuisco e mi sistemo i capelli.
Non presto molta fede alle sue parole. A dirla tutta, penso che lui ami l'idea che ha di me.
Lui sta con la ragazza perfetta, la cheerleader bella, sorridente, sempre fashion e divertente. È fiero della sua “dolce metà”, la esibisce con orgoglio davanti al mondo.
Con chi altro potrebbe fare coppia fissa il quarterback della squadra di football? Siamo un duo predestinato – ecco che tornano le voci della gente.
A volte penso che mi abbia scelta per quello che rappresento agli occhi del mondo (la futura reginetta della scuola), non per quella che sono (Maya). Per quello mi ha scelta, e ora, chiaramente, è solo quello che vuole vedere.
Una me meno raggiante o anche solo meno magra... non credo che lo lascerebbe così tanto soddisfatto. Mi “amerebbe” ancora, dopo? Non posso dire di esserne certa.
Mike non vede oltre la superficie, e non ne sente nemmeno la necessità. Perché dovrebbe volere altro, quando ha accanto a sé la ragazza che tutte vorrebbero essere?
Non importa se, quando siamo insieme, io non sono altro che l'ombra di me stessa.


Questo ragionamento può estendersi a tutti: le mie pseudo-amiche - magre, in tiro e sempre truccatissime-, le persone che mi invidiano, quelle che mi odiano.
Cosa sanno di me? Cosa amano/odiano/invidiano?
Dal primo giorno alla St. Jude mi hanno etichettata come la “reginetta”, la ragazza bella e bionda, con poco sale in zucca e un sacco di regali avuti in sorte da madre natura.
Non ho mai fatto molto per ampliare la loro visione, per far cambiare loro idea - lo ammetto! -, ma non credo che alla fine le mie azioni avrebbero potuto fare la differenza.

Il liceo è così.
Tutti quanti veniamo catalogati, appena entriamo dalla porta. Dal primo giorno ti cuciono addosso un nome, una descrizione, e non puoi fare altro che portartela dietro. Tutto il tempo, fino alla fine.
Sei un secchione oppure uno sportivo. Sei una reginetta oppure uno sfigato.
Ogni giorno, tutti i giorni.
Non tutte le categorie sono brutte allo stesso modo – visto che qualcosa dovevo pur essere, meglio oca scema che sfigata triste o nerd impasticcata – ma resta il fatto che non è facile.
Anche perché questi nomi dicono così poco di noi...
Se qualcuno provasse a guardare oltre la maschera, oltre la bellezza, vedrebbe che nella mia vita non c'è niente di perfetto e che io sono una persona con pregi e difetti, come tutti. Ho sogni e paure, momenti buoni e altri meno buoni. Ho un cervello, delle idee e delle speranze per il futuro.
Ma niente di questo trapela all'esterno. Nessuno si sforza di vedere. Per questo, anche quando cammino per i corridoi con il mio codazzo di amiche sorridenti, mi sento sola. Anche quando a mensa sono circondata da centinai di persone, mi sento sola. Perché nessuno conosce davvero chi sono. Nessuno mi vede per quella che sono.

Ma non puoi fare niente.
Non conosco nessuno che abbia cambiato nome, che sia riuscito a staccarsi di dosso il proprio cartellino – anche per questo ho evitato accuratamente di fare azioni estreme.
Reginetta sono e reginetta resterò, con buona pace del mio cervello, delle mie speranze per il futuro e delle mie incongruenze interne.
Non faccio niente. Vado avanti con la mia etichetta appuntata bene in vista sul vestito firmato. Aspetto come tutti che la high school finisca e con questa si esaurisca il tempo dei soprannomi e delle classificazioni troppo facili.


* * * * * * * * * *

NdA: La storia è un'originale. Ho voluto lasciare una certa incertezza su ambientazione e tempo. Potete ambientarla dove preferite, oggi come dieci anni fa.
Io avevo in testa una high school americana, californiana probabilmente. 
Mi sono ispirata ai personaggi delle “belle” - e a mio avviso incomprese - di alcuni celebri telefilm (prime tra tutte Kelly di Bevrly Hills e Naomi di 90210) e alle loro storie per il mio personaggio Maya e anche per l'ambientazione.

Il titolo l'ho preso da una canzone di Madonna. Mi è venuta in mente prima di scrivere la storia e l'ho trovata appropriata (anche se non si parla di una Miss in senso stretto, nella mia storia, ma di una “reginetta”).

Le due frasi sulla destra possono essere considerate come 2 sotto-partizioni del capitolo, diciamo i titoli di 2 paragrafi a sé.

   
 
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