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Autore: LyraB    28/10/2012    5 recensioni
È una calda sera d'estate, a Sacramento, e tutto scorre come al solito: Teresa Lisbon lavora, Patrick Jane sonnecchia sul divano. Una chiamata improvvisa li obbliga a visitare un condominio fatiscente in periferia, dove una giovane coppia viene ritrovata senza vita. Il caso è più complicato del previsto e, mentre una bambina di cinque anni manda in fumo la quieta vita del CBI, Patrick e Teresa sono costretti ad affrontare il passato quando si rendono conto che tutta l'indagine ruota attorno a cosa sia davvero una famiglia.
Genere: Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo Personaggio, Patrick Jane, Teresa Lisbon, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Al di là del rosso dell'arcobaleno'
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La mattina successiva annunciava una splendida giornata di giugno: il sole splendeva vivace nel cielo turchese e dalle finestre del CBI si poteva vedere la gente passeggiare per strada o fare footing, grata del tempo splendido.
Teresa era appena arrivata in ufficio e si stava preparando il suo caffè del buongiorno, molto forte e molto dolce al tempo stesso, sperando che scacciasse il sonno che le era rimasto addosso nonostante fosse riuscita a dormire un po'. Patrick pareva aver dormito sul divano del CBI per l'ennesima volta, ma sfogliava il libro del Mago di Oz con l'aria di chi aveva goduto di un lungo sonno ristoratore.
- Allora, cosa abbiamo? - Domandò Teresa, appoggiandosi alla scrivania di Grace e preparandosi ad ascoltare ciò che avevano trovato mentre sorseggiava il suo caffè.
- Gli inquilini del 152 di Sicomor Grove sono Shayla e Rick Fairbanks. - Iniziò Grace, passando un fascio di fogli a Teresa. - Entrambi ventisette anni, sposati da dieci. Sono andati via di casa a sedici anni: abitavano in Arizona, ma non sono più tornati là; i genitori di Rick sono morti e la madre di Shayla si è trasferita oltreoceano dieci anni fa, praticamente sono soli al mondo. -
- Non si sono mai fermati a lungo in un posto, limitandosi a cambiare residenza un paio di giorni prima della scadenza della prima rata dell'affitto. Abitavano a Sicomor Grove da circa un anno, è il primo posto in cui si sono fermati così a lungo. - Continuò Wayne. - Ho chiamato il proprietario dello stabile, dice che erano sempre in ritardo con l'affitto ma che fino a questo momento sono sempre riusciti, più o meno, a saldare i conti senza rischiare lo sfratto. -
- Ho fatto qualche ricerca e ho scoperto che Rick Fairbanks lavorava come pony express per la Flashand, un'azienda di consegne fuori città. - Disse Kimball. - Pensavo di andare a fare un giro per chiedere informazioni. -
- Ottima idea, vai con Rigbsy. Avete scoperto se quella bambina è davvero figlia loro? -
- Non c'è traccia di una Dorothy Fairbanks da nessuna parte. - disse Wayne. - Anagrafe, scuola, asilo... nemmeno nei registri degli ospedali. Pare non esista. -
- Eppure esiste, e Lisbon l'ha vista bene. - Disse Patrick, intervenendo improvvisamente nella discussione, mettendosi seduto e posando il libro sulla testiera del divano. - Come quando si è aggrappata alle tue ginocchia. Avevi lo sguardo di chi non sapeva che pesci prendere. - Disse con un sorrisetto divertito.
- Chiudi il becco, Jane. - Gli intimò Teresa.
- Oh. - Patrick tacque, ma la luce nei suoi occhi azzurri, ancora fissi sul capo della squadra, diceva che non aveva nessuna intenzione di lasciar perdere quel discorso.
- Continuate a cercare: quella bambina esiste, ha cinque anni, in tutti i loro spostamenti dovranno pure aver lasciato qualche traccia. -
- Agente Lisbon? - La voce burbera di un uomo interruppe il loro discorso e costrinse tutti a posare la propria attenzione sul cinquantenne stempiato che era comparso nel loro ufficio, con un completo nero impeccabile nonostante la giornata calda. Per mano teneva una bambina scalza e spettinata, con un pigiama azzurro e grandi occhi neri.
- È stata sua l'idea di lasciare questa bambina con mia madre? -
- Se non le dispiace, gradirei sapere con chi sto parlando. - Replicò secca Teresa.
- Karl Reed, sono il figlio di Holly Reed, abita all'intero 14 del 152 di Sicomor Grove. Mia madre è anziana, come vi è venuto in mente di darle la custodia della bambina rapita da due delinquenti? Volete coinvolgerla in questo caso? - Esclamò l'uomo, visibilmente alterato.
- Non sono stata rapita! Sono i miei genitori! - Protestò Dorothy.
- Sta' zitta, tu! -
- Signor Reed, si rilassi! - Esclamò Teresa.
- Non mi rilasso, agente Lisbon! Lei ha circuito mia madre e le ha affidato una minore sconosciuta, le sembra un comportamento adeguato? Me lo dica, se le sembra un comportamento adeguato a un pubblico ufficiale! Siete degli irresponsabili! I suoi superiori ne saranno informati! -
Mnetre Karl parlava, Dorothy cercava disperatamente di liberarsi dalla sua stretta, usando la mano libera per allentare la presa dell'uomo; quando finalmente fu libera si precipitò al fianco di Teresa, nascondendosi dietro le sue gambe e stringendole la mano con tutta la forza delle sue piccole dita.
Grace e Wayne si scambiarono uno sguardo, mentre Patrick distoglieva lo sguardo dalla scena per nascondere il mezzo sorriso che gli si era disegnato sul volto. Teresa, però, non si era accorta di niente: l'irruzione di quell'uomo prepotente nel suo ufficio a metà del suo caffè della mattina e dopo solo cinque ore di sonno la faceva andare su tutte le furie.
- Non le permetto di alzare la voce in questo ufficio, signor Reed. - Disse, con la gelida calma data dalla rabbia. - Se ne vada immediatamente e non ci saranno conseguenze. -
- Oh, ci saranno conseguenze. Per voi, ci saranno conseguenze! - Disse Karl Reed, sostenendo lo sguardo di Teresa per altri cinque secondi. Poi, senza dire altro, si voltò e uscì dall'ufficio seguito solo dal rumore dei suoi costosi mocassini neri.
Quando l'uomo fu uscito, Teresa si potè dedicare alla sensazione di disagio dovuta alla bambina aggrappata alle sue ginocchia.
- D'accordo... Dorothy, tranquilla, è tutto a posto. -
Allontanò delicatamente la bambina dalle proprie gambe e si chinò alla sua altezza
- Hai fame? - Quando Dorothy annuì, Teresa le sorrise. - Lo vuoi un muffin? -
Dorothy annuì ancora di più, con gli occhi che brillavano.
- Se non ti dispiace, Lisbon, ci penso io. Conosco un posto che fa muffin ai mirtilli da leccarsi i baffi. - Disse Patrick avvicinandosi a loro.
- Bene. - Disse Teresa, sollevata, lasciando la mano di Dorothy e facendole cenno di andare con Patrick.
- Capo... non puoi farla andare in giro così. - Intervenne timidamente Grace.
Teresa si fermò a guardare il pigiama di Dorothy e i suoi piedini nudi sul linoleum dell'ufficio mentre aspettava che Patrick indossasse la giacca e si rese conto che no, non poteva lasciarla andare così.
- Aspetta nel mio ufficio, Dorothy. Patrick ti porterà i muffin. -
Sia Dorothy che Patrick la guardarono contrariati, ma Teresa alzò le sopracciglia impedendo al detective una qualunque obiezione, sfidandolo a contraddirla. Per tutta risposta lui alzò le mani in segno di resa e si allontanò da solo.
- Cho, Rigsby, andate alla Flashand. - Ordinò Teresa. - VanPelt, tu mettiti al computer e rintraccia tutti gli affittuari che i Fairbanks hanno avuto, qualcuno dovrà pur avere notizie di questa bambina. -
- Subito. -
Teresa prese i fogli e la tazza di caffè ormai freddo e andò nel suo ufficio. Dorothy era lì, seduta sulla sua sedia girevole, e si guardava in giro con i grandi occhi neri stupiti e curiosi.
- Questo posto è la tua camera? - Le domandò.
- È il mio ufficio, dove lavoro. - Le disse Teresa, facendole cenno di alzarsi.
Con un saltello la bambina scese dalla poltrona e si buttò sul divano, appoggiando i gomiti al bracciolo e sostenendosi il viso con le mani mentre guardava Teresa leggere il fascicolo dei Fairbanks e bere il caffè. I suoi occhioni scuri la facevano sentire inquieta, così Teresa si ritrovò ad alzare gli occhi sempre più spesso.
- Tutto bene? - Le chiese alla fine, spazientita.
- Lavori tanto? - Domandò Dorothy.
- Tutto il tempo che è necessario per prendere i cattivi. -
- E ci riesci sempre? -
- Quasi sempre. - Le rispose con un sorriso.
- Devi essere molto coraggiosa. - Disse Dorothy ammirata.
Teresa, suo malgrado, sentì le guance avvampare.
- Non esagerare. -
Dorothy si mise a pancia in su, distesa sul divano, e Teresa sorrise al pensiero che quella bambina si era appena sistemata nello stesso posto e nella stessa posizione di un bambino molto più grande. Come richiamato dai suoi pensieri, Patrick aprì la porta con un sorriso divertito negli occhi azzurri e mostrando un sacchetto di carta marrone.
- I muffin! - Esclamò Dorothy, alzandosi dal divano e correndo incontro a Patrick.
- Uao, alla banana! I miei preferiti! - Esclamò tirando fuori una tortina e tenendola in entrambe le mani per poterla osservare meglio. - Come hai fatto a indovinarlo? -
- Facile, so leggere nel pensiero. -
Dorothy lo fissò con gli occhi spalancati.
- Impossibile. - Disse poi, col sorriso di chi sa di non esserci cascata.
- Invece sì. Adesso stai pensando che non è possibile che qualcuno ti legga nel pensiero. -
Dorothy arricciò le labbra, punta sul vivo, e Patrick non aggiunse altro, limitandosi a lanciare a Teresa un sorriso. La donna gli rispose con uno dei suoi rari sorrisi: era sempre bello quando quel consulente ostinato e ribelle usava le sue doti di grande osservatore per rasserenare qualcuno.
Dorothy rimase tranquilla sul divano per tutto il tempo che i muffin alla banana la tennero impegnata, permettendo a Teresa di leggere l'intero fascicolo e di finire in pace il suo caffè.
Nel frattempo Grace fece le telefonate che doveva fare e raggiunse Teresa.
- Nessuno degli affittuari ha mai sentito parlare di Dorothy Fairbanks, nè l'hanno mai vista. - Disse avvicinandosi alla scrivania in modo da non farsi sentire dalla bambina, seduta sul divano a giocare con Patrick. - Sembra proprio comparsa dal nulla. -
Teresa guardò Dorothy obbligare Patrick a far comparire un altro quarto di dollaro da dietro il suo orecchio sinistro e sospirò.
- Non può essere. Ci devono pur essere tracce di lei da qualche parte! Contatta gli ospedali vicino alla loro residenza di cinque anni fa, senti i vicini di allora... qualcuno deve pur averla vista! - Esclamò.
- Sì, capo. - Disse Grace, rassegnata, facendo per uscire.
- VanPelt, aspetta. - Disse Teresa, alzandosi. - tieni d'occhio Dorothy, voglio andare a fare un sopralluogo a casa Fairbanks. -
- Ma capo, io... - Tentò Grace, sperando di riuscire a evitarsi quella grana.
Teresa sembrò non averla sentita, infilò la giacca e agganciò il distintivo alla cintura, avviandosi alla porta.
- Lisbon, aspetta, vengo con te. -
- Vengo anche io! - Esclamò Dorothy.
- No, tu vieni con me. - Esclamò Grace, acciuffandola.
- Lasciami! - Gridò Dorothy, liberandosi dalla sua stretta e allontanandosi da lei.
- Sc-scusa. - Balbettò Grace. - Non intendevo farti male. È solo... che non puoi andare con loro, stanno facendo cose da grandi. -
- Io sono grande! -
- E non... non si può andare in giro in pigiama, non ti pare? - Le disse Grace, cercando di tenere un tono scherzoso: non le piacevano i bambini.
Dorothy sembrò convinta da quella risposta e si sedette sul divano dell'ufficio di Teresa incrociando le gambe e le braccia.
- Allora li aspetto qui. - Disse, fissando il pavimento davanti a lei.
- Come vuoi. - Disse Grace, accostando la porta e tornando al lavoro scuotendo la testa.

La Chevrolet nera di Teresa si fermò per la seconda volta nel giro di dodici ore sotto il condominio spento di Sicomor Grove e in meno di un attimo i due furono di nuovo nell'appartamento dei Fairbanks.
- Perchè sei voluta tornare? -
- Ci deve pur essere qualche documento di quella bambina, da qualche parte. - Disse Teresa. - Ho intenzione di trovarlo, voglio capire se è effettivamente figlia dei Fairbanks oppure no. -
- Non è loro figlia. - Rispose Patrick, sbirciando fuori dalla finestra del soggiorno.
- Ma davvero. E come fai a saperlo? Te lo ha detto lei mentre "facevate merenda" ieri notte? -
- No, lei dice che è la loro bambina. -
- E tu hai capito che mente? -
- Quando eri piccola non hai mai dato la colpa al tuo amico immaginario, se combinavi un pasticcio? - Le domandò Patrick, voltandosi verso di lei con gli occhi resi luminosi dal sole splendente che filtrava dallo spiraglio tra le tende.
- C-cosa c'entra questo, adesso? - Domandò Teresa, confusa.
- Non stavi mentendo: per te il pasticcio era davvero causato dal tuo amico immaginario, non era una "scusa", una "bugia", come poteva sembrare all'esterno. Un bambino non mente mai, perchè dice la verità del suo mondo... anche se non sempre coincide con quella del nostro. - Disse Patrick, tornando a guardare fuori dalla finestra. - Dorothy non è davvero la figlia di Shayla e Rick, questo è poco ma sicuro. La cosa interessante è che lei si sente come se lo fosse. Questo ci porta a chiederci perchè li ritenga i suoi genitori con tanta passione. -
Teresa sospirò, alzando gli occhi a cielo.
- Non è importante sapere il perchè: l'importante è sapere chi è per sapere a chi affidarla, adesso che i suoi genitori, veri o meno, sono morti. -
- L'idea non ti dispiace un po'? -
- Che idea? -
- Quella di affidarla a uno sconosciuto? -
- Per l'amor di Cielo, Jane, come ti viene in mente una cosa del genere? -
- Non lo so, forse perchè chiamare i servizi sociali non è stata la prima cosa che hai fatto, stamattina. - Disse Patrick con la noncuranza con cui sganciava tutte le sue bombe di dialettica.
Teresa aprì la bocca per parlare, ma prima ancora che potesse dire qualcosa il suo cellulare suonò, interrompendo la sua risposta sul nascere.
- VanPelt, dimmi. - Disse, fulminando Patrick con gli occhi e ricevendo in risposta un sorriso divertito.
- Capo, il coroner ha inviato la perizia. Rick Fairbanks è morto per schiacchiamento della nuca contro qualcosa di appuntito. -
- Lo stipite della porta. -
- Esattamente, ci sono frammenti di legno nella ferita. Shayla è morta per schiacciamento della trachea: è stata strangolata. -
- Qual è l'ora della morte? -
- Ventitrè, ventitrè e trenta circa. -
- Hai scoperto altro? -
- Sono stati arrestati assieme, più o meno un anno e mezzo fa. A cinquanta miglia da qui, a Manteca, nella contea di San Joaquin, per coltivazione e spaccio di cannabis. Mi sono messa in contatto con la centrale di polizia, dovrebbero farmi avere il fax dei loro fascicoli a momenti. -
- Ottimo lavoro. Tienimi informata. Tutto a posto lì? -
- Tutto sotto controllo. -
- Bene. A dopo. -
Teresa riattaccò e si guardò intorno, ma Patrick era sparito.
- Jane! - Esclamò, spazientita da come quell'uomo riuscisse sempre a svignarsela da sotto il suo naso.
- Sono in camera, vieni, ho trovato qualcosa. -
Teresa lo raggiunse: la camera era una stanza minuscola, con a malapena lo spazio per un letto matrimoniale e un cassettone con uno specchio opaco. Una spessa tenda verde copriva la finestra e lasciava la stanza quasi completamente al buio. Teresa accese la luce e notò che tra le coperte aggrovigliate stava un peluche nero a forma di cane. Teresa lo sfilò delicatamente dalle lenzuola.
- Questo dev'essere di Dorothy. -
- E scommetto che si chiama Totò. - Disse Patrick con un sorriso. - Cosa ti ha detto VanPelt? -
- I Fairbanks sono stati uccisi. -
- Prevedibile. -
- Più o meno all'ora che eravamo qui. - Aggiunse Teresa. - E che erano stati beccati a spacciare marjuana. -
- Non erano due drogati. -
- E lo sai per lo stesso motivo per cui sai che Dorothy non è la loro figlia? - Domandò Teresa guardandolo con le sopracciglia sollevate e un sorriso sardonico dipinto sul volto.
- Non è necessario essere ironici. Non sono drogati perchè non c'è niente che lo faccia pensare: hanno una casa piuttosto normale, la luce funziona, il gas funziona, il frigorifero è discretamente pieno, hanno una televisione... non sono cose che un drogato si tiene in casa. La cosa più importante è la droga, il resto è funzionale solo al suo acquisto. E soprattutto un drogato non sa prendersi cura di una bambina con l'amore che Shayla e Rick hanno dedicato a Dorothy, tanto da farsi amare da una piccola sconosciuta. -
Patrick si guardò intorno ancora una volta, posando lo sguardo sul cesto traboccante di giocattoli, sui vestiti e le scarpe da bambina sparsi per la stanza e i fogli e le matite colorate che anche lì si ammassavano un po' dovunque.
Aprì un cassetto, richiudendolo subito dopo, poi ne aprì un altro e un altro ancora.
- Che stai cercando, si può sapere? -
Come sempre, Patrick non rispose finchè non ebbe trovato quello che cercava.
- Ecco qui. - Disse, mettendo tra le braccia di Teresa una bracciata di biancheria, vestiti e calzini per bambini. - Se Dorothy deve rimanere con noi è meglio vestirla, non trovi? -
Teresa lo fulminò con gli occhi.
- Andiamo via. Qui abbiamo finito. - Sibilò.
- Sì, lo penso anche io. - Convenne Patrick allegramente, seguendola fuori
.






















Grazie a tutti quelli che stanno leggendo e recensendo questa storia.

Tutti i vostri commenti - soprattutto quelli critici - saranno per me un grande aiuto,
soprattutto visto che ho buttato le basi dell'indagine e non so se la cosa sia in grado di stare in piedi!

Grazie di cuore, alla prossima!

Flora
   
 
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