L’odore amaro le colpì le narici e, per un attimo, rabbrividì.
Amaro e
nero. Il caffè della scuola era davvero disgustoso.
Lo ingoiò, lasciandolo
scivolare lungo la gola, avvertendo un lieve tepore avvolgerla.
-
almeno è caldo- mormorò accartocciando il bicchiere vuoto.
Strinse il
braccio attorno la pancia nuda, perennemente nuda, (come le sue maglie erano
perennemente troppo corte), nonostante il clima rigido.
Faceva freddo in quei
giorni ed il cielo plumbeo di quella mattina l’aveva messa di cattivo
umore.
- ehi, bellezza!- l’apostrofò qualcuno, attraversando il
cortile.
Lei scosse solo lievemente la testa, ondeggiando i lunghi capelli
biondi, solo in parte celati da uno strano cappello a righe colorate.
Strano,
ovvio.
Ma era suo. E solo questo lo rendeva speciale.
Alzò gli occhi al
cielo, mostrando, nella piega delle labbra, un lieve disappunto.
Faceva tutto
parte della sua commedia.
E, come sempre, stava funzionando.
Quel qualcuno
aggiunse, da lontano, un colorito commento sul suo fondoschiena e lei lo
ondeggiò, distrattamente ( ma dopotutto lei poteva permettersi di essere
distratta), fino alla panchina, al centro del cortile, sulla quale si lasciò
cadere stancamente (non era stanca, naturalmente, ma la recita così funzionava
meglio).
Accavallò le lunghe gambe magre, accarezzando le calze pesanti che,
ovvio, le lasciavano scoperta una grande porzione della coscia, sopra il
ginocchio.
Sospirò lentamente, allacciando la giacca morbida e sistemando il
cappuccio, scoprendo però il collo latteo.
Guardò l’orologio. Le dieci e
cinquanta. Cavolo, era più di mezz’ora che era fuori.
Si alzò e due
ragazzine, matricole, pensò, snobbandole, presero a ridacchiare,
arrossendo.
Avevano sulla testa, una strano cappello a righe e una lasciava
ondeggiare i capelli biondi. Tinti.
- ridicole…- sussurrò, beandosi,
però, dei loro sguardi adoranti.
Quando aprì la porta dell’aula vide il volto concentrato di Sakura.
Aveva
una mano tra i capelli e mordicchiava ininterrottamente il labbro inferiore. Lo
faceva sempre, quando era agitata.
- sono lieto che tu ti sia
finalmente degnata di partecipare ad una lezione, Yamanaka-
- lieta
anche io di saperla felice della mia presenza prof…ma non è decisamente il mio
tipo…- disse lei, camminando con le lunghe gambe da stambecco per i
banchi.
Il professor Asuma si voltò di scatto.
Sicuramente si stava
chiedendo di quante sigarette avesse bisogno per rilassarsi, con Ino in
classe.
La ragazza, oramai, seduta sul suo banco, aprì un quaderno (quasi
interamente bianco, a dir la verità, fatta eccezione per qualche scarabocchio
confuso ai lati delle pagine) e mise in bocca una delle matite colorate ( ma
questa era particolare, la rosicchiava da tre mesi, da quando aveva smesso di
fumare).
Ino fissò Asuma riprendere a scrivere strane formule alla lavagna.
Era fisica, anzi no, era chimica, rifletté, concentrandosi sui numeri e simboli
che il professore spiegava con voce roca.
Ma la concentrazione svanì quando
dal banco in prima fila, poco distante dalla cattedra, emerse quel profilo
superbo.
I capelli neri ricadevano su una fronte perfetta e gli occhi scuri,
magnificamente scuri, fissavano il nulla oltre la parete.
Era
stupendo.
Era Sasuke, dopotutto.
Ino avvolse una ciocca dei capelli
attorno al dito magro, posando a terra la matita, sempre più
inutilizzabile.
C’era qualcun altro che la concentrazione l’aveva
persa.
Si voltò verso quella buffa ragazza dai capelli rosa.
-
Inutile illuderti- pensò Ino, osservando le guance di Sakura
imporporarsi.
Gli occhiali con quella stupida montatura di plastica le
ricadevano sul naso piccolo, mostrando, per contrasto, lo spessore delle lenti e
l'ampiezza della fronte.
Talpa. Una talpa rosa.
Ino sorrise.
Già,
Sakura sapeva essere un ottimo bersaglio da quando si era tremendamente
infatuata del suo Sasuke.
Infatuata?...diciamo che come tutte le ragazze
degne di nota di quella scuola, Sakura aveva giurato amore eterno a quel
ragazzo.
Che non era solamente l’elemento più brillante nella classe, o il
giocatore di calcio con più talento nella squadra, era anche, e soprattutto,
pensò orgogliosamente Ino, il SUO Sasuke.
- bene, Ino, per piacere,
puoi ripetere ciò che ho detto?- la voce di Asuma distolse Ino dai suoi
pensieri.
La ragazza sentì che stava impallidendo.
Non aveva pura
dei professori, nemmeno dei voti, ma la figura della cretina…questo
mai!
Inutile cercare tra gli appunti. O chiedere ai vicini di banco ( uno
mangiava e l’altro dormiva sempre). Inutile cercare aiuto in Sakura che, pensò
con rabbia, si era voltata per assaporare meglio la sua umiliazione.
Inutile
cercarlo in Sasuke. Lui non si era voltato affatto.
Bene, non le rimaneva che
l’ultima scelta.
- non mi sento in vena di gentilezze, prof. Sarà
questo clima uggioso, ma mi sento incredibilmente malinconica…- disse infine,
mostrando i grandi occhioni.
Solitamente funzionava.
Ino credeva che
fossero le sue lunghe ciglia, o il suo malizioso sorriso, a far desistere Asuma
dal continuare ad infierire.
Ma gli altri ( e questo lo venne a sapere solo
dopo) conoscevano quanto Asuma detestasse quelle ciglia e quel
sorriso.
Semplicemente, non voleva continuare a vederli.
Quando la campanella suonò Ino trasse un respiro di sollievo.
Aveva anche
iniziato a piovere e l’aria fredda entrava dalle finestre scardinate.
-
posto del cavolo…- pensò, alzandosi per cercare di fermare uno degli
spifferi.
- Potresti coprirti di più,invece di vestirti
come un arlecchino a ferragosto, Maialino-
Diavolo quanto Sakura
sapesse essere odiosa.
Con quella sua stupida aria da
intellettualoide.
Una stupida, perdente, intellettualoide.
- fatti gli
affari tuoi, fronte spaziosa!- proruppe con voce algida, mostrando però i denti
bianchi.
Stavano ringhiando ancora, come sempre, come due cagne sciolte che
si contendevano lo stesso osso.
Un osso che però, su due gambe, stava uscendo
dall’aula.
- Sasuke…- mormorò Ino, voltandosi verso la porta, che si
chiuse con un tonfo secco.
Era sicuramente bellissimo, ma Sasuke aveva un
pessimo carattere.
- Ino?- la voce famigliare alle spalle la costrinse
a voltarsi.
Il ragazzo che le si presentò di fronte non era esattamente il
tipo con cui una come Ino Yamanaka (anzi, con cui proprio Ino Yamanaka) potesse
uscire. A dir la verità anche parlare.
Choiji era grasso. Talmente grasso che
Ino a volte si chiedeva come riuscisse a muovere anche un solo passo con tutta
quell’immensa mole di ciccia che aveva intorno ( ma Ino era fissata per il
peso).
- vuoi che ti accompagniamo a casa oggi?-
Ma Choiji aveva
un buon carattere. Lo aveva sempre avuto. E Ino, con lui più che con nessun
altro, non poteva smettere di sorridere.
- se proprio non ho altra
scelta…-
Ovviamente Choiji sorrise.
Anche Ino non era davvero
cattiva.
- sentito Shika?...Ino è dei nostri…-
Una sola
risposta.
- che palle, devo allungare il giro. Tempo e benzina buttati
al vento.-
Simpatico e solare come sempre.
Shikamaru Nara era stato
l’incubo dei suoi pomeriggi interminabili d’infanzia.
Quando le loro madri,
ferventi pettegole, si riunivano per prendere un caffè, "la breve pausa", che si
prolungava per lunghissime ore.
E mentre loro parlavano, Shikamaru
dormiva.
E aveva davvero un sonno robusto.
Per questo Ino ciò che temeva
più di tutto era rimanere sola con lui (ma, e questo accadde più tardi, quei
pomeriggi che sapevano di caffè, passati accanto a quel ragazzo, le sarebbero
mancati).
Ino finì di assaporare il caffè, rabbrividendo.
Quel sapore e quell’odore
le ricordavano sempre il momento, e la persona, sbagliati.
Riuscì ad
alzarsi dalla sedia scomoda ( ma del più chissà cosa, chissà chi, dannata
memoria. Era un arredatore, comunque) dopo qualche altro secondo.
Riprese tra
le mani la rivista, che, voltata, giaceva in un angolo del tavolo.
Osservò i
suoi lineamenti. Era matura (non è vero, era giovanissima, ma dentro si sentiva
così vecchia) e le prime rughe, lei lo sapeva, le solcavano il viso.
Sbuffò
ancora.
Aveva avuto fotografi migliori.
E giornate più positive.
Si
era davvero svegliata di pessimo umore.
Erano ancora le dieci e già aveva
iniziato a ricordare.
- che palle…- mormorò, camminando verso il
bagno.
L’aspettava una doccia.
Doveva lavarsi di dosso l’odore di fumo che
le impregnava i capelli dalla sera prima.
Lo stesso fumo, amaro e scuro, che
respirava quando iniziava a ricordare.
Perché i ricordi erano amari e
scuri.
Come il caffè della suola.
Come l’odore della suo fumo.
Scusate il ritardo!! Non vi preoccupate...non sarà una storia ambientata nel
periodo adolescenziale...ma dovrete avere la pazienza (e il coraggio) di seguire
i personaggi nel loro flusso di ricordi (che andrà avanti e indietro nel
tempo...).
Lo so, forse è demenzialità, ma spero che questo capitolo vi sia
piaciuto e la storia continui ad incuriosirvi.
Grazie a tutte coloro che
hanno letto il capitolo e a coloro che lesceranno una recensioncina (anche
piccina piccina)...
Un grazie speciale a:
Lupus: graaaazie! I tuoi commenti mi fanno sempre un anorme piacere! Spero di non averti deluso troppo...Spero continuerai a seguirmi...baci! ^_^
Erica: grazie! Sei gentilissima. Aspetto un tuo commento per questo capitolo...fammi sapere cosa ne pensi! baci!
Kaho_chan: Effettivamente quando penso a Ino mi viene subito in mente una modella..sarà il portamento, o lo stile...bha (o sarà un pò matta io ^_^). Mi fa piacere che il mi ostile ti piaccia..spero che questo capitolo ti sia piaciuto...Aspetto un tuo parere. Baci!
solarial: grazie davvero...un tuo commento mi ha davvero stupito..mi fa piacere che l'introduzione ti abbia attorato. Spero di non averti deluso. Cercherò di non cadere nella banalità (anche se da questo capitolo, forse, si deduce il contrario ^_^). Aspetto un tuo parere. Baci!
Lyla: ^///^...scusa sto ancora arrossendo per il sapiente!!^_^...grazie per il commento...spero che ti sia piaciuto anche questo chappy!! A presto! Baci
Suzako: O___O...è bellissimo ricevere un commento da una delle mie autrici preferite!! E sapere che il mio lavoro ti ha interessato poi...^____^ grazie grazie grazie! Cercherò di rendere questa ficcy interessante...Aspetto un tuo parere (per me preziosissimo). Baci
una bacio a tutte!!
Roberta