Il sole era già alto e penetrava nella stanza dalle grandi vetrate.
La
mano scattò verso la sveglia che non accennava a smettere di ronzare
insistentemente.
- è presto…- sussurrò la ragazza, immergendo la testa nel
morbido cuscino.
la sua stessa voce le rimbombò nelle orecchie. Quel dannato
mal di testa la perseguitava come ogni mattina.
Scagliò il cuscino verso la
sveglia che, cadendo a terra, riprese a trillare.
- le mie povere orecchie…-
sibilò, tirandosi le coperte a coprire la testa.
Dall’enorme letto spuntava
ora solamente qualche ciuffo dorato.
Passarono lenti secondi prima che la
ragazza si decidesse ad alzarsi.
Sbadigliò rumorosamente, inorridendo del
proprio alito, un misto di alcool e tartine al tartufo.
La festa della sera
prima l’aveva davvero resa uno straccio.
Vita di stravizi.
Posò i piedi a
terra, raccogliendo la sveglia, disattivandola con un gesto
distratto.
Barcollò fino alla cucina, ondeggiando sulle gambe abbronzate e
facendo frusciare il corto pigiama di raso.
Posò gli occhi sul piccolo
tavolino di vetro dove vi era poggiata ancora la borsa dorata.
Si mise seduta
su uno degli sgabelli, fissando la parete bianca davanti a sé.
Restò in uno
stato catatonico-comatoso per diversi minuti, prima di avvicinarsi alla credenza
ed afferrare la sua colazione.
La sua misera colazione, ammise, guardando la
lista del dietista che la seguiva.
Un caffè nero. Bene questo le sarebbe
servito, pensò, specchiando la sua immagine riflessa nella cappa metallica della
cucina.
Cento grammi di mela verde. Tutto qui.
Fortunatamente non aveva
molta fame,pensò, mentendo a se stessa.
Forse era vero quello che le aveva
detto Sakura, doveva smetterla di torturarsi.
Parlava bene lei. In fondo non
era altro che un medico.
Se fosse apparsa con un chilo in più nessuno le
avrebbe fatto la ramanzina.
O meglio. Nessuno l’avrebbe licenziata.
Si
sedette sullo sgabello, allontanando distrattamente con il dorso della mano la
piccola borsa, che cadde a terra, in un tonfo soffocato.
- cazzo il
cellulare!- urlò, rischiando di soffocare con un pezzo di mela
verde.
Raccolse con ansia la borsa che, nel piccolo volo, si era aperta ed
aveva sparso a terra il suo esiguo contenuto, un rossetto, un cellulare (forse
rotto, dannazione!) e dei biglietti da visita spiegazzati.
Aprì e chiuse
nervosamente il telefonino che, dopo un tentennamento iniziale, riprese ad
illuminarsi di una pallida luce giallognola.
Sospirò di sollievo, riprendendo
a mordere la mala acerba, posando il cellulare sul tavolo.
Fu allora che la
sua attenzione fu attirata da quella rivista.
La ragazza che ne occupava la
copertina sorrideva meravigliosamente, avvolta in un leggero abito nero,
illuminata dalla cascata di capelli biondi che le ricadevano in fili sottili
sulle spalle e dai grandi occhi lucidi, di uno splendido azzurro.
Bella. Non
c’era altro da dire.
Eppure Ino Yamanaka, la famosa e ricca modella più in
voga nell’alta moda, in quella foto non si piaceva affatto.
Voltò la rivista
con un gesto scocciato, riprendendo a masticare rumorosamente.
Scandagliò la
stanza con lo sguardo.
Sulla credenza, quasi e perennemente occupata da
barrette dietetiche, frutta sempre troppo acerba e bibite ipocaloriche (l’unico
vizio che le era concesso), vi erano attaccati alcuni post-it
colorati.
Indirizzi di fotografi, appuntamenti e messaggi della massima
importanza, come il "ricordati della tua amichetta dalla fronte spaziosa,
maialina!".
Sakura.
Ino sorrise.
Avrebbe dovuto chiamarla.
Erano
settimane che non si vedevano, oramai.
A dir la verità, erano mesi.
L’ultima volta che Sakura era entrata nella sua vita le aveva portato, come
sempre, una ventata di vitalità. Strano da parte dell’"perenne depressa", pensò
Ino, gettando il torsolo di mela nel secchio.
Era arrivata carica di bagagli
direttamente dall’aeroporto, in testa l’eterna fascia rossa.
Ino non riusciva
nemmeno più a ricordarla senza di quella.
- sapere dove abiti è più difficile
che rubare codici missilistici alla CIA, lo sai Ino-pig?- le aveva detto,
sorridendole, davanti la porta.
Un ottimo medico. Ecco cosa era diventata la
sua vecchia rivale. La sua vecchia più cara amica.
Proprio la Sakura fifona,
che ripeteva incessantemente che aveva paura del sangue.
Proprio la Sakura
secchiona con cui lei, la bella e perfetta Ino, adorava litigare.
Proprio la
Sakura dalla fronte spaziosa, che le aveva pianto sulle ginocchia dopo la prima
e, più bruciante, delusione d’amore.
Ino si versò il caffè caldo nella
tazza.
Era un caffè lungo, dal leggero retrogusto di bruciato.
Come le
piaceva.
Perché era la cosa che più le ricordava il passato.
Nonostante
Ino Yamanaka fosse una richiesta e famosa modella, Ino amava ricordare il
passato.