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Autore: AiraD    28/10/2012    2 recensioni
Rose Weasley ha sedici anni ed è una Serpeverde. L’unica Weasley Serpeverde. Il suo più grosso problema? Quel deficiente e presuntuoso Grifondoro, che risponde al nome di Scorpius Malfoy. Anche Daria De Lupo ha sedici anni e anche lei è una Serpeverde. Diversamente dall’amica, lei è italiana e discende da una famiglia potente e antica quanto il tempo. Amici pazzi, una serie di scommesse assurde e un preside dalle idee malsane, le obbligheranno a fare i conti con un piccolo, insignificante organo, chiamato cuore.
--- Posò la mano sulla maniglia e l’abbassò, ma prima che potesse aprirla un soffio caldo all’altezza del suo orecchio la bloccò.
“Sogni d’oro Weasley”
La voce di Malfoy era appena più bassa e suadente del solito, un sussurro caldo che le bloccò il fiato per un istante. Lui non la stava nemmeno toccando, ma sentiva il calore del suo corpo per quanto era vicino. Un piccolissimo brivido le percorse la schiena, poi lui fece un passo indietro e Rose aprì la porta e uscì senza voltarsi. Conosceva il suo corpo e le sue reazioni e sapeva cosa significavano il respiro che resta in gola e il brivido lungo la schiena: attrazione. ---
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Icecream & Cookies'
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Siccome il capitolo scorso l’ho scritto e postato un po’ di fretta e non ho lasciato un commento decente, lo metto qui.

In primis: strano il comportamento di Malfoy, vero? Sarei curiosa di scoprire che spiegazioni vi siete date, ma comunque non potrò né vorrò dirvi se ci avrete azzeccato.. quindi fate come volete: se vi va di farmi sapere le vostre ipotesi, mi farebbe piacere leggerle.. altrimenti, no problem!  

La decisione di Rose di non parlare con Daria è importante: sta maturando e non vuole più pesare sull’amica né dare troppa importanza a qualcosa che non vuole ritenere importante. In più sta cercando di porre rimedio ai suoi errori, volontari o no.

Il pezzo Al-Rose mi è uscito così, non era pianificato. Però, nel momento in cui l’ho scritto, ho capito che era giusto, che i miei personaggi ne avevano bisogno.

Tutte voi nelle recensioni del settimo capitolo avete ventilato l’ipotesi che lo sposo del sogno di Daria fosse Al.. beh non è detto.. ciò che volevo fosse chiaro è che potrebbe essere sia Albus che James e che la cosa veramente importante ai fini della storia non è il sogno il sé, ma il fatto stesso che Daria abbia fatto quel sogno..

Ok altro punto che volevo chiarire: Al non ha reagito così bene come sembra a ciò che l’italiana gli ha rivelato, ha avuto il suo bel momento di crisi, solo che qualcuno l’ha aiutato a superarla. Comunque penso che più avanti ci tornerò su.

Per concludere volevo scusarmi nuovamente per il mio comportamento e chiedere perdono per il tremendo ritardo con cui sto aggiornando.

Detto questo vi lascio al capitolo, ci rivediamo in fondo

 

 

 

9) New And Old Friends

 

 

Nel castello iniziava a dilagare una certa, irragionevole, a parer suo, agitazione: il ballo di Halloween si stava avvicinando e l’intera scuola era in fermento.

Daria, come al solito, stonava: non era alla ricerca del cavaliere perfetto, non sperava di trovare il vestito dei suoi sogni, né aspettava con ansia la sera del ballo, sera che molte credevano sarebbe stata splendida, epocale, memorabile. Lei si limitava a sopportare stoicamente l’essere vittima volontaria delle fervide e pericolose fantasie delle sue amiche e l’essere obbligata a partecipare al detestabile ballo. Del resto era naturale: aveva chi l’avrebbe accompagnata, aveva chi avrebbe pensato al suo vestito e non aveva alcuna aspettativa per la serata, se non quella di riuscire a sgattaiolare via il prima possibile.

Per questo, la Serpeverde se ne stava tranquillamente e comodamente seduta in biblioteca tutta presa dalla lettura di un libro fantastico che, ovviamente, non trattava di nulla di scolastico o pseudo tale: l’italiana leggeva molto raramente libri riguardanti le materie scolastiche, senza che fossero obbligatori – a volte non lo faceva nemmeno quando lo erano – , e sempre per suo interesse personale, mai per approfondire le conoscenze, migliorare una ricerca o ampliare una relazione. Quelle, di solito, le copiava da Rose.

Daria era completamente rapita dal racconto, ma, proprio mentre la storia si avvicinava al punto di svolta, la lettura dell’italiana fu interrotta: sentì i capelli tirare leggermente e poi ricaderle, disordinati, sulle spalle. La ragazza non distolse lo sguardo dalla pagina del libro, pur interrompendo la lettura: non aveva bisogno di guardarlo per sapere che ad infastidirla era stato Albus Potter.

Il Grifondoro aveva preso il detestabile vizio di scioglierle i capelli in qualunque momento o situazione, solo perché sapeva che lei odiava averli sulle spalle e che lo trovava oltremodo fastidioso.

“Che leggi di bello?” Chiese lui, con tono decisamente divertito

“Nulla che ti riguardi, ladro di matite e disturbatore di fanciulle indifese”. Rispose l’altra, alzando finalmente lo sguardo e puntandolo con astio sulla suddetta matita, che lei aveva usato, fino a un momento prima, per tenere raccolti i suoi indisciplinati boccoli castani, e che ora giaceva nella mano del moro. 

“Fanciulla indifesa, tu?” Chiese il ragazzo ironico, indicandole il livido violetto che lei gli aveva procurato durante i loro allenamenti mattutini. “Comunque dovresti smetterla di intrappolare i tuoi poveri capelli: sono bellissimi e dovresti lasciarli liberi. In più coi capelli sciolti stai davvero bene, sai?”

“Non sono affari che ti riguardino, mini-Potter. E ridammi la mia matita”. Daria allungò la mano recuperando il preziosissimo oggetto.

Albus si accigliò: “Ti ho già detto di non chiamarmi in quel modo: è fastidioso e irritante”.

La ragazza, per tutta risposta, fece un sorriso furbo: “Smetterò di chiamarti mini-Potter quando tu smetterai di sfruttare ogni occasione per importunarmi”.

Il Grifondoro mise su una smorfia da bambino capriccioso e fece tremolare il labbro, nel probabile ed inutile tentativo di corromperla. “Ma è taaaanto, tanto divertente”.

“Anche chiamarti mini-Potter è taaaanto, tanto divertente.” Fece, imitando il tono del ragazzo. Poi aggiunse, con un sorrisetto beffardo “Mini-Potter”.

“Uff.. sei proprio insopportabile tu”. Sbuffò il moro, sedendosi accanto a lei.

“Nessuno ti obbliga a sederti qui sai?” Ribatté distrattamente, di nuovo immersa nella lettura.

Dopo poco il ragazzo la interruppe ancora. “Con chi vai al ballo? Rose mi ha detto che ti hanno obbligata ad andare, quindi immagino ti sia trovata un cavaliere”.

“James”. Rispose Daria, cercando di non perdere il filo del racconto.

“Lo immaginavo. Io vado con Amanda. Sta diventando davvero noiosa, sai? Non fa altro che blaterare su quanto sarà bello il suo vestito e su quanto farà morire di invidia le sue amiche. Ultimamente, poi, è sempre più difficile sopportarla: con tutti i “piccoli incidenti” che continuano a capitarle è sempre di pessimo umore e quello che ci va di mezzo sono io. Non ne posso proprio più. Sto pensando di mettere da parte il nobile intento di tenerla alla larga da altri ragazzi e mollarla”.

Una cosa su di lui l’aveva azzeccata fin dall’inizio: logorroico. È davvero logorroico.

La ragazza chiuse il libro, irritata “Potter ti hanno mai detto che le biblioteche servono per leggere, non per assillarmi coi tuoi problemi?”

Scostò la sedia, si alzò e uscì dalla biblioteca, a passo di marcia, ma già pentita per come aveva trattato l’amico. Più tardi mi scuserò con lui, ma ora ho davvero bisogno di un po’ di calma.

Anche se non condivideva l’agitazione che circolava nel castello, questo non voleva dire che Daria fosse calma. Al contrario, per lei quello era un periodo strano. Il suo umore, già soggetto a rapide variazioni normalmente, negli ultimi giorni era ancora più instabile del solito. Non era solo perché il ballo che lei tanto odiava si stava avvicinando inevitabilmente, i problemi erano altri: si stava abituando un po’ troppo all’Inghilterra. Il mare non le mancava più.

Sin da quando aveva cominciato a frequentare Hogwarts, la nostalgia per il Mar Mediterraneo, per il suo mare era sempre stata una costante. Una piacevole e rassicurante costante. Sentire la mancanza del mare le ricordava chi era e da dove veniva; costituiva una sorta di legame con la sua terra natia.

Ultimamente però non sentiva più quella tranquillizzante nostalgia. La leggera malinconia che le teneva compagnia da sempre era scomparsa e lei non riusciva ad accettarlo. Non capiva perché fosse successo così all’improvviso, anzi non capiva perché fosse successo e basta. Aveva sempre pensato che quello, almeno quello, non sarebbe mai cambiato e invece…

E la cosa più strana di tutte era che l’odore del mare era il suo Riattivatore Speciale. Tutti gli Eredi avevano un RS: una sostanza, un oggetto, un odore – poteva essere davvero qualunque cosa – che  li aiutava a recuperare più in fretta le energie. E il suo era proprio l’odore del mare. Perciò era ancora più assurdo che non le mancasse più.

Di conseguenza, Daria De Lupo in quel periodo, anche se l’agitazione generale non riusciva a contagiarla, era agitata, irritabile e di umore instabile per conto suo. 

 

***

***

 

“Che programmi hai per sabato?”

“Questo sabato? C’è la gita ad Hogsmeade, se non sbaglio”.

“Sì infatti. Cosa pensi di fare, Mo?”

“Mah il solito credo. Passerò la giornata con Dave, As e gli altri ragazzi. Il che vuol dire che mi toccherà sentir parlare di Quidditch e di voi due per tutto il tempo”.

“Bella menata”. Osservò Daria da dietro un enorme libro.

“Ma cosa dici? Moira è fortunata! Io e il Quidditch siamo argomenti fantastci! Tu un po’ meno, ma non si può avere tutto dalla vita”.

“Hai ragione. Se si potesse avere tutto io sarei in camera con Moira e Meg, non con te”.

Rose fece un smorfia di disappunto, ma non commentò: rischiava di perdere il filo. “Comunque te l’ho chiesto per sapere se ti andava di venire in giro per negozi con me, Daria, Meg e Domi. Andremo a caccia di vestiti per il ballo! Però ti devo avvisare: sarà un’impresa tutt’altro che facile. Sai quanto Daria ami fare shopping e mettere abiti eleganti e quanto sia entusiasta della cosa.. beh Meg è quasi agli stessi livelli”.

“Traducendo: la Waterfall è refrattaria alla moda come Daria, quindi trovare un vestito decente che loro accettino di indossare sarà un casino?”

“Esatto! Che ne dici?”

“Per me va bene! Se per tua cugina e per la Waterfall non è un problema, ovvio”.

“Certo che non è un problema! Anzi! Dom dice sempre che hai un ottimo gusto nel vestire, sarà contenta di poter usufruire del tuo aiuto!”

“Oh, me n’ero dimenticata” la voce di Daria, giunse un po’ smorzata, da dietro il libro. “Ho beccato Dominique per i corridoi l’altro giorno: aveva appena ricevuto una lettera da Artemis, dove le diceva di non prendere impegni per questo sabato perché le stava organizzando una sorpresa. Si scusa molto, ma non potrà venire per negozi con noi: è tanto che non si vedono”.

Rose la guardò sbigottita: dopo più di cinque anni, restava ancora sconvolta di fronte all’assoluta sbadataggine dell’altra. Sospirò, sconfitta.

Si voltò verso Moira e borbottò:“Pare che ci toccherà fare a meno dell’aiuto di Dom”.

La mora le sorrise, empatica. “Ce la caveremo senza problemi, vedrai”.

Rose annuì: “Speriamo. Meno male che vieni anche tu Moira, da sola sarebbe stato impossibile”

L’altra le sorrise ancora, poi si fece pensierosa. “Vi spiace se pranziamo con Dave e gli altri?” Esordì dopo un po’ “Ero già mezza d’accordo con loro e non mi va di dargli buca del tutto”.

“Non ci sono problemi”. Disse la rossa, senza pensarci: pranzare con gli amici di Dave non poteva essere male. Un momento…. Gli amici di Dave! “Aspetta, chi sono gli altri di preciso?”

Moira sorrise, di nuovo. Non sembrava turbata dalla sua reazione. “Asa, i fratelli Potter, Fred Weasley e Malfoy.Stai tranquilla Ros: saremo in tanti. E io e D. ti terremo lontana dalle sue grinfie”.

Rose le sorrise grata: la mora aveva tenuto conto del suo problema, prima di proporre loro il pranzo.

“Grazie, Moira”.

“Di nulla, a proposito come va con lui?”

“Non va. Per fortuna. Non ci vediamo quasi mai se non a lezione e alle riunioni dei prefetti e in entrambi i casi siamo circondati da altre persone”.

In realtà Rose vedeva Malfoy anche per un altro motivo: la vendetta su Amanda Corner. Vendetta, di cui non poteva parlare in presenza dell’italiana, ma che stava procedendo particolarmente bene.

Era un piano estremamente semplice, il loro. Semplice, ma efficace: facevano a turni e ogni giorno uno di loro organizzava qualche scherzo con cui perseguitare la Corner. Siccome le menti erano tante, anche il tipo di scherzo cambiava e la Corvonero non aveva la benché minima speranza di identificare i responsabili. Persino il custode si era visto costretto a rassegnarsi dal momento che tutti i suoi sospettati fornivano sempre un alibi che veniva puntualmente confermato da almeno altri otto studenti.

A Rose costava ammetterlo, ma di tutti gli scherzi che stavano portando la Corner alla pazzia il migliore era senza dubbio quello escogitato da Malfoy solo qualche giorno prima: il ragazzo, lungi dall’inventarsi qualcosa di complicato e di difficile riuscita, aveva semplicemente incantato gli specchi in modo che distorcessero l’immagine di Viperanda, rendendola molto più simile ad una balenottera che a una vipera.

Rose sospirò, frustrata: l’attrazione non aveva cancellato la rivalità, affatto.

“Dai su con la vita Ros! Ti basterà tenere le distanze per un altro po’ poi potrai tornare ad odiarlo e affatturarlo senza conseguenze.”

La rossa Serpeverde sorrise contagiata dall’insolita positività dell’altra. “Già! La mia assurda e immotivata attrazione per quel deficiente di Malfoy ha i giorni contati! Sarà un capitolo chiuso ancora prima del ballo!”

“Oh, me n’ero dimenticata.” A quella frase, Rose si voltò verso il letto dell’italiana, preoccupata: aveva un brutto presentimento. “Belby l’altro giorno mi ha detto che tutte le coppie di aspiranti caposcuola dovranno ballare assieme almeno un’intera canzone.”

Le ci volle qualche secondo per assimilare la notizia. Durante il breve lasso di tempo in cui il suo cervello navigava beatamente nell’ignoranza, vide Moira fissarla con occhi decisamente preoccupati e ansiosi.

Poi la realtà la colpì e Rose iniziò a vedere rosso. Un secondo dopo era in ginocchio sul letto dell’amica, le mani intorno al suo collo abbronzato.

“Quando pensavi di dirmelo, eh?! Quando?! Quando?!”

Moira, che evidentemente se l’aspettava, reagì prontamente, separandole con un semplice Protego. “Calmati, Rose: se n’è dimenticata, non l’ha fatto a posta”.

“Non me ne frega una pluffa! Non si ci può dimenticare di una cosa simile!”

“Scusami, Rossa. Hai ragione tu: non avrei dovuto dimenticarmene e il fatto che io abbia la luna storta, ultimamente, non è una scusante”.

L’ira di Rose, come al solito, si sgonfiò in un secondo, alle parole dell’amica. Nemmeno lei capiva come fosse possibile che il tono tranquillo dell’altra bastasse a calmarla, quasi, ogni volta.

“Comunque, anche se mi sono dimenticata di parlartene, non ho scordato di pensare ad una.. soluzione alternativa, diciamo”.

Rose, nemmeno a dirlo, si illuminò all’istante. “Ovvero?”

“Ho chiesto a papà di mandarmi una fialetta di Polisucco, dalla mia scorta personale. Quest’estate mi annoiavo e ho rimpolpato un po’ le mie scorte di pozioni, ma non ho pensato a portarmi della Polisucco a scuola, anche se ne ho distillato due claderoni interi: non credevo ne avremmo avuto bisogno”.

“Vuoi usare la Polisucco per scambiarci?”

“Sì. Così tu ballerai con Al e io con Scorpius e non ci saranno problemi”.

“Non funzionerà”. Rose si voltò di scatto verso Moira, che le osservava seduta sul proprio letto. “Tu” Fece indicando Daria, “non sai né mentire, né recitare. Sei bravissima ad omettere dettagli e a dire la verità nel modo che ti conviene, ma non sei mai stata capace di mentire. Non riusciresti a fingerti Rose: siete troppo diverse. Così come tu, Rose, non riusciresti mai a fingerti lei”.

“Ma io so mentire e so recitare!”

“Vero. Tu sei brava a mentire e a recitare, ma fingerti timida e refrattaria alle attenzioni altrui va oltre le tue capacità”.

Rose, suo malgrado fu costretta ad ammettere che la mora aveva ragione. E questo significava solo una cosa: lei era nei guai.

“Hai ragione. Non ci avevo pensato.” Rose squadrò l’amica con attenzione, i conti non le tornavano: Daria pensava sempre a tutto, a tutte le eventualità e a tutti i possibili problemi. Che cos’hai italiana?

“Non possiamo nemmeno scambiare te e Rose perché Dave capirebbe subito che c’è qualcosa che non va”.

“Ma io non vado più al ballo con lui, lo sai”.

“Questo non cambia niente. Lui passerà comunque molto tempo con entrambe e..”

“Come non vai più al ballo con Dave? Gli anni scorsi siete sempre andati insieme”. L’espressione scioccata di Moira la fece sorridere. Avrei potuto dirglielo prima, solo che.. non sapevo come… L’aveva fatto per lei. Se si stava impegnando così tanto per allontanarsi da Dave, se ci stava provando così intensamente era solo per Moira. Certo voleva bene anche a Dave e le sarebbe dispiaciuto illuderlo, ma Rose Weasley era una creatura egoista e mettere le distanze da Zabini si stava rivelando faticoso. Se non fosse stato per Moira, probabilmente avrebbe rinunciato subito, forse non ci avrebbe nemmeno provato. “Gli anni scorsi non sapevo che lui fosse interessato a me, e, soprattutto non sapevo che lui interessasse a te”.

“Non me ne ha parlato…”

Daria, abbandonando definitivamente il libro sul letto, si alzò e abbracciò la mora da dietro, circondandole il petto con le braccia e posandole il mento sulla testa. “Starà ancora cercando di assimilare le cosa”

Moira annuì. “Cosa gli hai detto Ros?”

“Che trovavo egoista e ingiusto continuare ad impedirgli di invitare una ragazza a cui fosse veramente interessato e di non preoccuparsi per me, perché avrei comunque trovato un accompagnatore. Cosa che, tra l’altro, ho fatto oggi”.

“Ovvero?”

“Ovvero Jake Mitchell”.

Daria inaspettatamente scoppiò a ridere così forte che Moira si staccò dall’abbraccio, confusa. Rose sospirò, troppo abituata alle assurde reazioni dell’altra per preoccuparsi veramente. L’italiana prese fiato, poi disse: “Voi due siete davvero assurdi”.

“Noi assurdi, ma ti sei vista, italiana? … Aspetta noi due chi?”

L’altra non la degnò di una risposta e le chiese, sorridendo divertita “Sai con chi va al ballo Scorpius?”

“Dovrebbe interessarmi?”

La castana, di nuovo, non la considerò e andò avanti imperterrita. “Va con Christine Baston. Adesso, Mo-Mò, dimmi se non sono assurdi”.

La mora ridacchiò “In effetti”.

Rose sospirò. Jake Mitchell, Grifondoro, settimo anno. Aspirante portiere della squadra della sua casa, erano anni che Jake cercava di soffiare il posto a Malfoy e l’anno prima, quando il biondo era infortunato, l’aveva sostituito per buona parte della stagione e aveva fatto di tutto per non dovergli restituire il posto. Si poteva benissimo dire che Jake fosse il Grifondoro meno apprezzato da Malfoy.

Comunque io non vado al ballo con Mitchell per quello.

Christine Baston, Grifondoro, sesto anno. Cacciatrice titolare della squadra di Quidditch della sua casa, erano cinque anni – da quando entrambe avevano cominciato a giocare – che lei e la Baston si davano battaglia, erano cinque anni che la Baston riusciva a segnare in tutte le loro partite. Si poteva benissimo dire che Rose la sopportasse appena più di quanto sopportava Malfoy.

“Piantatela di ridere. Io vado al ballo con Jake perché è un bel ragazzo e non è uno che si fa aspettative. Quanto a Malfoy, avrà i suoi motivi. Se invece lo fa per irritarmi, spreca il suo tempo”.

“Certo”. Rose scoprì che il sorrisetto ironico di Daria, conseguenza, a parer suo, di tutto il tempo che l’italiana passava con James, poteva essere davvero molto irritante.

“Time-out voi due. Devo andare in sala comune a recuperare il libro di difesa, cercate di non ammazzarvi mentre non ci sono”.

Moira si avviò verso la porta, sorridendo e quando passò vicino a Rose, la rossa la sentì sussurrare: “Grazie, Rose”.

 

***

***

 

“Rose mi ha detto che Daria sarà uno schianto allucinante stasera. Curioso di vederla, fratellino? O agitato?”

Albus alzò le spalle con indifferenza, poi sorrise, malandrino “A me hanno detto che la Waterfall farà una vera e propria strage”. Si voltò verso Scorpius e cugino e aggiunse. “Ma, stando alla mia fonte, pare  che sarà Rosie a vincere la gara”.

Dave sorrise, ma non riuscì a replicare perché interrotto dall’esclamazione di James.

“OH, Merlino”

“D. mi senti?” Moira la guardava preoccupata e le sventolava una mano davanti agli occhi.

“Sì scusa ero solo distratta”. Daria sospirò,massaggiandosi le tempie: le pulsavano terribilmente. Come dopo ogni flash.

“Ti accade un po’ troppo spesso ultimamente”.

Moira aveva ragione: tutto ciò le accadeva davvero un po’ troppo spesso. Almeno una volta al giorno, se era molto fortunata.

Non capiva cosa potesse essere, o meglio sapeva cosa non poteva essere.

Aveva ipotizzato che fosse una nuova strana malattia magica, ma l’infermiera, Madama Lones, le aveva assicurato, solo qualche giorno prima, che non aveva niente fuori posto, tutti i valori perfettamente nella norma.

Già… Cosa stavi dicendo?”

“Ti stavo chiedendo se la Waterfall verrà ad Hogsmeade con noi”.

“No” rispose una voce dietro di loro. “Meggie ci ha precedute al villaggio”. Entrambe si voltarono verso Rose. La rossa sorrise a qualcuno dietro di loro. Probabilmente a qualcuno di sesso maschile e bell’aspetto dietro di loro. “è andata col suo ragazzo”.

Daria annuì. “Sei in ritardo, Rossa. Abbiamo appuntamento con l’altra rossa…” lanciò uno sguardo al suo babbanissimo orologio da polso in plastica colorata e concluse, seccata. “esattamente ora.. ai Tre Manici”.

“Andiamo, italiana cosa vuoi che sia? Scommetto che a Meg non dispiace. È col suo ragazzo”. Daria sbuffò.

“Da quanto tempo stanno insieme?” Chiese Moira. “Non sapevo nemmeno avesse il ragazzo”.

“Si sono messi insieme poco prima delle vacanze. Saranno quanto.. due, tre mesi?”

“Quasi cinque”. La corresse Daria, istintivamente: l’altra aveva un concetto del tempo che.. beh definirlo lato è, come dire.. un eufemismo? Uno grosso però.

“Dettagli”. La rossa fece un cenno con la mano per ribadire il concetto. “A Daria non piace”. Aggiunse a beneficio della mora.

“Come mai?”

Daria scrollò le spalle. “Non so spiegarlo, non mi piace punto. È una sensazione a pelle”.

“O forse è solidarietà nei confronti di Jamie”. Aggiunse Rose, con un sorrisetto.

Moira sorrise, capendo al volo il riferimento. Loro due, Moira e Daria, erano amiche da anni, quindi l’altra era stata a conoscenza delle teorie dell’italiana ancora prima del diretto interessato.

“Non centra. È qualcosa di diverso, mi sa di.. sporco.. come se nascondesse cose..”

“Tutti nascondiamo cose, D.” La precisazione di Rose non era provocatoria o derisoria, ma seria. Era una tacita regola dell’amicizia, di come la concepivano loro l’amicizia, almeno: non si scherza sulla sofferenza di un’amica, nemmeno se era solo una possibile, remotamente possibile, sofferenza.

L’altra annuì. “Speriamo solo che il mio istinto sbagli”.

“Solo che non succede quasi mai”.

Dopo il commento di Moira la conversazione si spostò su toni più leggeri e andò avanti senza intoppi fino ai Tre Manici Di Scopa.

“Siete in ritardo”.

“Colpa di Rose. Grazie per averci salutate, comunque”.

 “Ciao!” Meg sorrise apertamente. “Sapevo che non poteva essere che colpa tua, Weasley”.

“Ciao Meggie, Ethan. Sempre tutti a dare la colpa. Siete voi due ad essere troppo fissate con gli orari”.

Il saluto di Rose al ragazzo di Margaret, le ricordò della sua presenza. Si sforzò di mettere su un sorriso cordiale. “Buongiorno Davies”

“Rose, De Lupo.” L’altro sorrise di rimando ad entrambe. Era la sua impressione o quando si era rivolto a lei il suo sorriso era sembrato ancora più tirato e falso di quello che si stava costringendo ad indossare lei? “Vi affido Margaret”. Detto questo, il ragazzo-che-nasconde-cose si allontanò.

“Meg, conosci Moira, vero?”

La rossa annuì. “Di vista e indirettamente, tramite queste due pettegole”. Fece rivolgendosi direttamente alla mora. Poi le tese la mano. “Margaret Waterfall, o più semplicemente Meg”.

Moira la strinse con un sorriso. “Anch’io ho sentito parlare di te, Meg. E devo dire che ti sei già guadagnata tutta la mia stima: sopportare Daria durante tutte quelle ronde notturne l’anno scorso.. devi proprio essere una tosta”.

“Ehi!” Protestò Daria, fingendosi indignata, ma col sorriso sulle labbra. Il suo istinto, quello che non sbagliava quasi mai, le diceva che quelle due sarebbero andate d’amore e d’accordo.

Meg sorrise, divertita: “Ho sopportato di peggio”.

“Potter grande?” Suggerì la mora.

“Potter grande”. Confermò l’altra con un sospiro sconsolato, ma il sorriso divertito.  

 

***

***

 

“Forza! Ci sono ancora due negozi da controllare. Vedrete che troveremo i vestiti adatti a voi!”

Daria sbuffò: “Altri due negozi? Ti detesto Weasley”.

Meg annuì, sconsolata “Che poi non ho capito perché cerchiamo solo i vestiti per me e Daria. Non dovreste occuparvi dei vostri?”

“Noi i nostri vestiti li abbiamo già. Li abbiamo presi insieme quest’estate. Cosa che facciamo tutti gli anni”.

All’espressione stupita e sconcertata delle altre due, Moira aggiunse: “Ma vi pare che ci saremmo ridotte all’ultimo per comprare il vestito? E poi ad Hogsmeade c’è troppa poca scelta”.

Rose annuì. Comprare il vestito lì al villaggio, limitando in modo considerevole le proprie possibilità di scelta, era impensabile, per lei come per Moira e Dom. Aprì la porta dell’ennesimo negozietto e la tenne aperta per le sue amiche.

Si stava divertendo da matti. Persino il pranzo coi ragazzi non era stato male. Malfoy era seduto all’altro capo del tavolo, quindi non aveva avuto problemi ad ignorarlo ed era riuscita a non dare troppa confidenza nemmeno a Dave con la scusa di dover chiacchierare con Meg per non farla sentire troppo a disagio. Che poi non era una scusa. Meg, tra loro quattro, era quella meno a suo agio: Moira girava sempre con Asa e Dave, quindi era un membro di quello strano gruppetto fatto di Grifondoro e Serpeverde, tanto quanto gli altri ragazzi; Daria era amica di tutti i ragazzi presenti e, anche se di solito aveva a che fare con loro singolarmente o, al massimo, a coppie, si era trovata benissimo anche nel contesto di gruppo. Per lei valeva un discorso simile: la metà di loro erano suoi cugini e gli altri, eccezion fatta per Malfoy, erano suoi amici.

Meg, al contrario, non conosceva quasi nessuno. Le uniche persone con cui era in confidenza erano lei e Daria. Andava d’accordo con Moira, ma si conoscevano direttamente solo da un paio d’ore. Senza contare che era seduta di fronte a James e, per quanto il loro rapporto non fosse più completamente disastroso e unicamente basato su scherzi e rispostacce, la cosa non aveva contribuito a farla sentire a suo agio.

“Wow, questi sì che sono problemi veri: dove andare a comprare il vestito. E io che pensavo fossero la fame nel mondo, il razzismo, la dissolutezza della società e altre cavolate simili..”

Rose sbuffò: era tutto il giorno che Daria le prendeva in giro con il suo sarcasmo. Una piccola vendetta ci stava. Si voltò verso Moira che le fece l’occhiolino. Eccome  se ci stava.

“Senti un po’ italiana” Esordì la mora, con tono serio “che effetto ti ha fatto vedere le tue prede insieme?”

Daria arrossì immediatamente: “Jam e Al non sono mie prede”.

“Vero” acconsentì Rose “sono prede del tuo fascino latino”.

“Ma la volete piantare con questa storia?!”

Moira e Rose scoppiarono a ridere, mentre il colorito dell’altra tendeva sempre di più all’aragosta.

Meg le guardò, confusa “Lo raccontate anche a me così rido anch’io?”

Daria tappò la bocca sia a Moira che a Rose, prima che potessero dare la loro, di spiegazione e raccontò brevemente alla Grifondoro del bacio-incidente.

“Ok afferrato. Ma Potter grande che centra con questa storia?”

“Ti interessa eh?” Fece Daria insinuante.

Meg scrollò le spalle: “Sono solo curiosa”.

Rose approfittò della distrazione dell’italiana, che stava scrutando l’altra rossa, e si liberò dalla sua presa.

“James centra tutto. È stato lui il primo bacio di Daria”.

“Trovati!” Esclamò a quel punto Moira, indicando un paio di vestiti.

“Decisamente sì! Forza! Provateli!” Rose, già dimentica del suo proggetto di far imbarazzare l’amica per vendicarsi delle prese in giro, li afferrò e spinse entrambe le ragazze dentro i camerini.

“Siete stupende!” L’esclamazione entusiasta di Moira, qualche minuto dopo la fece voltare.

La ragazza scrutò le amiche con sguardo critico, poi annuì e sorrise estasiata.“I vestiti sono decisamente perfetti!”

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Daria è un po’ in crisi, eh? Beh abituatevici perché sarà una condizione ricorrente. Anzi direi che la cosa è destinata a peggiorare. Rose, invece, secondo me sta dando prova di una notevole maturità, eccezion fatta per alcuni scoppi di rabbia improvvisa che fanno troppo profondamente parte della sua natura.

Moira è un personaggio che mi piace, è una tosta e lei e Meg diventeranno sempre più importanti: ora che il quartetto si è costituito sarà difficile sfaldarlo.

Ero tentata di spiegare il discorso del primo bacio e di descrivere i vestiti direttamente in questo capitolo, ma, siccome sono una persona perfida, preferisco aspettare. I vestiti li rimando al capitolo del ballo, che, tra l’altro, è il prossimo, mentre quello del primo bacio.. beh forse tra un paio.. non so voglio dare sia a voi che a Meg un po’ di tempo in più..

Per quanto riguardo gli strani flash di Daria no comment. Io, perché come ho detto prima sono una persona cattiva, non voglio darvi nessun indizio né suggerimento.

Spero di riuscire a postare il prossimo capitolo di qui a un mese, ma non prometto nulla. Tra lavoro ed università devo capire come ri-organizzare la mia vita e far quadrare tutto e tutti e potrebbe volermici un po’. Ciò nonostante non ho la benché minima intenzione di abbandonare la storia. Mai.

Ok provo a postare le foto dei ragazzi:

Scorpius

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Al

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Non sono ancora riuscita trovare Dave, ma se qualcuna avesse qualche suggerimento sarebbe più che gradito

Un bacio

AiraD

  
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