Harry capita per sbaglio in casa di Piton nell'estate del quinto anno, dopo la morte di Sirius. Costretti a una convivenza forzata, i due scopriranno molte cose l'uno dell'altro.
Traduzione a opera di Starliam ed Allison91
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Severus Piton
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Eccoci qua con un nuovo capitolo! Capiamo che cosa sta succedendo a Harry e si gettano le basi per il continuo dell'estate...
Divertitevi!
Starliam
"Sto bruciando!" Urlò Harry. "Piton, sto bruciando!"
"Lo vedo, signor Potter", annuì Piton pensosamente, come se stesse
osservando una pozione che si era rovinata senza motivo.
"Piton, ho tutto il corpo in fiamme!"
"Non muoverti, Potter. Rimani a letto. Come ti senti?"
"Come mi sento?" Harry si sentì impazzire mentre fissava il professore
ad occhi spalancati. "Sto bruciando!"
"Se stessi davvero bruciando, adesso staresti urlando di dolore. Invece
no, sei solo in preda al panico. Come ti senti?"
"Uh-uh- caldo". Harry teneva gli occhi fissi sul proprio corpo avvolto
da fiamme arancioni e scoppiettanti.
"Caldo come se avessi toccato una pentola bollente? Come se fossi
entrato in una stanza molto calda? O come se ti fossi scottato al sole?
Dormito con troppe coperte?"
"La scottatura... la scottatura solare!" Si lamentò Harry. "La pelle è
calda e prude, e fa quasi male, ma non molto, ma sto bruciando. Sto
bruciando!"
"Se si potesse vincere un premio per il comento più insensato ripetuto
all'infinito; lo avresti tu, Potter" - sogghignò Piton - "Proprio
quando comincio a pensare che tu non possa essere più stupido, scopro
nuove vette di idiozia che non ritenevo possibili".
Harry lo guardò male. "Io non sono stupido. Lei è stupido".
"Che risposta brillante" - ghignò di nuovo Piton - "Mi sarei aspettato
di meglio da un bambino di quattro anni".
"E' cattivo, sgradevole, crudele e maligno" - sbottò Harry - "Non piace
a nessuno, nessuno vuole stare con lei, mai! E tutti noi odiamo i suoi
vestiti e i suoi capelli. E... ed è un professore orribile!"
"Colpiscimi dove fa più male: le mi abilità professionali", lo scimmiottò
Piton.
"Sì" - ringhiò Harry - "In cinque anni non ho imparato una sola cosa da
lei! Tutte quelle ore in quegli sporchi sotterranei, che spreco di
tempo! E quando diventerò re del mondo magico o qualunque cosa lei
crede che io voglia diventare, la prima cosa che abolirò sono le
maledette pozioni! Chiunque provi a insegnare o a preparare pozioni si
prende un biglietto di sola andate per Azkaban!"
Sembrava che Piton stesse cercando di non ridacchiare, cosa che fece
arrabbiare Harry ancora di più.
"Sì, e lei finirà ad Azkaban appena potrò uscire da questo letto e da
questa odiosa casa! Non mi arrenderò finchè non la rinchiuderanno per
sempre, stupido idiota!"
"Signor Potter" - la voce di Piton era irritabilmente tranquilla- "Non
stai bruciando più".
Harry guardò in basso. Il fuoco era scomparso, e stava stesosul letto
in pigiama come se non fosse successo nulla. La stanza era silenziosa e
tranquilla, dopo il crepitio delle fiamme.
"Che è successo?" Chiese Harry con voce spaventata e sorpresa.
"Esattamente quello che pensavo sarebbe successo"- disse Piton con
calma - "O almeno una delle due cose. Sapevo che avresti bruciato via
il maleficio preso dal camino, oppure saresti morto".
"Queste erano le opzioni?" strillò Harry.
"Non sei morto: dovresti esserne contento. Non preoccuparti di
ringraziarmi per non averti lasciato bruciare fino alla morte".
Harry lo guardò stupito.
"La pozione, Potter! Davvero, a volte mi chiedo come hai fatto a
sopravvivere con così poca intelligenza. Se il Signore Oscuro sapesse
che idiota è il suo avversario..."
"Quindi la pozione mi ha impedito di bruciare?" lo interruppe Harry,
rifiutando di sentirsi dare dello stupido di nuovo.
"In realtà no, ha velocizzato il processo. Sapevo che avvresti preso
fuoco, perchè è quello che successe anche al Signore Oscuro dopo essere
passato di lì. Comunque, gli ci volle un'intera settimana prima di
inziare a bruciare, e non fu piacevole stare ad aspettare. Non potevo
sopportare l'idea di avere a che fare con te e i tuoi lamenti per un
tale periodo; così ho preparato una pozione che avrebbe sveltito il
processo proteggendo i tuoi organi vitali. Così, quando hai preso
fuoco, hai bruciato via il maleficio senza danneggiarti. Diventavi via
via sempre più stanco perchè la pozione stava velocizzando le cose, e
il tuo corpo cercava di resistere".
Harry lo fissò con incertezza, prima di rispondere: "Beh... beh,
avrebbe dovuto dirmelo."
"E avere a che fare con te preoccupato dall'idea di prendere fuoco per
due giorni? Ti ho visto prima di ogni prova del Torneo Tremaghi: non
dai il tuo meglio quando sei sotto pressione. Semri sempre sul punto di
saltar fuori dai pantaloni. La preoccupazione e l'agitazione ti
spingono a cacciarti nei guai, come ho notato molte volte".
Il tono da genitore di Piton spinse Harry a incrociare le braccia e a
guardarlo male. Odiava il modo in cui Piton lo descriveva infantile e
impulsivo, come un bambino di quattro anni che non riesce a star fermo
per un secondo senza combinare guai.
"E per la tua mancanza di rispetto..."
"Ero in fiamme" - protestò Harry, guardandolo allarmato - "Qualunque
cosa uno dica mentre sta bruciando non conta".
Piton sembrò fare un cenno con la mano, e Harry si chiese se fra un
attimo si sarebbe trovato sulle ginocchia del professore, punito per
aver minacciato di farlo finire ad Azkaban.
"Fai in modo che non risucceda", lo ammonì Piton.
Harry si morse la lingua prima di rispondere: "Cosa? La mancanza di
rispetto o il prendere fuoco?" Non c'era bisogno di mettere alla prova
la propria fortuna.
"Perfetto", Piton prese di nuovo la borsa nera; ma questa volta ne
estrasse una pozione verde, "bevi questa e cerca di tornare a dormire".
"Ancora dormire?" Harry era incredulo, mentre inghiottiva la pozione.
Non era troppo male, un misto di menta e zenzero. "Non ho fatto altro
che dormire da quando sono qui".
"Potter, hai preso fuoco pochi minuti fa. Voglio che tu stia calmo
finchè non sarò certo che ti sei ripreso del tutto. Quindi, stenditi
sul cuscino e stai tranquillo".
Quando Harry gli lanciò un'occhiataccia, Piton sollevò un sopracciglio:
"Posso sempre schiantarti, se pensi che possa aiutarti ad ascoltarmi di
più".
"Ma sono stanco di stare a letto". Harry sapeva che stava diventando
lagnoso, ma sentiva che le sue lamentele erano giustificate. Era strano
che qualcuno che non fosse Madama Chips si preoccupasse per la sua
salute. La sua confusione aumentò quando Piton sprimacciò i cuscini
prima di spingerci contro Harry e di sentirgli la fronte con la mano.
Harry sentì una strana sensazione allo stomaco. Dunque era così che ci
si sentiva, ad avere un genitore che si occupa di te quando stai male?
Piton poteva essere... no era malvagio, crudele e cattivo, sicuramente
non adatto a fare il genitore.
"Non sei caldo", annunciò Severus con un tono di voce che implicava che
Harry aveva, finalmente, fatto qualcosa di giusto. "La febbre è andata
via. Cerca di rilassarti un po', non pensare a niente: dormi e basta.
Verrò stasera più tardi a stirarti i muscoli per evitare che ti
irrigidisca troppo".
"Sì, sulla ruota della tortura", mormorò Harry, mentre si girava su un
fianco.
"Come vuoi, signor Potter". Piton chinò ironicamente la testa prima di
chiudere di nuovo le tende e di lasciare la stanza.
Harry rimase steso al buio, cercando di addormentarsi, ma era ancora
troppo scioccato da quello che era successo. Aveva preso fuoco.
Sicuramente, non era una bella cosa. E Piton lo aveva saputo per tutto
il tempo, probabilmente pensando Mmmm, il Ragazzo Sopravvissuto sta
per morire o per diventare un rogo umano? In ogni modo, farò in modo di
divertirmi a vederlo soffrire! Brutto cattivo.
Eppure, era stato un po' di sollievo avere qualcuno che si occupava di
lui e si preoccupava del suo benessere. Harry iniziò mentalmente a
contare le persone che si erano occupate di lui. I Dursley: beh, non
erano molto amorevoli, ma avevano fatto in modo che arrivasse agli
undici anni senza morire di fame, quindi qualcosa dovevano contare. La
McGranitt: ma lei si doveva prendere cura di tutti i membri della sua
casa, e lui era uno dei tanti. Silente: anche se Harry a volte si
chiedeva se il vecchio mago tenesse a lui solo perchè era destinato a
salvare il mondo magico, e dopo l'anno scorso in cui era stato così
freddo e distante...
Harry tirò su con il naso improvvisamente, gli occhi che bruciavano.
Passò subito all'altra persona. Hagrid: si, Hagrid era qualcuno che si
occupava di lui. Un po' rude, sicuramente non una persona affidabile,
ma Harry si poteva fidare di lui finchè il guardiacaccia non si
circondava di animali pericolosi. E poi c'era Lupin, che gli aveva
insegnato a difendersi dai Dissennatori; anche se più avanti il
professore si era trasformato in un lupo mannaro e aveva cercato di
mangiarsi Harry, ma non era davvero colpa sua. E gli Weasley: anche se
avevano sette figli e fin troppi problemi. E alla fine Sirius...
Harry deglutì con fatica. Sirius gli aveva chiesto di andare a vivere
con lui, una volta che la sua posizione fosse stata chiarita; ma Harry
non poteva dimenticare come il suo padrino era stato distratto e... e
scostante per tutto il tempo in cui lui era stato a Grimmauld Place.
No, un attimo: Sirius era impegnato e Harry passava il tempo a pulire,
cosa che, gli venne in mente, era stata una gran perdita di tempo.
Harry si era trovato tante volte ad affrontare il male solo per venire
rinchiuso a casa dei suoi zii e poi trasformato in un elfo domestico?
Era ingiusto, era davvero ingiusto che Sirius avesse lasciato a
soffrire da solo il suo unico figlioccio.
Stringendo la coperta, Harry aspettò che salisse la rabbia. A volte,
gli piaceva quel sentimento: gli dava qualcosa di cui occuparsi invece
di farlo sentire vuoto. Ma non venne nessuna rabbia. Invece, un senso
di impotenza si accumulò alla tristezza, e Harry si trovò a
piangere.
"Sei un bambino"! Gli urlava la sua mente, ma le sue emozioni
non ascoltavano. La sua faccia si contraeva dolorosamente, e gli occhi
gli bruciavano, e le lacrime iniziarono a scorrergli sulle guance. Non
si era mai sentito così miserabile e angosciato in tutta la sua vita.
Calmati, calmati! lo pregava la sua parte razionale, ma riusciva
ad asoltarla. A nessuno importava di lui, era totalmente solo, nessuno
lo avrebbe mai amato, chi mai avrebbe potuto? Era una persona orribile,
un ragazzo orrido che tutti odiavano.
E' così, gli diceva quella voce. Sei impazzito. Hai appena
vinto un biglietto di prima classe per il San Mungo. Stanza 543: il
signor Harry James Potter, ricoverato per pianto isterico ed eccessivo.
Se volete vedere il signor Potter, siete pregati di avvicinarvi alla
finestra, dalla quale potete vedere che sta ancora piangendo. Sono
passati quattro mesi, e dobbiamo mantenerlo idratato o piangerà fino a
morire per mancanza di liquidi.
Harry si mise a sedere sul letto, si abbracciò le ginocchia, e seppellì
il volto nell'incavo del braccio destro. Sentiva le lacrime inzuppare
la manica del pigiama, e il suo intero corpo era squassato dai
singhiozzi. Gli tornò in mente un libro babbano in cui una ragazza si
era gonfiata, aveva iniziato a piangere, poi si era ristretta ed era
quasi annegata nel mare delle sue stesse lacrime. Harry sperò che
capitasse anche a lui, così l'avrebbe fatta finita una volta per tutte.
A nessuno importava di lui comunque. Per poco non si soffocò con la
forza dei suoi lamenti.
"Pensavo di averti detto di non pensare a niente e di metterti a
dormire!" Una voce dura risuonò dalla porta.
Harry alzò lo sguardo, e atraverso la nebbia causata dalle lacrime vide
una figura nera avvicinarsi a lui. Forse era un Dissennatore che gli
avrebbe succhiato l'anima; cosa che non era granchè per il
Dissennatore, perchè Harry era una persona orribile, patetica,
deprimente e miserabile.
Harry sentì una mano prenderlo per la nuca, e poi un fazzoletto che si
asciugava le lacrime, con più forza di quella che Harry avrebbe
gradito.
"Soffia", ordinò Piton, piazzando il fazzoletto sul naso di Harry.
Harry lo fece, e Piton lo pulì bruscamente.
"Che-che cosa mi sta succedendo?" pianse Harry, completamente
abbattuto. Fece istericamente cenno alle lacrime che continuavano a
scorrergli copiose sulle guance.
"Porprio quello che mi aspettavo", disse Piton, ancora sciugandogli le
lacrime in modo professionale, come se fosse abituato ad asiugare
lacrime di ragazzi tutti i giorni. "La pozione che ti ho fato lavora
più velocemente con le emozioni. Mentre stavi bruciando ti ho fatto
arrabbiare, in modo che bruciassi più in fretta. Comunque, molta della
tua rabbia è stata spazzata via con le fiamme, lasciandoti vulnerabile
e turbato. Speravo che ti addormentassi prima di avere un crollo
nervoso, ma non è stato così". Sospirò rassegnato.
Questa informazione non riuscì a sollevare il morale a Harry; anzi,
fece sentire Harry più miserabile che mai. Era solo un piccolo
ragazzino in un grande mondo spaventoso, dove tutti volevano fargli del
male; e non riusciva a proteggersi in alcun modo.
"Ora, Potter" - Piton lo spinse di nuovo sul cuscino - "Perchè non
provi a pensare a qualcosa di... felice". Piton sembrò avere dei
problemi con l'ultima parola.
Harry sbattè le palpebre. "Tipo?"Come poteva pensare a qualcosa di
piacevole con Piton in piedi vicino a lui e le sue emozioni che
correvano incontrollabili?
Piton roteò gli occhi. "Andiamo, Potter, ci deve essere qualcosa che ti
fa sentire bene, che ti diverte".
"Vo-volare", Harry tirò su con il naso, cercando di fermare le lacrime
che continuavano a scendere.
Per un attimo, sembrò che Piton stesse per fare qualche commento
pungente, ma si limitò a deglutire e a dire: "Perfetto, ti piace
volare. Alcune persone non sono brave a farlo, ma tu sì; niente di
strano considerato tuo pa- ma no, ti piace volare. Immagino che tu
intenda a Quidditch".
Harry annuì, mordendosi il labbro per soffocare un singhiozzo. "S...
si, ma anche altre volte. Mi rilassa. Sei lassù, in alto, e tutto
sembra così piccolo. Se è piccolo, non può essere un grande problema".
"Interessante prospettiva. Che altro ti piace?"
Harry ci pensò su. Voleva continuare a piangere, ma non riusciva a
peiangere e pensare contemporaneamente. "Mi piace passare del tempo con
Ron e Hermione, mi piace stare a parlare con loro di sera nella sala
comune, quando non siamo in classe e non abbiamo intorno troppe
persone".
"Bene, sembra divertente". Piton aveva dei problemi anche con quella
parola. "Quindi, volare e stare con gli amici. Carino. Penso che ti
piacciano anche quelle Cioccorane che saltellano in giro e sono di una
noia mortale".
"Mi piacciono i dolci magici", annuì Harry. Le lacrime avaveano msmesso
di cadere, ma si sentiva ancora solo e vuoto.
Piton mise la mano nella tasca della veste, ma Harry non lo vide
estrarre niente. Il professore strofinò velocemnte una mano contro
l'altra prima di chiedere: "Adesso, parliamo delle cose che non ti
piacciono, ma per le quali sei contento quando avvengono".
"Uh?" fece Harry, confuso.
"Come studiare per una materia che non ti piace, ma sei contento quando
ottieni in bel voto".
Harry annuì di nuovo: "A volte, mi piace dover lavorare per ottenere
qualcosa. Se ottieni tutto facilmente, non c'è soddisfazione".
Harry sentì qualcosa di caldo che premeva sulla sua mano fredda. Per un
attimo, ebbe l'impulso di tirarsi indietro, ma il calore si diffuse
rapidamente sulla sua mano e lungo il braccio. Gli piacque la
sensazione di calma che ne ricevette, e strinse più forte la cosa
calda.
"Ti piace leggere", continuò Piton; ignaro delle nuove sensazioni di
Harry.
"Si, ma non come a Hermione. Lei ricorda tutto, e legge più in fretta
di me". Harry prese in una mano l'oggetto caldo. Ne osservò l'aspetto,
prima di prenderla fra le mani. Sì, pelle che ricopriva muscoli e ossa.
"Non per niente è la so-tutto-io", osservò Piton.
Harry inarcò le sopracciglia mentre tracciava con il dito il persorso
della vena sull'oggetto che teneva in mano. "Mi ha aiutato in un sacco
di lezioni. E' strano: non si sarebbe mai detto che siamo nella stessa
barca, nessuno di noi sapeva nulla di magia prima di arrivare ad
Hogwarts. Eppure lei sa tutto. Ron no, e spesso litigano, ma poi fanno
sempre pace."
"Davvero?"
Sentendosi davvero rilassato, Harry voltò la mano dall'altra parte e ne
guardò le unghie. Erano corte e pulite, ma leggermente macchiate per le
pozioni. Come fai a togliere le pozioni dalle mani? Erano come le
pitture sulle uova di Pasqua, che scompaiono dopo un po'?
"Certo che lo fanno" - decise Harry dopo un po' - "Perchè erano di
nuovo amici quando ho lasciato la scuola. I litigi sono stupidi la
maggior parte delle volte, lo sa? Insulti l'altra persona e lanci
oggetti, ma alla fine vi ritrovate sempre amici".
"Che filosofo, oggi", commentò Piton.
Harry avvicinò la mano alla sua: l'altra era più grande. Harry cercò di
allungare le dita più che potè, ma ma non raggiungevano i polpastrelli
dalla mano del professore.
"Sono così piccolo", si lamentò il ragazzo.
"Non c'è niente di strano. Di solito i ragazzi crescono più tardi",
disse Piton, senza alcuna traccia di emozione nella voce.
"Spero di diventare più alto". Harry sistemò la mano sul suo petto,
godendosi la sensazione di calore che gli dava. Iniziava a sentirsi
stanco, anche se sapeva che avrebbe dovuto essere irritato per
qualcosa. Per quale motivo era stato così triste? Beh, non importava
per adesso. Sbadigliò. Piton era ancora accanto a lui.
"Chiudi gli occhi e continua a parlare" - chiese il professore - "Io
ascolterò le tue chiacchiere inutili".
"Chiacchiere inutili", ripetè Harry con gli occhi mezzi chiusi.
"Chicchiere inutili, chicchiere futili... Ehi, fanno rima. Chiacchiere
futili, chiacchiere rutili, chiacchiere..."
E si addormentò, un vago sorriso sulle labbra.
Piton si trattenne dal roteare gli occhi di nuovo. tolse la mano dal
petto di Harry, sperando che tutta la pozione calmante fosse entrata in
contatto con la mano del ragazzo. Il ragazzo doveva essere davvero
addolorato, per non capire che stava tenendo la mano del professore più
odiato, mentre blaterava sciocchezze sui suoi amici. Stupido ragazzo.
Piton tirò su le coperte, attento a non svegliare il marmocchio e a
iniziare un'altra sessione di lacrime e singhiozzi. Con Potter, se non
era una cosa era un'altra. Doveva sempre causare problemi, stare alla
ricerca di guai continuamente?
Piton strinse le labbra. Una perfetta estate rovinata. Stava aspettando
con ansia quei due mesi di pace e tranquillità, fatti di lunghe
giornate passate a leggere e a prepapare pozioni in tutta tranquillità,
senza ragazzini intorno a disturbarlo. E ora Potter, in assoluto
l'ultima persona con la quale avrebbe voluto passare le vacanze, era
stato lasciato nelle sue mani.
Tutti i professori con i quali si era messo in contatto erano stati
d'accordo che Potter dovesse rimanere dove si trovava, e Silente
(vecchiaccio di ristrette vedute) lo aveva invitato a vedere il buono
della situazione.
"Davvero, Severus" - aveva detto il volto di Silente comparso nel
camino dell'ufficio di Piton - "Con la tua conoscenza del maleficio di
Snapdragon Manor, Harry è al sicuro nelle tue mani, più di quanto
sarebbe con chiunque altro. Tornerò fra qualche giorno per vedere come
te la stai cavando. E' un'ottima occasione per conoscere il ragazzo.
Dopo tutto quello che gli è successo, penso che tu sia la persona più
adatta..."
Piton aveva chiuso la conversazione e il camino.
E adesso era costretto alla presenza di un angosciato, turbato,
disobbediente Potter, la sui sola presenza minacciava guai per tutta
l'estate.
Piton sbuffò. Avrebbe dovuto lasciare che il ragazzo piangesse fino ad
addormentarsi.
Harry si agitò nel sonno e mormorò qualcosa di incoerente. Piton gli
sentì di nuovo la fronte e le guance. Erano fresche: nessuna traccia di
febbre. Bene, era una benedizione in un torrente di disgrazie. Sul
serio, Potter non lasciava mai nulla a metà.
Una volta assicuratosi che il marmocchio non si sarebbe svegliato,
Piton lasciò la stanza e scese nel suo studio. Amava i muri marrone
scuro, gli scaffali ordinati con file di libri, e la spaziosa scrivania
sulla quale poteva progettare nuove posioni senza essere disturbato.
Era il suo conforto, il suo rifugio dal mondo; e amava trascorrerci le
ore, tutto solo, in compagnia di un forte drink e una piacevole
lettura. Qui, gli sarebbe stato facile ignorare il fatto di avere un
irritante ospite addormentato al piano di sopra, senza alcun posto dove
andare. Piton avrebbe potuto seppellirsi in un libro e trascorrere la
sera in tranquillità, visto che Potter avrebbe probabilmente dormito
fino al mattino.
Invece, Piton prese una pergamena e una penna incantata, alla quale
fece un cenno con la testa. La penna schizzò in aria e atterrò sulla
pergamena, scrivendo le parole Tabella oraria di Potter.
Forse era un po' troppo rigida. Le perole sparirono e vennero
sostituite da Tabella giornaliera di Harry Potter. Sembrava meno
severa, anche se Silente avrebbe preferito Tabella suggerita per il
Prezioso Harry Potter, non da prendere troppo seriamente ma aperta a
ogni cambiamento, o simili sciocchezze.
Piton si appoggiò allo schienale della sedia, fermandosi a riflettere.
Potter aveva bisogno di qualcosa di costruttivo: non c'erano dubbi a
riguardo, ma se avesse tenuto il ragazzo troppo rigidamente, Piton era
certo di dover sopportare lamenti, sospiri, e lacrime; in perfetta
compagnia con crisi isteriche e patetici bronci. Si, l'equilibrio era
importante.
Trentacinque minuti dopo, Piton rilesse la tabella completata.
7:00 - Sveglia, bagno, vestirsi, mettere in ordine
8:00 - Colazione
8:30 - Passeggiata in giardino (altri esercizi?)
10:30 - Studio tranquillo in biblioteca
12:30 - Pranzo
13:00 - Giochi in giardino (magari volo sotto stretta
sorveglianza?)
15:00 - Riposo o lettura a letto
16:30 - Tempo libero, purchè non si faccia confusione
18:30 - Cena
7:30 - Studio o lettura
21:00 - Preparazione per la notte
22:00 - Luci spente
Una graziosa, ordinata tabella accurata e precisa. Potter non avrebbe
resistito un giorno solo. Per l'ora di pranzo, avrebbe rotto le scatole
con il bisogno di esplorare la casa, arrampicarsi sul muro di pietra,
saltare su e giù dalle scale, e urlare con quella voce acuta che faeva
venire a Piton la coglia di mozzargli la lingua. Riusciva a immaginare
lo sguardo indignato del marmocchio nel trovarsi le giornate
organizzate. Riposare a letto? E' impazzito. E non andrò a letto
alle dieci. Non inizio mai le mie passeggiate notturne prima dell'una o
le due. Studiare? E' estate!
Forse poteva usare alcuni incentivi, per spingere Potter a comportarsi
bene. Ragazzo, se non segui alla lettera ciò che ti dico, non
uscirai dalla tua stanza per un mese e brucerò la tua scopa. No,
troppo duro. Potter sarebbe scoppiato in lacrime in un attimo. Harry
caro, segui la tua tabellina, e ci saranno sorbetti al limone, e
caramelle, e lecca lecca per il nostro dolce ragazzo. Piton pensò
che avrebbe vomitato. Ora, Potter, so che sei abituato a poltrire
durante tutta l'estate; ma ti farò seguire una precisa tabella, così
non butterai via le tue giornate. E' un buon modo per iniziare, e se
saranno necessari dei cambiamenti, aggiusterò la tabella come reputerò
necessario. Il tuo dovere è quello di seguirla al meglio, senza
lamentarti o discutere. Dico sul serio.
Sì, questo era il tono giusto da usare con il ragazzo.
E non è che gli stesse chiedendo molto. Del resto, Potter avrebbe
probabilmente fatto le stesse cose anche senza tabella, ma doveva fare
in modo di organizzare le cose, senza lasciare a Potter troppo tempo
libero per cacciarsi nei guai.
Ovviamente, Potter avrebbe commesso degli sbagli. Coma le McGranitt,
Silente e ogni altro dannato professore in quella scuola gli ricordava,
i ragazzi sbagliano, a dispetto della ferma opposizione di Piton
all'indulgenza. Forse ci doveva essere un po' di libertà per respirare,
in estate. Un controllo troppo severo, avrebbe potuto portare a
conseguenze negative. Ma pensava che Potter sarebbe sopravvissuto senza
problemi.
Controllo ed equilibrio erano le cose di cui aveva bisogno. Del resto,
Potter era un essere umano (sì, Piton ammetteva che il
Ragazzo-Che-Continuava-A-Sopravvivere-E-A-Causare-Problemi fosse umano,
dopotutto). E non poteva aspettarsi che fosse perfetto. Conoscendo
Potter, era sicuro che fosse abituato a saltare i pasti per volare; ad
andare a letto tardi, e a fare confusione in genere. Ma la
disobbedienza palese non poteva essere tollerata. Potter aveva bisogno
di guida e disciplina. Fra i suoi inutili zii e l'indulgente padrino,
Potter non aveva mai avuto un po' di regolarità nela sua vita, nessuno
sul quale fare affidamento nelle buone e nelle cattive circostanze,
nessuno a tenerlo in riga e a controllare che non si ficcasse in troppi
guai.
Tutto ciò significava che Piton avrebbe dovuto essere quella persona.
Il professore di Pozioni fece una smorfia, pensando che avrebbe
preferito insegnare a una classe intera di Neville Paciock piuttosto
che diventare la dannata roccia stabile di Potter. Davvero non c'era
nessun altro che volesse quel ruolo? Proprio nessuno?
E per quanto riguardava le punizioni? Doveva continuare a minacciare il
ragazzo di sculacciarlo? Un periodo chiuso in camera sua? Prenderlo per
le orecchie? Niente cena, subito a letto? Forse cose più creative, come
non parlargli per un giorno interno o appenderlo al soffito a testa in
giù? Più che altro, Piton doveva trovare il giusto equilibrio anche
nelle punizioni; differenziando il castigo in base a quello che Potter
aveva fatto di sbagliato.
Piton sbuffò di nuovo mentre si appoggiava di nuovo alla sedia. Sarebbe
stata un'estate davvero lunga.