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Autore: GioTanner    28/10/2012    7 recensioni
Cosa pensate sia successo nel lontano 1993 dopo l'ultima tappa in Inghilterra fra Izzy Stradlin e Gilby Clarke? Slash nella sua biografia dice che non ci fu alcun dramma al 'passaggio del testimone'. Ma c'è chi vuole sapere di più, e allora siate pronti. Perché il chitarrista ritmico che prese il posto di Jeff, racconta la sua versione. Narra di un caffé e di un rye, di un artista e di una persona con i suoi pensieri. In breve, racconta il suo incontro con il chitarrista storico dei Guns n' Roses, quel moro che odiava le dittature e che proveniva da Lafayette.
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« Perché sei qui Izzy? Perché non sei con gli altri? » m'accigliai.
Fece una strana smorfia, poi mi rispose togliendo la mano che aveva poggiato su di me: « Volevo conoscerti. -alzò lo sguardo verso il barman -Io me ne sono andato, e in quel momento non ho pensato che tutto ciò che avevo costruito lo stavo perdendo. No, c'ho pensato a dire il vero. » Mise una mano dietro la nuca e distolse lo sguardo per una frazione di secondo socchiudendo gli occhi.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Izzy Stradlin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ATTENZIONE: prima di iniziare a leggere informo la gentile clientela di starmi ad ascoltare [LoL]: ascoltate in sottofondo 'Candle in the wind' di Elton John -link: https://www.youtube.com/watch?v=5GLwA4P3QDk per andare nella giusta atmosfera che voglio creare. Rimettetela appena finisce e continuate a leggere. PS: spero vi piaccia e non vi annoi, per di più che lo stile che ho intrapreso per scrivere in prima persona su Gilby non vi dispiaccia. Io me lo immagino narrare/parlare così. EEE YO.


TIENIMI IL TESTIMONE


'Izzy si presentò... con i dreadlocks, e non aveva provato nulla'

'Gilby ci raggiunse in aereo, suonò con noi e i due [Gilby e Izzy nb.] si trovarono molto bene insieme. Grazie a Dio non ci furono drammi o gelosie al passaggio del testimone.'

Tratto da: SLASH


Incontrai Izzy Stradlin e ci scambiai qualche parola per la prima volta nel lontano 1993. Lui aveva appena terminato con i Guns i suoi ultimi spettacoli al National Bowl a Milton Keynes, in Inghilterra e io raggiunsi la band subito dopo con l'aereo.

Ve lo racconto perché me l'avete chiesto in tanti com'è stato conoscere l'ex chitarrista dei Guns n' Roses. Forse per legittima curiosità, forse perché non è apparso mentre mi sono presentato io alla Rock n' Roll hall fame o forse, più semplicemente, perché sapete che Stradlin per indole non ama sbottonarsi e dunque non sapreste mai come sono stati quei giorni.

Già me lo immagino, eccome, voi fan-anatici del gruppo con la storia della nostra vita attaccata alle pareti e un buco profondo e perenne sul conto del ragazzo moretto venuto da Lafayette.

No aspettate, non voglio tappare buchi, solamente raccontarvi com'è stato imbattersi in una personalità come la sua in quell'anno, mentre ero per un attimo io quello scomodo. Il 'sostituto' sebbene in quelle date lui sostituisse me per un incidente che mi ero procurato.

Ripartiamo da capo: era il 1993 e mi ritrovai a bere davanti al tipo che aveva creato insieme ad Axl Rose, Slash, Duff McKagan e Steven Adler uno degli album più fichi della storia del Rock: 'Appetite for Destruction', detto niente(!)

Sapete avevamo la stessa età, o meglio io ne dovevo ancora compiere 31, ma mi sembravamo così distanti a prima occhiata e lui avanti anni luce. A-ah no, non mi stavo cagando addosso, però ammetto che ero abbastanza preoccupato di vedere come avrebbe reagito trovandosi davanti… il sottoscritto.

Scesi dall'aereo dove m'aspettava un non troppo sveglio Slash che m'accompagnò insieme alle solite body guards nell'hotel dove soggiornavano Axl e compagnia. In effetti ricordo anche che solo pochi fans chiesero il mio autografo mentre molti altri chiedevano del mio amico riccio.

Manco a dirlo, ora son ben visto perché sanno come fui cacciato, ma prima la gente non è che mi digerissero molto. Giustamente, ah.

Non per andare subito al sodo, però sinceramente dopo aver provato col gruppo tutta la mattinata sino a tardo pomeriggio non rammento tutti i passaggi che mi condussero a questo scambio di frasi:

«Gilby.»

«Izzy!» Mi girai e buttai giù l'ultimo borsone in mano ad una guardia: Lui era lì, accanto alla porta numerata 283 con nessuna intenzione d'aprirla, ma solo fumando tranquillamente l'ultima sigaretta che voleva permettersi.

«Ehi- disse di nuovo. -Sembra che il volo non sia stato il massimo. Oppure è stata la jam session? » E indicò le borse che avevo sotto gli occhi con franchezza.

Sorrisi, poi ingenuamente costatai: « Perché sei qui? Non dovresti stare con gli altri? » Sapevo che doveva partire quella sera stessa.

Stradlin reclinò un poco la testa all'indietro e non rispose, mentre sbuffò una piccola nuvola di fumo: « Volevo fare quattro chiacchiere con te. Andiamo a prenderci da bere.»

Sì, lo disse sul serio. E non era una domanda, era un'affermazione. A distanza di tempo penso proprio che mi stesse valutando, osservando, capire se poteva parlarmi oppure tacere perché non era il caso. Che poi, fatemi il piacere, anche oggi 'quattro chiacchiere' insieme al nome 'Izzy Stradlin' son parole che sanno davvero di ridicolo. Sarà l'immagine che si è fatta, tutta d'un pezzo e taciturna, ma giuro ci rimasi un attimo interdetto.

Acconsentii e, non senza un po' di esitazione, ci ritrovammo davanti ad un caffè per lui e un rye¹ per me in un bancone della sala dell'albergo. Era presto, questo sì, saranno state le nove di sera.

Ciarlammo a lungo di cose che ho rimosso completamente, discorsi che non vale nemmeno la pena ricordare perché erano irrilevanti; finché non arrivò al punto, quello che io forse mentalmente volevo evitare e quello che a lui premeva di più:

«Dicono gli altri -e con gli altri intendeva proprio i Guns n' Roses. – Che hai un modo di suonare la ritmica molto simile al mio.»

Bevvi l'ultimo sorso, sviando lo sguardo altrove su un paio di persone che parlottavano animatamente andando verso la sala di ristoro.

Le mani mi fremevano su quel bicchiere. Oh e lui se ne accorse, lo so.

C'aveva uno strano sorriso Izzy quel giorno, di quelli autentici, ma malinconici. Ve lo dico perché fa parte della storia il suo sorriso e fa capire perché mi stette molto a cuore da allora in poi la situazione che si venne a creare nella band; non mi credevo più il sostituto, mi credevo graziato per non provare simile nostalgia. Motivo in più forse per cui fui mandato via, chissà.

« Dicono questo -risposi poi osservandolo.- Dicono anche altre cose, ma le altre non sono positive.» Mi specchiai nel vetro del bicchiere, rigirandomelo in mano.

Lui finì il caffè dopo di me, con innaturale calma e posizionò meglio lo sgabello per guardarmi in faccia.

« E sei riuscito in poche settimane a impararti tutti quei brani. Ci sai fare, è vero. » Confermò.

« Faccio quel che posso. Ci tengo ad essere qui, non ho ancora un posto a dire il vero, ma ci tengo ad essere qui. » Allontanai da me il bicchiere e chiesi un altro giro di whisky canadese. Stradlin annuì cercando di incamerare le mie ragioni.

Aveva quel cappello -quello che nell'ultimo periodo non abbandona mai- che gli copriva quasi gli occhi: Lui poteva scrutarti, tu potevi solo vagare e cercare di sviare il suo sguardo.

C'era una strana atmosfera ripensandoci, tipica dei piano bar in orario di chiusura. In sottofondo pure 'Candle in the wind' di Elton John, bella storia.

« Sai, è strano avere un confronto con te. Ho preso in mano la mia vita quando me ne sono andato... -Ascoltai. -Però ho voluto fare il superbo appena i ragazzi mi hanno chiamato. Non ho provato prima dei concerti, ho fatto l'orgoglioso. Uno sfizio. Volevo far capire forse che ce la facevo anche senza di loro.»

Ci fu un attimo di pausa, o qualcosa del genere. Lui si mise una cicca in bocca, spenta e m'appoggiò una mano sulla spalla:

« Il fatto è che ora che me ne andrò starò di nuovo bene. Perché è stata una mia reazione essere così, adesso, con loro. Ritornare alle origini, senza però le pinte e le strisce che non voglio più farmi, senza alchimia o chissà cosa. Ma ci sei tu, ed io ho acconsentito solo perché non volevo lasciarli nella merda perché tu t'eri infortunato. La loro musica, la nostra musica non si merita di finire, non ora...»

Sembrava voler una mia risposta, però io ero davvero troppo teso per intavolare un discorso complesso e chiaro, quindi andai per istinto e fu la cosa giusta, dico davvero: « Perché sei qui Izzy? Perché non sei con gli altri? » M'accigliai.

Fece una strana smorfia, poi mi rispose togliendo la mano che aveva poggiato su di me: « Volevo conoscerti. Vedere chi era il matto che aveva accettato di suonare. -Sarebbe quasi passato per inopportuno e invadente, se non fosse stato così franco e onesto. -Io me ne sono andato e in quella decisione ho sofferto. Ho pensato a tutto ciò che avevo costruito e che stavo perdendo. L'ho fatto lo stesso perché non avevo più niente da dire, ma una ritmica serve sempre ricorda, anche se non la sentono tutti... » Mise una mano dietro la nuca e distolse lo sguardo per una frazione di secondo socchiudendo gli occhi.

« Ti secca andartene ora, è questo che mi vuoi far intendere? Se tornassi, ehi, io penso proprio che farei le valigie, man. Però dici di non reggere questo, ed è okay, ma ti si sente che ti mancano. La tua chitarra è nei Guns, pure per i fans e per me è stato solo un ottimo sogno stare a contatto con loro. » Replicai certo.

« No, no. -E c'era un'amarezza nella sua voce. Dovreste aver presente il suo timbro vocale, ecco. -Ho perso quello che avevo... la complicità e l'intesa con i Guns e non riuscirei a riottenerla. Ho suonato qualcosa con Slash, sai²? Bella roba, ma non c'è niente da fare. Io non voglio restare. Io non devo restare, amico. »

S'alzò dallo sgabello e mi girò le spalle, una mano già pronta a prendere l'accendino che aveva nella tasca della sua giacca nera.

« Io spero soltanto che tu possa tenermi il posto Gilby, dico sul serio. Non voglio che i Guns spariscano, non farli sparire chitarrista, non voglio sparire con loro.³ »


Ecco.

Quando mi confidò quel pensiero compresi il suo tormento. Non ci furono contrasti fra me e Izzy Stradlin, perché lui mi ringraziava di avere un sound così simile al suo, ma un carattere diverso. Voleva che rimanessi, voleva che io non andassi via e reggessi la situazione.

Mi ringraziò anche perché diceva che ero un buon tipo, a modo suo. Ci sapevo fare e avevo un valido motivo per cui rimanere, credeva in quella mia voglia di suonare così come ci credevo anche io. Me lo fece intendere capitemi, con quell'uomo non c'è mai stato verso di parlare più di tanto.

L'indispensabile.

E beh, l'indispensabile lui me lo disse quel giorno. Sapendo già forse che io non avrei mantenuto quella richiesta: « Tienimi il testimone. Se ce la fai. »

Non era affranto quando lo disse, né con quello strano disagio chiamato gelosia. Lo vidi spostare il capo verso destra, poi verso sinistra, s'accese la sigaretta e, immaginandomelo ancora sorridere, uscì dall'Hotel. Uscì di scena e uscì dalla mia vita.

Non era stato modesto, era stato sincero. Un po' egoista, ma lo apprezzai.


Incontrai Izzy Stradlin e ci scambiai qualche parola per la prima volta nel lontano 1993. Se ne andò lo stesso giorno in cui io e lui ci incrociammo, e seppi solo in seguito che m'aveva lasciato il conto da pagare del suo caffè. Bell'affare.

Lo rincrociai qualche volta, anche insieme a Ronnie Wood. Però solo quel giorno discutemmo da musicista a musicista, alla pari insomma, per intenderci.

Lui, quel giorno, se n'era andato così come era venuto. Senza salutare, ma quello che mi confidò fu la ragione per cui lo fece: gli faceva male andarsene, ma non poteva rimanere.

I Guns n' Roses erano destinati a sparire però, almeno quelli della prima era. Perché quella sera conoscendolo, mi resi conto che il membro più ravveduto della band, quello che dava stabilità, trovava saldezza altrove e, penandosi, si tirava fuori ancora una volta.

Io non ero certamente migliore di lui. Ma che potevo saperne io a quel tempo. Mi sembrò un bel gesto e basta, devo dargliene credito.

Sì, un bel gesto, avere la sua riconoscenza.


{...}



1= rye è Whisky canadese, niente di strano.

2= se avete letto il libro di Slash saprete anche che Izzy e Slash in quelle poche occasioni in cui tornarono assieme nei palchi, nel '93, suonarono anche qualche volta per loro diletto.

3= C'è una frase che da quello che si legge su internet e via dicendo, dice Stradlin. Qualcosa tipo: 'Se i Guns n' Roses spariranno io sparirò con loro' Avete presente?


Sì, dunque, eccomi qui a scocciare nuovamente questa sezione. Spero che mi perdoniate in anticipo, ma la mia mente galoppa sul treno mentre tento di studiare filosofia e m'addormento.

Spero che nessuno abbia mai scritto una fan fiction su Gilby e Izzy, in tal caso mi scuso anticipatamente. Volevo scrivere su loro due dopo che mi è venuta in mente questa FATIDICA frase: 'Tienimi il testimone. Se ce la fai' ripensando al libro di Slash che parla di 'testimone/Gilby/ nessun dramma/ Izzy'

Non pensavo venisse così lunga questa one shot. Diavolo. DIAVOLO.

So che è noiosa, me ne rendo perfettamente conto, è che è molto interiore... Quindi se uno non vuole approfondire il messaggio che si cela, io credo gli verrà un sonno della malora.


Anyway, spero in qualche commento, poiché mi piacerebbe seriamente leggerne qualcuno in cui mi dite cosa ne pensate. Ovviamente ne sarei entusiasta.

Grazie ancora a chi legge e spero che abbiate sonni migliori. Asd.

Alla prossima, se ci sarà.


   
 
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