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Autore: rosa_bianca    28/10/2012    3 recensioni
"Suo padre voleva che si sposasse. Nulla di più normale. Se fosse stata cresciuta come una ragazza, ovviamente.
Ma lei era speciale. Lei. Oscar François de Jarjayes, il “figlio” del Generale, il futuro erede di tutti i suoi possedimenti. Un soldato abile, determinato e capace."
Il Generale decide che Oscar si sposerà con Girodelle...ma, attenzione, la storia non è quella dell'anime! come vedrete, prenderà pieghe diverse...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Innanzitutto vorrei ringraziare le persone che hanno recensito, grazie, grazie, grazie del benvenuto =)
Abbiamo lasciato Oscar che galoppa verso casa, cosa dirà a suo padre?
Ovviamente opinioni, sia positive che negative, sono ben accette =)
Buona lettura ^.^
 
-Oscar!- esclamò il Generale vedendola piombare nel suo studio- Cosa succede?
-Padre,vi volevo parlare di ciò che mi avete riferito prima- iniziò lei, cercando di rimanere il più seria e composta possibile - Siete sicuro che mi vogliate sposata con Girodelle?
-Oscar, se è lui che non ti convince potrei organizzare un ballo, a cui invitare tutti i gentiluomini che vorrebbero chiedere la tua mano- disse il Generale, stranamente conciliante.
Oscar strinse i pugni e chiuse per un secondo le palpebre. “Ma perché non mi capisce?” si tormentava.
-Padre, mi riferivo al matrimonio in generale- continuò, cercando di rimanere il più calma possibile- Non è Girodelle che non mi convince, bensì l’idea di un matrimonio
Auguste si alzò in piedi, furente.
-Oscar- esclamò, iroso -celebreremo il tuo matrimonio con il Conte appena possibile- si rimise a sedere, più tranquillo –Questo è quanto, Oscar. E lo devi accettare. Ora vai- la liquidò con un cenno della mano, come si fa con delle mosche fastidiose.
Senza neanche congedare il Generale col saluto militare come aveva sempre fatto, la donna uscì dalla stanza, provando una rabbia sovrumana.
Decise di ritirarsi nei suoi appartamenti, ma davanti alla porta trovò il suo attendente.
-Oscar, spiegami che succede!- esclamò, più risoluto della volta precedente.
-André, vorrei stare da sola- mormorò la donna stancamente.
Si sentiva strana, non aveva bisogno di piangere, necessità che prima non aveva potuto non soddisfare. Era solo furiosa, solo arrabbiata ed in collera col mondo.
 Ed in quel momento si trovava davanti alla causa principale del suo scontento.
-Oscar, tu hai bisogno di parlare con qualcuno!- le disse deciso il moro, tenendo lo sguardo fisso sui suoi begli occhi color cielo –E noi ci siamo sempre detti tutto, Oscar. Ricordi?- André la fissava sempre più intensamente. Nella loro testa ripresero vita i ricordi di loro bambini, di loro adolescenti che si rivelavano sempre tutto, stesi sull’erba vicino al lago.
-Va bene- si arrese lei, esausta dalle emozioni della giornata che le stavano creando solo confusione.
Il giovane aprì la porta della camera di Oscar e si sedette sulla sedia accanto allo specchio.
-Sono qui solo per ascoltarti- la rassicurò lui, memore di ciò che era successo l’ultima volta che si erano trovati soli in quella stanza, dello sguardo impaurito di lei quando le aveva strappato la camicia.
-Sfogati, Oscar. Con me puoi farlo- le mostrò un sorriso dolce ed affettuoso, tipico di lui. Un sorriso che la aveva accompagnata in tutti i periodi più difficili della sua vita, un muto complice che la aiutava a superare i momenti bui.
E pensare che non potrò più vedere questo bellissimo sorriso, tra poco, pensava la ragazza, amareggiata.
Così gli spiegò tutto, sfogandosi con lui come non aveva mai fatto. Mai gli si era aperta tanto, confidandogli le sue emozioni, i suoi sentimenti.
Ed, improvvisamente, si placò, come un fiume in piena quando finisce la stagione delle piogge.
Rimase muta, a guardare quel suo occhio smeraldino, quei ciuffi neri, quel viso così perfetto; come se avesse voluto imprimere per sempre nella memoria i suoi tratti.
Sapendo che si sarebbero separati.
André era rimasto immobile, ma Oscar capiva che stava soffrendo in silenzio, semplicemente come aveva sempre fatto.
Così come aveva sofferto in silenzio tutte le volte che lei lo aveva trattato con sgarbo, per quando era stata lei la causa della perdita del suo occhio, per quando lei gli aveva detto in faccia che non l’amava.
-Oh André, sono un mostro … ti ho sempre fatto del male, ti ho sempre fatto soffrire…- mormorò guardandolo –Mi dispiace- sussurrò, chinando la testa.
André sorrise, di nuovo. –Oscar, tutto ciò che io faccio con te e per te lo faccio con piacere e gioia. Mi basta esserti vicino o vederti felice per essere felice anch’io.
Oscar sospirò. Gli aveva detto tutte le sensazioni che stava provando, tranne una, la più importante…
-André, io ti amo- disse semplicemente, con gli occhi imploranti di una donna che vuole farsi perdonare per tutti gli errori commessi, per tutto il dolore che aveva causato.
L’unico occhio di lui, brillante quanto un’agata, si spalancò, colmo di gioia.
-André, ti amo davvero. E tanto. Non sono mai riuscita a dirtelo, non lo potevo ammettere neanche a me stessa, ma è così.- sospirò di nuovo- Ed ora non potrò più amarti- concluse, con gli occhi umidi e tristi.
André si alzò e si appoggiò sul bordo del letto, accanto a lei.
-Sta tranquilla, andrà tutto bene- le sussurrò, e la baciò dolcemente, senza che lei si ritraesse. Fu il bacio più bello della vita di tutti e due, un bacio di consapevolezza. Sì, consapevolezza che si amavano a vicenda, e che, costi quel che costi, avrebbero vissuto la loro vita insieme.
-Come faremo ora?- Oscar ruppe il silenzio dopo il lungo bacio.
-Troveremo un modo vedrai. Ora che ci amiamo nessuno potrà separarci Oscar, nessuno.
I due si scambiarono un altro dolce bacio, interrotto però dalla voce di Nanny che proveniva da corridoio :”André!!! Dov’è quello scellerato di mio nipote!!!”
A quel punto il giovane scattò fuori dalla porta, pauroso di farsi scoprire abbracciato ad Oscar sul suo baldacchino.
-Eccomi, nonna!
   
 
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