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Autore: MadHatter96    28/10/2012    2 recensioni
"Non è facile per una sedicenne vivere da sola, soprattutto in un quartiere come Ikebukuro, ma in fondo a Yukiko non dispiace la sua vita; non può certo dire di avere tutto ciò che vuole, ma pian piano ce la farà, ne è certa."
Alcuni personaggi saranno leggermente OOC ma solamente in alcuni capitoli.
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Celty Sturluson, Izaya Orihara, Nuovo personaggio
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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True Love?

 
Capitolo 7
 
Se ne sta attaccata al muro, ben distante dai bordi di quell’alto palazzo… molto alto.
Non vuole vedere cosa c’è sotto, e non ha intenzione di seguire Izaya al di là di quel parapetto.
Ma dove diamine l’ha portata?
Non aveva detto di sapere della sua fobia?
“Vieni.” Le dice tendendole la mano.
Lei fa di no con la testa concentrata a rimanere ben al centro del tetto. Lui sospira per poi riscavalcare  agilmente quella che per lui non è nemmeno una barriera ed avvicinarsi a lei.
“Oh, su! Non ti lascio certo cadere.” Le dice con una voce innocente.
Lei arretra fino alla porta: “Se questi sono i posti migliori che puoi farmi vedere… grazie ma passo.”
“Passi? Come passi! Andiamo!”
Izaya non aspetta risposta, figuriamoci, le prende la mano e la trascina via con sé.
“I-Izaya… per favore…” Prova a protestare, ma la stretta dell’informatore è abbastanza forte da impedirle ogni  mossa contraria alla sua volontà.
“Fidati.” Le sussurra una volta arrivati alla ringhiera ferrosa che circonda lo spazio del tetto.
Il respiro caldo le accarezza la pelle leggermente infreddolita, e per quanto quella parola le ordini di lasciarsi guidare da lui il ghigno che sicuramente si è dipinto sul volto di Izaya fa inquietare Yukiko che inizia a sentirsi male.
“Avanti, seguimi.” La incita lui. Ha già superato la barriera e ora la guarda con occhi furbastri.
Lei prende un profondo respiro, ben conscai del fatto che si pentirà di ciò che sta per fare.
Appoggia titubante le mani sull’asta di ferro per poi afferrarla saldamente e serrare gli occhi. Con poche e agili mosse passa dall’altra parte, dove nulla la può proteggere da un’eventuale caduta.
Da Izaya.
Nonostante il corpo sia rivolto verso l’informatore le sue mani restano aggrappate al parapetto mentre le gambe iniziano a tremare e il respiro diventa affannoso.
“I-Izaya…” Prova di nuovo ma lei sa che è inutile.
“Su, non fare la timida.” Dice lui afferrandola e tirandola a sé.
Lei istintivamente grida, ma lui la ignora… come se non la sentisse.
“Guarda, vedi quanto siamo alti? Se qualcuno cadesse da qui morirebbe, infatti molti si suicidano qui.”
Quelle parole le fanno gelare il sangue.
Suicidio?
È su un palazzo alto non sa quanti metri.
È su un palazzo alto non sa quanti metri con un pazzo!
“Andiamocene!” Ovviamente la frase giusta era  lasciami andare, ma le labbra di Yukiko si rifiutano inspiegabilmente di pronunciarla.
“Andarcene?  Ma se non hai nemmeno guardato!” Esclama lui con naturalezza afferrandole le spalle e sporgendola al vuoto: “Vedi quelle macchie rosse? Eh, eh… indovina cosa sono?  Se guardi bene puoi vedere anche qualche organo. È normale vista l’altezza dell’edificio. Che sia un pezzo di  fegato quello? Oppure un pancreas? A quanto pare non è da molto che sono…”
“Basta!”
Non ne può più!
Che sta succedendo? Cosa sta pensando?
Non lo sa. La sua mente si rifiuta di registrare le immagini appena viste e le parole appena sentite.
Grida chiedendo aiuto e stringendo i pugni tra i capelli che le ondeggiano al vento.
Le viene da vomitare.
Sta piangendo per l’orrore e il terrore.
Come ha potuto solo pensare che in quell’essere ci fosse qualcosa di buono?
Come fa a comportarsi con tanta naturalezza davanti a tutto questo?
Le vuole far fare la stessa fine?
Si lascia cadere a terra coprendosi gli occhi e allontanandosi il più possibile dal bordo.
“Ti sei spaventata?”
È vicino.
Il mostro è vicino.
“Non ti avvicinare!” Grida lei in preda al panico.
Ignorata, ancora una volta.
Non ha la forza per fuggire, serra gli occhi mentre lui avanza ancora verso di lei per poi chinarsi e… abbracciarla.
“Aaah! Ma che tenera!”
Lei non sa cosa pensare.
Dovrebbe aver paura?
“Va tutto bene. Sei troppo preziosa perché io lasci che ti possa accadere una cosa del genere, quindi stai tranquilla.”
Il respiro di lei si calma.
Cosa vuol dire?
Sta indirettamente dicendo che ci tiene a lei?
Senza che Yukiko se ne accorga il suo mento si appoggia alla spalla di lui ancora intento a stringerla.
“Come ti senti?” Le chiede lui senza cambiare posizione, così che lei non possa vedere il suo volto.
La ragazza non risponde. Non lo sa.
“Sei più tranquilla vero?”
Sì.
“Perché?”
Non lo sa.
“Sono le mie braccia che ti fanno provare questa sicurezza?”
Forse.
“Il mio corpo?”
Sì.
È Izaya che fa la differenza. Lui la sta stringendo, la sta proteggendo da quel destino capitato ad altre persone.
Lui la sta tenendo lontana dalla sua più grande paura.
Le sue labbra, non sotto controllo, sillabano un leggero: “Sì.”
Una live risata soddisfatta aleggia per un istante nell’aria finché la presa attorno al corpo di Yukiko non si allenta.
“Vorrei chiederti ancora perché ma so che nemmeno tu lo sai, sbaglio?” La voce di Izaya è quasi ironica.
Le sue braccia si allontanano da lei e, come se prima fosse stata sotto l’effetto di una droga, la sua mente ricomincia a ragionare e scatta in piedi.
Ma che cavolo le è successo?
Quel tipo sarebbe capace di ucciderla!
Che ci fa lei lì? E perché si faceva stringere a lui?
“Vai pure se devi.” Lui sorride, è ancora inginocchiato a terra.
Lei arretra mentre sente l’adrenalina ricominciare a circolare e le gambe tornano a tremare.
Cerca alla cieca la sbarra del parapetto dietro di sé incapace di distogliere  lo sguardo dal sorriso di Izaya.
Quando finalmente le dita stringono il metallo gelido, con un balzo che lei non si credeva capace di fare, scavalca la protezione per iniziare a correre.
“Ehi!”
Bloccata. Di nuovo.
Basta la sua voce per ostacolare la deambulazione di lei.
“Prendi!”
Senza che lei si volti, tra le mani che istintivamente unisce a coppa si deposita il suo cellulare.
Lancio perfetto, degno di lui.
Ma… come aveva fatto a prenderglielo?
Che domande idiote! Lui è Izaya Orihara.
“Non credo che tu voglia perderti tra i palazzi questa sera. Lì c’è il numero di Celty, per spostare il luogo dell’incontro. Non devi pagare nulla.”
Gli occhi azzurri fissano ancora un attimo assenti l’oggetto tecnologico stretto tra le dita per poi fissare la porta mentre le gambe ricominciano a correre verso di essa.
Nessun ringraziamento, lei vuole solo scappare.
Scappare da quel bellissimo demone che continua a farla addentrare sempre di più in quella maledettissima ragnatela per poi, lei ne è sicura, divorarla senza esitazione.
Non può continuare così.
Lui la sta letteralmente affascinando.
È vero, per lei lui è bellissimo .
Le dita svelte digitano velocemente un numero, non sa nemmeno lei quale, sa solo che deve chiamare qualcuno.
 
“Pronto?”
 
La voce di Kadota risuona dall’altra parte del telefono.
 
“Kadota-san!”
“Umh? Yukiko?”
“Mandalo via! Non voglio più avere niente a ce fare con lui! È un mostro! Un mostro!”
“… Stai parlando di Izaya?”
La voce di Yukiko si fa flebile: “Sì.”
Dall’altra parte si sente un sospiro e la voce squillante di Erika che fa da sottofondo.
“Senti, vai a casa e rilassati. Chiuditi dentro e fai ciò che ti fa sentire più sicura, ma sta tranquilla che non succederà nulla, non ti farà nulla.”
“Sì.”
Non sa dire altro.
Dopo un breve saluto la discussione termina e Yukiko si accorge di aver corso per tutto il tragitto.
Come aveva fatto a ritrovarsi fuori da quel labirinto non le importava.
La paura che aveva provato le era bastata per farle trovare la strada.
Entra nell’appartamento e, come le aveva suggerito Kadota, chiude  chiave la porta.
 
 
“Celty, scusa se ti disturbo, ma possiamo spostare il luogo dellìincontro? Magari… a casa mia?”
 
Inviato.
 
Ridicolo, sta seguendo i suggerimenti dell’informatore?
 
“Va bene, so dove abiti.”
 
Bene. Ottimo.
Come fa a sapere dove abita?
Ma chissenefrega!
Non le interessa, come può interessarle? Anzi, se ne sente quasi lusingata
Si rannicchia sul divano accendendo la televisione, ma senza seguirla.
La sua mente continua a concentrarsi sulla figura dell’informatore senza che lei lo voglia.
Lei dovrebbe desiderare con tutta sé stessa di non vederlo mai più in vita sua giusto? E allora perché continua a chiedersi quando lo rivedrà ancora?
Afferra il cellulare per riguardare il numero di Celty senza averne un motivo preciso…
67 numeri memorizzati.
Prima che Izaya le rubasse il cellulare ce n’erano 65…se uno è quello di Celty, qual è l’altro?
Inizia a scorrere la lista ma il suono del campanello la interrompe.
È arrivata.
La dullahan sale le scale per arrivare  all’appartamento della ragazza.
Ciao.
“Ciao, entra pure.” Sorride Yukiko incapace di dire altro.
Hai una bella casa.
Ti ringrazio.”
Senti… questa volta sono io a volerti fare una domanda.
Yukiko si pietrifica per un attimo per poi lasciarsi cadere sul divano: “Dimmi.”
La motociclista la raggiunge sedendosi accanto a lei: Perché mi hai cercata?
“Perché… volevo ringraziarti, e poi… tu sei il mio mito.”
Un mito? Io dovrei essere uno di quegli esseri che appaiono nei film horror.
La ragazza scoppia a ridere: “Ma figuriamoci! Tu sei molto più umana di certa altra gente.”
Ti riferisci ad Orihara?
Yukiko rimane fulminata. Come l’ha capito?
“Immagino che la sua fama sia a te molto conosciuta…” sorride incerta.
Oltre a quello, mi sembrava strano che una ragazza come te si fosse rivolta a lui… però, mi è sembrato diverso.
Gli occhi della ragazza si accendono di interesse: “Diverso?”
Da lui c’è da aspettarsi di tutto. Però, a te come è sembrato?
La giovane sospira: “Fino a questa mattina credevo fosse una persona normale con qualche disturbo psicologico… adesso credo sia un pazzoide sadico.”
Capisco.
Yukiko non può capire lo che reazione ha Celty, se è seria oppure sta ridendo, ma le fa piacere notare che ha toccato proprio il tasto che Yukiko ha bisogno di curare.
Se ne stanno lì, come due amiche a confidarsi.
“Non mi fido di lui.”
Non farlo, finché non ne sarai convinta.
“Non credo lo sarò mai…”
Immaginavo.
“Comunque, grazie. È stato bello parlare con te.”
Anche per me. Ci sarebbe un’altra cosa che vorrei chiederti… ma aspetterò.
“No, puoi dirmelo.”
No… tutto questo parlare di Orihara mi ha fatto venire in mente un’altra persona.
“Ah…”
Ci possiamo vedere ancora?
Non ci può credere! Le ha chiesto ancora se si possono vedere!
“Ovviamente!”
Grazie, ci vediamo.
E così la Leggenda se ne va dalla casa di Yukiko come una normale persona se ne va dalla casa di un’amica fidata, senza troppi spettacoli, con un semplice saluto.
Alla fine anche con Celty il centro dell’argomento si è spostato su di lui, sul Demonio.
Quando finalmente Yukiko si ricorda della sua rubrica modificata ormai è notte inoltrata.
Scende lungo la lista memorizzata nel suo cellulare finchè non spunta un nome nuovo:
Izaya-chan <3
 
 
Ok… il capitolo l’ho postato ieri sera, ma essendo un po’ assonnata oggi l’ho migliorato, anche se è rimasto lo stesso un po' cortino.
Spero lo leggerete, era da un pezzo che non aggiornavo… come al solito poi -.-
Grazie a tutti quelli che leggeranno e spero  recensiranno  :)
  
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