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Autore: TiffSally    28/10/2012    0 recensioni
Kurt e Blaine non si sono mai conosciuti, ma entrambi vivono a New York.
Una storia d'amore che nasce fra l'erba e le panchine, fra incomprensioni e baci.
Dal primo capitolo:
"New York era stata la sua via di fuga da uno stato bigotto e nonostante si trovasse lì ormai da mesi si sentiva ancora spaesato, gli mancava qualcosa, ma non sapeva cosa."
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ok, ecco il primo capitolo della mia storia, sper che vi piaccia ma soprattutto che qualcuno la legga xD


 



CAPITOLO 1


Da appena una settimana era arrivata la primavera a New York, gli alberi si stavano colorando di verde, tirava un leggero venticello ma il sole riscaldava quanto bastava.

Quello era il pomeriggio perfetto per stare a Central Park, ogni panchina era occupata, appoggiati agli alberi c'erano persone intente a leggere un libro o a guardare i propri figli o i proprio cani correre e giocare.

Fra quella gente c'era anche un ragazzo anonimo, o almeno lui si considerava così, dai capelli ricci indomabili, dalla statura troppo bassa per i suoi gusti e gli occhi color ambra, ma che con il sole diventavano di un morbido e profondo verde e con un sorriso contagioso e travolgente.

Indossava una tuta grigia e una felpa blu, aveva delle leggere occhiaie dovute dal poco sonno della notte precedente ma il colorito era roseo, per niente spento.

I capelli lasciati liberi da qualunque prodotto, non tanto perchè si preferisse così ma perchè per fare jogging avere i capelli sepolti sotto litri di cemento non era il massimo, gli faceva venire il mal di testa.

Si guardava in torno un po' spaesato, non sapeva da dove partire e che percorso fare.

Aveva deciso da poco di riprendere l'allenamento, perchè prima faceva decisamente troppo freddo oppure era troppo impegnato.

Dopo un lungo e attento esame Blaine si infilò le cuffie nelle orecchie e iniziò a correre.

Quella per lui non era attività fisica, ma 'attività scaccia pensieri', quando iniziava a correre a tempo di musica e di battiti cardiaci la mente si liberava.

Non pensava più al fatto che abitava in un monolocale affianco a dei vicini decisamente troppo fastidiosi e rumorosi, al fatto che non sentiva i suoi genitori ormai da una settimana e nemmeno che le lezioni dell'università lo sfiancavano.

New York era stata la sua via di fuga da uno stato bigotto e nonostante si trovasse lì ormai da mesi si sentiva ancora spaesato, gli mancava qualcosa, ma non sapeva cosa.

Ogni quattro passi prendeva un respiro profondo, così da non perdere fiato dopo appena un giro, era strano come l'aria sembrava pulita nonostante a pochi metri di distanza ci fossero centinaia di macchine inquinanti che occupavano le vie della città.

Inoltre c'era un buon profumo intorno a lui, un misto di caffè, erba e fiori appena sbocciati.

Aveva la musica ad un volume tale che poteva sentire le voci ovattate delle persone intorno a lui.

Gli sembrava di correre alla velocità della luce così che nessuno potesse vederlo nè sentirlo, mentre lui poteva tranquillamente osservare quella coppietta abbracciata su un asciugamano in mezzo al prato, o i due vecchietti tutti intenti a giocare a scacchi, o sentire la chitarra che un paio di ragazzi stavano suonando mentre cantavano felici.

Gli sembrava di essere uno spettatore al cinema e non uno degli attori del film.

Avrebbe voluto stare lì tutto il giorno ogni giorno.

Vedere la gente che andava e veniva, le ore passare e il tempo cambiare.

Tutto era perfetto e tranquillo, nessuno litigava e nessuno aveva fretta, era il posto ideale dove rifugiarsi, era un paradiso sulla terra.

Fece diversi giri e quando si sentì mancare il fiato decise di fermarsi.

Fece un po' di stretching e poi si diresse verso il carretto che vendeva cibi e vivande.

C'erano un paio di persone in fila davanti a lui, ma non aveva fretta, gli piaceva sentire il profumo delle ciambelle e dei brezel caldi.

Arrivò il suo turno chiese gentilmente una bottiglietta d'acqua naturale e l'ambulante, un signore di circa cinquant'anni dagli occhi vispi e allegri, i capelli bianchi e piuttosto corpulento, gliela porse subito.

Blaine fece un grande sorriso e con cortesia disse: “Grazie mille, buona giornata.”

Il signore di fronte a lui a quelle parole sorrise e rispose all'augurio.

Blaine era così, sempre gentile con tutti, aveva sempre una buona parola per gli altri.

Non capiva cosa costasse alla gente chiedere e ringraziare gentilmente, per lui era una cosa talmente normale e spontanea.

Si spostò di qualche metro, stappò la bottiglietta e iniziò a bere.

Sorseggiava l'acqua e intanto si guardava intorno: alla sua destra c'era una bambina che stava facendo una collana con le margherite e una signora dall'aria spensierata che dava da mangiare agli uccellini.

A quella visione Blaine sorrise, ancora attaccato al collo della bottiglia, spostò lo sguardo a sinistra e quasi si strozzò.

Si perchè vide qualcosa che lo lasciò senza fiato.

Due occhi di un colore assolutamente stupendo, il colore dell'oceano.

Si immaginò un raggio di sole che illumina l'acqua e la fa risplendere dopo una tempesta.

Erano posati su un libro, erano acuti e concentrati, erano socchiusi per via del sole, erano sicuramente delicati.

Appartenevano a un ragazzo alto e longilineo, con un adorabile naso alla francese, le labbra morbide, non come le sue che erano completamente screpolate, la pelle era bianca come la porcellana, ma le guance erano rosate.

Un paio di orecchie a punta erano accarezzate da brillanti e lisci capelli castani.

Il collo era lungo e avvolto da un foulard a scacchi beige e le dita che tenevano il libro erano lunghe e affusolate.

Pareva un angelo, era il ragazzo più bello che Blaine avesse mai visto.





  

Il prossimo capitolo spero di riuscire a scriverlo a breve e spero che questa storia vi ispiri :)

  

  
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