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Autore: TiffSally    04/11/2012    1 recensioni
Kurt e Blaine non si sono mai conosciuti, ma entrambi vivono a New York.
Una storia d'amore che nasce fra l'erba e le panchine, fra incomprensioni e baci.
Dal primo capitolo:
"New York era stata la sua via di fuga da uno stato bigotto e nonostante si trovasse lì ormai da mesi si sentiva ancora spaesato, gli mancava qualcosa, ma non sapeva cosa."
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2

Mentre tornava a casa continuava a ripensare a quel ragazzo, era ormai il suo pensiero fisso.

Blaine da sempre era stato un tipo romantico che però non crede all'amore a prima vista, innamorarsi di una persona per lui significava conoscere ogni sua sfumatura, accettarla e amarla incondizionatamente.

Ma questo non gli impediva di sognare a occhi aperti, costantemente e continuamente.

Ora il soggetto delle sue fantasie era quel ragazzo seduto su una panchina di Central Park con un libro in mano e un paio di occhi così cristallini da potercisi specchiare dentro.

Si immaginava loro due che si scontravano accidentalmente e Blaine per scusarsi gli avrebbe offerto un caffè, avrebbero parlato per ore su quella panchina, per poi scambiarsi i numeri e rivedersi il giorno dopo e quello dopo ancora, per poi finire innamorati l'uno dell'altro.

Quei bellissimi pensieri però furono interrotti dal timer della cucina che gli annunciava che la cena era pronta.

Mentre mangiava si domandava se avrebbe mai più rivisto quel ragazzo, si insomma New York è una città immensa e lui non aveva mai creduto nel destino.

Passò il resto della serata a leggere, o almeno a cercare di leggere, perchè l'unica cosa a cui riusciva a pensare era da dove potesse venire quel ragazzo, che cosa facesse nella vita, aveva notato un impeccabile senso estetico, magari lavorava nella moda, dubitava facesse il modello, non per la sua bellezza innegabile, ma perchè non aveva il tipico fisico da modello super muscoloso, cosa che a lui non dispiaceva visto che non gli erano mai piaciuti i ragazzi troppo fisicati, lo facevano sentire a disagio.

Si domandava se il suo gay-radar avesse funzionato a dovere, altrimenti tutti i pensieri che stava facendo sarebbero stati inutili oltre che stupidi, ma in genere era infallibile.

Quando si mise a letto, anziché canticchiare mentalmente per addormentarsi come era solito fare, pensò a lui.

Pensò alla sua espressione che cambiava mano a mano che leggeva, alla sua lingua che delicatamente bagnava le sue labbra rosee e a quanto lo avesse trovato sensuale anche se quell'azione era stata fatta con pura inconsapevolezza, a come le sue lunghe e magre gambe cambiavano spesso posizione, prima elegantemente accavallate, poi piegate, poi distese e incrociate, ma soprattutto pensò che nonostante lo stesse guardando da tantissimo tempo il ragazzo non si accorse di nulla.

Aveva sperato che sentendosi osservato avrebbe alzato lo sguardo per poi incrociare il suo, si sarebbero sorrisi e poi chissà, magari avrebbero parlato.

Invece rimase concentrato su quello che stava leggendo, lasciandolo un po' deluso.

Così Blaine si decise: il giorno seguente se lo avesse rivisto avrebbe fatto il primo passo e sarebbe andato a parlargli.

E con quel proposito si addormentò, con il sorriso sulle labbra e la speranza, di incontrarlo di nuovo, nel cuore.

 

 

*

 

 

Si recò a Central Park allo stesso orario del giorno precedente, sempre in tenuta da jogging, poteva sempre allenarsi un po' prima di compiere il grande passo, in fondo era stato quello il vero scopo inizialmente: rimettersi in forma, anche se non ne aveva minimamente bisogno ma lui non era dello stesso avviso.

Ma quando arrivò su quella panchina era seduto un anziano signore con un cappotto marrone, ormai consumato, una coppola a quadri rossa e uno sguardo sconsolato.

Quel soggetto non era decisamente l'angelo dagli occhi azzurri a cui aveva pensato fino a quel momento.

Quindi cominciò a correre, sperava che magari la musica potesse distrarlo, cantare nella sua mente di solito aiutava, quindi si infilò gli auricolari nelle orecchie e premette play.

E anche quella volta fu così, si dimenticò, anche se temporaneamente, di essere lì per trovare quel ragazzo di cui non sapeva nemmeno il nome.

Corse il tempo di sei canzoni, era decisamente stanco e affaticato, così si diresse a prendere una bottiglietta d'acqua.

Il venditore lo riconobbe e gli sorrise e Blaine lo fece a sua volta.

Pagò e si mise sulla panchina, quella panchina, che intanto si era liberata.

Accese di nuovo l'ipod, chiuse gli occhi e si rilassò, faceva respiri profondi per recuperare i fiato e stirava i muscoli indolenziti.

Quando riaprì gli occhi, lo vide, era lì, seduto su una panchina sempre con un libro in mano, probabilmente lo stesso di ieri, al di là dello spiazzo erboso che separava le vie asfaltate del parco, quelle che poco prima Blaine aveva percorso.

Gli venne spontaneo pensare a come aveva fatto a non notarlo prima, doveva essere arrivato da poco, per forza, voleva dire che gli era passato davanti senza accorgersi minimamente di lui, impossibile, o forse no.

Non capiva niente, si chiedeva se davvero non lo avesse notato.

Passò diverso tempo a contemplarlo.

I suoi capelli erano perfettamente pettinati, erano castani ma avevano dei riflessi biondi che prima non aveva notato, non aveva nemmeno un filo di barba, si stava mordendo il labbro, probabilmente a causa del libro che era posato sulla sua coscia.

Aveva una camicia azzurra che faceva risaltare i suoi magnifici occhi ma anche le sue braccia, che essendo piegate rendevano ben visibili i suoi bicipiti.

Oltre che bello era anche terribilmente sexy.

Blaine decise che aveva 'sprecato' fin troppo tempo, era ora di agire.

Si alzò, spense l'ipod, lo infilò nella tasca dei pantaloni e si diresse a grandi passi verso di lui.

Era agitato, avvicinarsi e presentarsi a uno sconosciuto non era da lui, nonostante non avesse mai avuto problemi ad attaccare bottone.

Iniziarono a sudargli le mani, così se le passò sulla felpa per asciugarsele, che figura avrebbe fatto se stingendogli la mano lo sconosciuto avrebbe appurato che aveva le mani sudaticce?

Mancavano appena una decina di metri alla panchina, Blaine rallentò un po', prese un bel respiro e puntando gli occhi su di lui si diresse nella sua direzione.

Subito dopo però il ragazzo guardò l'orologio, si alzò di scatto, mise il libro nella sua tracolla di Gucci e se ne andò velocemente.

A quella vista Blaine si fermò in mezzo alla via del parco con la bocca dischiusa le sopracciglia inarcate e lo sguardo stupito e avvilito.









Ok, ora mi odierete ci scommetto xD
Però state tranquilli a breve i due avranno interazioni!
Spero continuerete a seguire la storia e magari anche a recensirla dicendomi cosa ne pensate :)


P.S Questo è il mio profilo di Ask, se volete farmi delle domande mi trovate qui http://ask.fm/TiffSally

  
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