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Autore: Kiko93    28/10/2012    1 recensioni
“ODDIOOOOOOOOOOOOOO…” iniziai ad urlare.
“Calmati!!!!” mi disse quell’essere poggiando una sua mano sulla mia bocca.
Iniziai a calmarmi così mi tolse la mano dalla bocca.
“Mi vuoi spiegare come fai ad essere uguale a me in tutto, persino la voce?!” chiesi io ancora incredula di quello che avevo davanti agli occhi.
“Questo non lo so. Ma non sono l’unico a quanto pare…” disse poi indicando uno specchio. Io iniziai a voltarmi lentamente avendo paura di c’ho che quello specchio mi mostrava…
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Brian Littrell, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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25° capitolo
‘C’è una cosa importante che non sai…tutta la situazione del desiderio, tu nel mio corpo e io nel tuo, non è stata solo per colpa tua…quella notte anche io ho visto quella stessa stella cadente ed ho espresso il desiderio di essere un persona normale con una vita più tranquilla; è per questo che solo quando tutti e due insieme abbiamo espresso di tornare normali si è avverato e non quando l’ho espresso solo io…’
Quelle parole mi risuonarono nella testa per tutta la notte. Non riuscivo a chiudere gli occhi per qualche minuto che l’intera scena mi riaffiorava alla mente. Ma come aveva potuto dirmelo solo adesso, dopo quello che mi aveva detto quel pomeriggio a casa sua?? Era imperdonabile. Lo odiavo per questo; mi aveva fatto soffrire con quelle parole  dicendomi di essere l’unica colpevole del fatto che non era al passo con la preparazione al tour e solo ora mi dice la verità?? Beh, io ora più che mai avevo chiuso con lui e con tutti gli altri…ma ben presto avrei cambiato completamente idea…
 
La sveglia suonò anche questa volta alle sei del mattino: dovevo a tutti i costi finire di ripassare perché il giorno dopo avrei dovuto dare l’esame. Mi alzai dal letto e mi diressi in cucina per prepararmi la solita colazione: dovevo assolutamente riacquistare un po’ di forze perse a causa dell’ormai abitudinaria notte insonne.
Con ancora la brioche in bocca ed una in mano in caso di attacco improvviso di fame nell’arco della mattinata, tornai in camera, chiusi la porta e mi sedetti alla scrivania.
Guardai l’infinità di fogli che mi attendevano…ce l’avrei fatta a finire in tempo il ripasso??
Senza pensarci oltre iniziai riprendendo da dove ero rimasta il giorno prima.
Stavo procedendo alla grande senza alcun intoppo, se continuavo così avrei finito anche prima di cena: quello che speravo, almeno avrei avuto un po’ di tempo per rilassarmi dopo quest’ultima. Ma ad un tratto suonarono alla porta…
“Andate ad aprire??!!” urlai non volendo andarci per non perdere la concentrazione nello studio.
“Vado io!” mi rispose Martina un po’ sbuffando.
Dopo di ciò sentii leggermente parlottare, ma, non dandogli peso, continuai a ripassare fino a che non bussarono alla mia porta…
“Avanti…” dissi non alzando gli occhi dalla scrivania.
Dopo qualche minuto di silenzio durante il quale mi dimenticai completamente che una persona era entrata in camera, quest’ultima mi disse:
“Grazie mille della considerazione!”
 Mi voltai di scatto e notai un Nick seccato seduto sul letto.
“Mi hai fatto prendere un colpo…ma come sei entrato?” dissi allibita cadendo dalle nuvole.
“Mi stai prendendo in giro??!! Ho bussato alla porta, tu mi hai detto ‘Avanti’ ed eccomi qui!” mi rispose sbalordito della domanda.
“Ah, si, scusa…è dalle sei di questa mattina che sono sommersa dal mondo dell’architettura e ora sono un po’ fusa…” a quella mia affermazione quasi priva di senso notai la faccia perplessa di Nick così continuai “Lascia stare, troppo complicato…comunque come mai qui? Oggi non avete concerti??” conclusi non capendo la sua visita.
“No, oggi giornata di riposo…domani si riparte…andiamo in Germania! Comunque volevo invitarti a fare una passeggiatina, tanto per stare insieme visto che domani parto…allora vieni??” concluse facendomi gli occhi dolci.
“Mi dispiace Nick, ma non posso proprio, devo studiare che domani ho un esame importante all’università!” gli risposi dispiaciuta.
“Vabbè, non fa niente…sarà per un’altra volta, anche se non so quando e soprattutto se ci sarà…” mi rispose afflitto abbassando il volto.
“Dai non fare così…” cominciai sempre più dispiaciuta, poi continuai con un lampo di genio “Facciamo una cosa: ci vediamo stasera verso le nove e mezza al parco dell’altra volta alle altalene, tanto penso che a quell’ora ho finito di ripassare, così passiamo un po’ di tempo lì insieme…ok?!” conclusi sorridendo.
“Grazieeeeeeeeee!!” mi rispose alzandosi di scatto e abbracciandomi forte.
“Così mi soffochi!” dissi cercando di respirare.
“Oddio, scusa!” mi rispose imbarazzato lasciandomi libera.
“Non fa niente!!” gli dissi sorridendo per poi continuare “Ora è meglio che vai, altrimenti non riuscirò a finire di ripassare in tempo per stasera!”
“Agli ordini capo!” mi rispose Nick facendo il saluto militare.
“Sei proprio scemo!” gli dissi lanciandogli un piccolo cuscino.
“Lo so!” mi rispose dandomi un bacio sulla guancia per poi sparire dietro la porta della camera.
Rimasi per cinque minuti a fissare la porta con un sorriso da ebete pensando a quanto volevo bene a quel ragazzo e poi, ritornando in me, riportai gli occhi e la mia concentrazione sui fogli.
Avevo ripreso a ripassare concentrata più che mai: tutti i pensieri che non riguardavano l’architettura sembravano come svaniti dalla mia mente e di questo ero supercontenta.
 
Era passata qualche ora da quando era venuto Nick ed avevo finito il primo blocco di fogli giusto in tempo per il pranzo. Così uscii dalla mia camera per dirigermi in cucina dove avrei preparato il solito panino, ma appena entrai in cucina mi ritrovai Martina davanti con un piatto in mano.
“Già tutto pronto!” mi disse porgendomi il piatto con il panino sopra.
“Grazie mille! Non so cosa farei senza di te!” le risposi sorridendole prendendo il piatto.
“E io?! Non mi ringrazi?” disse Marty mettendo il broncio.
“Perché tu cosa avresti fatto??!!” le chiesi fissandola interdetta.
“Beh, avrei fatto la spesa ieri…quindi quel pane e quel prosciutto sono stati pagati con i miei soldi!” mi rispose seccata.
“Se è per questo…allora grazie!!” le risposi tanto per accontentarla.
Detto questo mi sedetti al tavolo della cucina e iniziai a mangiare quel panino.
Non avevo fatto in tempo nemmeno a dare il secondo morso che mi ritrovai gli occhi delle due Martine puntati su di me. Immaginai subito che volevano sapere cos’era successo al concerto il giorno prima, al che dissi un po’ innervosita:
“Ma la volete piantare di fissarmi??!! Tanto dalla mia bocca non uscirà nemmeno una parola riguardo a quello che è successo ieri…quindi mettevi l’anima in pace!”
Ma, giusto il tempo di finire la frase che…
“Beh…dalla tua bocca no…ma da quella del giornalista si…” mi disse Marty alzando il volume della televisione.
A quelle parole mi voltai di scatto verso la tv…non ci potevo credere!!!
‘Ieri sera si è tenuto il concerto dei Backstreet boys al Palalottomatica di Roma, ultima data italiana. Come le prime due date, il concerto è stato sold out e lo possono dimostrare queste immagini…’ e partirono così degli spezzoni del concerto; al termine di questi il giornalista riprese dicendo ‘Per chi ha assistito al concerto ha potuto notare come questa band sia cresciuta nel tempo sia musicalmente che artisticamente, ma una cosa è rimasta invariata: l’amore per le fans e la dolcezza con cui fanno le cose. Questo è quello che ha dimostrato ieri il componente del gruppo Brian Littrell dedicando ben due canzoni ad una persona del pubblico…’ detto questo partirono i pezzi iniziali delle due canzoni.
A quelle immagini le due Martine si voltarono verso di me a bocca spalancata, ma prima che dicessero qualcosa il giornalista riprese dicendo:
‘…Ma questo non è tutto…sempre Brian a metà dell’ultima canzone è scomparso dietro le quinte…avrà forse raggiunto la ragazza a cui ha dedicato le canzoni??!! Chi lo sa…Ma ora passiamo ad un’altra notizia…’ dette queste parole Marty spense la tv e come in simbiosi si voltarono tutte e due verso di me iniziando a fissarmi e attendendo delle spiegazioni.
“Beh, ho capito…è giunto il momento di…tornare a ripassare!” dissi cercando di sgattaiolare in camera con in mano l’ultimo pezzo del panino, ma invano, infatti..
“No, no…tu resti qui e ci racconti tutto! Poi potrai benissimo tornare a studiare o quello che devi fare!” mi disse Martina appoggiata da Marty, mentre tutt’e due mi trascinavano sottobraccio sulla sedia da cui mi ero da poco alzata.
“Beh, è lunga la storia…non vi vorrei annoiare!” dissi sottraendomi da loro e iniziando a dirigermi a passo spedito verso la mia camera, ma niente, anche questa volta mi ritrovai bloccata da entrambe, così continuai “Però non è giusto…due contro una non vale!” conclusi mettendo il broncio e lasciandomi trascinare sulla sedia.
“È proprio per questo che non hai via di scampo, quindi ci devi raccontare tutto per filo e per segno!” mi disse Marty battendo il cinque con Martina.
“Siete proprio perfide!” dissi facendo la linguaccia ad entrambe, per poi dire “Comunque vi conviene mettervi sedute che la storia è un po’ lunga…allora…”
Così dicendo iniziai a raccontare tutto, da quando Marcus mi ha fatto entrare nel backstage alla discussione con Brian fuori dal palazzetto.
“…ed è per questo che sono tornata a casa piangendo…contente ora che sapete tutto?!” conclusi sbuffando perché in quel momento l’unica cosa che mi serviva era dimenticare quella sera e raccontarla aveva fatto inevitabilmente l’effetto contrario.
“E adesso che farai??” mi chiese Martina.
Per un attimo un déjà vu: quella stessa domanda me l’aveva fatta la prima notte che ritornai a Roma.
“Beh, stasera darò un ultimo saluto a Nick e chiudo definitivamente con loro perché non ce la faccio ad andare avanti così, domani darò questo benedetto esame e poi tutto come prima…almeno lo spero…” le risposi tenendo lo sguardo fisso sul piatto, poi alzandolo di scatto e fissando Marty ripresi con tono di chi non promette niente di buono “Preparati psicologicamente che noi due abbiamo un conto in sospeso...” per poi continuare seccata “…meno male che non poteva abbandonare il concerto per parlarmi…” e dicendo questo mi diressi in camera per riprendere lo studio.
“Ma non finisci il panino??” mi urlò dalla cucina Martina.
“No, mi è passato l’appetito…” le risposi ricambiando il tono.
Così mi sedetti alla scrivania e iniziai a ripassare il secondo blocco di fogli.
Anche in quel momento riuscii a concentrami al massimo, ma nonostante questo ogni tanto mi fermavo perché, più forti della concentrazione, i ricordi della sera prima mi si ripresentavano nella testa come delle scene di un film.
Malgrado questi brevi momenti, lo studio procedette alla grande: man mano che passavano le ore mi meravigliavo di me stessa perché stavo riuscendo a mantenere un buon ritmo nonostante la stanchezza delle ultime notti insonni. 
Con molta meraviglia riuscii a terminare il ripasso intorno alle otto e mezza, così, dopo essermi un po’ stiracchiata, andai in cucina, mangiai qualcosa e poi tornai in camera a cambiarmi.
Erano le nove e un quarto ed ero già pronta, così dissi:
“Io vado al parco…ci si vede dopo!!”
Non aspettai alcuna risposta che presi subito le chiavi di casa e uscii.
 
Erano le nove e mezza passate e di Nick nemmeno l’ombra. Non era da lui.
Passarono altri cinque minuti, ma niente. Così un po’ preoccupata presi il cellulare e iniziai a comporre il suo numero, quando mi arrivò un messaggio. Lo aprii: era Nick, così lo lessi.
‘Perdonami, ma l’ho dovuto fare. Ti voglio bene, Nick.’
Erano queste le poche parole che vi erano scritte.
Lo lessi e rilessi una decina di volte, ma più lo leggevo e più non capivo.
Ora bastava aspettarlo e chiedergli una spiegazione.
Passarono così, con questo punto interrogativo nella testa, altri minuti, fino a che una mano si posò sulla mia spalla: doveva essere Nick. Istintivamente posai la mia mano sulla sua e, iniziando a voltarmi, dissi:
“Finalmente…ma che significava quel mess…” non terminai la frase che voltandomi  dissi “…BRIAN??”
A quella vista capii subito il significato del messaggio di  Nick, ma non ce la facevo a rimanere lì con lui, così mi alzai subito dall’altalena e, senza che mi dicesse qualcosa, iniziai ad incamminarmi a passo spedito verso la strada, ma subito fui bloccata dalla sua mano sul mio braccio.
“Lasciami!” dissi cercando di divincolarmi da quella presa.
“Ti prego dammi solo cinque minuti, poi puoi benissimo mandarmi a quel paese e andartene, ma ho bisogno almeno di qualche minuto per dirti e spiegarti cose che ancora non sai…” mi rispose mantenendo salda la presa.
A quelle parole smisi di divincolarmi e rimasi lì ferma immobile dandogli le spalle in attesa che iniziasse a parlare.
“Sai la prima mattina in cui mi sono svegliato nel tuo corpo mi è preso quasi un infarto, mancava poco che svenivo, ma nonostante questo avevo una strana sensazione dentro di me appena ho visto allo specchio il riflesso del tuo corpo…hai presente l’‘amore a prima vista’?? Beh, credo sia stata proprio quella la sensazione. Forse all’inizio mi ero innamorato solo del tuo corpo, ma quando sono venuto a New York e abbiamo trascorso quella stravagante settimana io nel tuo corpo e tu nel mio, man mano iniziai ad innamorarmi anche del tuo carattere e del tuo modo di essere…” iniziò a raccontare Brian.
A quelle parole un sussulto al cuore. In quel momento volevo correre e tornare a casa, ma i miei piedi, come non d’accordo con quella volontà, rimasero impiantati sul terreno.
“Poi…” continuò Brian “…quando siamo tornati normali, avrei voluto tante volte dirti quello che provavo, ma le poche volte che cercai di dirtelo venni sempre interrotto da Nick o Alex, come quella volta al pub mentre ballavamo il lento…è stato anche per quel motivo che mi sono ubriacato, ma se non fosse stato per questo forse non avrei trovato il coraggio di baciarti e di dichiararmi…già, quel bacio e quella dichiarazione, me lo ricordo come fosse successo ieri. Ti giuro in quel momento ero l’uomo più felice del mondo, ma non so perché il giorno seguente il codardo che c’è in me si è rifatto avanti e ti ho fatto capire che quello che avevo fatto non era mia intenzione. Sai mi maledico per questo e soprattutto per la situazione in cui ci troviamo ora. Se non fosse stata per quella mia scenata quel pomeriggio forse tu eri ancora con me in America. Non so proprio che cosa mi sia preso quel pomeriggio, ma quelle foto sul giornale mi hanno fatto salire il sangue al cervello, non c’ho visto più dalla gelosia e ti ho detto tutte quelle cose. Solo quando ho sentito sbattere la porta, ho capito di aver combinato una stupidaggine e di averti persa per sempre. Invece ieri, dopo quasi quattro mesi in cui sono stato da schifo, ti ho vista lì ed ho avuto un sussulto al cuore. Avrei voluto subito venire lì tra gli spalti e parlarti faccia a faccia, ma non potevo abbandonare il concerto…solo all’ultima canzone, quando non ti ho vista più, sono venuto…non potevo lasciarti andare così un’altra volta, ma sappiamo benissimo tutti e due come è andata a finire ieri sera. Proprio per questo adesso sono di nuovo qui davanti a te per dirti tutta la verità, e ora che la sai puoi benissimo mandarmi a quel paese o darmi un altro schiaffo e andartene. Qualsiasi cosa tu decidessi di fare, sappi che ci sarà una persona oltreoceano che ti continuerà ad amare per sempre…” concluse Brian tutto d’un fiato attendendo una mia risposta o reazione.
Rimasi allibita da quelle parole…ma perché non me l’aveva dette prima??
Ormai stavo piangendo a dirotto, forse già dalla prima frase da lui pronunciata, ma non ce la facevo a rimanere lì, il mio cuore non riusciva a perdonarlo per quello che aveva fatto, era più forte di me. Così singhiozzando dissi:
“Ti prego, perdonami, ma non ce la faccio…” per poi correre verso casa lasciandolo lì da solo immobile con i suoi sensi di colpa.
 
Corsi fino allo sfinimento con gli occhi chiusi pieni di lacrime, urtando qualche persona per il marciapiede.
Con il fiatone in pochi minuti mi ritrovai a casa.
“Ma che è successo?” mi chiese Martina accorrendomi non appena mi vide in quelle condizioni.
“Niente…avevo voglia di correre…” dissi con ancora un po’ di fiatone alzandomi e asciugandomi le ultime lacrime.
“Questo prova il fiatone…ma le lacrime no…perché hai pianto?” ribattè Martina preoccupata.
“Sai come sono tristi gli addii…” le risposi mentendo.
“Jè il naso ti è arrivato fino a Shanghai…sputa il rospo!” mi disse allora Martina guardandomi storta, mentre intanto in pigiama era spuntata dal corridoio anche Marty.
“Non ti si può nascondere niente, eh?!” dissi ironica.
“Quando mai, è peggio di Sherlock Holmes, se c’è qualche problema lo fiuta da chilometri di distanza!” mi disse Marty divertita.
A quell’affermazione scoppiai a ridere e poi dissi:
“Grazie Marty, riesci sempre a tirarmi su di morale…”
“Prego, però ora basta con queste sdolcinatezze e racconta quello che è successo…” mi disse Marty con gli occhi ardenti di curiosità appoggiata da Martina.
“Ok, ok, calme…allora…” e così iniziai a raccontare per l’ennesima volta quello che era successo.
Raccontai per filo e per segno le parole di Brian e tutto il resto. Quando conclusi con la mia reazione, mentre Martina era rimasta a bocca aperta sin dall’inizio, Marty mi disse:
“Ma sei scema o cosa?! Il ragazzo per cui sbavi da tutta una vita, si dichiara e tu che fai?! Scappi via piangendo?! Ma non ti ho insegnato niente io?!” delusa dalla mia reazione.
“Beh, effettivamente Marty ha ragione, ma forse ci saranno dei buoni motivi per la tua reazione, no?!” mi chiese Martina non appena si riprese dallo shock del racconto.
“Non lo so…mentre mi diceva quelle parole mi ritornavano alla mente quelle di quel pomeriggio e non ce l’ho fatta…ma poi perché dirmelo solo adesso??” risposi, mentre intanto iniziai a mangiare della nutella presa poco prima.
“Che importanza ha se prima o ora?! Il fatto è che tu sei troppo orgogliosa…si sente da come parli che sei ancora terribilmente innamorata di lui, ma cerchi a tutti i costi di mascherare questo amore con l’odio per quello che ti ha fatto passare…solo tu puoi sapere se quello che veramente provi per lui è amore o odio…pensaci bene…” mi disse Martina appoggiata in pieno da Marty.
Così dicendo mi lasciarono lì sola a contemplare me stessa.
Passò qualche minuto così, con me a fissare il vuoto e a gustare ogni tanto un cucchiaio di nutella, fino a che, ancora immersa nei miei pensieri, andai in camera per cercare di dormire almeno per quella notte.
Ma cosa sarebbe successo il giorno successivo? Avrei dato quel benedetto esame?    
 
  
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