Serie TV > Supernatural
Segui la storia  |       
Autore: RiHamma    29/10/2012    2 recensioni
Dopo la morte di Bobby, i Winchester sono rimasti soli. La situazione spinge Dean a sentirsi ancora più responsabile nei confronti di un Sam in continua lotta con Lucifero dopo la riconquista della sua anima.
La presenza del diavolo è un'incognita che incombe nella loro vita e in quella di un nuova strana figura che i fratelli incontrano sulla loro strada. In un mondo che riflette la guerra civile ancora in corso in Paradiso, Sam e Dean si troveranno ad affrontare gioe e dolori tra l'arrivo di nuovi angeli, il ritorno di Castiel e la riscoperta forza devastante dei sentimenti.
-----
La storia si è formata nella mia mente alla fine della pubblicazione in America della 7 Stagione. E' quindi fortemente influenzata dalle vicende del telefilm fino a quel momento. Ho sentito il bisogno di rendere pubblico ciò perché, per come sta evolvendo la 9 Stagione, ci sono già e ci saranno inevitabilmente delle similitudini. Non posso che esserne felice (in un certo senso è come se li avessi preceduti xD), ma allo stesso tempo ci tengo a precisare che è tutto frutto della mia "complessa" immaginazione. Un grazie infinito a chi decide di seguirla e buona lettura :)
Genere: Introspettivo, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Lucifero, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Settima stagione
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

Fandom: Supernatural
Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester, Lucifero, Castiel, nuovi personaggi.
Rating: Giallo
Genere: Introspettivo, Mistero, Romantico.
Avvenimenti: Guerra civile in Paradiso e caos sulla Terra.
Capitoli: 1/?
Parole: 5167 circa
Beta: SabakuNoKatrine 
Note: Dopo la morte di Bobby la storia non segue la trama della settima stagione. Come avete potuto capire gli angeli ritorneranno i protagonisti. Non mancheranno sicuramente scene Destiel *-*

 



Capitolo I

The dark side of the moon

 

 Il rumore del motore dell’Impala sembrava riprodurre il tumulto dei suoi pensieri. Troppe le preoccupazioni e troppi i desideri di vendetta per riuscire a trovare una via d’uscita dal labirinto che era diventato la sua mente. Lo sguardo intenso, illuminato e poi spento dal rincorrersi delle luci arancioni dei lampioni, rimase fisso sulla strada pressoché deserta, fino all’istante in cui Sam emise un forte gemito che lo fece girare di scatto.
Dean Winchester osservò suo fratello dormire sul sedile accanto al suo come se non fosse successo nulla e, benché turbato dall’improvviso lamento, non provò a svegliarlo. Dedicate tutte le sue forze a fare ricerche, infatti, Sam era crollato pochi minuti dopo essere entrato in macchina.
Forse era un bene, pensò Dean, perché così aveva evitato un’insopportabile sfilza di domande su quanto non riuscisse ad affrontare la morte di Bobby, o forse era un male perché, malgrado non volesse accettarlo, soffrire in solitudine generava solamente altra solitudine.
In quel momento, infatti, non poteva non sentirsi dannatamente solo.
Il ragazzo cresciuto come un soldato desiderò di poter rigurgitare quella deprimente sensazione che tutt’ad un tratto si era impossessata di lui. Era riuscita ad abbattere il muro difensivo che giorno dopo giorno, mattone dopo mattone, aveva abilmente innalzato.
Ma tutto ciò che riuscì a fare fu colpire violentemente il volante con la mano destra lasciandosi sopraffare dalla rabbia. Non si pentiva di aver dedicato la sua intera vita a distruggere quei fottuti figli di puttana, ma allo stesso tempo non riusciva più a sopportarne il peso delle conseguenze. Dal momento in cui aveva sceso di corsa le scale della vecchia casa di Lawrence ancora in fiamme, stringendo forte tra le braccia il piccolo Sammy, Dean non aveva più avuto una madre, non più una dimora fissa, non aveva più ricevuto uno di quei sorrisi spensierati da suo padre, nessun amico, non un briciolo di serenità. Crescendo imparò a rinunciare davvero a tutto, ma non lo considerò mai un peso perché si trattava degli affari di famiglia, perché prima di tutto doveva occuparsi di Sam. Ma adesso dopo tutti quegli anni che cosa gli era rimasto? Quasi più niente. O meglio, quasi più nessuno. Mamma, papà, Hellen e Jo, quel pennuto di Castiel e ora anche Bobby. Tutti morti.
Il dolore divampò dentro di lui e invase il profondo vuoto della sua anima. Un vuoto ben coperto dal mare di stronzate che ogni giorno si ripeteva per andare avanti: mio padre non è morto per salvarmi, non è colpa mia se non ho resistito alle torture infernali dando il via all’Apocalisse, non sono stato un cretino a lasciare che Sam mettesse in atto il suo stupido piano per intrappolare Lucifero, non ho sbagliato ad avercela con Castiel perché non voleva rovinare la falsa vita perfetta che mi ero costruito, non ho costretto Sam a riprendersi la sua anima e a soffrire di allucinazioni. No.
Come aveva potuto credere di riuscire a mentire a se stesso? Idiota.
A quel pensiero, gli si piazzarono davanti agli occhi tutte le volte in cui Bobby l’aveva rimproverato chiamandolo in quel modo. Rivivendo quei momenti, Dean abbozzò un mezzo sorriso e si lasciò poi sfuggire qualche lacrima, convinto che dopo sarebbe stato meglio, che dopo sarebbe riuscito ad affrontare anche quell’ ennesima pugnalata al cuore.  
- Dean! - un altro urlo di Sam interruppe i suoi ricordi e il suo dolore.
Dean si asciugò in fretta il viso con il palmo di una mano e tentò di calmare il fratello che continuava ad agitarsi come dopo uno dei suoi soliti incubi.
- Sam! Oh, Sam! - urlò sempre più forte afferrandolo ad un braccio - Sono io! Hey, va tutto bene. Ci sei?
Quell’espressione assente e impaurita del fratello gli faceva sciogliere il sangue nelle vene tutte le volte. Dean non si sarebbe mai abituato a vederlo così fragile, impotente e potenzialmente pericoloso. In effetti la prima volta che Sam l’aveva guardato così quasi si era beccato un colpo di pistola al posto di Lucifero!
Sam, ancora un po’ disorientato, annuì, ma poi vedendo la testa del fratello girarsi di scatto, prima verso di lui e poi verso la strada, borbottò più volte di sì per fermare quella trottola impazzita.
- Stai bene?
- Adesso sì, Dean - sussurrò rassicurato dalla vista del fratello e sereno di essere uscito da quell’orrenda visione che l’aveva straziato fino a pochi istanti prima. Quando Dean si rigirò per averne conferma, Sam lo guardò dritto negli occhi e capì di essere riuscito a tranquillizzare anche lui. Notò, però, anche qualcos’altro.
- E tu, come stai? -  gli chiese.
Dean si aspettava quella domanda. E proprio in circostanze come quella, la odiava profondamente. Non voleva raccontargli la verità, sarebbe stato come riaprire la scatola dei suoi sentimenti momentaneamente sigillata, ma non poteva nemmeno inventarsi una balla perché gli occhi gonfi e lucidi avrebbero smantellato qualunque bugia. Optò per una mezza verità.
- Sono solo un po’ stanco, al prossimo motel ci fermiamo - rispose con tono seccato.
- Che scenetta commovente! Voi due siete la mia soap-opera preferita! - la voce di Lucifero proveniva dal sedile posteriore dell’auto. Sam tentò inutilmente di scacciarlo via premendo forte con il pollice la ferita semiaperta sull’altra mano. 
Lucifero se ne stava lì a sgranocchiare pop-corn come un ragazzino capriccioso che aveva scoperto un nuovo modo per divertirsi.
- Su dai raccontagli cosa è successo! Penso proprio che muoia dalla voglia di saperlo! - continuò a stuzzicarlo divertito. A quelle parole, seguite da un diabolico ghigno, Sam inorridì.
Ora lo torturava ad intermittenza, facendogli assaporare attimi di libertà per poi strapparglieli via.
- Mi sei sembrato più agitato del solito. Cosa hai visto? - cominciò Dean - Sam! - insisté quando non ricevette risposta.
- Sì, questa volta ha dato il meglio di sé! Ha deciso di mostrarmi te… all’Inferno… torturato - sintetizzò così, in poche parole interrotte da profondi respiri, le immagini che ricordava alla perfezione.
- Andiamo, posso fare anche di peggio! - contestò Lucifero con la bocca piena assumendo una posizione più comoda sullo schienale posteriore dell’Impala.
- Ah, vuoi dire, me con un gancio conficcato nel cuore, appeso chissà dove, trafitto contemporaneamente da non so quanti demoni. Fico! - esclamò Dean tutto d’un fiato per sfogarsi. 
- La situazione si fa intrigante! - Lucifero si drizzò con la schiena - Impara Sam! Lezione di sarcasmo numero  uno!
Sam rimase abbastanza di stucco per l’insensibilità dimostrata dal fratello, tuttavia non se la sentì di discutere e si voltò lentamente verso Lucifero rivolgendogli un’occhiata ostile.     
Dean, all’oscuro di tutto ciò, realizzò di non essere stato affatto delicato e tentò di sopprimere il suo risentimento  - Ehm, senti, mi dispiace. Questa relazione a tre è difficile anche per me, ok? Lucifero è in mezzo a noi e non sappiamo nemmeno se è davvero lui, come dici tu, o se è solo il ricordo della macedonia della tua anima! - il tono inizialmente addolcito si fece sempre più inasprito.
Sam non accettava il solito comportamento del fratello sempre in bilico tra la subordinazione di un cane bastonato e l’aggressività di un padrone di casa armato di fucile. In altre circostanze avrebbe replicato in difesa della sua opinione, ma in quel momento si limitò a guardare il paesaggio scorrere fuori dal finestrino. Avevano già litigato un paio di giorni prima per lo stesso motivo e non era finita affatto bene: - Adesso saresti la sua puttana! Tu sei completamente pazzo! - gli aveva urlato Dean quando lui aveva cercato di spiegargli che in qualche modo si sentiva ancora legato a Lucifero; e anche Sam c’era andato giù pesante definendolo un catorcio che non aveva né desiderio né motivo di restare in vita. Da quel pesante litigio Dean gli aveva parlato solo per questioni di lavoro e da perfetto orgoglioso di sicuro ancora adesso gli teneva il muso, perciò sarebbe stato inutile reagire, perché tanto suo fratello non poteva capire, pensò Sam, non poteva capire cosa aveva significato diventare una cosa sola con un essere così potente. Quelle non erano allucinazioni, Sam ne era più che convinto.
- Ma tu sei sempre il migliore, Sam. Tu fai funzionare la testa. E’ per questo che ho scelto te.
Lucifero approfittò del silenzio di Sam per rivolgersi a lui con tono serio. La sua voce si mescolò perfettamente ai pensieri più intimi del ragazzo diventando sempre meno fastidiosa.
- Tuo fratello è come tutti gli altri, un lurido, miserevole, lagnoso… umano - sembrava quasi che il diavolo avesse una lista di dispregiativi ancora più lunga per descrivere Dean Winchester ma avesse preferito trattenersi  - Sam, smettila di dare ascolto ai ricordi e credimi: tu sei speciale!
Il cacciatore ripensò alle volte in cui aveva dovuto lottare contro la sua famiglia perché considerato diverso. Dio solo sapeva quanto aveva sofferto e quanto ancora soffriva ad essere additato come un mostro, o come un malato di mente!
Dopo le visioni pre-morte, la storia della dipendenza dal sangue demoniaco, dopo aver offerto il suo corpo per tentare di fermare l’Apocalisse e dopo averne passate così tante, la sua anima ammaccata desiderava solo ricevere parole e gesti d’affetto.
A causa di quella testa dura di suo fratello, Sam in quel momento poteva solamente accogliere le parole di Lucifero e trarne conforto. Il bisogno di sostegno che pulsava impetuosamente dentro di lui e il dolore che derivava dalla sua mancanza erano così forti da fargli dimenticare perfino chi le avesse pronunciate. Lui era diverso, diverso e speciale. 
 
   I Winchester rimasero in silenzio per molti chilometri. Oltrepassarono il confine che divideva lo stato del Nebraska da quello del Kansas e si fermarono in un motel alla periferia di St. Joseph. Dean fu il primo a scendere dall’auto, si guardò intorno per essere sicuro di aver lasciato la sua piccola in un posto sicuro per poi avanzare verso l’ingresso del motel. Sam lo seguì a ruota contento di poter finalmente mettere piede fuori da quella claustrofobica auto.
Il rombo assordante di un gregge di Harley Devidson li fece, però, voltare entrambi verso la strada. Dovevano essere più di una decina per fare un rumore simile.
In un secondo sfrecciarono accanto l’Impala provocando uno stridio che si sentì forte nonostante il frastuono delle moto.
- Figli di puttana! - sbraitò  Dean sperando di sovrastare quell’odioso rumore e accorrendo verso la sua bambina come per salvarla dal male che gli avevano appena procurato. Una profonda linea solcava la lucida carrozzeria nera.
 - Dean, no! - lo ammonì Sam traducendo gli scatti nervosi tipici di una bestia furiosa - cosa credi di fare?
Si era avvicinato allo sportello più vicino poggiandoci le muscolose braccia col tentativo disperato di poter bloccare l’auto che nel frattempo Dean aveva già rimesso in moto.
- Li farò rimpiangere di essere nati! Bastardi..
- Ma ti senti? Fai tanto il superiore e poi sei così pieno di rabbia che non riesci a controllarti! Arriveresti a torturare delle persone! Dean, non mostri, non demoni… ma delle persone! La verità è che tu stai peggio di me e neanche te ne accorgi! - proseguì Sam con voce tremante, non riuscendo più a trattenere il risentimento nei confronti del fratello. Una parte di lui avrebbe voluto tirarlo fuori da quella stupida auto, prenderlo a pugni e accusarlo di essere la causa di tutto il dolore che sentiva… ma restò lì immobile.
Dean osservò il fuoco del rancore accendersi nei piccoli occhi verdi che aveva di fronte.
Quel Sam che aveva riavuto indietro aveva dannatamente ragione.
Abbassò lo sguardo e inumidì il labbro inferiore distendendo la lingua. Si era lasciato nuovamente trasportare dalla rabbia e ciò non prometteva nulla di buono. Forse se suo fratello non lo avesse fermato sarebbe arrivato davvero a scaricare i suoi desideri di vendetta su quella sottospecie di uomini.
- Batman si è trasformato in Hulk!
Dean fece spallucce spalancando gli occhioni verde Winchester e tirando fuori un buffo sorriso.
Non solo si era calmato, ma con quella faccia da schiaffi era riuscito a placare anche l’animo ribelle del fratello.
- Entriamo, forza - disse Sam staccandosi solo adesso dallo sportello dell’auto. In fondo, per quanto stupido e prepotente potesse essere suo fratello non l’avrebbe cambiato con nessun altro al mondo.
- Ma Sam! Non posso assentarmi per un momento che ti lasci abbindolare come un bambino. Sei troppo ingenuo, tesoro! - Lucifero comparve all’improvviso di fronte al giovane cacciatore che sobbalzò spaventato.
- Ti ha dato il benvenuto anche qui? - ironizzò Dean considerando il fatto che avevano appena messo piede in quel buco circondato da quattro mura.
- Questa notte sarà davvero buia… - si scoraggiò Sam.
- Si, a quanto pare qualcuno vuole risparmiare sull’elettricità!
C’era una sola lampadina accesa all’ingresso che illuminava ben poco e tutto dava l’impressione di essere capitati in un motel più inospitale del solito.
- C’è nessuno?
I ragazzi si avvicinarono alla reception ma non ricevettero alcuna risposta. Sam s’incamminò  verso il cupo corridoio sulla sinistra mentre Dean fu attirato da una strana chiazza sul vecchio bancone di legno che poi associò alle altre macchie sulla sudicia parete ingiallita alla sua destra.
- Questo è sangue, Sam. Ci avrei scommesso: la puzza si sentiva… Sam? Sammy!
Dean non chiamava più suo fratello con questo diminutivo da quando si era accorto che quello che credeva essere il suo Sam aveva lasciato che un peloso vampiro lo trasformasse in una versione cazzuta di Edward Cullen.
Evidentemente adesso doveva trovarsi in uno stato d’agitazione tale da non poter frenare alcun sentimento.
S’incamminò nella stessa direzione del fratello tirando fuori dalla giacca la sua pistola pronto a fare il culo a chiunque gli si fosse parato davanti.
- Auch! Dean stavo giusto per… - cominciò Sam massaggiandosi il braccio dopo essersi scontrato corpo a corpo con il fratello uscendo dallo stanzino dove era entrato.
Dean non ebbe neanche il tempo di allentare la presa sull’arma.
- E voi chi siete? Cosa siete venuti a fare nel mio motel?
Un grassone, comparso a pochi metri da loro, li interruppe puntandogli contro un vecchio fucile. L’uomo era così spaventato e disperato che Dean reagì subito afferrando il braccio di Sam con entrambe le mani per spostarlo di peso dietro sé.
Proprio in quell’istante infatti accadde ciò che Dean temeva: il proprietario del motel fece partire un colpo che avrebbe di sicuro ferito Sam se lui non fosse stato in grado di cogliere le emozioni del grassone solo guardandolo negli occhi. Ma come ci era riuscito?
Dean fece un profondo respiro per calmarsi e cercare di risolvere la situazione. Trattenere la rabbia gli risultava davvero difficile, soprattutto in quel momento, ma doveva farlo se voleva capire cos’era successo in quel dannato posto.
- Mettiamo giù le armi, ok? - cominciò allontanando il mirino dal torace dell’uomo  - non vogliamo farti del male.
- Ci siamo solo fermati per la notte - continuò Sam con espressione accigliata assecondando il consueto piano che utilizzavano in quelle circostanze per ottenere informazioni.
L’uomo dai capelli bianchi si calmò appena, abbandonando l’arma al suolo. Anche Dean ripose la sua nella giacca.
- Mi dovete scusare… ho visto la porta dello stanzino aperta e credevo che…mi dispiace - si scusò l’anziano proprietario.
- Che ci fanno quei due corpi lì dentro? Chi ha ucciso quelle persone? - chiese Sam indicandoli. Dean osservò meglio il piccolo spazio retrostante la porta e solo allora si accorse di quei cadaveri gettati sul fondo nascosti tra vecchie coperte e pezzi di ricambio di sedie e armadi.
- Dovevo farlo…stavano per dare fuoco al MIO motel! - l’uomo scoppiò in lacrime - Questo posto è tutto quello che mi è rimasto, mi capite? - si coprì il volto con le tozze mani.
- Ma certo - continuò Sam da bravo investigatore.
- Questa situazione è davvero grave! - disse Dean con un tono misto di irritazione e sarcasmo, considerato anche lo squallore al quale il vecchio sembrava così affezionato.
L’ occhiataccia del fratello, che invece credeva ancora che quello fosse un caso per loro, non si fece attendere. 
Sam si accomodò con l’uomo dietro al bancone e attaccò con le tipiche domande, assumendo quella sua faccia da cucciolotto, mentre a Dean spettò come al solito il lavoro sporco: sotterrare i due cadaveri nel giardino sul retro.
 
   I cacciatori si rincontrarono nella camera 19 del motel quando era ancora notte fonda.
- Allora, com’è andato l’interrogatorio? - chiese il maggiore con tono stanco svestendosi della giacca di pelle marrone e della camicia a quadretti.
- Non molto bene  - rispose Sam abbassando lo schermo del portatile e alzandosi dal letto - Quell’uomo sembra solo un poveraccio a cui hanno tolto tutto: prima la casa, poi gli hanno ucciso moglie e figli e ora stava per perdere anche il lavoro e tutto questo nell’arco di due giorni - Sam non la smetteva di andare su e giù per la stanza - Ho fatto delle ricerche per cercare di capirci qualcosa di più e, allargando il campo, ho scoperto che il numero degli omicidi negli ultimi giorni è triplicato: il numero di omicidi in tutto il mondo! Quasi 3 milioni solo nelle ultime 48 ore e… ma mi stai ascoltando Dean?
Suo fratello si era gettato a peso morto sul letto e sembrava che il suo discorso fosse stato soporifero come il maggiore diceva sempre.
- Ho detto che avresti lavorato per nulla. Lui ha già preso la sua decisione e non ascolta nemmeno cosa hai da dire - il diavolo, dopo aver osservato la scena, si rivolse nuovamente a Sam con il tono allegro di chi sa di aver appena segnato un punto a suo favore - Io penso che tu abbia ragione, sai! Tutto questo sangue e questo dolore deve per forza nascere dal male. Vediamo…un banchetto organizzato dai Leviatani? Una riunione di fantasmi? Un’invasione di demoni? Che ne dici se andiamo ad indagare più da vicino?
L’angelo caduto non diede nemmeno il tempo al giovane di rispondere che toccò con due dita la sua fronte. Un attimo dopo nella stanza cadde il silenzio.
 
   Dean dormiva così poco e di rado che ormai si era abituato a convivere con la stanchezza, quella brutta bestia che non permette mai di riposare o di rilassarsi.
Ma ora si ritrovava ad osservare un posto straordinariamente bello e armonioso: un’ esplosione di colori e odori davvero gradevoli capace di riempire qualsiasi cuore di gioia.
Perfino il suo.
Dean restò a lungo immobile a guardare l’incantevole scenario nel quale era immerso e dal quale era stato serenamente contagiato. Era un giardino, forse.
Tutto ad un tratto una forte luce si rivelò, puntando nella sua direzione.
In un primo momento ne rimase così ammaliato da non riuscire a distogliere lo sguardo. Per quanto però spiccasse rispetto a quel meraviglioso paesaggio, vi si armonizzava perfettamente. La luce, infatti, si presentava ai suoi occhi come un irreale pallore inoffensivo. Tuttavia Dean, anche da quella distanza, riusciva a percepirne la potenza.
Successivamente, però, l’inebriante sensazione che aveva colmando ogni mancanza, ogni singolo desiderio, cessò lasciandolo di colpo senza alcuna speranza. Dean staccò gli occhi da quella misteriosa sagoma fluttuante e rimase ancora più sconcertato quando notò che questa, avanzando, aveva lasciato dietro di sé una scia di morte e distruzione. Come era successo al suo animo, ogni forma di vita si era spenta, divenendo di un triste grigio ammuffito.
Lo sbalzo di emozioni fu così forte da farlo trasalire e risvegliare di scatto nel letto. Il giovane si mi mise a sedere e si portò le mani alla testa premendo forte con le dita sulle tempie. Rimase così per un po’, con gli occhi chiusi e il peso del ricordo di quell’inspiegabile incubo, prima di scoprire che suo fratello non si trovava più in quella camera.
 
   Sam sentì il calore del fuoco invadergli la pelle e senza avere nemmeno la forza di urlare si ritrovò al centro di un incrocio di una metropoli impazzita, sotto un sole cocente. Appena si rimpadronì dei suoi sensi ebbe giusto il tempo di rotolare via per non essere investito da quelle che normalmente sarebbero state un mucchio di auto in fila nel traffico dell’ora di punta e che invece puntavano tutte nella sua direzione. Lo scontro fu inevitabile e le conseguenze si rivelarono tragicamente spaventose: in un baleno, da un denso fumo nero presero vita delle fiamme che divorarono gli uomini, le donne e i bambini all’interno delle loro auto.
- Dove siamo? -  chiese affannato, rimettendosi in piedi, sorpreso di ritrovarsi improvvisamente alla luce del sole.
- Non riesci ancora a capirlo? Eppure ci frequentiamo da tempo! Questa è la mia città preferita! Guardati intorno: non lo senti il profumo della storia!?
Lucifero inspirò ad occhi chiusi alzando teatralmente le braccia verso il cielo.
- Roma…
La maestosità del Colosseo si fece notare anche dietro quell’ orribile spettacolo di distruzione.
- La città eterna! E dimmi, Sam, cos’altro vedi? - gli sussurrò a un palmo da lui.
Sam cercò di comprendere cos’altro stesse accadendo senza essere sfiorato minimamente dal desiderio di aiutare quelle persone, come se queste facessero solo da sfondo. Dalla nube di fumo scorse sagome nere dagli occhi rossi prendere forma, le stesse che aveva visto torturare suo fratello in sogno.
- Demoni!
- E non è finita qui! - esclamò afferrando per un braccio il ragazzo, il quale si ritrovò di nuovo a vivere lo strazio delle fiamme dell’Inferno.
 
   Dean si vestì in un lampo, afferrò le chiavi dell’Impala e uscì di corsa dal motel, raggiungendo l’auto il più velocemente possibile. Non aveva la minima idea di dove cercare suo fratello, ma l’istinto lo spingeva a sperare di poterlo rivedere da un momento all’altro mentre passeggiava al lato della strada o usciva da una biblioteca aperto anche di notte o magari da un bar pieno di donne…tutto pur di non dare ascolto all’ossessivo pensiero che potesse essere in pericolo per colpa sua.
Castiel, l’unico angelo di cui un tempo si fidava cecamente, lo aveva avvertito che ci sarebbero state delle spiacevoli conseguenze nel riporre l’anima di Sam al suo posto, ma Dean non gli aveva dato ascolto.
Del resto aveva reagito come aveva sempre fatto: si era impegnato con tutto se stesso a risolvere il problema che gli si era presentato davanti senza preoccuparsi degli effetti delle proprie azioni. Risolvendo un casino per volta e creandone inevitabilmente un altro.
A poco erano servite le lezioni impartitegli da Zaccaria prima, e da Morte poi, se in ballo c’entrava la vita di Sam.
E adesso il momento di affrontarne le conseguenze era arrivato.
Doveva trovare Sam e mettere fine a questa storia delle visioni infernali, a costo di morire e ritrovarsi faccia a faccia con quel lurido verme che si nascondeva ai suoi occhi.
Questa volta era determinato a conoscere la verità e nemmeno la paura di tornare all’Inferno l’avrebbe fermato.
Dean svoltò senza scalare le marcie sulla strada secondaria. Proprio in quell’istante si sentì chiamare.
- Dean!
- Sam! Ma che diavolo…?
Suo fratello si era appena materializzato sul sedile accanto.
Il maggiore sterzò più volte percorrendo un bel tratto di strada a zig-zag e schiacciando il freno.
- Lucifero…è stato lui. Mi ha trasportato usando i suoi poteri angelico-demoniaci…
Sam parlò con incredibile naturalezza, come se quello che stesse dicendo fosse la cosa più ovvia che potesse essergli accaduta. Teneva lo sguardo perso negli orrori che il diavolo gli aveva mostrato e per cui solo in quel momento riusciva a preoccuparsi.
- Questo non è possibile… - pensò Dean ad alta voce sbottando in una risata nervosa. Avrebbe continuato a dare del pazzo a suo fratello se non lo avesse visto con i suoi occhi apparire magicamente dal nulla - e ora dov’è, eh? E’ ancora qui? Dì a quel figlio di puttana che deve fare i conti con me, mi hai capito?
- Dean, calmati. Sei di nuovo troppo agitato. Accosta e ti spiego tutto! - lo avvertì Sam, che vedeva il paesaggio fuori dal parabrezza scorrere sempre più rapidamente.
- D’accordo - disse l’altro con tono di sfida arrestando di scatto l’auto per poi scendere, sbattendo lo sportello - Sentiamo! 
- Lo so che per te è complicato. Insomma…non hai mai creduto che Lucifero potesse essere realmente presente -  Sam si appoggiò al cofano anteriore dell’auto, puntando lo sguardo preoccupato sulla sagoma in movimento del fratello - quando bastava combatterlo col dolore fisico nemmeno io ci credevo…
- Aspetta, mi stai dicendo che non funziona più? Da quando tempo? - lo interruppe Dean arrestando di colpo anche la sua camminata nervosa.
- Bè, da qualche settimana…
- Dannazione, Sam! - urlò sbattendo un pugno sul cofano, proprio accanto a dove si trovava il minore.
- Si forse avrei dovuto dirtelo, ma tu eri sempre così scontroso e arrabbiato e…
Sam arrestò le sue scuse quando il fratello fece scorrere lentamente la mano sul viso, premendo forte sulle labbra.
- Forse, se me lo avessi detto prima, adesso avrei già risolto tutto.
Dean ritornò in auto.
- Che vuoi fare? - lo seguì Sam.
- E’ chiaro che se Lucifero ti sta attaccato come cozza è perché vuole qualcosa, ed io devo scoprire cosa - chiarì con tono sprezzante accendendo la radio per poi tornare a sfrecciare con la sua bambina.
Sam non esitò a dire la sua, fregandosene del volume un po’ troppo alto, appositamente impostato per evitare di tenere una conversazione.
 - Potremmo provare catturando un demone, ne ho visti a centinaia! È l’unico modo per conoscere i suoi piani… - si fermò un attimo a riflettere prima di comprendere le vere intenzioni di Dean che probabilmente non gli aveva prestato nemmeno ascolto non avendo reagito minimamente a quello che gli aveva appena rivelato - A meno che tu non abbia pensato di riaprire…
- Sono stato io a combinare questo casino e sarò io a risolverlo!
Dean si girò verso Sam mostrando una forzata espressione di fierezza. Proprio in quel momento partirono le note di una canzone che, malgrado il maggiore conoscesse alla perfezione, aveva sempre evitato di riascoltare. All that you touch/All that you see/All that you taste/All you feel. Perso nella sua determinazione, però, quasi dimenticò il motivo di tanto astio e la lasciò suonare.
All that you love/All that you hate/All you distrust/All you save.
- NO! E’ una follia! Lucifero potrebbe non essere nella gabbia e tu rischieresti la tua vita per nulla!
Sam non riuscì a contenere il tremolio della voce, contagiata dai fremiti della sua anima, fragile come un petalo strappato dalla sua rosa.
All that you give/All that you deal/All that you buy, beg, borrow or steal
- Come al solito, fai e dici cose senza pensare - inveì
Dean quasi sorrise collegando automaticamente le parole di Sam a quelle della canzone.
All you create/All you destroy/All that you do/All that you say.
Si, certo! Aveva salvato la vita di Sam facendo un patto con il demone degli incroci, senza pensare. Aveva sempre detto di no al destino che gli angeli avevano programmato per loro, senza pensare, e aveva sempre continuato a vivere questa vita, senza pensare. 
All that you eat/And everyone you meet/All that you slight/And everyone you fight.
- E’ un rischio che dobbiamo correre! Andiamo, Sam! Siamo cresciuti senza conoscere il significato della parola paura, abbiamo sempre lottato… Dean inspirò profondamente e smise di parlare per ascoltare gli ultimi 20 secondi di Eclipse dei Pink Floyd. All that is now/All that is gone/All that's to come/and everything under the sun is in tune/but the sun is eclipsed by the moon - abbiamo vissuto sotto il lato oscuro della luna fin ad ora, perché dovremmo affezionarci alla luce del Sole proprio adesso? - continuò citando il titolo dell’album dal quale era tratta la canzone.
- Ma perché scegliere la strada più rischiosa? Vuoi farla finita, non è così? - gli rinfacciò Sam con tono sdegnato, spegnendo la radio.
- Non ricordavo di aver appuntamento con il mio psicologo!
Dean non gli diede corda nemmeno per un istante.
- Diamine Dean, sono serio! - si irritò subito l’altro voltandosi anche con il corpo verso di lui.
- Cosa vuoi sentirti dire, eh? Che sono stanco di tutto questo? Che non posso vivere col terrore di vederti scomparire di nuovo? Che adesso che siamo rimasti solo noi due è giusto che io provi a salvarti sperando di riservarti il futuro che hai sempre desiderato? - rispose Dean col suo tipico crescendo di tono severo.
Sam sentì la rabbia scuoterlo dall’interno.
- Ti mostri tanto protettivo quando in realtà sei codardo! Come pensi che mi sentirei se tu facessi una cosa del genere? Tu stesso hai perennemente paura che accada il contrario! Sei arrendevole, sei un… egoista patetico…
Dean perse il controllo e con uno scatto veloce abbandonò la guida per afferrare e scuotere il fratello con entrambe le mani. Sam finì per sbattere contro il finestrino la schiena e il capo, tenendo quest’ultimo stretto fra le mani e gemendo appena dal dolore.
- Visto? Cos’altro potevi aspettarti da uno così? Codardo. Arrendevole. Egoista. Patetico - ripeté quella malefica voce. Sam sentiva la presenza di Lucifero farsi strada nella sua testa, divenendo sempre più influente.
- Basta!
L’urlo sofferente si spezzò scemando in una vocina strozzata.
Dean lasciò andare il giubbotto del fratello quasi come se la stoffa bruciasse fra le sue mani, staccando con la forza gli occhi spalancati dalla figura tremante che era diventato Sam.
Riportò le mani sul voltante per poi notare un bagliore provenire dal fondo della strada.
Cercò di capire se anche Sam si fosse accorto di quella luce ora che sembrava stare meglio e aveva ripreso a dedicargli tutto il suo disprezzo con termini che non gli aveva mai sentito dire. Il maggiore dei Winchester dedusse di no e preferì ignorare le parole del fratello.
- Sei un maledetto bastardo figlio di puttana, Dean! Brucerai all’inferno! - Il diavolo plasmava i suoi pensieri, controllando le sue parole. Si nutriva della sua rabbia, del suo dolore, come un parassita di emozioni. Per Sam fu impossibile resistergli.
La macchina sfrecciava veloce e più si avvicinavano alla luce più questa gli ricordava quella, perfetta e spaventosamente pericolosa, che aveva visto in sogno.
Dean ne riconobbe il pallore e la potenza, non poteva sbagliarsi.
Il brivido della caccia lo accarezzò per poi diventare pura adrenalina. Con lo sguardo vigile di un leone che punta la sua preda più succulenta pigiò il piede contro l’acceleratore.
- …Dio! Sei anche cieco adesso!? Non vedi che quella ragazza sta attraversando la strada!? - imprecò Sam, rosso in volto per la sfuriata.
Una ragazza? Quella cosa non aveva nulla di umano.
Dean era come paralizzato: dare ascolto al suo subconscio o alla vista del fratello completamente su di giri?
- Dannazione, Dean, Frena!
Il tormento della scelta svanì quando anche lui riconobbe, circondata dalla luce, la sagoma di un corpo femminile che avanzava barcollando. Spinse forte il piede sul freno, ma ciò non bastò ad evitare l’impatto che produsse un rumore sordo, quasi spettrale.


 
Eccoci qua.
Se sei arrivato fino in fondo hai avuto molto coraggio. Credo che possiamo definirla una vera e propria long.
Ho dedicato a questo capitolo tanto tempo, (non vi dico quando ho cominciato perché è scandaloso xD) e ora che è terminato mi sono resa conto che è stato come preparare un esame universitario: una prima
"scrittura" veloce, un casino di idee in testa da posizionare nei punti giusti, e una revisione finale che sembrava non avere mai fine.
Per questo, voglio ringraziare la mia splendida sorella (SabakuNoKatrine che ha realizzato anche la bellissima foto che avete trovato appena aperta la pagina): ha messo molto del suo durante la revisione, dedicando del tempo a questa storia, tempo che avrebbe potuto impiegare per scrivere la sua e che mi sostiene nei momenti di blocco dello scrittore contribuendo a realizzare nuove idee.
Io credo che sia perchè sono riuscita a conquistarla con l'evoluzione della storia.
Spero vivamente di aver incuriosito anche voi il tanto che basta per affezionarvi a questa mia piccola grande opera.
Sotto coi voti :D

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Supernatural / Vai alla pagina dell'autore: RiHamma